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    Predefinito Cultura völkisch e comunità di popolo - Harm Wulf

    Mi è stato recentemente inoltrato un messaggio di posta elettronica che riportava delle note del Prof. Claudio Mutti a proposito dell'etnonazionalismo e della cultura völkisch ( http://www.claudiomutti.com/index.ph...=4&id_news=103 ). Vorrei fare qualche precisazione:
    - ho altissima stima dell'opera di intellettuale e di divulgatore culturale del Prof. Claudio Mutti. Molti dei libri fondamentali che ho letto sono stati da lui scritti, tradotti o pubblicati. Raccomando a tutti gran parte delle opere della sua casa editrice All'insegna del Veltro di Parma ( http://www.insegnadelveltro.it/ )
    - ho volentieri prestato tre miei scritti agli autori del libro "Etnonazionalismo ultima trincea d’Europa" Genova, 2006, Edizioni Effepi ( www.effepiedizioni.com ) perchè ritengo, in base a quanto conosco e penso, che non vi sia contraddizione tra le istanze di chi vuol difendere la sua terra e quelle di chi voglia anche difendere la terra degli altri dall'imperialismo americano. Se minimamente sospettassi che dietro coloro che sostengono l'etnonazionalismo (perdonate la ridondanza) ci fossero "Croisés de l’Oncle Sam" me ne terrei felicemente alla larga.
    - i popoli esistono, non sono un'invenzione dei pensatori völkisch. Essi sono il prodotto di sangue, suolo (trasmessi dagli antenati) e cultura (trasmessa dalla Tradizione "sapere delle generazioni" passate e dall'innovazione che produce il presente e la tecnica.
    - per nostro destino siamo europei ma questo non toglie che tutti i popoli che conservano la loro identità abbiano la stessa dignità e gli stessi diritti. Non è una questione cromatica (personalmente ritengo assai più degno un indios amazzonico o un guerriero Ogala che un degenerato e massificato cittadino americano biondo di crine e ceruleo d'occhi).
    - i popoli hanno delle loro caratteristiche peculiari che sono poi le cose che ci colpiscono quando viaggiamo (se arrivi in Svezia o in Euskadi o altrove capisci dall'osservazione generale di popolo e terra che queste caratteristiche ci sono e sono plurali). Gestione del territorio, modo di costruire ed abitare, abitudini alimentari, tradizioni musicali, particolarità del linguaggio e tutte le altre cose che ci meravigliano.
    - cantare la Tzara e la Neam la terra e la stirpe come fecero in modo eccelso poeti del calibro di Mihail Eminescu e George Cosbuc o gli uomini della Legione dell'Arcangelo Michele non è becero razzismo ma amore per la propria terra. Pamîntul stramosesc, la terra degli avi, come si intitolava il giornale legionario (vedi Corneliu Zelea Codreanu "Guardia di Ferro" Ed. Ar, Padova, 1973, www.libreriaar.it ), doveva essere onorata e difesa dalle invasioni esterne .
    - la polemica sull'omogeneità etnica mi sembra alquanto strumentale. Sono sicuro che un intellettuale sottile quale è il Prof. Claudio Mutti capisce perfettamente che il problema centrale del discorso è quello del radicamento, del legame che si crea tra un popolo e la terra che abita da generazioni. Riaffermare il sacrosanto diritto per tutti i popoli della terra a non essere sradicati e ad amare il suolo in cui generazioni di antenati hanno vissuto e lavorato non è pleonastico. Ricordo un bel manifesto attaccato in Germania da chissà chi che diceva: "I popoli sono come gli alberi: non si possono sradicare!" Sradicamento significa alienazione e distruzione spirituale.
    - oggi in Italia certe detestabili caratteristiche del peggior sud levantino si vanno espandendo a livello nazionale. Dappertutto prevale un "familismo amorale" e un individualismo anarcoide e devastante. Essere popolo, avere un senso comune di storia e destino è esattamente l'opposto. Manca identità, radicamento e senso di esser parte di una comunità di destino. Se prendiamo un gruppo di giovani italiani e gli diciamo di cantare qualcosa insieme, escludendo il ricchissimo patrimonio musicale regionale, non restano che l'inno di Mameli (se va bene la prima strofa...), forse qualche vecchio canto della prima guerra mondiale (se è stato orecchiato dal nonno) ed i canti politici (che sicuramente non uniscono una comunità ma la fratturano e la dividono). I canti euroasiatici esisteranno sicuramente ma nessuno li conosce. Sui mezzi di trasporto, in gita, nelle escursioni gli studenti non cantano: sono soli con il loro apparecchietto che spara musica al 90% americana. E' solo un piccolo esempio ma serve a far capire che per fare un discorso politico bisogna parlare ad una comunità reale, ad un popolo, cioè ad un gruppo di persone che hanno un patrimonio comune (etnico, storico, geografico). Decebalo, nella stupenda poesia di George Cosbuc (Guardia di Ferro pag 286), si rivolge al popolo, al suo popolo. Fare la Politica dovrebbe essere perseguire il bene della polis, della comunità di popolo ed è palese che invece oggi in Italia la politica sia misera cosa ed i politici uno squallido ceto di grassatori del pubblico denaro.
    - il mondialismo è proprio la perdita totale dell'identità dei popoli e la loro distruzione attraverso lo sradicamento, il mescolamento, la distruzione delle peculiarità linguistiche e culturali. Che tipo di comune sentire e quindi che vita associata possa poi avere questo "Mischmasch" o macedonia è cosa che non interessa coloro che dirigono la mondializzazione ma dovrebbe interessare noi tutti. A loro interessa che ci sia un mercato planetario, un consumatore universale, ed una massa di iloti meticci che lavori per due lire, ascolti la stessa musica, mangi lo stesso cibo, si esprima trogloditicamente con lo stesso "basic english".
    Ora credo che resistere a questa funesta prospettiva non sia passatismo o nostalgia ma preciso dovere di quanti comprendono il problema. La nostra identità, che è quella dell'origine, è stata sfregiata da troppe influenze aliene. Il danno maggiore è quello inferto dall'annientamento della nostra tradizione. L'unica evoluzione possibile è quella di comprendere la devastazione della modernità e progettare un'altra rivoluzione (re-volvere) conservatrice che ci riporti all'origine. Noi e gli altri europei dobbiamo tornare ad essere popolo. Non per farci "Croisés de l’Oncle Sam" (ipotesi irreale e repellente) ma per essere noi stessi e far capire agli altri popoli del pianeta che l'individualismo liberista yankee è la peggior minaccia per la loro sopravvivenza.
    Harm Wulf

    Giovani tedeschi!

    Pensate durante le vostre escursioni alla gravità del tempo ed evitate tutte le vistosità nel contegno e negli abiti! Abbandonate gli inutili monili e i modi di fare rumorosi! Evitate l’alcol ed il tabacco anche nelle escursioni! Cantate canzoni decorose. Astenetevi da canti e rumorose allegrie là dove altri potrebbero esserne disturbati. Il vostro comportamento sia degno di stima e rispetto. Abbiate cura dei prati, delle cime, delle foreste e degli arbusti. La terra è sacra e sacro è tutto ciò che contiene.

    Proteggete la nostra patria tedesca!

  2. #2
    Guido Keller
    Ospite

    Predefinito

    su

  3. #3
    Runes
    Ospite

    Predefinito

    che cagata sto etnonazionalismo...

  4. #4
    ulfenor
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da Runes
    che cagata sto etnonazionalismo...
    Tu sei veramente uno zoticone ignorante

  5. #5
    Runes
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da ulfenor
    Tu sei veramente uno zoticone ignorante
    ma tu sei etnonazionalista o nazionalbolscevico? lo sai che cè una bella differenza....

 

 

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