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  1. #1
    Roderigo
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    Predefinito Globalizzazione e "imperialismo" (?)

    Il governo del mondo nella globalizzazione

    Salvatore Distefano - Prc Catania

    Caro direttore, l'editoriale su "Liberazione" firmato da Rina Gagliardi, coglie in modo puntuale la reale difficoltà nella quale si trova il presidente americano "Dablju" Bush, sempre più isolato all'interno del suo paese e nel mondo intero. L'ossessione di Bush, così l'ha definita il "New York Times", oltre che creargli seri intoppi col Congresso, sta incrinando i rapporti tra gli Usa e alcuni stati europei, in particolare la Germania di Schroeder, ed è foriera di veri e propri attriti con i paesi arabi, compresi quelli moderati come l'Egitto e l'Arabia Saudita. E chissà che non produca, come scrive la compagna Gagliardi, «un ulteriore raffreddamento nei rapporti con interlocutori preziosi per Bush, come quel Putin che continua tranquillissimo a fare affaroni con il Rais di Baghdad». Di fronte a questa situazione è evidente che gli spazi per chi vuole la pace si ampliano e che il mondo non è affatto uniformato dall'impero americano; anzi, lo sviluppo delle contraddizioni rende gli Usa, «un nemico potente, isolato e anche stupido». Mi chiedo però: ma gli Usa, la Russia e la Cina non formavano fino a qualche giorno fa una sorta di "Santa Alleanza", che dominava con le stesse responsabilità il mondo intero? Ben vengano, allora, le novità che diversi articoli del giornale da qualche tempo esprimono. Epperò, non sarebbe il caso di rivedere le posizioni, sostenute aspramente all'ultimo congresso anche dalla compagna Gagliardi, che a proposito della situazione internazionale andavano nella direzione opposta, e cioè negare i contrasti tra gli Stati e la stessa categoria di imperialismo? Perché non aprire sul nostro giornale un franco e sereno dibattito, avendo il coraggio di mettere in discussione posizioni pre-definite e cristallizzate?

    Liberazione 30 agosto 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Assumi l'imperialismo proprio come categoria sovrastorica

    Rina Gagliardi

    Caro compagno Distefano, d'accordo, discutiamo con tranquillità, senza rigide pregiudiziali, come mi pare tu dica. Ma la ripresa che tu invochi della nozione classica di «imperialismo», assunta quasi come una categoria sovrastorica, non è forse una posizione «predefinita e cristallizzata»? E' solo un esempio, per cercare di capirci meglio. Nello stesso spirito, ti domando: quando mai abbiamo sostenuto che non esistono più i conflitti tra gli Stati? E quando mai abbiamo detto che, d'ora in avanti, la Russia, la Cina e l'India seguiranno pedissequamente tutte le iniziative (e tutte le guerre) degli Stati Uniti? Abbiamo detto altre cose. Che, nell'era della globalizzazione capitalistica, i contrasti tra le singole potenze nazionali non determinano, in sé, contraddizioni di tipo «antagonistico», tra un campo imperialistico e un campo antimperialistico. Che le alleanze internazionali tendono a configurarsi in forme instabili, cioè «a geometria variabile». Che il "governo politico" del mondo è, insieme, unipolare e oligarchico. Uno schema interpretativo che non mi pare, nient'affatto, smentito dagli eventi di queste settimane. Per altro, tutto è così ancora incerto, e imprevedibile, che mi sembra proprio difficile trarne conclusioni generali, come tu tendi a fare. Per esempio: la Gran Bretagna non vuole, in tutta evidenza, la guerra all'Iraq. Dobbiamo "concluderne" che Tony Blair non è più il servo fedele di Bush, o che si è seriamente incrinata l'alleanza Usa-Uk? Mi parrebbe una conclusione molto azzardata, anzi decisamente falsa. Vale un discorso analogo per la Russia di Putin: Mosca, questa volta, non ci sta, non vuole un conflitto che non solo disturba le sue relazioni commerciali con il regime di Baghdad, ma rischia di precipitare l'intera regione in una crisi inconrtrollabile e ingestibile. Ne dobbiamo dedurre che Putin mette in discussione la sua collocazione strategica, di campo, a fianco dell'occidente? Non ci sono indizi di un tale mutamento. Non trascurare, infine, l'opposizione a questa guerra di noti guerrafondai come Allbright, Kissinger, Bush senior e significative personalità repubblicane. Che vuol dire? Per ora, vuol dire soltanto, come noi abbiamo sempre sostenuto, che l'aggressione all'Iraq è una pura follia, una avventura totale. Punto. Il resto, credimi, appartiene a un altro dibattito.

    Liberazione 30 agosto 2002
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  3. #3
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    Condivido quello che ha scritto il compagno Salvatore, gli avvenimenti di quest ultimo periodo stanno ridicolizzando le tesi della maggioranza,presentate come le novità del rifondato marxismo,quando in realtà risalgono a molto tempo fa e le aveva già esposte più o meno alla stessa maniera anche il rinnegato Kautsky parlando di superimperialismo.
    Innazitutto la tesi riguardante l'imperialismo dice:"...i contrasti tra gli stati non producono di per se nè la costruzione di un campo antimperialista nè dirompenti contraddizioni di tipo imperialistico...".Come si fà a dire che esiste un governo del mondo e che è unipolare ed oligarchico,quando sono evidenti oramai a tutti le contraddizioni interimperialistiche tra la Russia,gli USA e la UE(guerra all'Iraq,guerra commerciale per l'acciaio ,conquista dei mercati ecc...) certo l'imperialismo USA al momento è il più forte ed è per questo che la UE,la Russia, la Cina portano avanti la politica di riarmo.Non è detto che se non ci sono guerre non ci sono contrasti tra i vari stati e che questi non possano portare in un futuro ad una nuova guerra imperialista.La guerra, Marx diceva, è la continuazione della politica con le armi.Che l'Inghilterra,come anche l'Italia continuerrano ad essere alleati USA non vuol dir nulla, le allenze tra stati imperialistici ci sono sempre state.La conseguenza più catrastofica di tale teorie è secondo me che i dirigenti invocano un ruolo più attivo dell'Europa sullo scacchiere internazionale per contrapporsi al predominio USA, dimenticando che il contenuto dell'Unione Europea è un contenuto imperialista tanto quanto quello USA.

  4. #4
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    Pienamente d' accordo con l' analisi di Ulianov, ma vorrei fare una precisazione:
    spesso dai compagni mi è stato detto che il "riportare paro paro le analisi di Lenin adesso è infattibile".
    Io sono perfettamente d' accordo... ma un conto è aggiornare al contesto odierno intuizioni spesso valide, altro conto è rinunciare "in toto" alla stessa categoria di imperialismo costruendo così scenari del tutto artificiali, facendo oltretutto il "nemico" più forte di quello che veramente è, e talvolta cambiando ottica in certe realtà quando ci sarebbe bisogno invece di maggiore entusiasmo e schieramenti più decisi (un esempio: la diatriba anche nel PRC se porre l' accento in America Latina sulle realtà alternative- Chavez, il MAS di Morales, i "piqueteros", le FARC...- o sul processo di "dollarizzazione" e di "neoliberismo selvaggio")

  5. #5
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    Originally posted by ulianov
    Come si fà a dire che esiste un governo del mondo e che è unipolare ed oligarchico,quando sono evidenti oramai a tutti le contraddizioni interimperialistiche tra la Russia,gli USA e la UE(guerra all'Iraq,guerra commerciale per l'acciaio ,conquista dei mercati ecc...) certo l'imperialismo USA al momento è il più forte ed è per questo che la UE,la Russia, la Cina portano avanti la politica di riarmo.Non è detto che se non ci sono guerre non ci sono contrasti tra i vari stati e che questi non possano portare in un futuro ad una nuova guerra imperialista.La guerra, Marx diceva, è la continuazione della politica con le armi.Che l'Inghilterra,come anche l'Italia continuerrano ad essere alleati USA non vuol dir nulla, le allenze tra stati imperialistici ci sono sempre state.La conseguenza più catrastofica di tale teorie è secondo me che i dirigenti invocano un ruolo più attivo dell'Europa sullo scacchiere internazionale per contrapporsi al predominio USA, dimenticando che il contenuto dell'Unione Europea è un contenuto imperialista tanto quanto quello USA.
    Ok, ma l'attuale egemonia degli USA è sorpa ogni limite....nella storia un tale impero non era mai esistito, gli sforzi anti-imperialistici sono da orientare in quel senso, anche perchè le altre "potenziali" potenze imperialistiche (UE, Cina, Russia), sono nani a confronto degli Stati Uniti. Veri e propri contrasti all'interno del campo imperialista porterebbero solamente ad un rinsaldamento (magari con la forza) dell'egemonia americana, mai a situazioni di instabilità sfruttabile in chiave rivoluzionaria.
    L'unico modo per colpire l'imperialismo odierno è colpire gli USA; e per colpire gli USA non intendo dichiarare guerra o far crollare i palazzi; paradossalmente l'azione migliore non è un'azione diretta al cuore, ma alle braccia dello sfruttamento imperialista...ed è, credo, quello che si è sempre fatto sino ad oggi.
    TUTTO IL POTERE AI SOVIET!

  6. #6
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    Originally posted by soviet999


    Ok, ma l'attuale egemonia degli USA è sorpa ogni limite....nella storia un tale impero non era mai esistito, gli sforzi anti-imperialistici sono da orientare in quel senso, anche perchè le altre "potenziali" potenze imperialistiche (UE, Cina, Russia), sono nani a confronto degli Stati Uniti. Veri e propri contrasti all'interno del campo imperialista porterebbero solamente ad un rinsaldamento (magari con la forza) dell'egemonia americana, mai a situazioni di instabilità sfruttabile in chiave rivoluzionaria.
    L'unico modo per colpire l'imperialismo odierno è colpire gli USA; e per colpire gli USA non intendo dichiarare guerra o far crollare i palazzi; paradossalmente l'azione migliore non è un'azione diretta al cuore, ma alle braccia dello sfruttamento imperialista...ed è, credo, quello che si è sempre fatto sino ad oggi.
    Indubbiamente non è mai esistito un paese imperialista così forte,ma non direi che Cina e UE sono nani al confronto,forze dal punto di vista militare,ma su quello economico non proprio.Secondo me colpire l'imperialismo non vuol dire colpire solo gli USA,ma recuperare quella politica di internazionalista oramai perduta grazie alla politica dei vari partiti stalinisti,il cui concetto chiave è che il nemico di ogni popolo è la sua borghesia ed il suo più grande alleato gli sfruttati di tutto il mondo.

  7. #7
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    Originally posted by ulianov

    il cui concetto chiave è che il nemico di ogni popolo è la sua borghesia ed il suo più grande alleato gli sfruttati di tutto il mondo.
    Purtroppo oggi non è più esattamente così per quanto riguarda la prima affermazione... il capitalismo globalizzato ha portato a situazioni nuove, che necessitano una nuova analisi...non un nuovo Marx, ma un nuovo Lenin forse sì (con questo non intendo dire che il lavoro del compagno Vladimir sia da buttare, mai e poi mai!)... infatti, secondo me, per un lavoratore del Terzo Mondo, il nemico principale è l'imperialismo USA piuttosto che lo sfruttamento capitalistico interno... ma nonostante questo itengo che la migliore strategia rivoluzionaria non sia distruggere le fondamenta dell'imperialismo (ovvero colpire gli USA): distruggere le fondamente di un castello porterebbe ad un crollo con conseguenze pericolose; il metodo migliore è, piano piano, mattonella dopo mattonella, Vietnam dopo Vietnam (o Cuba dopo Cuba), di smantellare il castello: a questo punto distruggere le fondamente per riedificare sarà enormemente più semplice e meno pericoloso.
    In fin dei conti non siamo d'accordo sull'analisi teorica della situazione, ma per quanto rigurda le strategie mi sembra che ci troviamo sulla stessa frequenza, o sbaglio?
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  8. #8
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    Originally posted by ulianov

    il cui concetto chiave è che il nemico di ogni popolo è la sua borghesia ed il suo più grande alleato gli sfruttati di tutto il mondo.
    Purtroppo oggi non è più esattamente così per quanto riguarda la prima affermazione... il capitalismo globalizzato ha portato a situazioni nuove, che necessitano una nuova analisi...non un nuovo Marx, ma un nuovo Lenin forse sì (con questo non intendo dire che il lavoro del compagno Vladimir sia da buttare, mai e poi mai!)... infatti, secondo me, per un lavoratore del Terzo Mondo, il nemico principale è l'imperialismo USA piuttosto che lo sfruttamento capitalistico interno... ma nonostante questo itengo che la migliore strategia rivoluzionaria non sia distruggere le fondamenta dell'imperialismo (ovvero colpire gli USA): distruggere le fondamente di un castello porterebbe ad un crollo con conseguenze pericolose; il metodo migliore è, piano piano, mattonella dopo mattonella, Vietnam dopo Vietnam (o Cuba dopo Cuba), di smantellare il castello: a questo punto distruggere le fondamente per riedificare sarà enormemente più semplice e meno pericoloso.
    In fin dei conti non siamo d'accordo sull'analisi teorica della situazione, ma per quanto rigurda le strategie mi sembra che ci troviamo sulla stessa frequenza, o sbaglio?
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  9. #9
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    Originally posted by soviet999


    Purtroppo oggi non è più esattamente così per quanto riguarda la prima affermazione... il capitalismo globalizzato ha portato a situazioni nuove, che necessitano una nuova analisi...non un nuovo Marx, ma un nuovo Lenin forse sì (con questo non intendo dire che il lavoro del compagno Vladimir sia da buttare, mai e poi mai!)... infatti, secondo me, per un lavoratore del Terzo Mondo, il nemico principale è l'imperialismo USA piuttosto che lo sfruttamento capitalistico interno... ma nonostante questo itengo che la migliore strategia rivoluzionaria non sia distruggere le fondamenta dell'imperialismo (ovvero colpire gli USA): distruggere le fondamente di un castello porterebbe ad un crollo con conseguenze pericolose; il metodo migliore è, piano piano, mattonella dopo mattonella, Vietnam dopo Vietnam (o Cuba dopo Cuba), di smantellare il castello: a questo punto distruggere le fondamente per riedificare sarà enormemente più semplice e meno pericoloso.
    In fin dei conti non siamo d'accordo sull'analisi teorica della situazione, ma per quanto rigurda le strategie mi sembra che ci troviamo sulla stessa frequenza, o sbaglio?
    Se distruggere l'imperialismo USA significa appoggiarsi alle borghesia dei paesi colonizzati,vedi la Palestina e l'appoggio incondizionato ad Arafat da parte di tanta sinistra anche "marxista", non sono daccordo;se invece lo intendi nell'ambito di un'autonoma politica di classe allora si.

  10. #10
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    Purtroppo oggi non è più esattamente così per quanto riguarda la prima affermazione... il capitalismo globalizzato ha portato a situazioni nuove, che necessitano una nuova analisi...non un nuovo Marx, ma un nuovo Lenin forse sì (con questo non intendo dire che il lavoro del compagno Vladimir sia da buttare, mai e poi mai!)... infatti, secondo me, per un lavoratore del Terzo Mondo, il nemico principale è l'imperialismo USA piuttosto che lo sfruttamento capitalistico interno... ma nonostante questo itengo che la migliore strategia rivoluzionaria non sia distruggere le fondamenta dell'imperialismo (ovvero colpire gli USA): distruggere le fondamente di un castello porterebbe ad un crollo con conseguenze pericolose; il metodo migliore è, piano piano, mattonella dopo mattonella, Vietnam dopo Vietnam (o Cuba dopo Cuba), di smantellare il castello: a questo punto distruggere le fondamente per riedificare sarà enormemente più semplice e meno pericoloso.
    In fin dei conti non siamo d'accordo sull'analisi teorica della situazione, ma per quanto rigurda le strategie mi sembra che ci troviamo sulla stessa frequenza, o sbaglio?
    Se distruggere l'imperialismo USA significa appoggiarsi alle borghesia dei paesi colonizzati,vedi la Palestina e l'appoggio incondizionato ad Arafat da parte di tanta sinistra anche "marxista", non sono daccordo;se invece lo intendi nell'ambito di un'autonoma politica di classe allora si.

 

 
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