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  1. #1
    ANTIMASSONE
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    Thumbs down La Truffa Sul Tfr...continua Anche Nel Programma Dell'ulivo.

    A pag.172 del Programma 2006-2011 dell'Unione di centro-sinistra si prevede tra le righe un aumento della truffa sul TFR ( Trattamento di fine rapporto), le nostre Liquidazioni!!!!

    "... - una difesa efficace dal rischio di mercato e dall'inflazione può essere ottenuta anche attraverso un meccanismo a " CONTROLLO PUBBLICO " che interviene in fase di erogazione dei trattamenti.
    Ciò è realizzabile con il conferimento a un'apposita " GESTIONE INPS " dei montanti contributivi maturati con i fondi di pensione, da trasformare in trattamenti aggiungitivi a quelli della pensione obbligatoria, applicando le stesse formule di conversione. Tale obiettivo è perseguibile, in quanto le "rendite illimitate" sono un prodotto finanziario ancora poco diffuso, che diventa costoso in termini di minor rendimento se viene indicizzato ai prezzi e che, se erogato su base individuale, non permette di equiparare i trattamenti per genere a prescindere dalla diversa speranza di vita, come prevede invece il sistema obbligatorio. I flussi derivanti dal conferimento dei montanti agli enti previdenziali sono accumulabili in un " FONDO DI RISERVA " , che avrebbe effetti maggiori e più immediati se il TFR non indirizato ai fondi di previdenza venisse fatto affluire allo stesso "FONDO DI RISERVA" , con una garanzia di un rendimento almeno pari all'attuale TFR e con un trattamento fiscale degli apporti e delle prestazioni armonizzato rispetto a quello dei fondi della previdenza complementare.
    Le risorse finanziarie accumulate nel " FONDO DI RISERVA " aiuterebbero a controbilanciare le uscite previdenziali nella fase più critica della "gobba" , con effetti positivi sul fabbisogno pubblico, senza alterare la maturazione dei montanti e le prestazioni dei lavoratori assicurati; ....."


    La massoneria il vero nemico!

  2. #2
    ANTIMASSONE
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    Thumbs up TFR e elezioni..............

    Simpatica la presentazione tra i contrassegni elettorali per le prossime elezioni politiche del 9 aprile 2006, quella Liquidazione in busta paga: Tfr libero.
    La massoneria il vero nemico!

  3. #3
    ANTIMASSONE
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    Angry Una Rapina

    NON DIMENTICATE MAI QUESTA GRANDE TRUFFA!!!!



    La massoneria il vero nemico!

  4. #4
    ANTIMASSONE
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    TFR addio!

    TFR addio!


    Mercoledì 28 Giugno 2006 - 13:12 | Sabrina Lauricella |

    Gli italiani possono dire addio alla liquidazione, divenuta a tutti gli effetti terreno di scambio tra Prodi e le numerose forze politico-economiche che lo sostengono. Secondo quanto anticipato all’assemblea dell’Ania dal viceministro allo Sviluppo Economico, Sergio D’Antoni, il governo potrebbe decidere di anticipare l’attuazione della riforma, approvata l’anno scorso dal governo Berlusconi dopo una lunga ed estenuante trattativa con i vari gruppi di pressione coinvolti. Trattativa che portò alla decisione di differirne l’attuazione al 1 gennaio del 2008. Il nuovo esecutivo, però, a detta del viceministro, avrebbe invece l’intenzione “di abbreviare i tempi” anticipando l’avvio già agli inizi del 2007. “Abbiamo molto bisogno della previdenza integrativa”, ha affermato D’Antoni, ammonendo che “convincere i lavoratori a destinare il proprio Tfr ai fondi non sarà facile”.
    La sensazione che la liquidazione degli italiani potesse finire sul tavolo delle trattative, a ben vedere, era netta già da tempo. Da quando cioè la disomogenea compagine filoprodiana, esterna ed interna all’esecutivo, ha iniziato a scricchiolare, dimostrando che a tenere in equilibrio precario la coalizione era una logica spartitoria da manuale Cancelli. Una strategia peraltro perfettamente attuata, almeno secondo quanto ha assicurato tempo fa ai microfono di Radio24 lo stesso Massimiliano Cencelli, l’ex funzionario della Dc inventore dello storico metodo di spartizione delle poltrone.
    Attuandola per le risorse, però, questa logica ha amplificato le necessità economiche del governo, che in realtà non poteva di certo contare su risorse illimitate. In una situazione diversa tali risorse avrebbero anche potuto essere sufficienti per permettere a Romano Prodi di attuare la sua politica. Ma, dovendo mantenere promesse fatte un po’ troppo allegramente in campagna elettorale - come il taglio del cuneo di 5 punti subito - e, contemporaneamente, accontentare i numerosi partiti e forze sociali che lo hanno sostenuto, da Confindustria ai sindacati, dall’Ania e ai piccoli imprenditori, fino alla stessa Unione europea, l’inquilino di Palazzo Chigi si trova costretto a scavare il barile, reperendo risorse ovunque possibile. E quale migliore soluzione che sventolare sotto il naso delle compagnie di assicurazione e dei sindacati - che ultimamente hanno assunto posizioni fastidiose per il professore bolognese - una torta che, secondo alcune stime della Banca d’Italia, libererebbe risorse per circa 21 miliardi di euro, vale a dire circa due manovre come quella promessa da Padoa Schioppa per fine anno?
    Si trattava, insomma, solo di aspettare il momento giusto per gettare sul tavolo delle trattative la nuova merce di scambio, spingendo così gli interessati a ‘rientrare nei ranghi’ e a scendere a compromessi. L’introduzione della previdenza integrativa attraverso il conferimento del Tfr “è una sfida di grande portata, su cui è indispensabile trovare un punto di sintesi tra interessi diversi”, ha infatti candidamente spiegato il viceministro.
    Anche su tale questione, a ben vedere, la compagine governativa - ed in particolare tra Quercia e Margherita - è ancora profondamente divisa: “Queste sono cose di cui si discute al tavolo di confronto - ha detto il ministro del Lavoro Ds, Cesare Damiano, mandando una stilettata al collega di governo dei Dl - non sapevo che D’Antoni si occupasse di previdenza integrativa”, ha aggiunto. Sulla posta, prevedibilmente, riusciranno presto ad accordarsi. Quello che conta per l’esecutivo è che l’obiettivo di allettare l’Ania e sindacati con il profumo dei soldi è sostanzialmente riuscito. “Ribadiamo con forza che l’industria assicurativa non ha mai chiesto in passato il differimento dell’entrata in vigore della riforma - ha sottolineato ieri il presidente dell’Ania, Fabio Cerchiai, - né esprime ora contrarietà a una sua eventuale anticipazione, qualora questa fosse la volontà del Governo”. Ma, ha aggiunto Cerchiai alzando la posta, bisogna rimuovere i vincoli che hanno impedito alla previdenza complementare - un torta ben più grande di quella del Trf - di svilupparsi, assicurando la portatilità del contributo del datore di lavoro tra i diversi fondi, negoziali, aperti e polizze previdenziali che, ha sottolineato, “debbono coesistere con pari dignità e opportunità, nel quadro di regole comuni a tutela degli aderenti”.
    “Nessuna opposizione vi sarebbe da parte nostra - ha aggiunto poi il numero uno dell’Ania - qualora il governo decidesse di riconoscere al lavoratore il diritto di rivedere la scelta stessa di devolvere il Tfr alla previdenza complementare”. Ma, ha aggiunto svelando la seconda richiesta delle compagnie di assicurazione, “i fondi pensione - sia chiusi sia aperti, da chiunque promossi - dovrebbero poter investire le risorse finanziarie loro affidate nei termini giudicati più efficienti e anche, dunque, se lo ritengono, nelle gestioni tipicamente assicurative”.
    Insomma, anche l’Ania vuole entrare a pieno titolo nel succulento business della gestione della pensione degli italiani, sottraendo magari una fetta rilevante alle associazioni sindacali. “Il lavoratore deve essere posto al centro del sistema”, ha detto però Cerchia, spiegando però che ciò implica che “nessun operatore deve avere vantaggi di posizione o tanto meno aspirare a posizioni di esclusiva o di rendita”. Nemmeno i sindacati, quindi, che speravano di assicurarsi una quota maggioritaria nella gestione dei fondi integrativi.
    Se è vero che, come recita un vecchio detto popolare, quando troppi galli cantano non si fa mai giorno, in questo caso i galli verranno a più miti consigli e ‘si accorderanno sull’ora della sveglia’. D’altronde si sa, un po’ per uno non fa male a nessuno e, soprattutto, è meglio di niente. Tanto più che tale soluzione permette di trovare i soldi per accontentare un po’ tutti, compresa la Confindustria che riceverà incentivi e sgravi a compensazione della sottrazione del Tfr.
    A rimetterci però, come sempre, saranno solo gli italiani che non si accorgeranno che ‘qualcuno’ gli ha messo le mani in tasca. E pure pesantemente.
    La massoneria il vero nemico!

  5. #5
    ANTIMASSONE
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    Exclamation Non dimenticate...........

    Truffaaaaaaaaaaaaaa
    La massoneria il vero nemico!

  6. #6
    ANTIMASSONE
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    Exclamation Uno Scandaloso Esproprio Proletario

    UNO SCANDALOSO ESPROPRIO PROLETARIO


    «La migliore risposta a questa legge Finanziaria è una manifestazione di piazza». La Lega Nord reagisce duramente alla manovra punitiva che mette in ginocchio il Nord e annuncia battaglia. L’annuncio arriva da via Bellerio, dove Roberto Maroni e Roberto Calderoli fanno sapere che non è più il tempo delle attese, bisogna agire, quindi “tutta l’opposizione deve scendere in piazza”.
    Anche l’Udc, onorevole Maroni?
    «Se Casini e l’Udc vorranno venire, bene. Se vogliono stare a casa, noi la faremo comunque. Però, almeno dal punto di vista politico, c’è già stato un risultato positivo».
    Riesce a vedere qualcosa di positivo in questa Finanziaria, onorevole Maroni?
    «Calma. Dal punto di vista economico siamo di fronte ad un’enorme tragedia. Ma politicamente la Finanziaria varata dal governo costringere tutta l’opposizione a fare un’opposizione vera. Questa Finanziaria così come è uscita dal Cdm di venerdì scorso colpisce il mondo delle imprese, impedisce la realizzazione di infrastrutture e penalizza il Nord. Perciò, avrà il merito di ricompattare l’opposizione e non lascia margini di trattativa a chi pensava di correre in soccorso di Prodi e compagni».
    Quali sono gli aspetti di questa Finanziaria che meno la convincono?
    «Tanti, troppi. E su alcune cose bisogna essere chiari. Per esempio, ciò che hanno fatto col Tfr è scandaloso: si tratta di un vero e proprio esproprio proletario, si torna ai tempi dell’Iri».
    Entrando nel dettaglio?
    «Le misure contenute in Finanziaria in materia di aumento della pressione fiscale e contributiva per... ...le imprese e di Tfr rischiano di mettere in ginocchio le piccole e medie imprese del Nord, che vedono aumentare i contributi previdenziali e l’Irpef. Ma soprattutto c’è l’esproprio proletario da parte dello Stato che trasforma il Tfr dei lavoratori in una voce di entrate del bilancio dell’Inps. Era dai tempi dell’Iri che non si vedeva una cosa del genere».
    In questo modo si vanifica la sua riforma?
    «Avevamo lavorato per quattro anni con tutte le parti sociali per trovare il giusto punto d’equilibrio, far decollare la previdenza integrativa, senza danneggiare né lavoratori, né datori di lavoro. Ora, invece, con questa decisione assurda si perde totalmente la libertà di scelta da parte dei lavoratori, cosa che nelle trattative sullo stesso argomento quando io ero ministro del Lavoro sembrava essere per i sindacati una priorità. Inoltre le imprese perdono una forma fondamentale di autofinanziamento trovandosi costrette probabilmente a chiudere, mentre noi avevamo trovato le giuste forme di compensazione».
    Però il governo della Cdl subì lo sciopero generale, qui invece...
    «Hanno fatto l’accordo, o meglio, lo scippo, notte tempo con la Cgil, che poi andrà dai lavoratori a dir loro che è meglio mettere il Tfr nel fondo pensione di categoria. Mi domando come la Cisl possa accettare una cosa del genere, visto che per anni hanno sbandierato il sacro diritto del lavoratore di poter scegliere liberamente il destino del proprio Tfr».
    Lei ha parlato di danni sia ai lavoratori che alle imprese.
    «Certo. Ricordo il lavoro difficile fatto quando eravamo al governo per garantire alle imprese una forma di compensazione per lo spostamento del Tfr, una garanzia di credito da parte delle banche pari all’importo smobilitato. Tutto questo, adesso, è ridotto in cenere. A questo si aggiunge un aumento dei contributi per gli apprendisti e l’unica conseguenza, al di là delle pie intenzioni del ministro Damiano, sarà un aumento del lavoro nero. E i 5,5 miliardi di entrate previste con le misure sul Tfr saranno soldi che non andranno neanche alla previdenza complementare ma ad alimentare il bilancio dell’Inps che altrimenti si troverebbe, insieme con la Finanziaria, con un buco di 5,5 miliardi. Il trasferimento del Tfr all’Inps, costituisce un serio elemento di rischio per migliaia di piccole e medie imprese e un ritorno in massa del lavoro nero. Molte imprese saranno costrette a chiudere perché costrette a trasferire all’Ente previdenziale mediamente circa 1.500 euro all’anno per dipendente senza avere nessuna garanzia di ottenere dal sistema bancario altrettanti finanziamenti a tassi competitivi».
    Anche Confindustria dovrebbe ribellarsi, dunque.
    «Spero che l’atteggiamento di Confindustria nei confronti dell’esproprio proletario fatto dal governo in Finanziaria sul Tfr dei lavoratori non sia concordato in cambio di quanto la maggioranza ha regalato a Fiat, perché sarebbe davvero un comportamento poco etico».
    In che senso?
    «Ai vertici dell’associazione degli industriali c’è un evidente conflitto d’interessi quando si parla di una Finanziaria che vede da un lato l’esproprio del Tfr a danno delle aziende e dei lavoratori e dall’altro un regalo da un miliardo di euro in quattro anni a Fiat con la mobilità lunga».
    Ce l’ha con Montezemolo?
    «Constato che il regalo fatto a Fiat è uno scandalo nello scandalo, che la sinistra ha concordato proprio con i vertici di Confindustria. Le aziende aderenti all’associazione, però, non possono non protestare per l’esproprio del Tfr. Spero che l’associazione riesca a mantenere nella vicenda un atteggiamento neutro».
    La massoneria il vero nemico!

  7. #7
    ANTIMASSONE
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    Thumbs down Tfr: presto tavolo di concertazione?!?!?!?!

    Tfr: presto tavolo di concertazione

    (ANSA)-ROMA, 4 OTT- Il governo aprira' a breve un tavolo di concertazione con le parti sociali su Tfr e previdenza complementare sia nel pubblico che nel privato. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ricordando che i tempi "sono stretti" e che l'obiettivo e' che ai fondi pensione integrativi "aderiscano tutti". Il ministro si e' inoltre detto consapevole delle "pressioni" che saranno messe in atto per modificare la norma prevista in Finanziaria.

    La massoneria il vero nemico!

  8. #8
    ANTIMASSONE
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    Wink Il nuovo Tfr: Trasferimento Forzoso di Risparmio

    02-10-2006
    Il nuovo Tfr: Trasferimento Forzoso di Risparmio
    Agar Brugiavini


    Un nuovo pilastro pubblico


    Il Trattamento di fine rapporto è oggi un prestito obbligatorio dei lavoratori alle imprese. Si tratta a tutti gli effetti di soldi dei lavoratori, accantonati presso le imprese e iscritti ai bilanci di queste ultime come debiti perché, prima o poi, dovranno essere liquidati. Questi accantonamenti offrono ai lavoratori un rendimento basso, attorno al 2,5 per cento netto nel 2005. Se investiti in previdenza integrativa possono offrire rendimenti molto più elevati. Sempre nel 2005 la Covip stima rendimenti netti dei fondi pensione tra il 7,4 e l’8,5 per cento. (1)
    E dal 2001 a oggi i fondi pensione hanno avuto rendimenti pluriennali più elevati del tasso di rivalutazione del Tfr.
    Le riforme delle pensioni degli anni Novanta, in particolare la riforma Dini, hanno un senso solo se questo secondo pilastro di previdenza integrativa si realizzerà. I lavoratori più giovani, infatti, riceveranno pensioni pubbliche molto meno generose. Si è più volte chiarito su questo sito che i futuri pensionati – quelli a cui viene ora chiesto di contribuire ulteriormente a coprire i disavanzi correnti - avranno tassi di rimpiazzo molto inferiori a quelli attuali. Per proteggere le condizioni di vita di queste generazioni l’unica soluzione è permettere loro di ottenere rendimenti sui fondi Tfr attraverso i meccanismi propri della capitalizzazione.


    Una scommessa contro il decollo della previdenza integrativa


    La Finanziaria varata dal governo prevede ora di utilizzare il 50 per cento dei flussi di Tfr "inoptati", cioè non espressamente destinati dai lavoratori ai fondi pensione, per alimentare un fondo per il finanziamento delle infrastrutture istituito presso la Tesoreria. Si prevede in questo modo di raccogliere 5,2 miliardi di euro. Il flusso annuale verso il Tfr è di circa 13,5 miliardi, dunque il flusso potenziale verso le casse dello Stato è di 6,75 miliardi (il 50 per cento di 13,5 miliardi), ciò significa che la Finanziaria "scommette" che quasi l’80 per cento dei dipendenti non eserciteranno questa opzione. Si tratta, in altre parole, di una scommessa contro l’interesse dei lavoratori più giovani, che, come si è detto, hanno necessità di alimentare la previdenza integrativa per garantirsi una pensione adeguata.
    È una stima, peraltro, molto generosa per le casse dello Stato. Le indagini Isae suggeriscono infatti che il 44 per cento dei lavoratori è indeciso, il 42,2 per cento intende mantenere il Tfr presso l'azienda e il 13,8 per cento ha già deciso di destinarlo ai fondi pensione. Se anche solo la metà degli indecisi decidesse di optare alla fine per la previdenza integrativa, le entrate garantite da questa operazione scenderebbero a 4,4 miliardi, se tutti gli indecisi optassero per i fondi pensione, le entrate scenderebbero al di sotto dei 3 miliardi. Questi esempi dimostrano che l’operazione rende questo esecutivo (e quelli che succederanno) cointeressato al mancato decollo della previdenza integrativa. Se il governo (come ieri dichiarato dal ministro Damiano) è invece genuinamente interessato a far decollare la previdenza integrativa dovrà in fretta trovare altre coperture per gli interventi finanziati con l’operazione Tfr. Non ci stupiremmo se un domani si decidesse di applicare il silenzio-assenso al contrario: se non dici nulla, il tuo Tfr finisce all’Inps.
    Nella Finanziaria è scritto che l’Inps continuerà ad applicare le regole (dunque offrire i rendimenti) oggi previste per il Tfr gestito dalle imprese, dunque a garantire anche le stesse condizioni in termini di liquidità. Si noti che l’Inps non ha la struttura per gestire uno strumento così liquido, i trattamenti di fine rapporto non maturano con tempi facilmente prevedibili e sono utilizzati dai lavoratori per accedere a prestiti: bisognerà creare un’amministrazione ad hoc. C’è quindi un costo amministrativo non indifferente e un rischio di disfunzioni per i lavoratori che avessero esigenze di liquidità.


    Quali benefici per i conti pubblici?


    E il beneficio per i conti pubblici? Positivo e significativo sul disavanzo nelle fase di avvio perché vi sono solo entrate, ma negativo nel medio periodo in quanto si crea un debito dello Stato nei confronti dei lavoratori: le liquidazioni, prima o poi, dovranno essere pagate offrendo un rendimento che oggi è solo lievemente più basso di quello dei titoli pubblici relativamente liquidi, come i Bot. Sul piano dei conti pubblici, si otterrebbe perciò una riduzione dell'indebitamento, ma non necessariamente del debito pubblico. Infatti, è difficile che il debito associato al Tfr possa essere considerato come debito implicito, soprattutto perché è esigibile dal lavoratore.
    In ogni caso, il trasferimento del Tfr alla Tesoreria porta un sollievo solo di breve periodo alla finanza pubblica. È una misura che invece peserà sui conti pubblici nel futuro quando l’Inps avrà esborsi maggiori per pensioni e liquidazioni.
    Il risultato: la riforma della pensioni resta incompiuta, i ritardi nello sviluppo della previdenza integrativa sono ormai incolmabili e le generazioni più giovani sono chiamate ancora una volta ad accollarsi i costi presenti e futuri.


    (1) Relazione Covip per il 2005.
    La massoneria il vero nemico!

  9. #9
    ANTIMASSONE
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    Exclamation L’Europa pronta a bocciare il furto del Tfr

    Maroni: «Trovo gravissimo il silenzio del principale sindacato italiano. Stanno giocando con le liquidazioni dei lavoratori»

    L’Europa pronta a bocciare il furto del Tfr


    Luca Pesante

    Per i soliti cani sciolti della Rete “Tfr” ha già smesso di essere il “trattamento di fine rapporto”, trasformandosi in un più divertente “Ti frega Romano”. Da Bruxelles la versione subisce un piccolo, ma sostanziale ritocco, e “Tfr” diventa: “Ti fermo, Romano”. Sì, perchè all’Unione Europea la requisizione forzata di metà della liquidazione dei lavoratori, spingendola nelle casse dell’Inps e sottraendola dai bilanci delle imprese, non piace proprio.
    Voci molto attendibili affermano che il famigerato passaggio del Tfr all’Inps non si farà perché non verrà accettato da Eurostat: essendo un debito verso i lavoratori non può diventare una posta attiva per il bilancio dello Stato. Con tutta probabilità, la bocciatura potrebbe arrivare a novembre, proprio durante il tragitto della Finanziaria al Senato.
    Le critiche che l’Europa potrebbe rivolgere contro questa parte di Finanziaria si presentano come la fotocopia delle accuse mosse ieri da Roberto Maroni, capogruppo del Carroccio alla Camera ed ex Ministro del Welfare, dai microfoni di RadioPadania. «Questa finanziaria è un vero e proprio falso in bilancio», aveva detto Maroni definendo la prima manovra dell’Unione la «peggiore degli ultimi 30 anni». Al centro delle critiche dell’ex ministro c’è il trasferimento del 50% del Tfr dalle casse delle aziende a quelle dell’Inps. «Un’operazione realizzata solo per far finta di ripanare i debiti dell’Inps con 6 miliardi di liquidazioni dei lavoratori. Ma si tratta di soldi presi a prestito - spiega Maroni - quindi che entrano, ma che poi usciranno dai bilanci dell’Istituto». Un’ipotesi da non scartare, secondo maroni, quella di un pronunciamento negativo dell’Unione Europea sul trasferimento del Tfr all’Inps per ripianare i debiti dell’istituto, nonostante si trattasse di soldi «in prestito»: «Non sta all’Europa bocciare o promuovere una Finanziaria. Però tanto l’Ecofin quanto il commissario Almunyà potrebbero esprimere un pare autorevole, probabilmente negativo, che peserà sull’immagine di questo governo». «Certo -prosegue l’ex ministro - se un provvedimento così l’avessimo fatto noi Almunyà si sarebbe già messo a gridare».
    «Noi avevamo introdotto il concetto del “silenzio assenso”: in questo modo favorivamo la crescita dei fondi pensione integrativi. Ora invece il Governo sta mettendo in piedi un vero e proprio esproprio verso i lavoratori. Ma i sindacati tacciono».
    Il giorno dopo Maroni torna sull’argomento, provando a spiegare le ragioni del silenzio del più grande sindacato del paese, la Cgil, sul trasferimento del Tfr. Un silenzio che va legato a doppio filo al merito del provvedimento, e dunque ai ministri che lo hanno voluto, da Tommaso Padoa Schioppa a Cesare Damiano. «Hanno messo da parte la concertazione, dopo averla tanto osannata, e soprattutto dopo aver criticato noi per anni. - spiega Maroni - Il Governo ha discusso di questo provvedimento soltanto la Cgil. Eppure tanto l’esecutivo quanto Epifani hanno sottovalutato l’impatto negativo che questa Finanziaria avrebbe avuto sul paese e sull’intera opinione pubblica. Inizialmente la Cgil ha taciuto sui danni che questa manovra porta all’economia, per poi essere smentita da tutti, a cominciare dallo stesso Cofferati».
    Il numero uno del rpimo sindacato del paese, infatto, soltanto ieri si è pronunciato apertamente sul tema: «Il vero problema di convogliare il Tfr dei lavoratori nei fondi pensione è che l’80% di questi ultimi investono su mercati esteri. Dobbiamo perciò trovare una modalità per far ritornare queste risorse nel nostro paese». E’ questo, per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, uno dei punti nodali del decollo della previdenza complementare e dell’uso del Tfr. Ed è anche per questo che il sindacato chiede l’apertura di un tavolo di confronto.
    «Ci sono altri problemi come quello per le piccole e medie imprese per cui spero in una soluzione ed è per questo che è importante sederci intorno ad un tavolo perchè questo provvedimento va tenuto fuori dalla contingenza», continua Epifani sottolineando come «il Tfr non è nè dell’aziende nè dello Stato ma è dei lavoratori».
    Assunto comune, quest’ultimo, tanto a destra quanto a sinistra. Intorno al provvedimento inserito in Finanziaria si staglia anche Giulio Tremonti , ex ministro dell’Economia: «Il Tfr - attacca Tremonti - non è delle imprese ma neanche dello Stato. Cosa succederà dal primo gennaio prossimo? E' troppo presto per dirlo. Se è vero che il vantaggio è dello spread sugli interessi peraltro finora deducibile, lo stesso deve valere per il governo. Non riesco a capire come una voce del bilancio che è un debito diventa un attivo nel bilancio dello Stato. E' - dice tra gli applausi - un mistero esoterico».
    Insomma, alle critiche si aggiunge lo stupore di una misura di cui non si vedono confini chiari. L’istituto nazionale di previdenza sociale, infatti, non si occupa di previdenza complementare, eppure a partire dal prossimo mese di gennaio, salvo correttivi dell’ultima ora, vedrà entrare nelle sue casse 6 miliardi di euro, corrispondendi a parte consistenti delle liquidazioni dei lavoratori.
    Di stupore parla anche il vicepresidente del gruppo della Lega al Senato, Paolo Franco: «Saremo curiosi di conoscere le motivazioni di questa rapina, forse uno degli aspetti più devastanti di questa Finanziaria che riguarda il Tfr». La sinistra di governo «ruba il 50% degli accantonamenti che gli operai hanno lasciato dopo tanti anni di lavoro nell’azienda per trasferirli all’Inps promettendo che a tempo debito li restituirà», sottolinea in una nota. E ancora, sulla scia del pensiero di Maroni, Franco ritiene «incredibile il semi-silenzio dei sindacati di fronte a una classe operaia che si sta rendendo conto di cosa le costerà il governo della sinistra». «Come col decreto Iva la maggioranza sta ingannando gli imprenditori cercando di non restituire il maltolto secondo la sentenza europea. Come il tentativo, per ora abortito, di allungare i tempi della pensione, Prodi, Padoa Schioppa e Visco si inventeranno un decreto legge per mantenere nelle casse dello Stato il tfr prelevato 'provvisoriamentè».
    Intanto i toni da beffa amara approdando sul tavolo dei “delusi” del giorno dopo. A cominciare da Confindustria, che si è vista il provvedimento sulle liquidazioni inserito in Finanziaria con totale sorpresa di tutti. «Ce lo siamo trovato come una sorpresa nell’uovo di Pasqua, trenta ore prima dell’approvazione della Finanziaria», dice Ettore Artioli, vice presidente di Confindustria con la delega per il Mezzogiorno. Non sorprende che anche il capo degli industriali, Luca Cordero di Montezemolo, nonostante il cadeau di Stato di un milione di euro per prepensionare i “suoi” dipendenti alla Fiat in cassintegrazione, abbia cominciato a lanciare colpi di cannone contro questa Finanziaria. Ed in particolare da Capri, dal ritrovo dei Giovani imprenditori, Montezemolo si scaglia contro quella che definisce una «sorta di nazionalizzazione di una parte importante di risparmio che impone un carattere dirigistico all’agire economico».
    La massoneria il vero nemico!

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    Thumbs down Tfr, oltre 50 dipendenti va ad Inps

    Tfr, oltre 50 dipendenti va ad Inps

    (ANSA)-ROMA,19 OTT-Esenzione per le imprese fino a 50 dipendenti del versamento del 50% del Tfr inoptato all'Inps.Sopra tale soglia versamento del 100% delle somme. E' il punto chiave dell'intesa. Entro giugno 2007 i lavoratori dovranno decidere la destinazione del Tfr: in assenza di una decisione finira' al fondo integrativo di categoria. Tra gennaio e giugno si potra' decidere se destinare il Tfr a un fondo negoziale o aperto o Pip o se lasciarlo in azienda. Se non dichiarera' nulla il Tfr andra' al fondo negoziale.





    Tfr/ Accordo Governo-sindacati: previdenza integrativa dal 2007

    E' stato raggiunto un accordo per l'anticipo al 1 gennaio 2007 (rispetto al 2008 precedente) della previdenza integrativa. L'intesa, la cui firma è prevista per lunedì, è stata trovata nell'incontro a Palazzo Chigi tra Governo, sindacati e Confindustria.

    L'accordo prevede anche, secondo quanto spiegato dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che le imprese con meno di 50 dipendenti non dovranno versare all'Inps il 50% del Tfr inoptato.

    "E' una buona intesa - ha proseguito Epifani - Si è raggiunta una convergenza, un punto di intesa nella partita collegata al Tfr, che verrà formalizzata in un
    verbale che firmeremo nei prossimi giorni. L'intesa ruota intorno al decollo anticipato di un anno al 30 giugno del 2007 della previdenza integrativa". Epifani ha aggiunto che il sindacato ha chiesto una riduzione del peso fiscale sulla previdenza integrativa al Ministro dell'Economia, Tommaso Padoa
    Schioppa
    La massoneria il vero nemico!

 

 
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