Per supportare la guerra infinita amerikana contro il mondo e la prossima aggressione solitaria della famiglia Bush e del suo clan contro l' Iraq, i cinematografari di Hollywood e la lobby ebraica dello spettacolo di quel paese stanno provvedendo da alcuni mesi a catechizzare l' opinione pubblica planetaria. Hanno infatti inondato le sale con una caterva di pellicole deliranti tutte sventolio di bandiere a stelle e strisce e risuonare dell' inno dei marines. Insomma il patriottismo yankee, quello preso giustamente a parolacce per alcuni decenni (almeno fino al 1980) in Europa, è tornato di moda alla grande.
Mi riferisco a "We were soldiers" con Mel Gibson che stermina in Vietnam un bel po' di musi gialli. Prima ancora, in "Regole d' onore", "Behind the enemy lines" e "Black hawk dawn", i bravi giovani americani con i loro coraggiosi e paterni comandanti avevano antagonisti di una cattiveria assoluta, come gli yemeniti, i "massacratori" serbi e i cannibali somali, detestabili sotto tutti i punti di vista.
Ma i terroristi arabi dove sono? Bush li evoca in ogni suo discorso come l' incarnazione del Male Assoluto, ma il cinema del patriottismo a stelle e strisce li ignora. Arriva al punto, come nell' ultimo "Al vertice della tensione", di inventarsi un comploto paleonazi che fa scoppiare una bomba atomica. Ma Bush ha dato gli ordini di scuderia, facendo sapere ai cinematografari di Hollywood e alla lobby ebraica che con i seguaci dell' Islam, ancorchè fanatici, devono andarci piano. Tra loro ci sono troppi possibili alleati, per rischiare qualche gaffe, sia pure cinematografica.
Pare che in Europa tutti questi film di propaganda di guerra non stiano ottenendo il successo che ci si attendeva. Sarà un buon segno?