Sulla terra contano le leggi. Dovrebbero, almeno. In mare non serve. Perché il mare stesso è legge. Della solidarietà. La conoscono bene i pescatori: aiutare e aiutarsi. Sempre. E senza distinzioni: barche a vela o a motore, natanti di lusso e gozzi in legno. Chiunque navighi in mare aperto, notte o giorno, calma piatta o forza 6 o 7 che sia, obbedisce ad un principio naturale, insindacabile (fino a ieri): si soccorre e si viene soccorsi. Così. Senza invocare regolamenti più o meno internazionali. Ci si sbraccia, si suda e si rischia di morire pur di salvare vite umane o limitare i danni.
Ma da qualche giorno, un'onda anomala sta distruggendo l'equilibrio naturale che da sempre governa in mare uomini, cose e storie. Sullo sfondo, un paradosso tutto italiano con una farsa che prevede diverse parti in causa: i flussi migratori, la nuova legge sull'immigrazione "Bossi&Fini", le marinerie siciliane e due Procure.

Pescatori comunque colpevoli

Il 18 agosto, a 80 miglia da Capo Passero e a 60 da Malta, il peschereccio "Chico" di Porto Palo soccorre un'imbarcazione con 151 migranti a bordo, rimorchiandola fino al porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Risultato. Il comandante e i cinque componenti l'equipaggio vengono indagati dalla Procura di Modica per "concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Da nove giorni il peschereccio è sotto sequestro, i pescatori non lavorano e fanno la spola da un avvocato all'altro, in attesa di essere processati.

Il 21 agosto, sempre al largo delle coste siciliane, il comandante del peschereccio "Buon Oriente" comunica via radio alla Capitaneria di Porto Empedocle di aver avvistato un natante con a bordo numerosi immigrati (160) ma di non essere in condizione di rimorchiarla perché purtroppo ha già calato le reti. Contemporaneamente, segnala l'esatta posizione dell'imbarcazione con i migranti, attende l'arrivo delle motovedette delle Marina e della Guardia di Finanza, mentre i pescatori lanciano ai migranti una ventina di bottiglie d'acqua. Dopo, saranno le motovedette a scortare i migranti in porto. Risultato. La Procura di Agrigento apre un fascicolo in cui raccoglie documentazione relativa ad un presunto reato di "omissione di soccorso" a carico del comandante del "Buon Oriente" e dei sei marinai che formano l'equipaggio.

Dunque, in pillole. Secondo il procuratore di Modica Domenico Platania, aiutare una "carretta del mare" a raggiungere la terraferma configura il reato di concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina; secondo Ignazio De Francisci, procuratore ad Agrigento e già collaboratore di Giovanni Falcone, limitarsi a chiamare la Capitaneria di Porto può significare omissione di soccorso. Possibile?

La verità è che nel Canale di Sicilia non s'incrociano solo i destini dei migranti ma anche le opposte chiavi di lettura del Codice penale. Qualcuno, visto il contesto in cui sono avvenuti i fatti (Pozzallo, Agrigento, Porto Empedocle) scomoda Andrea Camilleri, quasi a voler conferire alla vicenda una sfumatura letteraria. Della serie: "Cose di Sicilia e di siciliani sono". Tutto qui. Invece, è il principio stesso di questi fatti ad essere non solo poco letterario ma incivile per questo Paese. Cioè: un marinaio che soccorra in mare dei migranti può essere accusato di "concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina"? E se invece lo stesso marinaio, ha paura (legittimamente) di essere condannato e si limita a segnalare all'autorità la posizione del natante con i migranti, può essere denunciato per "omissione di soccorso"?

Nell'attesa di conoscere l'esito delle due inchieste giudiziarie, una cosa appare certa già adesso: l'onda anomala abbattutasi sulle coste siciliane è l'effetto della Bossi&Fini. Il percorso entro cui si snoda il nuovo testo sull'immigrazione è popolato da una ridda di sensazioni: caos, insicurezza, eccesso di rigore. Tutti elementi che formano un gran calderone non governabile che vuole produrre uno Stato di polizia. Questo Stato uccide i principi che da sempre regolano la vita il mare, in montagna, nei laghi, nelle campagne, nel deserto: la legge della solidarietà.

Una legge indegna

Ecco perché oggi c'è la legge dell'indegnità. Costa dopo costa. Spiaggia su spiaggia. Porto dopo porto. Da oggi quindi, i migranti diventano tutti "ricercati". Il Governo dovrà stanarli uno ad uno, con ordine e disciplina. Al Nord prevedo un massiccio impiego delle "Camicie verdi" sul confine italo-sloveno; al Centro e al Sud, possibili sinergie tra Esercito e Marina con particolare attenzione al Canale di Otranto. Invece a Capo Rizzato, Pantelleria e Lampedusa si possono recintare lidi e scogliere. Con chilometri di filo spinato galleggiante.

Occorre muoversi in fretta. Le leggi vanno applicate subito, senza esitazioni. Figurarsi la Bossi&Fini che deve gestire "l'emergenza clandestini". Si deve anche decidere come e dove puntare i cannoni della nostra Gloriosa Marina Militare, per arginare gli eserciti di Saraceni in navigazione verso le italiche coste. Si potrebbe iniziare dalla Turchia, con qualche raffica di fuoco di sbarramento nel Canale d'Otranto, "perché le carrette dai mari - ha consigliato anche ieri Umberto Bossi - vanno affondate tutte, in mare". A scelta, si può puntare alzo zero verso Tunisia e Marocco: non guasterebbe un saluto a mitraglia contro "gli indesiderati musulmani". Quanto alla Libia, meglio lasciarla stare: Gheddafi i missili non li riceve. Li spedisce.

"Ogni giorno, nel mondo - ci ricorda Paola Boncompagni nel suo bellissimo "Rifugiati", edito da Luca Sassella - 15mila persone diventano rifugiati. Di più. Un esercito pacifico di ventidue milioni di esseri umani (l'80% rappresentato da donne) intraprende il viaggio verso l'Occidente". Quasi un milione arrivano dalla terra della mattanza di Bush: l'Afghanistan. Ogni giorno, uomini donne e bambini muoiono durante le traversate in mare: affondati e uccisi. Solo l'anno scorso, si calcola che almeno 100mila migranti siano morti lungo i confini del mondo, dall'Asia alle Americhe, dall'Africa sino in Europa.

E l'Italia del tempo presente che fa? Semplice. Il Governo vuole recintare il mare e affondare la solidarietà.

Liberazione 28 agosto 2002
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