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  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Bovè - Il mais ogm non serve a nutrire gli affamati ma i maiali dei popoli ricchi

    José Bové: «Le sovvenzioni ai nostri formaggi non danneggiano i Paesi del Terzo Mondo»

    «Il mais transgenico non serve a nutrire gli affamati ma i maiali dei popoli ricchi»



    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

    PARIGI - «I Paesi ricchi fanno discorsi di facciata, per questo il summit di Johannesburg non potrà che fallire e per questo ho deciso di non andarci». José Bové, portavoce della Confédération Paysanne, alla sua prima apparizione pubblica dopo il carcere (è intervenuto, ad Arles, all'assemblea estiva del movimento antiglobal Attac) ha denunciato limiti e ipocrisie dei Paesi ricchi che mirano a «mantenere privilegi» e impediscono l'introduzione di reali soluzioni a favore dei Paesi poveri.

    Come giudica la proposta, in discussione a Johannesburg, per l'eliminazione dei sussidi all'agricoltura dei Paesi ricchi in modo da favorire l'accesso ai mercati da parte degli agricoltori dei Paesi poveri?
    «In linea di principio sono assolutamente d'accordo. Ma il problema è mal posto. Ciò che occorre è la soppressione di tutte le sovvenzioni all'esportazione di materie prime e prodotti di largo consumo, come carne, semenze e cereali. Si tratta cioè di andare a colpire tutte le forme di dumping sui prezzi che strozzano le economie e le società del Terzo Mondo. Contemporaneamente occorre permettere l'introduzione di barriere doganali da parte dei Paesi poveri per proteggere la loro produzione e attaccare i privilegi dei Paesi ricchi difesi nell'Organizzazione Mondiale del Commercio».

    Ma lei non ha sempre difeso il formaggio camembert, la qualità, la denominazione d'origine e la produzione dei «paysans» francesi ed europei?
    «Anche questa questione è mal posta. A Johannesburg si discute di alimentazione e produzione mondiale. I formaggi e i vini, insomma i prodotti di qualità destinati al mercato interno dei Paesi ricchi, c'entrano poco o nulla. Possono benissimo continuare ad essere sovvenzionati. Altra cosa è la politica agricola comune che permette all'Europa e agli Stati Uniti di esportare a basso prezzo le materie prime verso il Sud del Mondo».

    Il bersaglio più importante, per il portavoce dei «paysans» francesi, resta «la propaganda sugli organismi geneticamente modificati» tendente a far credere che l'ampliamento di queste produzioni (52,6 milioni di ettari nel 2002) possa favorire l'agricoltura e l'alimentazione dei Paesi poveri. «Le cinque o sei grandi società che controllano la quasi totalità delle sementi utilizzate sul pianeta - accusa Bové - hanno come unico obiettivo quello di obbligare i contadini a comprarle. Hanno investito fortune e vogliono un rapido ritorno economico. La lotta alla fame nel mondo è una mistificazione. Tutti sanno bene che soia e mais transgenici non vengono utilizzati per nutrire le popolazioni, ma per alimentare maiali, polli e vacche dei Paesi industriali. Di questo passo, alcune società avranno in mano le chiavi di tutta l'alimentazione mondiale, dalle semenze ai supermercati. Ecco perché non ha senso discutere dei sussidi al formaggio!».

    M.Na
    Corriere della Sera 28 agosto 2002

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    Vandana Shiva, la pasionaria dell’Himalaya «Le multinazionali come Cristoforo Colombo»

    «Con i loro brevetti, i giganti alimentari vogliono distruggere i nostri semi»



    DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

    JOHANNESBURG - Sia chiaro, è sbottato a un certo punto il delegato Pedro Sanchez: «Non c'è modo d'avere bambini sani, se sono destinati a morire di fame. E per dar loro da mangiare, un piccolo aiuto alla scienza bisogna pur chiederlo». Brusio in sala. E una donna indiana, piccola e tonda, che là dietro scuoteva la testa: «Non è questo il modo di trattare i problemi». La donna si chiama Vandana Shiva e per il popolo no global è un mito: 50 anni, nata alle pendici dell'Himalaya, laureata in fisica, è a capo del movimento per la protezione della biodiversità e ha rischiato anche il carcere, nel Punjab, per aver guidato migliaia di contadini in collera con le multinazionali. La «Bové dell'Asia» non accetta cedimenti: «La chimica ha sterminato la nostra economia e avvelena i vostri piatti».

    Le piace come si sta parlando d'agricoltura a questo summit?
    «Non molto. Non si fanno passi in avanti e si stia profilando la solita distinzione: di qua i pochi Paesi ricchi che difendono gli interessi dei loro grandi finanziatori, la Monsanto o la Grace, e di là i poveri che hanno un solo strumento per farsi valere: sono più numerosi».

    Uno dei nodi cruciali è quello dei sussidi che i governi ricchi versano ai propri agricoltori. Il Terzo mondo chiede che siano aboliti e girati, casomai, alle economie in via di sviluppo, favorendone l'ingresso nei grandi mercati.
    «Mi sembra una richiesta più che giusta. La nostra agricoltura non ha possibilità di sviluppo, senza un intervento di questo genere».

    Ma non è una contraddizione con quanto sostiene il suo amico Josè Bové sulla difesa delle produzioni di qualità?
    «Le cose cambiano a seconda dell'angolo di mondo da cui le guardi. L'agricoltura di qualità è un dovere per tutta l'umanità, perché tutti mangiamo le stesse cose e ci ammaliamo delle stesse malattie. Ma di questa rivoluzione, anche stavolta, non possono essere i Paesi poveri a sopportare i costi. Nell'ultimo mezzo secolo, siamo stati sotto il giogo dei brevetti, che sono la nuova forma di colonialismo. Quando una multinazionale brevetta il prodotto d'una piantagione in India, non scrive niente di diverso da quei foglietti che 500 anni fa Colombo e gli avventurieri come lui firmavano nelle Americhe o nelle Indie, per stabilire che lì era proprietà dei sovrani europei».

    Sta tornando ad Adamo ed Eva...
    «No. L'unica ricchezza rimasta al Terzo mondo è la biodiversità: i nostri semi, le nostre piante medicinali che ci permettono d'entrare nel mondo produttivo. Non possiamo tollerare che i brevetti, i giganti alimentari ci tolgano anche questo».

    A proposito: gli ambientalisti protestano con McDonald's che ha messo in commercio, proprio in questi giorni, un panino «McAfrika». E' uno schiaffo alla fame?
    «Non mi stupisco più di niente. In India, quando gli indù hanno protestato perché facevano gli hamburger nonostante le vacche siano sacre, non han fatto una piega: si sono alleati alla Kentucky Fried Chicken e invece delle vacche, eccoli a cucinare i polli. Con un sapore che, di biodiverso, non ha proprio nulla».

    Francesco Battistini
    Corriere della Sera 28 agosto 2002

 

 

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