MEMORIA
A 75 ANNI DALL’ESECUZIONE DEI DUE ANARCHICI ITALIANI,
IN AMERICA È DI NUOVO CACCIA AGLI STRANIERI
Il fantasma di Sacco e Vanzetti


di Guido Caldiron

Un un paese che torna a guarda-re con sospetto agli “stranieri”, questa volta soprattutto coloro che vengono dal mondo arabo, il ricordo di una lontana ma terribile ingiustizia segnata proprio dal raz-zismo e dalla paura della libertà non potrebbe acquistare un signi-ficato più forte. A settantacinque anni dall’esecuzio-ne sulla sedia elet-trica di Nicola Sac-co e Bartolomeo Vanzetti gli Stati Uniti fanno i conti con una nuova sel-vaggia repressione che, sull’onda della tragedia dell’11 settembre, ha por-tato alla detenzione, senza proces-so, di decine di migliaia di persone. Oggi tutto è più complesso e intri-cato, sebbene la deriva che attra-versa gli States sia ugualmente gra-ve e pericolosa, ma negli anni Ven-ti le cose erano davvero chiare. L’e-migrazione italiana che affluiva allora nel paese, dopo aver supera-to il vaglio umiliante della quaran-tena a Ellis Island, portava con sé i sogni di liberazione di una molti-tudine che varcando l’Atlantico cercava anche il proprio riscatto. Sacco e Vanzetti facevano paura all’America non solo perché erano poveri emigranti italiani, ma per-ché erano anarchici, pericolosi sovversivi al pari delle migliaia che alimentavano l’utopia vagabonda e rivoluzionaria degli Industrial Workers of the World, che sogna-vano di sindacalizzare gli operai che attraversavano il paese ven-dendo il proprio lavoro tra campi e fabbriche e viaggiando a spese del-le grandi compagnie ferroviarie. Nicola e Bart, come li chiama “Here’s to you” la canzone che ha dedicato alla loro storia Joan Baez e che compare nel celebre film girato sulla vicenda da Giuliano Montaldo nel 1971, furono arresta-ti su un tram alla periferia di Boston all’inizio del maggio del 1920. Al pari di altri grandi anarchici della storia, su tutti Buenaventura Dur-ruti, furono accusati di aver cerca-to di finanziare le rivolte ricorren-do alle rapine; imputati di omici-dio scontarono sette anni di car-cere a Charlestown, in quello stes-so stato del Massachussets che era all’epoca una fucina dei movi-menti sociali e sindacali, e dopo un processo farsa furono giustiziati sulla sedia elettrica la notte del 23 agosto 1927. Tutti sapevano che erano inno-centi, le prove della loro estraneità ai fatti che gli erano stati contesta-ti erano emerse già nel corso delle indagini, ma ci sarebbero voluti ben cinquant’anni perché il paese riconoscesse la sua colpa e il gover-natore dello Stato Dukakis, figlio di emigrati greci, trasformasse il gior-no della loro esecuzione in un momento celebrativo del loro sacrificio nel nome della libertà.

Liberazione 22 agosto 2002
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