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    Thumbs up Dopo la lotta di Treviso: il 15 settembre anti-padania day

    24, agosto 2002

    ALLOGGI, OCCUPATO IL DUOMO DI TREVISO

    In mattinata vengono sgomerati gli alloggi di Borgo Venezia a Treviso. Nel pomeriggio i cittadini cacciati dalle abitazioni occupano simbolicamente il Duomo assieme ai giovani dei Centri sociali. Così hanno trascorso la notte dormendo sotto il colonnato del Duomo di Treviso, vigilati dalle forze dell'ordine, i circa trenta immigrati magrebini che ieri avevano occupato l'edificio religioso per protestare contro lo sgombero dagli alloggi dei quali avevano preso possesso abusivamente e da tempo destinati alla demolizione.

    La Curia trevigiana ha ripreso stamane l'opera di mediazione nel tentativo di trovare una nuova sistemazione abitativa per il gruppo, composto da alcuni nuclei familiari con bambini piccoli. Gli immigrati che presidiano attualmente l'esterno del Duomo, affiancati da esponenti dei Centri sociali del Nordest, sono tutti regolarmente assunti da aziende della zona, i cui sindaci sono stati interessati direttamente del problema. Non viene escluso che la questione possa essere affrontata nelle prossime ore nel corso di un vertice convocato in prefettura, se dovessero risultare vani gli sforzi della Curia per ricomporre la questione. Il sindaco di Treviso, il leghista Giancarlo Gentilini, ha ribadito stamane che sulla vicenda non ritiene vi sia nessun commento da fare, ''solo leggi dello Stato da rispettare e far applicare''. Ieri al Prefetto gli occupanti hanno dichiarato che l'occupazione non si scioglierà fino a che non sarà trovata una soluzione. Queste persone compongono famiglie e hanno regolare lavoro e sostengono di non riuscire a trovare casa perchè vengono rifiutate le offerte di affitto perchè sono extracomunitari. Oggi si terrà una conferenza stampa degli occupanti e domani pomeriggio alle 15.30 in piazza del Duomo a Treviso è prevista un'assemblea pubblica. In questa condizione incivile e indegna sono stati posti 58 persone, di cui 18 bambini. Monica Tiengo del Comitato M21 ha detto che "è comunque difficile per motivi igienici e per il fatto che queste persone sono musulmane alloggiarle nel Duomo. Quelli che passavano, cittadini di Treviso, si sono fermati, ci hanno dato coperte e hanno aiutato tutti. Adesso siamo qui e stiamo cercando di capire come muoverci. Sappiamo che il Comune si sta negando totalmente e non ha nessuna intenzione di trovare una soluzione." Tiengo ha invitato tutti i cittadini di Treviso ad aiutare gli sfrattati. Michele Carraro di M21 sostiene che ci sono degli spiragli di accordo e che le famiglie sfrattate potrebbero trovare ospitalità presso la Caritas e altre strutture di volontariato. Questo, almeno, per le famiglie con bambini.
    Intanto sempre oggi il Comune di Treviso ha inviato ai mezzi di comunicazione un comunicato nel quale si annuncia "Una serata sotto le stelle in Piazza dei Signori, il salotto buono della città, per assistere ad uno spettacolo di cabaret e musica e ammirare le bellezze in gara per la selezione al concorso di Miss Padania. Questo il programma di domenica 1 settembre, un evento "mondano" che si preannuncia ricco di novità e soprese. A condurre la serata, organizzata dal Comune di Treviso e dall'Agenzia Duemilaeventi, sara Terry Schiavo, volto giovane di Mediaset e particolarmente amato dal pubblico giovane. Ospite di prestigio sarà invece il comico Franco Neri, già ammirato in televisione al "Maurizio Costanzo Show", a "La Sai Ultima" e in altre trasmissioni di successo" sempre di Mediaset.

    Dopo lo sgombero delle case di borgo Venezia effettuato dall’Ater di Treviso, oltre ad intervenire assieme agli altri consiglieri di centrosinistra denunciando la mancanza di politiche per l’immigrazione del Comune di Treviso, la consigliera regionale Maria Luisa Campagner (La Margherita – Insieme per il Veneto), assieme ai colleghi Francesco Adami (Margherita) e Adriana Costantini (Ds) ha inviato un’interrogazione a risposta immediata alla Giunta regionale. “Negli edifici siti in Borgo Venezia stavano una ventina di famiglie straniere con bambini – scrivono i consiglieri – Si tratta di persone in regola, impiegate nella realtà produttiva locale. E tra loro ci sono ben 23 bambini, che hanno diritto ad essere tutelati adeguatamente e ad avere un tetto sulla testa. La situazione è gravissima ed è solo la punta dell’iceberg di un’emergenza che nel nostro territorio si protrae da anni a causa della mancanza di volontà politica delle Istituzioni preposte, come più volte abbiamo fatto presente in altre interrogazioni”. I consiglieri sono preoccupati anche per le future emergenze che si prospetteranno con l’arrivo dei primi freddi. “Anche la Regione, che pure ha varato i Programmi triennali 2001-2003 di interventi nel settore dell’immigrazione e in particolare nelle questioni alloggiative, e che per la provincia di Treviso ha stanziato 569.651 euro per specifiche iniziative su alloggio e formazione, ha lasciato inutilizzati questi fondi”. Senza contare che, a Treviso, è sfumato con il ritiro della Regione anche l’accordo promosso dalla Prefettura e dal Comune di Treviso per la realizzazione di un Centro di accoglienza temporanea presso l’ex caserma Salsa di Treviso. “La Giunta regionale adotti un provvedimento di emergenza per evitare che persone che onestamente vivono e lavorano nelle aziende locali siano costrette a dormire per strada e per tutelare i diritti dei 23 minori coinvolti nello sgombero” sollecitano Adami, Campagner e Costantini – e utilizzi al più presto i fondi per gli interventi abitativi previsti dal piano triennale per l'immigrazione, che fino a questo momento non sono stati ancora impegnati”. Ma soprattutto, l’Ente “si assuma una volta per tutte le responsabilità di coordinamento e di indirizzo di sua competenza, promuovendo un incontro immediato fra i soggetti istituzionali, sociali ed economici interessati, per trovare una definitiva e rapida soluzione all’emergenza abitativa dei lavoratori immigrati, che ha raggiunto nella realtà trevigiana, e non solo in essa, un livello di gravità inaccettabile per un paese che si ritiene civile”.

    Nota: www.anordest.it

  2. #2
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    Da Portopalo a Treviso
    GIANFRANCO BETTIN


    Dalle coste siciliane del Mediterraneo al cuore del Nordest, è ancora l'immigrazione a definire in queste ore quale sia lo stato di salute civile e per certi aspetti lo stato mentale ed emotivo del nostro Paese e delle sue istituzioni. Un peschereccio, l'altra notte, ha tirato dritto dopo aver incontrato una carretta del mare carica di immigrati. Troppo rischioso trainarli a riva, come al solito, come si fa da secoli sulle rotte del mare quando si incontra chi ha bisogno. Troppo rischioso dopo l' iniziativa della procura di Modica che ha incriminato un intero equipaggio per aver accompagnato in un porto italiano, invece che a Malta, la nave di clandestini che aveva incrociato. E' la logica della Bossi-Fini, applicata alla giustizia corrente ma anche introiettata nel carattere e nel profilo psicologico di chi vi si allinea. Siate squali, o comunque cinici, e rispetterete la legge. La scelta di «disobbedirle», annunciata da molte associazioni di volontariato, è, proprio per questo, come sempre nella pratica della disobbedienza civile, scelta di applicare principi di superiore civiltà.

    A Bologna, invece, la brutta avventura corsa dai quattro giovani marocchini scambiati per terroristi insime all'insegnante padovano che li accompagnava a regolarizzarsi (una delle molte persone, per fortuna, che magari improvvisando, sono diventate punto di riferimento per gli immigrati nella latitanza quasi totale delle istituzioni), rivela anche il carico di paranoia che distingue, insieme alla tendenza alla spettacolarizzazione delle proprie imprese, l'attuale gestione della sicurezza in Italia. Come ha scritto ieri questo giornale, un errore può certo capitare a chi lavora in un settore così delicato, ma l'allestimento della notizia, la teatralizzazione della cattura e dell'intera operazione, tradiscono un di più di avventatezza e, peggio, una vocazione a esasperare la situazione e ad amplificare il «caso» che esprimono un'attitudine, un metodo. C'è del metodo, in questo errore, insomma. Del resto, da più di un anno, non passa settimana senza che qualche ministro, con supporto di servizi e apparati, non annunci attentati e catastrofi varie.

    Come l'impagabile Martino di qualche settimana fa: «Non si sa quando, non si sa dove, non si sa a opera di chi, ma di sicuro avverrà prossimamente un attentato in Occidente». «Ricordati che devi morire», ripeteva il Savonarola messo in caricatura da Benigni e Troisi tornati indietro nel tempo in «Non ci resta che piangere». «Mo' me lo scrivo», rispondeva scocciato Troisi all'ennesima profezia portasfiga. Converrebbe associarsi, tanto, anche quando ci prendono (o c'azzeccano i servizi: come nel caso di Marco Biagi), questi lasciano che il peggio accada, e a volte lasciano pensare che il peggio lo auspichino (così da poter dire di averlo detto, e da rimestare nel dopo evento choc).

    Ancora, ieri a Treviso alcune famiglie di immigrati regolari, con almeno una ventina di bambini, sono state brutalmente cacciate dalle case che occupavano abusivamente e si sono dovute accampare prima dentro e poi sul sagrato del Duomo perché una qualche soluzione cominciasse a essere cercata. Naturalmente, per iniziativa del prefetto e soprattutto della chiesa trevigiana, non certo dell'amministrazione leghista del sindaco Gentilini. Il comune ha incredibilmente dichiarato che, non essendo residenti a Treviso, questi immigrati, tutti regolarmente occupati in aziende della zona, non possono essere assistiti. E' chiaro? Io non ho la casa, e quindi non ho la residenza, e dunque non posso chiedere una casa perché non ho la residenza, anche se lavoro qui onestamente, anche se ho i bambini con me. Sarebbe una farsa, se non fosse un dramma. Se non fosse la più coerente traduzione nella vita reale di una vecchia vignetta di Altan. «L'economia ha bisogno degli stranieri», dice un tale azzimato. «Sarò xenofobo solo dopo le otto di sera e nei giorni festivi», gli risponde un suo clone. Fedeli interpreti, entrambi, della schifosa miscela di cinismo e ipocrisia di cui è fatta la morale dominante.

    Nota: Il Manifesto - 24.08.02

  3. #3
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    24.08.2002 - Gli skinheads in azione contro i sans-abri di Treviso
    di red

    Treviso, ora arrivano anche gli skin heads. E' successo questa notte. Come è noto, il piazzale davanti al Duomo di Treviso è occupato da una cinquantina di uomini, donne e bambini maghebini. Tutti col regolare permesso di soggiorno. Stanno lì a protestare perché le case che avevano occupato sono state distrutte per decisione del sindaco leghista della città.

    Su "commissione" di un altro consigliere leghista, proprietario degli stabilimenti, già inquisito per incitamento all'odio razziale. Al gruppo di extracomunitari, che comprende anche numerosi bambini - uno dei quali ha solo una settimana - col passare del tempo s'è riunita un gruppo di giovani e di persone venute fin qui per portare la solidarietà.

    Il tutto controllato a vista dalla polizia. Ma evidentemente la "vigilanza" delle pattuglie non è bastata. Di notte, un gruppetto di ragazzotti con le teste rasate è arrivato a piedi. Ha urlato le solite frasi razziste, qualche insulto e ha lanciato contro il gruppo di manifestanti alcune bottiglie vuote. Una s'è rotta sul sagrato, lanciando le schegge tutt'attorno.

    Durissima la reazione delle forze democratiche che hanno chiesto alla polizia di adempiere fino in fondo al proprio dovere. Assicurare alla giustizia i teppisti, insomma, non dovrebbe essere difficile. Tanto più che, così sembra, uno dei ragazzi che era al Duomo assieme agli extracomunitari avrebbe ripreso tutta la scena con una telecamera amatoriale. La Questura di Treviso comunque respinge le accuse. Ma si limita a spiegare che gli skinheads responsabili dell'azione sarebbero meno degli otto segnalati e che non ci sarebbe alcun ferito.

    Il gruppo «M21», che da due giorni sostiene gli immigrati sfrattati, denuncia comunque che la Polizia, dopo aver impiegato decine di uomini per eseguire lo sfratto e presidiato in continuazione piazza Duomo per tutta la giornata, fosse assente la scorsa notte, al momento dell'accaduto.

    Nota: L'Unità online

  4. #4
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    24/08/2002 «Parlano i protagonisti: «Abbiamo lavoro e soldi. La casa non ce la danno per razzismo»
    di Antonio Iovane

    Yousse Benrioui è il rappresentante della Comunità marocchina a Treviso, e da due giorni è "barricato" in sacrestia assieme ad altre decine di persone. Definisce la situazione di Treviso «un disastro». Ma promette la resistenza a oltranza. Almeno finché non «avremo ciò che ci spetta».

    Cioè?

    «La casa. Ci sono centinaia di appartamenti che non ci vogliono affittare. Noi guadagniamo come i cittadini italiani, siamo disposti a pagare l'affitto. Ma a loro non importa».


    Ce l'avete con i proprietari delle case, non con il Comune?

    «Se c'è un'amministrazione che governa bene la gente gli affitti li concede. Ma questa amministrazione non è capace d di creare una città aperta ai diritti, sanno solo strumentalizzare la nostra presenza qui».


    Il motivo è sempre lo stesso?

    "Sì, siamo musulmani. Siamo arabi. E loro non vogliono rispettare la nostra nascita e il nostro credo. Pensare che noi ci chiamiamo "fratelli"»


    La situazione è peggiorata dopo l'11 settembre?

    «C'è più razzismo, sì. Troppo, troppo, troppo. Ma noi non siamo affatto disposti a cambiare la nostra religione».


    E l'atteggiamento dei cittadini di Treviso qual è? Niente solidarietà?

    «Ci guardano. Qualcuno, ogni tanto si ferma a parlare, a solidarizzare. C'è una parte che ha buon cuore, ma la maggioranza sta dietro ai fanatici. E poi tutta questa solidarietà che ci sta piovendo dal cielo dov'era quando hanno violentato i nostri diritti?».

    "Violentato" i vostri diritti?

    «Per dirne una, il giorno dello sgombero quattro poliziotti hanno preso una donna incinta e l'hanno buttata fuori di forza. E hanno dato dello "schiavo" al marito».


    Anche ieri avete subito delle provocazioni?

    «Sì, un gruppo di dieci persone ha cominciato a gridarci contro: "via i musulmani", "bastardi", "assassini", "terroristi". Poi hanno buttato bottiglie contro donne e bambini che sono stati terrorizzati».


    E la polizia?

    «Non c'era. Anzi, è arrivata quando gli skinshead erano già andati via. Poi, andata via la polizia, quelli sono tornati e hanno ricominciato»

    Vuole dire che la polizia non è lì fissa?

    «No»

    E la Curia? Non sta mediando?

    «Innanzitutto bisogna dire che l'unica proposta concreta è venuta da loro: ci è stata offerta una sistemazione di tre giorni in un albergo. Va bene per l'emergenza ma noi, è ovvio, non possiamo accettare. Non possiamo accettare di restare una vita in una stanza di hotel. Come tutti, abbiamo diritto ad una casa. Io non so se la nostra presenza qui, nella Chiesa, dia fastidio o meno. E' evidente comunque che qualcuno non ci vuole qui nel Duomo. Ripeto, però: la soluzione sarebbe semplicissima. Noi chiediamo case in affitto, che vogliamo pagare»

    Quando pensate di andare via dalla chiesa?
    «Quando ci daranno la casa. Ma pretendiamo una risposta chiara».

    Nota: L'Unità

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  6. #6
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    25.08.2002

    Terza notte nel Duomo dei senza casa di Treviso. Il vescovo promette una soluzione
    di red.

    Monsignor Paolo Magnani, vescovo di Treviso, ha celebrato la messa davanti al Duomo, dove, da giovedì 22 agosto, immigrati regolari magrebini insieme con le famiglie, protestano contro lo sfratto da alcune abitazioni popolari che erano state occupate un anno fa.

    Dopo la messa, alla quale hanno assistito alcuni degli immigrati, monsignor Magnani è uscito dalla chiesa e si è intrattenuto nel colonnato con alcune delle famiglie di magrebini, prendendo in braccio e parlando con molti dei bambini. Li ha poi rassicurati, dicendo che la Curia sta lavorando in silenzio per offrire al massimo tra due o tre giorni, una soluzione definitiva al problema degli alloggi. Le mogli con i bambini degli immigrati che hanno avviato la protesta, avevano accettato di trascorrere la scorsa notte in alcune case messe loro a disposizione, ma sono tornate ad occupare il colonnato del duomo.

    Nel frattempo, secondo quanto annunciato da Sergio Zulian, del comitato M21 di Treviso, un organizzazione vicina ai centri sociali che sta assistendo il gruppo, è stata avviata una raccolta di firme per sensibilizzare il sindaco e il presidente della Provincia sul problema degli alloggi per gli immigrati.

    Alla messa era presente anche in Questore di Treviso, Dante Consiglio, che si è attivato affinchè non ci fossero nuovi disordini. Dopo l'incidente della notte tra venerdì e sabato, quando un gruppo di giovani naziskin aveva aggredito i magrebini, la notte tra sabato e domenica è trascorsa senza incidenti, anche grazie alla presenza fissa di un blindato della polizia.

    L'unità

  7. #7
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    Originally posted by Paddy Garcia
    24/08/2002 «Parlano i protagonisti: «Abbiamo lavoro e soldi. La casa non ce la danno per razzismo»
    di Antonio Iovane


    «La casa. Ci sono centinaia di appartamenti che non ci vogliono affittare. Noi guadagniamo come i cittadini italiani, siamo disposti a pagare l'affitto. Ma a loro non importa».


    Ce l'avete con i proprietari delle case, non con il Comune?

    «Anche ieri avete subito delle provocazioni?

    «Sì, un gruppo di dieci persone ha cominciato a gridarci contro: "via i musulmani", "bastardi", "assassini", "terroristi". Poi hanno buttato bottiglie contro donne e bambini che sono stati terrorizzati».


    E la polizia?

    «Non c'era. Anzi, è arrivata quando gli skinshead erano già andati via. Poi, andata via la polizia, quelli sono tornati e hanno ricominciato»
    Negli anni sessanta, quelli della grande migrazione dal Sud alla Fiat, a Torino, su molti palazzi, compaervero dei cartelli con su scritto Non si affitta a meridionali. La storia si ripete: idiozia razzista allora, idiozia razzista oggi.

  8. #8
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    Il vescovo di Treviso: «Questi immigrati sono il vostro peccato mortale»
    di Michele Sartori

    «Cosa fate là fuori? Entrate, questa è la casa di Dio, la casa di tutti». Il vescovo accoglie in Duomo i quaranta marocchini sfrattati, bivaccanti davanti alle porte della chiesa. Li sistema nella cappella della Madonna, sulla destra, c'è spazio . All'ora della messa, predica ai fedeli indicandoli: «Cristo è venuto sulla terra per dare scandalo. Questi sono i poveri cristi di oggi, i beati ultimi, nostri fratelli, uomini donne e bambini sulla strada perché nessuno vuole affittargli una casa. Che vergogna, che peccato mortale per tutti noi!».

    Eh, magari: son cose da «Miserabili». Questo è il sogno che avevano fatto Michele, Sergio, Laila, quando le ruspe del comune hanno raso al suolo le case popolari occupate da una comunità di marocchini, e hanno deciso di portarli ad abitare simbolicamente davanti alle porte del Duomo. Adesso è il terzo giorno, è domenica mattina, il vescovo Paolo Magnani ha appena finito di celebrare la messa grande, decide di uscire, di vedere: «Dove sono?». Là in fondo, eminenza. «I bambini, dove sono i bambini?». Qua, in braccio alle mamme. «Adesso diamo le caramelle ai bambini. Tieni, prendi le caramelle. Tieni, prendi». Ha la mano piena di caramelle, le tasche sotto la stola piene di caramelle. Al bambino: «Tò, la caramella». Alla mamma, rapido: «Io sto facendo molto, spero di aiutarvi, non dovete star qui in eterno». Al bambino: «Prendi la caramella, è buona». Alla mamma: «Penso a voi, non crediate che io sia indifferente. Nel giro di due-tre giorni spero che tutto sia risolto». Al bambino: «Ecco, prendi le caramelle». Alla mamma: «Ma non lasciatevi tirare a forme estreme».

    Povero vescovo. Che colpe ne ha, lui? L'hanno preso in mezzo. Gli immigrati, e quei ragazzacci no global dell'«M21», gli dicono: «Trovaci una casa». I leghisti, che governano Treviso con lo sceriffo Gentilini, gli dicono: «Giusto, trovagliela tu». Il più insistente è il senatore Piergiorgio Stiffoni. Che da una parte vede rosso: «Hanno un bel coraggio, questi, ad occupare il Duomo. A Casablanca li avrebbero già gettati in mare. Il Duomo di Treviso non è mai stato occupato, mai! Neanche dai nazisti! Neanche da Napoleone, che aveva portato i cavalli dentro Santa Caterina!». Dall'altra rispolvera antiche ruggini con monsignor Magnani: «Quello non è un vescovo, è un agente immobiliare. La curia possiede condomini interi, tutti affittati a caro prezzo, e sta anche molto attenta a chi li dà, solo gente solida, coppie sposate con redditi fissi. Vediamo un po', se ne affitta qualcuno agli immigrati». E il sindaco? Gentilini esterna da una festa leghista: «Dietro la protesta c’è una cospirazione bolscevica! Non vogliamo casbe in città! Gli immigrati annacquano la nostra civiltà, la nostra razza Piave!».

    Che città, la Treviso del terzo millennio. Bellissima. Sotto il vestito, niente. Vive di immigrati, e li teme. Giovedì i marocchini sono entrati in duomo per due ore. Si è scatenata la rabbia: «Profanazione!». Il vescovo ha dovuto quietare, «non c'è stata profanazione». Adesso il pronao, saliti dieci gradini, sotto sei gigantesche colonne, è un limbo. Una quarantina di marocchini, uomini e donne, bambini e ragazzi. Stuoie colorate per terra, per dormire. Bottiglie d'acqua e angurie, trapunte luride e vecchie coperte. Odori acidi, marmi lerci. La vita non è fatta di rose, quando ti demoliscono la casa sulla testa, togliendoti anche il resto, abiti, piatti, mobili che stavi comprando a rate, saponi, dentifrici, pannolini. Da questo piccolo monte Nebo, scrutano come Mosè la terra promessa. Non gli serve una valle di latte e di miele, gli basta un buco per dormire, come a Giuseppe e Maria. Per di più, pagando.

    Rari fedeli gli passano accanto scantonando, per andare a messa. Gli ingressi del Duomo sono vigilati, è nato, con tanto di badge, un improvvisato «servizio d'ordine» cattolico, ragazzi e qualche adulto possente. Il sacrista sorride: «Da giovedì la gente non viene. Hanno paura. Arrivano solo turisti». Entra una signora anziana: affitterebbe la casa ad un marocchino? «Mai! Io la casa me la sono fatta coi miei soldoni, lavorando una vita; se la facciano anche loro». Un'altra: aiuterebbe i marocchini? «Se vogliono del pane, lo do: non sono cattiva. Altro, no». Due pensionati: «Dovrebbero passare quello che abbiamo passato noi in miniera, prima di protestare». «Io vorrei occupare una moschea, e poi vedere cosa succede». Un giovane scout: «Hanno ragione a protestare, ma sono strumentalizzati. Mi dà fastidio che occupino proprio la chiesa».

    Predica, in una chiesa semipiena, del vescovo: «La differenza di fede con gli islamici è irriducibile, non è irriducibile essere tutti persone che nascono, muoiono, soffrono». Raccoglimento finale: «Per coloro che non hanno un alloggio, affinchè trovino persone accoglienti e disponibili, preghiamo». Don Giorgio, il parroco, si appella: «Se qualcuno sa di qualche casa libera. . .». Nessuno sa.
    Che lavoro sta facendo, sotto sotto, la Chiesa? Quello che toccherebbe alla politica. Venerdì il vescovo ha cercato il sindaco Gentilini: «Non si è fatto trovare». El vècio alpìn, il marshall Genty, ha zero intenzioni di pensare agli immigrati, se non per sbatterli via. Ha sostenuto la tesi che gli immigrati non risiedono a Treviso, dunque non è affar suo. Lorenzo Biagi, portavoce del vescovo, ridacchia: «In comune dicono che sono marocchini di Venezia! Sono di Borgo Venezia, che è un quartiere di Treviso». Monsignor Magnani è passato al prefetto; ha trovato il vice. Oggi, dovrebbe esserci un incontro.
    I marocchini aspettano, testardi. Per una notte le donne e i bambini sono andati in case di amici per lavarsi, riposarsi un po'. Tre sono state ospitate dalla gente di «M21». Solo una, dalla classica «cittadina qualsiasi» di buon cuore, fattasi avanti spontaneamente: Carmela Cocco, pensionata. Attenzione: l'unico esemplare solidale vive a Treviso, ma è veneziana purosangue. Tanto per restare in tema: altra razza. Dice: «Per prima cosa, mi sono scusata con loro in quanto italiana». Sotto le colonne passano preti dei migranti, attori come Paolini, politici un po' convinti un po' spiazzati, vecchi partigiani. «Sono qui perché è giusto esserci», dice il segretario regionale diessino Cesare De Piccoli. E Giampaolo Sbarra, il diessino avversario storico di Genty in comune: «Le case sfitte ci sono, gli immigrati possono pagare, bastava che il comune si attivasse per costituire un fondo di garanzia per rassicurare i privati. Ci stavano anche gli industriali. Il comune non ha voluto. Questi problemi non si risolvono perché fa comodo perpetuare il gioco delle parti: tu occupi, io sgombero, tu sgomberi, io occupo».

    Arriva una ragazza albanese, eccitata: «Questi fare furbi, vuole soldi solo per bere. Io qui da un anno e ancora no permesso, che paura hanno di me?». Mohamed, camionista da Rabat, il più anziano coi suoi 46 anni, spiega paziente: «Io sono in Italia da 24 anni, ho moglie,quattro figli, guadagno un milione e seicentomila al mese. Per affittarmi un monolocale chiedono un milione e trecentomila. Abbiamo vissuto un anno in un furgone, prima di occupare quelle case, che erano del comune, vuote, senza finestre». Amin, uno dei figli, che fa le superiori e parla in trevigiano, s'infiamma: «Quele case non gèra da buttar giù. L'hanno fatto solo parchè gerimo marocchini». Dal Duomo esce un comunicato ufficiale: «Sofferenza, disorientamento» per l'occupazione, ed insieme condanna del modo in cui Treviso calpesta la dignità degli immigrati; per la loro esistenza, finalmente sbuca il termine giusto: «un calvario».

    L'Unità

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    Predefinito Soluzione per gli sgomberati?

    TREVISO 26/08 - 21.45 - Quattro case dalla Curia e cinque dai comuni limitrofi dove gli immigrati lavorano, per le famiglie sgomberate da Borgo Venezia. Centro di accoglienza per i singoli. Questa la proposta dopo l'incontro del tardo pomeriggio. Ora è aperta la trattativa, soprattutto per le sorti dei singoli. L'ipotesi sarebbe trovare due case dove accorparli, per evitare una lunga permanenza in un centro di accoglienza a cittadini lavoratori. L'affitto per ogni appartamento sembra fissato a 500 euro.

    Da: www.sherwood.it

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    Cool Buono no?

    Nove case per le famiglie sgomberate mi sembra un ottima soluzione, e peraltro sancisce la vittoria di una lotta portata avanti coraggiosamente dalla comunità migrante.

    Gentilini, lo sceriffo razzista, il John Waine dei celoduristi che oggi delirava di voler tenere solo due persone e rimpatriare gli altri è stato umiliato dagli stessi assessori alle politiche sociali di tutti i comuni coinvolti, dalle rappresentanze della Coldiretti e Unindustria, dai sindacati e dalla Curia trevigiana che hanno cercato il dialogo con gli occupanti.

    "Stranieri, non lasciateci soli con i francesi!"
    PARIGI, GRAFFITO, 1995



 

 
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