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  1. #1
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    Predefinito Facciamoci sempre riconoscere ...

    Il j’accuse del Los Angeles Time
    06 Gennaio 2006

    ROMA
    «Può uno stato guidato dall'individuo più ricco della nazione, le cui aziende traggono grande vantaggio dai benevoli interventi statali, essere un membro del G8?».
    E ancora, «può uno stato il cui leader controlla tutti i canali televisivi nazionali avere i requisiti per far parte di un circolo di democrazie?».

    Se ci fossero ancora dubbi circa l'identità dello stato cui si fa riferimento, ecco nuovi indizi:
    «Dovrebbe uno stato il cui leader riscrive le leggi per salvare se stesso e i suoi amici dal procedimento per l'accusa di corruzione superare il test in democrazia e rispetto della legge?».
    E, per ultimo, «può uno stato il cui leader fa approvare delle modifiche alla Costituzione per favorire il suo partito alle elezioni sedere al tavolo accanto a Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti?».

    Sono le domande che Graham Allison, editorialista del Los Angeles Times, ha rivolto mercoledì scorso ai suoi lettori, prendendo spunto dalla richiesta di due senatori americani di sospendere la Russia dal G8 perché non possiede gli standard democratici che «caratterizzano ogni altro membro».

    Siamo sicuri, deve essersi chiesto a questo punto Allison, che ogni altro membro del G8 possieda questi standard?
    Il riferimento, esplicito a questo punto, è l’Italia di Berlusconi e per Allison il responso è no.
    Gli interrogativi retorici di prima equivalgono alla dimostrazione del teorema.
    Ma Allison non rinuncia a un excursus sulle malefatte del cavaliere, ricordando, tra le altre cose, che «nello sforzo di mantenere la magggioranza, Berlusconi ha stravolto i connotati della legge elettorale». Mentre «continua a far votare leggi che liberino lui e i suoi soci dalle accuse di falso in bilancio, corruzione e altri crimini».
    Senza dimenticare le tv, quelle di sua proprietà e quelle pubbliche «che controlla grazie alla sua abilità di influenzarne le scelte».

    g.rom.

    http://pqasb.pqarchiver.com/latimes/...i%2C+democracy

  2. #2
    Sospeso/a
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    Citazione Originariamente Scritto da mike51
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa AMATI75

    Guarda che i giochettini di potere fra giornali liberal e cons ci sono anche negli USA eh... Berlusconi e' alleato di Bush..mettere in cattiva luce Berlusconi, mette in cattiva luce Bush, semplice.

    Allison lavoro' nell' amministrazione Clinton... che ovviamente non ha nulla di male, anzi, ma ha le sue idee come tutti noi del resto.

    Cmq se leggi l'articolo che ha fatto sul LA Time cita la Freedom House... associazione che ha detto chiaro e tondo che ha sbagliato giudizio dato che non aveva chiare informazioni...capirai..si basava su Repubblica....

    Poi puoi pensare che quello scritto sopra abbia un senso o meno... affari tuoi, vorrei solo ricordarvi che anche all'estero i giornalisti sono persone con idee ed "agende" propie, non robot dal pianeta Vulcano..

    Ora..so cosa ha detto Mr. Boiata .. ma che piaccia o non piaccia, in tutti i paesi ci sono i giornali pro contro qualcuno, tendenti ad una idea piuttosto che ad un altra, ad esempio il NY Times e' Democratico il Wash. Post e conservatore ecc ecc....
    Se tu prendi un articolo da Repubbluca su Bush ed uno da Libero, leggerai due cose completamente diverse.. all'estero mica e' diverso.

  3. #3
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    Guarda che i giochettini di potere fra giornali liberal e cons ci sono anche negli USA eh... Berlusconi e' alleato di Bush..mettere in cattiva luce Berlusconi, mettere in cattiva luce Bush, semplice.

    ??????????
    quindi non è vero che il cavaliere è il monopolista dell'informazione in italia??
    lo ha detto persino churchill a suo tmpo:
    è un pericolo per il paese il controllo che il capitale e la finanza esercitano sulla politica e l'informazione
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  4. #4
    Sospeso/a
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    Citazione Originariamente Scritto da cciappas
    Guarda che i giochettini di potere fra giornali liberal e cons ci sono anche negli USA eh... Berlusconi e' alleato di Bush..mettere in cattiva luce Berlusconi, mettere in cattiva luce Bush, semplice.

    ??????????
    quindi non è vero che il cavaliere è il monopolista dell'informazione in italia??
    lo ha detto persino churchill a suo tmpo:
    è un pericolo per il paese il controllo che il capitale e la finanza esercitano sulla politica e l'informazione
    Monopoliasta dell'informazione? Ha sicuramente una posizione di vantaggio, ma per esere monopolista dovrebbero scomparire i giornali di sx, le reti tipo Rai 3, i programmi come Ballaro', Rainews24 ecc ecc... del resto nel caso la CDL perda le prossime elezioni la sx diventerebbe "padrona" delle reti RAI (come abbiamo gia' visto nella passata legislatura) e "amica" della pmaggiorparte delle testate giornalistiche del paese, in sostanza avremmo uan situaizone inversa.

    Come risolverlo, aumentando i sogetti nella TV, privatizzando la RAI e lasciando un unico canale stile PBS..ma cio' non accadra' mai.

  5. #5
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    Visto che in questi giorni si TORNA a (stra)parlare di "poteri forti"; quelli veri, oggi, sono:
    - politica
    - finanza
    - media

    E nei Paesi civili, dove più dove meno, si cerca di tenerli il più possibile SEPARATI!
    Solo nel nostro è stato possibile coagulare il TUTTO in un'unica persona.
    La stessa persona, poi, che vaneggia di "poteri forti" che lo ostacolerebbero, di "moralità" e di "vergognose commistioni tra politica e affari".
    Cosa che lui, ovviamente, "non ha mai fatto".

    Siamo davvero il Paese di Pulcinella; e l'abbiamo mandato ANCHE al governo.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    Visto che in questi giorni si TORNA a (stra)parlare di "poteri forti"; quelli veri, oggi, sono:
    - politica
    - finanza
    - media

    E nei Paesi civili, dove più dove meno, si cerca di tenerli il più possibile SEPARATI!
    Solo nel nostro è stato possibile coagulare il TUTTO in un'unica persona.
    La stessa persona, poi, che vaneggia di "poteri forti" che lo ostacolerebbero, di "moralità" e di "vergognose commistioni tra politica e affari".
    Cosa che lui, ovviamente, "non ha mai fatto".

    Siamo davvero il Paese di Pulcinella; e l'abbiamo mandato ANCHE al governo.

    parole sante! ..la statistica del 2001 dice che circa la metà degli italiani sono degli idioti!vedremo ad aprile,se qualcuno avrà recuperato un pò di intelligenza!

  7. #7
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    Il Mose di Venezia non piace all’Europa: procedura d'infrazione contro l'Italia

    di red

    La commissione europea ha inviato una lettera formale di messa in mora al governo italiano in cui si dice che prima di iniziare i lavori del sistema di dighe mobili contro l'acqua alta, è necessario uno studio sull'impatto ambientale, «studio che – sottolineano da Bruxelles - non è stato ancora fatto». Il govenro ha due mesi per rispondere poi «la commissione andrà alla corte di giustizia».
    Cacciari: «La decisione dell'ue conferma dubbi e perplessità già sollevati a suo tempo».
    http://www.unita.it/index.asp?SEZION...TOPIC_ID=46880

  8. #8
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    «Siamo i migliori, non ci facciamo intimidire»
    I corrispondenti replicano.
    Lane, Economist: il vostro premier dice una massa di fesserie


    04 Febbraio 2006
    di Wanda Marra / Roma

    OFFESI, colpiti, amaramente divertiti: i corrispondenti esteri in Italia reagiscono all’ultima boutade del premier - difficile definirla in altro modo - con una risata o con un’eloquente pausa.
    Non ci possono credere che Berlusconi abbia detto quello che ha detto ieri mattina a Omnibus: la stampa estera manda in Italia i giornalisti peggiori, che «sono collegati ai giornalisti italiani che se li coccolano... anche i quotidiani internazionali hanno qui i loro giornalisti, che non sono i migliori, diciamolo chiaro».
    E che ha insistito:
    «Se io fossi il direttore di Le Monde chi manderei in Italia volendo denigrare e avendo una posizione preconcetta...».
    Mentre l’Economist è «una causa persa».

    L’indignazione mista a incredulo divertimento trapela anche nel tono di chi si trincera dietro un «no comment», magari adducendo la linea di condotta della propria testata. Ma al di là delle risposte in battuta si nota la preoccupazione per le sorti dell’Italia, tenute in così sconsiderate mani.
    Lui, il corrispondente di Le Monde, Jean Jacques Bozonnet si limita a poche parole:
    «Berlusconi può fare tutti i commenti che vuole sul mio lavoro, ma personalmente e professionalmente preferisco il giudizio del direttore del mio giornale».
    Poi secco:
    «Non ho avuto il tempo di vederlo in televisione. Io lavoro male, ma lavoro. Non posso guardare la tv tutta la giornata».
    Esordisce con una battuta anche il corrispondente del principale settimanale britannico, l’Economist, David Lane, autore anche di un libro sul Cavaliere, «L’ombra del potere»:
    «Berlusconi dice che l’Economist è una causa persa, perché è in causa con l’Economist. E sicuramente lui è una causa persa».
    Spiega Lane che Berlusconi ha fatto due querele al suo settimanale.
    E dichiara:
    «I giornali stranieri mandano in Italia i migliori, perché solo loro possono tentare di capire la situazione molto complessa. Per di più, si tratta di giornalisti che non vengono intimiditi da Berlusconi».
    Come ormai quasi ogni settimana, nel numero ora in edicola l’Economist dedica un articolo fortemente critico su Berlusconi.
    In questo caso si parla del suo conflitto con il Presidente della Repubblica e del fatto che in Italia anche colpevoli di reati possono sedere in Parlamento.
    «A questo governo non importa nulla della legalità»
    , commenta Lane.
    E dichiara:
    «L’Economist è il giornale più conservatore che si può avere.
    È liberale, è per il mercato, ha appoggiato la guerra in Iraq e Bush. Forse per questo le sue critiche danno fastidio a Berlusconi. Lui lo definisce comunista. Chissa, forse non è in grado di leggere l’inglese. Ma dice una massa di fesserie».

    Che di certo non giovano al nostro Paese.
    Marcelle Padovani, storica corrispondente de Le Nouvel Observateur mette l’accento proprio su questo:
    «Berlusconi non si rende conto fino a che punto si è degradata l’immagine dell’Italia all’estero sotto il suo regno. Noi corrispondenti facciamo un lavoro costante di mediazione per evitare giudizi troppo pesanti sull’Italia».
    E fa notare che è dal 1994 che Berlusconi manca alla stampa estera, che definì «un covo di comunisti».
    Esordisce con un ironico «complimenti» di commento alle dichiarazioni del Premier anche Tobias Piller, corrispondente del Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano tedesco di orientamento liberale conservatore.
    E spiega:
    «Certamente questo governo non ha esagerato nel dare ai giornali stranieri dati e notizie, fatti, sulle cose che fa. Non ha mai pensato alle esigenze dei giornalisti stranieri. Berlusconi snobba la stampa estera da molti anni. E molti ministri del suo governo non si sono mai fatti vedere».

    Michael Braun, che lavora invece per un giornale tedesco di sinistra, la Taz, ironizza:
    «Pare che conosca un solo colore, il rosso».
    E spiega:
    «Tra i giornalisti tedeschi quella di corrispondente dall’Italia è considerato una delle posizioni più ambite».
    E poi:
    «All’estero Berlusconi si è conquistato gran fama di intrattenitore».
    Anche Eric Jozsef del quotidiano francese di sinistra Liberation ironizza sull’ossessione comunista del Cavaliere:
    «Prima ci trattava da comunisti, ora dice che siamo peggiori dei comunisti».
    Più seriamente:
    «Non ha mai cercato di migliorare la sua immagine all’estero, né veramente di venire all’incontro dei giornalisti stranieri.
    Questo non fa parte della sua strategia di comunicatore, che è destinata al lettore, al consumatore italiano».

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    «Siamo i migliori, non ci facciamo intimidire»
    I corrispondenti replicano.
    Lane, Economist: il vostro premier dice una massa di fesserie

    04 Febbraio 2006
    di Wanda Marra / Roma

    OFFESI, colpiti, amaramente divertiti: i corrispondenti esteri in Italia reagiscono all’ultima boutade del premier - difficile definirla in altro modo - con una risata o con un’eloquente pausa.
    Non ci possono credere che Berlusconi abbia detto quello che ha detto ieri mattina a Omnibus: la stampa estera manda in Italia i giornalisti peggiori, che «sono collegati ai giornalisti italiani che se li coccolano... anche i quotidiani internazionali hanno qui i loro giornalisti, che non sono i migliori, diciamolo chiaro».
    E che ha insistito:
    «Se io fossi il direttore di Le Monde chi manderei in Italia volendo denigrare e avendo una posizione preconcetta...».
    Mentre l’Economist è «una causa persa».

    L’indignazione mista a incredulo divertimento trapela anche nel tono di chi si trincera dietro un «no comment», magari adducendo la linea di condotta della propria testata. Ma al di là delle risposte in battuta si nota la preoccupazione per le sorti dell’Italia, tenute in così sconsiderate mani.
    Lui, il corrispondente di Le Monde, Jean Jacques Bozonnet si limita a poche parole:
    «Berlusconi può fare tutti i commenti che vuole sul mio lavoro, ma personalmente e professionalmente preferisco il giudizio del direttore del mio giornale».
    Poi secco:
    «Non ho avuto il tempo di vederlo in televisione. Io lavoro male, ma lavoro. Non posso guardare la tv tutta la giornata».
    Esordisce con una battuta anche il corrispondente del principale settimanale britannico, l’Economist, David Lane, autore anche di un libro sul Cavaliere, «L’ombra del potere»:
    «Berlusconi dice che l’Economist è una causa persa, perché è in causa con l’Economist. E sicuramente lui è una causa persa».
    Spiega Lane che Berlusconi ha fatto due querele al suo settimanale.
    E dichiara:
    «I giornali stranieri mandano in Italia i migliori, perché solo loro possono tentare di capire la situazione molto complessa. Per di più, si tratta di giornalisti che non vengono intimiditi da Berlusconi».
    Come ormai quasi ogni settimana, nel numero ora in edicola l’Economist dedica un articolo fortemente critico su Berlusconi.
    In questo caso si parla del suo conflitto con il Presidente della Repubblica e del fatto che in Italia anche colpevoli di reati possono sedere in Parlamento.
    «A questo governo non importa nulla della legalità», commenta Lane.
    E dichiara:
    «L’Economist è il giornale più conservatore che si può avere.
    È liberale, è per il mercato, ha appoggiato la guerra in Iraq e Bush. Forse per questo le sue critiche danno fastidio a Berlusconi. Lui lo definisce comunista. Chissa, forse non è in grado di leggere l’inglese. Ma dice una massa di fesserie».
    Che di certo non giovano al nostro Paese.
    Marcelle Padovani, storica corrispondente de Le Nouvel Observateur mette l’accento proprio su questo:
    «Berlusconi non si rende conto fino a che punto si è degradata l’immagine dell’Italia all’estero sotto il suo regno. Noi corrispondenti facciamo un lavoro costante di mediazione per evitare giudizi troppo pesanti sull’Italia».
    E fa notare che è dal 1994 che Berlusconi manca alla stampa estera, che definì «un covo di comunisti».
    Esordisce con un ironico «complimenti» di commento alle dichiarazioni del Premier anche Tobias Piller, corrispondente del Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano tedesco di orientamento liberale conservatore.
    E spiega:
    «Certamente questo governo non ha esagerato nel dare ai giornali stranieri dati e notizie, fatti, sulle cose che fa. Non ha mai pensato alle esigenze dei giornalisti stranieri. Berlusconi snobba la stampa estera da molti anni. E molti ministri del suo governo non si sono mai fatti vedere».

    Michael Braun, che lavora invece per un giornale tedesco di sinistra, la Taz, ironizza:
    «Pare che conosca un solo colore, il rosso».
    E spiega:
    «Tra i giornalisti tedeschi quella di corrispondente dall’Italia è considerato una delle posizioni più ambite».
    E poi:
    «All’estero Berlusconi si è conquistato gran fama di intrattenitore».
    Anche Eric Jozsef del quotidiano francese di sinistra Liberation ironizza sull’ossessione comunista del Cavaliere:
    «Prima ci trattava da comunisti, ora dice che siamo peggiori dei comunisti».
    Più seriamente:
    «Non ha mai cercato di migliorare la sua immagine all’estero, né veramente di venire all’incontro dei giornalisti stranieri.
    Questo non fa parte della sua strategia di comunicatore, che è destinata al lettore, al consumatore italiano».
    Autarchia!!!!
    Vedrai come s'incazzano i bananas.

  10. #10
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    Son gli stessi giornali che sparavano a zero contro Bush...

 

 
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