Originariamente Scritto da
MrBojangles
«Siamo i migliori, non ci facciamo intimidire»
I corrispondenti replicano.
Lane, Economist: il vostro premier dice una massa di fesserie
04 Febbraio 2006
di Wanda Marra / Roma
OFFESI, colpiti, amaramente divertiti: i corrispondenti esteri in Italia reagiscono all’ultima boutade del premier - difficile definirla in altro modo - con una risata o con un’eloquente pausa.
Non ci possono credere che Berlusconi abbia detto quello che ha detto ieri mattina a Omnibus: la stampa estera manda in Italia i giornalisti peggiori, che «sono collegati ai giornalisti italiani che se li coccolano... anche i quotidiani internazionali hanno qui i loro giornalisti, che non sono i migliori, diciamolo chiaro».
E che ha insistito:
«Se io fossi il direttore di Le Monde chi manderei in Italia volendo denigrare e avendo una posizione preconcetta...».
Mentre l’Economist è «una causa persa».
L’indignazione mista a incredulo divertimento trapela anche nel tono di chi si trincera dietro un «no comment», magari adducendo la linea di condotta della propria testata. Ma al di là delle risposte in battuta si nota la preoccupazione per le sorti dell’Italia, tenute in così sconsiderate mani.
Lui, il corrispondente di Le Monde, Jean Jacques Bozonnet si limita a poche parole:
«Berlusconi può fare tutti i commenti che vuole sul mio lavoro, ma personalmente e professionalmente preferisco il giudizio del direttore del mio giornale».
Poi secco:
«Non ho avuto il tempo di vederlo in televisione. Io lavoro male, ma lavoro. Non posso guardare la tv tutta la giornata».
Esordisce con una battuta anche il corrispondente del principale settimanale britannico, l’Economist, David Lane, autore anche di un libro sul Cavaliere, «L’ombra del potere»:
«Berlusconi dice che l’Economist è una causa persa, perché è in causa con l’Economist. E sicuramente lui è una causa persa».
Spiega Lane che Berlusconi ha fatto due querele al suo settimanale.
E dichiara:
«I giornali stranieri mandano in Italia i migliori, perché solo loro possono tentare di capire la situazione molto complessa. Per di più, si tratta di giornalisti che non vengono intimiditi da Berlusconi».
Come ormai quasi ogni settimana, nel numero ora in edicola l’Economist dedica un articolo fortemente critico su Berlusconi.
In questo caso si parla del suo conflitto con il Presidente della Repubblica e del fatto che in Italia anche colpevoli di reati possono sedere in Parlamento.
«A questo governo non importa nulla della legalità», commenta Lane.
E dichiara:
«L’Economist è il giornale più conservatore che si può avere.
È liberale, è per il mercato, ha appoggiato la guerra in Iraq e Bush. Forse per questo le sue critiche danno fastidio a Berlusconi. Lui lo definisce comunista. Chissa, forse non è in grado di leggere l’inglese. Ma dice una massa di fesserie».
Che di certo non giovano al nostro Paese.
Marcelle Padovani, storica corrispondente de Le Nouvel Observateur mette l’accento proprio su questo:
«Berlusconi non si rende conto fino a che punto si è degradata l’immagine dell’Italia all’estero sotto il suo regno. Noi corrispondenti facciamo un lavoro costante di mediazione per evitare giudizi troppo pesanti sull’Italia».
E fa notare che è dal 1994 che Berlusconi manca alla stampa estera, che definì «un covo di comunisti».
Esordisce con un ironico «complimenti» di commento alle dichiarazioni del Premier anche Tobias Piller, corrispondente del Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano tedesco di orientamento liberale conservatore.
E spiega:
«Certamente questo governo non ha esagerato nel dare ai giornali stranieri dati e notizie, fatti, sulle cose che fa. Non ha mai pensato alle esigenze dei giornalisti stranieri. Berlusconi snobba la stampa estera da molti anni. E molti ministri del suo governo non si sono mai fatti vedere».
Michael Braun, che lavora invece per un giornale tedesco di sinistra, la Taz, ironizza:
«Pare che conosca un solo colore, il rosso».
E spiega:
«Tra i giornalisti tedeschi quella di corrispondente dall’Italia è considerato una delle posizioni più ambite».
E poi:
«All’estero Berlusconi si è conquistato gran fama di intrattenitore».
Anche Eric Jozsef del quotidiano francese di sinistra Liberation ironizza sull’ossessione comunista del Cavaliere:
«Prima ci trattava da comunisti, ora dice che siamo peggiori dei comunisti».
Più seriamente:
«Non ha mai cercato di migliorare la sua immagine all’estero, né veramente di venire all’incontro dei giornalisti stranieri.
Questo non fa parte della sua strategia di comunicatore, che è destinata al lettore, al consumatore italiano».