http://www.repubblica.it/2005/l/sezi...ki1/daki1.html
L'uomo, assolto il 28 novembre dalle accuse di terrorismo internazionale
ieri è stato prelevato dalla Digos e messo in un aereo per Casablanca
Daki espulso e mandato in Marocco
Il difensore: "E' stata una rivalsa"
"Sono molto preoccupato. L'Italia non può consegnare persone
a Stati nei quali non è garantito il rispetto dei diritti umani"
Mohammed Daki
MILANO - Un'espulsione che ha il sapore di una rivalsa. E' così che il difensore di Mohammed Daki, l'avvocato Vainer Burani, giudica il provvedimento eseguito ieri nei confronti del suo cliente, il marocchino assolto il 28 novembre scorso in secondo grado a Milano dalle accuse di terrorismo internazionale e ricettazione di documenti falsi. "Questo provvedimento, dato che c'è stata un'assoluzione, sa molto di rivalsa per quello che Daki ha dichiarato, e cioè di essere stato sottoposto a interrogatori illegali. Se volevano chiarire la vicenda non l'avrebbero espulso", ha detto Burani.
Il difensore, che ha definito il provvedimento di espulsione "molto grave", ha spiegato che ieri mattina verso le 6 Daki è stato "prelevato" dalla Digos dal dormitorio della Caritas di Reggio Emilia, città dove il marocchino aveva l'obbligo di dimora e di firma, ed è stato portato all'aeroporto di Malpensa. Da qui Daki, secondo quanto riferito dall'avvocato, verso le 11 è stato imbarcato su un volo diretto a Casablanca, dove sarebbe giunto nel primo pomeriggio. Attorno alle 17 sarebbe stato trasferito in una caserma della polizia locale.
"Sono molto preoccupato, fai quello che puoi", queste le parole dette via cellulare da Daki al suo legale poco prima di salire sull'aereo. "Ho cercato di tranquillizzarlo - ha aggiunto l'avvocato Burani - Sono riuscito a mettermi in contatto con i suoi familiari e anche loro sono molto preoccupati perché non sanno cosa accadrà di lui".
"Spero che chi abbia preso la decisione di espellere Daki - ha concluso il difensore - abbia valutato tutto quello che in Marocco può succedere. E spero che abbia tenuto conto che l'Italia non può consegnare persone a Stati nei quali non è garantito il rispetto dei diritti umani. C'è di che allarmarsi".
(11 dicembre 2005)
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