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Discussione: Novena di Natale

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    Predefinito 16 dicembre - inzio novena di Natale

    Carissimi,
    quest'oggi inizia la Novena di Natale. Onde poterci preparare adeguatamente alla Venuta di N. Signore, ho pensato di postare, giorno per giorno, le riflessioni e le preghiere per 9 giorni.
    Seguirò, per la verità, due testi. Uno di stampo moderno ed uno il cui autore è S. Alfonso Maria de' Liguori.
    Cordialmente

    Augustinus

    ****

    Bernardo Strozzi, Adorazione dei pastori, 1616-18, Walters Art Gallery, Baltimora

    Adolf Hoelzel, Adorazione del Bambino, 1908, Augustinermuseum, Friburgo


    Testo 1

    PRIMO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.
    Gloria al Padre.

    Il Messia, fedele alle sue promesse


    San Paolo, nella sua predicazione, afferma decisamente: "Dalla discendenza di lui (Davide), secondo la promessa, Dio trasse per Israele un Salvatore, Gesù." (Atti 13,23) Il primo giorno dopo il sabato, alcune donne, si recarono alla tomba ove era stato deposto il corpo di Gesù. La pietra sigillata, che chiudeva il sepolcro, era stata rimossa e il corpo del Signore Gesù non fu trovato. Due uomini apparvero loro e dissero: "Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno." (cfr Lc. 24,1-8)

    Il pio israelita sa che Dio mantiene sempre le sue promesse; i salmi evidenziano bene la giustizia di Dio: "... la tua giustizia, Dio, è alta come il cielo". (SaL 71,19) "... Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, grazia e fedeltà precedono il tuo volto" (SaI. 89,15). La giustizia di Dio si identifica con la fedeltà di Dio alle sue promesse, cioè a Se Stesso: "La tua fedeltà dura per ogni generazione" (Sal 119,90). "La fedeltà del Signore dura in eterno" (Sal. 117,2).

    "Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e con-versavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed Egli disse loro: 'Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?'. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: 'Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?'. Domandò: 'Che cosa?'. Gli risposero: 'Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute' (.). Ed egli disse loro: 'Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?'. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui". (Lc. 24,13-21; 25-27)

    L'ignoranza delle Sacre Scritture, è ignoranza di Cristo, come affermava San Girolamo; anche l'incredulità verso gli agiografi, naturalmente, è causa d'incredulità in Cristo, come afferma, Gesù: "...se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?" (Gv. 5,46-47)

    Nel capitolo terzo del libro della Genesi è annunciato il protovangelo, cioè la vittoria dei figli di Dio contro le forze del male, simboleggiate dal serpente: "Allora il Signore Dio disse al serpente: '...Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno"' (Gn 3,14.15). La parola di Dio è parola creatrice: "...perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste". (Sal 33,9) Il futuro è già presente nella parola di Dio, che è l'Eterno presente. Nei libri dell'Antico Testamento è scritto: "Io sono il Signore, non cambio". (Mt. 3,6) "Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la verità, una parola irrevocabile..." (Is. 45,23) Gesù si è manifestato e definito come "la via, la Verità e la Vita" (Gv. 14,6). Anche la verità, come la giustizia di Dio, va intesa come fedeltà di Dio alle sue promesse. Gesù proclamando l'uguaglianza della sua natura con quella dell'Eterno Padre: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv. 14,9); "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv. 10,30), può anche affermare: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mt. 24,35)

    Venti secoli di cristianesimo sono una prova tangibile della fedeltà di Gesù Cristo alle sue promesse. Uomini, donne e bambini di ogni condizione, di ogni tempo, hanno sperimentato l'efficacia immutabile della parola viva del Dio Vivente, parola che non può cambiare né perdere di potenza col trascorrere dei millenni: "Se rimanete fedeli alla mia parola (dice Gesù), sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". (Gv. 8,31) Siamo tutti invitati a non chiudere gli occhi e le orecchie, ma a guardare bene e ad ascoltare attentamente gli interventi di Dio, per non essere qualificati "sciocchi e tardi di cuore" da Colui che è la Sapienza in persona, Gesù-Dio. Quante promesse, Gesù, ci ha fatto! Ha voluto che fossero messe in iscritto: un vero testamento che ha lasciato per ogni creatura umana! Non c'è posto per equivoci, lo scritto compromette, può essere contestato se non risponde al vero! "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". (Mt. 19,17) "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio". (Gv. 14,13) "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto" (Mt. 7,7-8). Annotiamo a nostro credito tutte le promesse di Gesù-Dio contenute nel Santo Vangelo e poniamo le condizioni legittime per riceverne i benefici.

    Nel libro della Genesi viene evidenziata l'opera creatrice di Dio e il rapporto, familiare, esistente tra il Creatore ed il primo uomo creato. Stupisce la condiscendenza dell'Onnipotente verso la creatura, voluta a sua immagine e somiglianza, come stupisce la semplicità dell'atteggiamento filiale della creatura con il Padre. Dio ci ha creati perché desidera che siamo suoi figli e, come tali, nel rispetto della libertà che ci ha dato, desidera intrattenersi con noi, manifestarci i suoi progetti e coinvolgerci attivamente nell'opera della sua creazione; per questo ci chiede di collaborare con lui e ci rivela i suoi decreti eterni ed insindacabili. Sempre nel capitolo terzo del libro della Genesi, leggiamo che la prima coppia umana, prevaricò e sperimentò la morte, preannunciata in caso di trasgressione del comando divino di vita, e divenne causa di morte anche per i loro discendenti. Adamo ed Eva, dopo la colpa, cercano di nascondersi da Dio; hanno paura di Dio, non lo sentono più come loro Padre ed amico.

    PREGHIAMO:

    Mio creatore, mi inviti ad avvicinarmi a Te, senza paura, con fiducia e confidenza, perché la Tua benevolenza nei miei confronti non è mutata. La Sacra Bibbia, come ci ricordano i Santi Padri della Chiesa, contiene le lettere che Tu, Padre, mi hai scritto, per dimostrarmi che sei sempre lo stesso: ineffabile, infinito, eterno ed onnipotente Amore Misericordioso, che non vuole la morte del peccatore, ma che ritorni, lasciandosi curare e ricreare da Te, per vivere, eternamente, nella Tua santa amicizia. Come lodare e ringraziare la Santissima Trinità per l'opera di recupero, salvezza e ricostruzione dell'uomo, prima annunciata e poi realizzata con l'Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione dell'Uomo-Dio, Gesù Cristo?

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, verità infallibile ed eterna, fedeltà vivente del Dio Vivente, che sei nato e sei venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, illumina le nostre menti. Donaci l'intelligenza delle Sacre Scritture affinché siamo da Te confermati, sempre più, della fede nella Tua natura divina e nelle Tue promesse. Estingui in noi il desiderio dell'effimero ed aumenta in noi la fame e la sete di giustizia che Tu solo puoi soddisfare. La Tua fedeltà, incontestabile, mi attira a fidarmi pienamente di Te e ad affidarmi totalmente a Te. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertirmi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

    ******

    Federico Fiori Barocci, Natività, 1597, Museo del Prado, Madrid

    Testo 2

    CORONELLA DA RECITARSI PRIMA DI CIASCUNA MEDITAZIONE

    I. Gesù mio dolcissimo, che nascesti in una grotta e poi fosti collocato in una mangiatoia sulla paglia, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà Signore, abbi di noi pietà.

    Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.

    II. Gesù mio dolcissimo, che fosti presentato ed offerto da Maria nel tempio, per esser poi un giorno sacrificato per noi sopra la croce, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    III. Gesù mio dolcissimo, che fosti perseguitato da Erode e costretto a fuggire in Egitto, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    IV. Gesù mio dolcissimo, che dimorasti in Egitto per sette anni povero, sconosciuto e disprezzato da quella gente, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    V. Gesù mio dolcissimo, che ritornasti alla tua patria per esser ivi un giorno crocifisso in mezzo a due ladri, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    VI. Gesù mio dolcissimo, che fanciullo di dodici anni rimanesti nel tempio a discutere con i dottori, e dopo tre giorni fosti ritrovato da Maria, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    VII. Gesù mio dolcissimo, che vivesti nascosto per tanti anni nella bottega di Nazareth servendo a Maria ed a Giuseppe, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    VIII. Gesù mio dolcissimo, che tre anni prima della tua Passione uscisti a predicare insegnando la via della salvezza, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    IX. Gesù mio dolcissimo, che finalmente per nostro amore terminasti la vita morendo in croce, abbi di noi pietà.

    R). Abbi pietà, ecc.

    MEDITAZIONE I
    Dell'amore di Dio in farsi uomo
    --------------------------------------------------------------------


    Consideriamo l'amore immenso che Iddio ci dimostrò in farsi uomo per ottenere a noi la salute eterna.
    Pecca Adamo il nostro primo padre, e ribellandosi a Dio vien discacciato dal paradiso e condannato alla morte eterna con tutti noi suoi discendenti. Ma ecco il Figlio di Dio che vedendo perduto l'uomo, per liberarlo dalla morte si offre a prendere carne umana ed a morire giustiziato in croce.
    Ma, Figlio, par che allora gli dicesse il Padre, pensa che in terra dovrai fare una vita umile e penosa. Dovrai nascere in una grotta fredda ed esser posto in una mangiatoia per bestie. Dovrai bambino fuggire in Egitto per scampare dalle mani di Erode. Ritornato dall'Egitto dovrai vivere in una bottega da umile garzone, povero e disprezzato. Finalmente, a forza di dolori, dovrai lasciar la vita sopra una croce, svergognato ed abbandonato da tutti. Padre, non importa, risponde il Figlio, di tutto mi contento, purché si salvi l'uomo.
    Che si direbbe mai se un principe, avendo compassione d'un verme morto, volesse diventare egli verme, e facendo un bagno del suo sangue, morisse per dar la vita al verme? Più di questo ha fatto per noi il Verbo Eterno, ch'essendo Dio ha voluto farsi verme come noi e morire per noi, affin di acquistarci la vita perduta della grazia divina. Vedendo egli che con tanti doni a noi fatti non aveva potuto guadagnarsi il nostro amore, che fece? Si fece uomo e ci diede tutto se stesso (cf.. Gv 1, 14 e Ef 5, 2).
    L'uomo disprezzando Dio, dice S. Fulgenzio, si parti da Dio; ma Iddio amando l'uomo, venne dal cielo a ritrovare l'uomo. E perché venne? Venne affinché l'uomo conoscesse quanto Dio l'amava e così almeno per gratitudine l'amasse. Anche le bestie che ci vengono appresso si fanno amare; e noi perché siamo così ingrati con un Dio che scende dal cielo in terra per farsi da noi amare? Un giorno, dicendosi da un sacerdote quelle parole della Messa "E il Verbo si fece carne", un uomo ivi presente, non fece alcun atto di riverenza; allora il demonio gli diede un grande schiaffo, dicendogli: Ah ingrato! Se Dio avesse fatto tanto per me quanto ha fatto per te, io starei sempre colla faccia per terra a ringraziarlo.

    Affetti e preghiere

    O Figlio di Dio, tu ti sei fatto uomo per farti amare dagli uomini, ma dov'è l'amore che gli uomini ti portano? Tu hai dato il sangue e la vita per salvare le anime nostre, e perché poi ti siamo noi così sconoscenti che, in vece d'amarti, ti disprezziamo con tanta ingratitudine? Ed ecco, Signore, io sono stato uno che più degli altri ti ho maltrattato così. Ma la tua Passione è la speranza mia. Deh per quell'amore che ti fece prendere carne umana e morire per me sopra la croce, perdonami tutte le offese che ti ho fatte.
    Ti amo, o Verbo Incarnato, ti amo, mio Dio, ti amo, bontà infinita; e mi pento di quanti disgusti ti ho dati, vorrei morirne di dolore. Dammi, Gesù mio, il tuo amore, non mi far vivere più ingrato all'affetto che mi hai portato. Io ti voglio sempre amare. Dammi la santa perseveranza.
    O Maria, Madre di Dio e madre mia, impetrami tu dal tuo Figlio la grazia di amarlo sempre, sino alla morte.

    TU SCENDI DALLE STELLE
    ----------------------------------------------------------------------


    Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo,
    E vieni in una grotta al freddo, al gelo:
    O Bambino mio Divino, - Io ti vedo qui a tremar.
    O Dio Beato, E quanto di costò l'avermi amato!

    A te, che sei del mondo il Creatore,
    Mancano panni e fuoco, o mio Signore,
    Caro eletto Pargoletto, - Quanto questa povertà
    Più m'innamora! Giacchè ti fece amor povero ancora.

    Tu che godi il gioir nel divin seno,
    Come vieni a penar su questo fieno?
    Dolce Amore del mio core, - Dove amor ti trasporto?
    O Gesù mio, Per chi tanto patir? per amor mio!

    Ma se fu tuo volere il tuo patire,
    Perché vuoi pianger poi, perché vagire?
    Sposo mio, amato Dio, - Mio Gesù, t'intendo si:
    Ah! mio Signore, Tu piangi non per duol, ma per amore.

    Tu piangi per vederti da me ingrato,
    Dopo si grande amor, si poco amato.
    O Diletto del mio petto, - Se già un tempo fu così,
    Or te sol bramo, Caro, non pianger più, ch'io t'amo, io t'amo.

    Tu dormi, o Ninno mio, ma intanto il core
    Non dorme no, ma veglia a tutte l'ore.
    Deh! mio bello e puro Agnello, - A che pensi? Dimmi tu:
    O Amore immenso! A morire per te, rispondi, io penso.

    Dunque a morir per me, tu pensi, o Dio;
    E chi altro amar fuori di te poss'io?
    O Maria, Speranza mia, - S'io poc'amo il tuoGesù,
    Non ti sdegnare: Amalo tu per me, s'io nol so amare.

    Francisco de Zurbaran, Adorazione dei pastori, 1638-39, Musée des Beaux-Arts, Grenoble

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    Predefinito II giorno

    Domenico Beccafumi, Madonna con Gesù Bambino e S. Giovannino, 1540, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

    Testo 1

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre.

    Il Messia, atteso dai Patriarchi


    Nel libro della Genesi, al cap. 12, emerge, imponente, la persona di Abram, nostro Padre nella fede. "Il Signore disse ad Abram: 'Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò " (Gn. 12,1). Abram riceve dal Signore la promessa di benedizione: Abram sarà il capostipite di "un grande popolo" "una nazione grande e potente" e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra" (cfr Gv. 12,2; 18,18 ).

    Dopo avere superato la grande prova, il sacrificio del figlio Isacco, Dio confermò le sue benedizioni ad Abramo: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce" (Gn. 22. 16-18).

    Abramo è grande perché ha obbedito alla voce di Dio. Ascoltando e mettendo in pratica la parola di Dio, Abramo è diventato causa di benedizioni divine per sé e per tutto il genere umano. L'uomo che consapevolmente chiude le orecchie alla voce di Dio è come morto, inerte, non avendo comunicazione con la fonte della vita; è come inesistente anche per l'umanità. Al battesimo di Gesù, nel fiume Giordano, e sul monte Tabor, risuona nell'aria una voce che indica, in Gesù, Colui che deve essere ascoltato: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt.3,17). "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo" (Mt 17,5). Gesù evidenzia la necessità vitale, per ogni creatura umana, di ascoltare e mettere in pratica le sue parole: "Gesù allora disse a quei giudei che avevano creduto in Lui: 'Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi' (..) 'In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte'. Gli dissero i giudei: '...Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte. Sei tu più grande del nostro Padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti...'. Rispose Gesù: 'Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: E 'nostro Dio! ... Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò... in verità, in verità vi dico: Prima che Abramo fosse, Io sono"' (Gv. 8,31.51-54.58).

    L’evangelista Matteo all'inizio del suo Vangelo, evidenzia che il Messia atteso è discendente di Abramo, nella linea davidica: "Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo" (Mt. 1,1): ma è Dio che opera direttamente il concepimento del Messia, nel seno immacolato della vergine d'israele: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio "Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc. 1,35.32-33).

    L'Arcangelo San Gabriele conferma, nell'annunciazione a Maria Santissima, le promesse messianiche manifestate nella benedizione di Giacobbe a Giuda: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli" (Gn. 49,10). È confermata, anche, la promessa di benedizione che il Signore aveva concesso a Giacobbe, dopo essersi manifestato come "il Dio di Abramo e il Dio di Isacco ... saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra" (Gn. 28,14). VI. La prima creatura che riconosce la fonte di ogni benedizione, nel figlio della Sempre Vergine Maria, è sua cugina Elisabetta: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? (Lc.1,42-43). La Madre di Dio disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri Padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre (Le. 1,46.54-55).

    La conoscenza di Dio e dei misteri di Dio non è mai il risultato di studi di laboratorio o di elucubrazioni filosofiche; Colui che è, l'incomprensibile, si rivela sempre e solo se vuole, quando vuole, come vuole e a chi vuole: "Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: 'La gente chi dice che sia il Figlio dell'Uomo?'. Risposero: Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti'. Disse loro: 'Voi chi dite che io sia?'. Rispose Simon Pietro: 'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente'. E Gesù: 'Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne nè il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli"' (Mt. 16,13-17).

    Dopo la sua risurrezione, Gesù conferma la sua regalità universale, secondo le promesse divine fatte ai Patriarchi: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono. con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt. 28,18-20).

    E' meraviglioso constatare la concretizzazione positiva delle benedizioni divine elargite ai Patriarchi, anche a distanza di secoli. Il segno certo che una profezia è di origine divina è quando, questa, si realizza perfettamente. Chi è come Dio? Solo Dio può senza confusione ed errore vedere chiaramente tutto il passato e fissare lo sguardo sull'ultimo respiro che l'uomo avrà sulla terra. Dio lascia libero l'uomo di rendersi degno di benedizione o di maledizione: "Vedete, io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione: la benedizione, se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi vi dò; la maledizione, se non obbedite ai comandi del Signore vostro Dio e se vi allontanate dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire déi stranieri, che voi non avete conosciuti" (Dt. 11,26-28). voglio lodare e ringraziare Santissima Trinità, per mezzo del cuore immacolato di Maria, Madre di Dio, col suo stesso cantico di lode, per tutte le benedizioni che hai elargito ai tuoi eletti, a beneficio anche di tutta l'umanità e mia, in particolare. Tu, mio Creatore, mi hai dimostrato che ascoltarti e mettere in pratica la Tua parola è la vera vita; non c'è altra via per essere realizzati pienamente ed essere felici perfettamente nel tempo e nella eternità. Signore Gesù Cristo credo che Tu mi vuoi bene e sei venuto affinché abbiamo la vita e l 'abbiamo in abbondanza. Signore Gesù, aspetto da Te ogni bene e Ti attendo come Padre e Salvatore.

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, atteso dai Patriarchi e dagli uomini di buona volontà, che hai promesso di rimanere con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo, sia fatta la Tua volontà. Resta con noi Signore, ora e sempre! Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Te ed in vista di Te e senza di Te niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. Regna nei nostri cuori poiché, senza di Te non c'è alcun bene. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

    *******
    Sandro Botticelli, Mistica natività, 1501, National Gallery, Londra

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE II

    Dell'amore di Dio in nascere bambino
    ---------------------------------------------------------------------------


    Poteva il Figlio di Dio nel farsi uomo per nostro amore comparire al mondo in età d'uomo perfetto, come comparve Adamo quando fu creato; ma perché i bambini sogliono maggiormente tirarsi l'amore di chi li guarda, perciò egli volle comparire in terra da bambino, e da bambino il più povero e spregiato che mai tra bambini sia nato. Scrisse S. Pier Crisologo: Cosi volle nascere il nostro Dio, perché così voll'essere amato. Avendo già predetto il profeta Isaia che il Figlio di Dio doveva nascer bambino e così darsi tutto a noi per l'amore che ci portava: Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (Is 9, 5).
    Gesù mio, mio sommo e vero Dio, e chi mai dal cielo ti ha tirato a nascere in una grotta, se non l'amore che porti agli uomini? Chi dal seno del Padre ti ha indotto a collocarti in una mangiatoia? Chi dal regnare sopra le stelle ti ha posto a giacere sopra la paglia? Chi da mezzo ai cori degli angeli ti ha ridotto a startene tra due animali? Tu infiammi di santo fuoco i serafini, ed ora tremi di freddo in questa stalla? Tu dai il moto ai cieli ed al sole, ed ora per muoverti hai bisogno di chi ti prenda in braccio? Tu provvedi di cibi gli uomini e le bestie, ed ora hai bisogno d'un poco di latte per sostentarti la vita? Tu sei l'allegrezza del cielo, ed ora come ti sento piangere e vagire? Dimmi, chi ti ha ridotto a tante miserie? S. Bernardo dice che l'ha fatto l'amore che tu porti agli uomini.

    Affetti e preghiere

    O mio caro Bambino, dimmi che sei venuto a fare in questa terra? Dimmi che vai cercando?
    Ah già t'intendo: tu sei venuto a morire per me, per liberarmi dall'inferno. Sei venuto a cercare me pecorella perduta, affinché io non fugga più da te e t'ami. Ah Gesù mio, mio tesoro, mia vita, mio amore, mio tutto, e se non amo te chi voglio amare? Dove posso trovarmi un padre, un amico, uno sposo più amabile di te e che più di te mi ha voluto bene? Ti amo, caro mio Dio, ti amo unico mio bene.
    Mi dispiace d'essere stato tanti anni al mondo e non averti amato, anzi di averti offeso e disprezzato. Perdonami, amato mio Redentore, che io mi pento d'averti così trattato, me ne dispiace con tutta l'anima mia. Perdonami e dammi la grazia che io da te più non mi separi e ti ami sempre nella vita che mi resta.
    Amor mio, a te tutto mi dono; accettami e non mi rifiutare come io meriterei.
    Maria, tu sei l'avvocata mia, tu con le tue preghiere ottienimi quanto desideri da questo Figlio; pregalo che mi perdoni e mi dia la santa perseveranza fino alla morte.

    FERMARONO I CIELI
    ---------------------------------------------------------------------------


    Fermarono i Cieli
    La loro armonia,
    Cantando Maria
    Con voce divina
    La Vergine bella,
    Più vaga che stella,
    Diceva così:
    Mio Figlio, mio Dio,
    Mio caro tesoro,
    Tu dormi, ed io moro
    Per tanta beltà.
    Dormendo, mio Bene,
    Tu Madre non miri;
    Ma l'aura che spiri,
    E' fuoco per me.
    Cogli occhi serrati,
    Voi pur mi ferite:
    Or quando li aprite,
    Per me che sarà?
    La nanna a Gesù. Le guance di rose,
    Mi rubano il core;
    O Dio, che già more
    Quest'Alma per te.
    Mi sforza a baciarti
    Un labbro si raro;
    Perdomani, Caro,
    Non posso più, no.
    Si tacque; ed al petto,
    Stringendo il Bambino,
    Sul volto divino
    Un bacio donò.
    Si desta il Diletto,
    E tutto amoroso,
    Con occhio vezzoso
    La Madre guardò.
    Oh Dio! ch'alla Madre
    Quegli occhi, quel guardo
    Fu strale, fu dardo
    Che l'Alma ferì.

    Antoniazzo Romano, Natività con i SS. Lorenzo ed Andrea, 1480-85, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

    Jacob van Oost I, Adorazione dei pastori, 1630, Hermitage, San Pietroburgo


    Peter Paul Rubens, Adorazione dei pastori, 1608 circa, St.-Pauluskerk, Antwerp

    Beato Angelico, Natività con i SS. Caterina d'Alessandria e Pietro martire, 1440-41, Convento di S. Marco, Firenze

    Jacques Stella, Adorazione degli angeli, 1635, Musée des Beaux-Arts, Lione

  3. #3
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    Predefinito III giorno

    Pietro Perugino, Presepio (Polittico di S. Agostino), 1506-10, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

    testo 1

    TERZO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.
    Gloria al Padre.

    Il Messia, astro luminoso.


    Nella Sacra Scrittura, leggiamo che Dio si è rivelato come "Colui che è", Dio altissimo, Dio onnipotente, il Santo, il Totalmente Altro, Uno ed unico, Colui che fa esistere, Dio che mi vede, Dio con noi, Spirito, Padre, Amore, Luce. L’apostolo ed evangelista San Giovanni evidenzia il termine che più manifesta la natura di Dio: "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre" (1 Gv. 1,5).
    Nel libro dei Numeri, Balaam, figlio di Beor, predice che "una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele..." (Nm 24,17) Il profeta Isaia indica con precisione il luogo tenebroso che sarà illuminato dalla presenza del Messia: "In passato umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is. 8,23-9,1).
    Dopo la nascita di San Giovanni Battista, il padre, San Zaccaria, pieno di Spirito Santo, profetò: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo ... per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte..." (Lc. 1,68-70.78-79).
    Alla nascita di Gesù, alcuni pastori di Betlemme sono avvolti da una luce: "C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce" (Lc. 28-9). I Magi, personaggi provenienti dal mondo orientale, sono guidati, nel loro pellegrinaggio, da una misteriosa stella. Giunti a Gerusalemme domandarono: "Dov'è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo" (Mt. 22). "... ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino" (Mt. 2,9). Il Messia atteso da Israele è riconosciuto da un uomo giusto, Simeone, che prendendo fra le braccia il bambino Gesù, presentato al Tempio, secondo la legge di Mosé, benedisse Dio dicendo: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (cfr Lc. 22-32).
    Nel suo prologo al Vangelo, San Giovanni, ribadisce la sua fede nella natura divina di Gesù: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta... veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv. 1,1-5.9). VI. Gesù stesso si definisce "luce": "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv. 8,12). Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte e fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce (Mt. 17,1-2). Sul Calvario, nell'estrema agonia di Gesù, luce del mondo, alle tenebre interne che avvolgono le anime di coloro che lo hanno rifiutato, in contrapposizione alla sua nascita, in pieno giorno, le tenebre esteriori avvolgono Gerusalemme: "Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio" (Lc. 23,44).
    "Mentre (Saulo) era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 'Rispose: 'Chi sei, o Signore?'. E la voce: 'Io sono Gesù, che tu perseguiti!"' (Atti 9, 3-5). Nell'epilogo dell'Apocalisse è scritto: "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino" (Ap. 22-16). Come a Nicodemo, Gesù ripete ad ogni persona: "... come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'Uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvage. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Gv. 3,14-21). Questo è il futuro eterno di coloro che saranno annoverati tra i figli di Dio: "(Gli eletti vedranno la faccia del Signore) e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli" (Cfr Ap. 2Z3-5).
    Siamo stati creati per vivere in eterno nella luce. Gli occhi ci sono stati donati per contemplare la luce vera ed inestinguibile: la luce infinita ed eterna della Santissima Trinità; vedere Gesù Cristo, in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e la luce emanante da tutti gli eletti, fusi per sempre con l'eterna luce. I Santi Apostoli di Gesù furono definiti da lui, luce del mondo, perché avevano accolto in loro Colui che è la luce vera. Signore Gesù Tu desideri che Ti accogliamo per essere, fin da ora, persone vive e luminose. Signore Gesù Tu non mi imponi la Tua luce come il sole non mi toglie la libertà di evitare i suoi raggi luminosi; ma come San Pietro anch'io Ti dico: Signore da chi andremo, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna! Tu solo puoi darmi ciò che non finisce: Te stesso, e con Te ed in Te, ogni bene senza limiti.
    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, luce del mondo, luce da Luce, chi segue Te non potrà mai conoscere le tenebre eterne, riservate a chi ti rifiuta irrevocabilmente. Non permettere che veniamo ingannati da false luci, da astri cadenti, ma guardando sempre Te, vivo astro luminoso, possiamo giungere infallibilmente alla meta, il Tuo cielo, ove con l'Eterno Padre vivi e regni nei secoli, per sempre. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

    *******
    Giambattista Pittoni, Natività, 1735 circa, Pinacoteca dell'Accademia Concordi, Rovigo

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE III

    Della vita povera che comincio a fare Gesù fin dalla sua nascita

    ---------------------------------------------------------------------------


    Dispose Iddio che nel tempo in cui nacque il suo Figlio in questa terra, uscisse l'ordine dell'imperatore che ognuno andasse a iscriversi nel luogo della sua origine. E così avvenne che dovendo andare Giuseppe con la sua sposa in Betlemme a farsi iscrivere secondo l'editto di Cesare, giunta l'ora del parto ed essendo stata Maria discacciata dalle altre case ed anche dall'ospizio comune dei poveri, fu ella costretta a starsene in quella notte in una grotta, ed ivi partorì il Re del cielo. Se Gesù fosse nato in Nazareth, è vero che ancora sarebbe nato da povero, ma almeno avrebbe avuta una stanza asciutta, un poco di fuoco, pannicelli caldi ed una culla comoda. Ma no, egli volle nascere in quella grotta fredda e senza fuoco; volle che una mangiatoia gli servisse di culla, ed un poco di paglia pungente gli servisse di letto per più patire.
    Entriamo per tanto nella spelonca di Betlemme, ma entriamo con fede. Se ci entreremo senza fede, altro non vedremo che un povero bambino che ci muove a compassione in rimirarlo così bello, che trema e piange per il freddo e per la paglia che lo punge. Ma se entreremo con fede e penseremo che questo bambino è il Figlio di Dio, che per nostro amore è venuto in terra e tanto patisce per pagare i nostri peccati, come sarà possibile non ringraziarlo e non amarlo?

    Affetti e preghiere

    Dolce mio Bambino, come io, sapendo quanto hai patito per me, ho potuto esserti tanto ingrato con darti tanti disgusti? Ma queste lacrime che spargi, questa povertà che hai eletta per mio amore, mi fanno sperare il perdono delle offese che ti ho fatte. Mi pento, Gesù mio, di quante volte ti ho voltato le spalle e ti amo sopra ogni cosa. Mio Dio, da oggi innanzi tu hai da essere l'unico mio tesoro ed ogni mio bene. Ti dirò con sant'Ignazio di Loyola: Datemi l'amor vostro, datemi la vostra grazia, e son ricco abbastanza. Niente più voglio, niente desidero, tu solo mi basti, Gesù mio, vita mia, amore mio.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    Giambattista Pittoni, Natività con Dio Padre e lo Spirito Santo, 1740, National Gallery, Londra



    Jean-Honoré Fragonard, Adorazione dei pastori, 1775, Musée du Louvre, Parigi

  4. #4
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    Predefinito IV giorno

    François Boucher, La Luce del mondo, ovvero l'Adorazione dei Pastori, 1750, Musée des Beaux-Arts, Lione

    testo 1

    QUARTO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni resto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    Il Messia, Figlio di Davide e principe della pace.


    All'epoca dei re d'Israele viene messo in particolare rilievo il legame del Messia con la casa di Davide e la sua sovranità regia: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno..." (2 Sam. 7,12). "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti" (Is. .9,5-6). "In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi ..." (Am. 9,11). Traspare l'origine divina del Messia nella profezia davidica: "Oracolo del Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi " (Sal 110,1).

    Gesù, in persona, vuole portare i suoi interlocutori alla considerazione dell'origine divina del Messia: "Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: "Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?" Gli risposero: "Di Davide". Ed Egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: "Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?". Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?" (Mt. 22, 41-45). Alla domanda esplicita dei giudei, circa la sua vera identità, Gesù risponde:. 'Allora i giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv. 10,24-30). Gesù è amato e riconosciuto come Messia dagli umili: "...da Betfage a Gerusalemme, la folla accompagnava Gesù gridando: "Osanna al Figlio di Davide!" (cfr Mt. 21,9).

    Il segno inconfondibile della presenza e della azione di Dio è la pace. Il Regno di Dio è Regno di pace che si definisce come "tranquillitas ordinis"; l'uomo che cammina nelle vie di Dio sperimenta in sé questa beatitudine che il mondo non può dare. Alla nascita di Gesù, a Betlemme di Efrata, alcuni pastori che vegliavano di notte, facendo la guardia al loro gregge, furono visitati da un angelo del Signore che disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. (..) Subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (cfr Lc. 28-11.13-14). Gesù nella proclamazione delle beatitudini dichiara "beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (cfr Mt. 5,9). San Zaccaria, il padre di San Giovanni battista, profetizza che: "... verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge ... (per) dirigere i nostri passi sulla via della pace" (Lc. 1,78-79).

    Prima di lasciare questo mondo, nell'ultima cena, Gesù conferma nella pace i suoi Apostoli: "... vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi (..). Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me (Gv. 14.27; Gv. 16,33). Dopo la sua risurrezione Gesù si manifesta col saluto di pace: "Pace a voi!" (Gv. 20,19). Gli Apostoli di Gesù sono inviati come messaggeri e portatori di pace, continuatori della missione del Messia: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Gv. 20,21). "In qualunque casa entriate, prima dite: pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà a voi" (Lc. 10,5-6). Se la pace è la "tranquillitas ordinis", il peccato, essendo un grande disordine, toglie la pace che solo Dio può riportare col perdono delle colpe. Gesù, dopo la sua risurrezione, conferisce agli Apostoli il potere di assolvere i peccatori pentiti: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi "(Gv. 20,23). Nella formula dell'assoluzione sacramentale, recitata dal sacerdote, si dice: "Dio Padre di misericordia ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace".

    Sant'Agostino, il grande vescovo di Ippona che, prima della sua conversione al cristianesimo, aveva investigato il pensiero di tanti filosofi, concluse dicendo, in riferimento a Dio: "Il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in te". Dio è pace, Gesù-Dio è la pace in persona, la nostra pace, come ribadisce San Paolo (Ef 21,4); "Egli è venuto ad annunziare pace..." (Ef 2,17) Un giorno Gesù, guardando Gerusalemme, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro dite e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata" (Lc. 19,41-44). Le parole di Gesù ribadiscono quelle del profeta Baruc (3,13): "Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio, saresti vissuto sempre in pace". Signore Gesù, pace nostra, anche a me rivolgi l'invito a cercare la pace e a perseguirla sempre. Nell'apparente contraddizione, riportata dal Tuo evangelista Luca, ove dici: "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera" (Lc. 12.51-53), mi confermi, in realtà, che la pace non è il risultato di un impossibile accordo con chi Ti rifiuta. Gesù, chi rigetta Te e le Tue leggi, odia e rigetta anche se stesso! Gesù Tu hai detto chiaramente: "Chi non è con me è contro di me" (Mt. 12,30), cioè contro la verità, la vita, la pace, contro se stesso e contro ogni bene. Signore Gesù, ancora oggi non Ti stanchi di ripeterci il Tuo paterno richiamo: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò" (Mt. 11,28).

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, Re dei Re e Principe della pace, venga il Tuo Regno! Ti consegno mente e cuore. Regna sempre in tutti i cuori e l'umanità conoscerà quella giustizia e quell'ordine voluto, da sempre, nel piano divino. Vieni presto, Signore Gesù! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

    ******

    Agnolo Bronzino, Adorazione dei Pastori, 1535-40, Museum of Fine Arts, Budapest

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE IV

    Della vita umile che comincio a fare Gesù fin da bambino

    ----------------------------------------------------------------------------


    Tutti i segni che l'angelo diede ai pastori per ritrovare il Salvatore già nato, furono segni di umiltà. Questo sia il segno, disse l'angelo, per rinvenire il nato Messia: lo ritroverete bambino involto tra poveri pannicelli, dentro una stalla e posto sulla paglia in una mangiatoia d'animali (cf. Lc 2, 72).
    Cosi volle nascere il Re del cielo, il Figlio di Dio, mentre veniva a distruggere la superbia che era stata causa di far perdere l'uomo.
    Già predissero i Profeti che il nostro Redentore dovea esser trattato come l'uomo più vile della terra e saziato d'obbrobri. Quanti disprezzi non ebbe a soffrire Gesù dagli uomini! Fu trattato da ubbriaco, da mago, da bestemmiatore e da eretico. Quante ignominie poi nella sua Passione! Fu abbandonato dagli stessi suoi discepoli, anzi uno lo vendè per trenta danari ed un altro nego d'averlo conosciuto; fu condotto per le strade legato come un ribaldo, flagellato da schiavo, trattato da pazzo, da re di burla, schiaffeggiato, sputato in faccia, e finalmente fu fatto morire appeso ad una croce in mezzo a due ladri, come il peggior malfattore del mondo. Dunque, dice S. Bernardo, il più nobile di tutti è trattato come il più vile di tutti! Ma, Gesù mio, soggiunge poi il santo: "Quanto più voi mi comparite avvilito e disprezzato, tanto vi rendete a me più caro ed amabile".

    Affetti e preghiere

    O mio dolce Salvatore, tu hai abbracciato tanti disprezzi per amor mio, ed io non ho potuto sopportare una parola d'ingiuria, che subito ho pensato a vendicarmene! lo che tante volte ho meritato d'esser calpestato dai demoni nell'inferno! Mi vergogno di comparirti avanti, peccatore e superbo! Signore, non mi discacciare dalla tua faccia, come io meriterei. Tu hai detto di non sapere disprezzare un cuore che si pente e si umilia. Mi pento di quanti disgusti ti ho dato. Perdonami, Gesù mio, chè io non voglio offenderti più. Tu per amor mio hai sofferto tante ingiurie: io per amore tuo voglio soffrire tutte le ingiurie che mi saran fatte. Ti amo, Gesù mio disprezzato per me, ti amo, mio bene sopra ogni bene. Dammi l'aiuto per sempre amarti, e per soffrire ogni affronto per tuo amore.
    O Maria, raccomandami al tuo Figlio, prega Gesù per me.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    Caravaggio, Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi, 1609, San Lorenzo, Palermo

    Caravaggio, Adorazione dei Pastori, 1609, Museo Nazionale, Messina

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    Predefinito V giorno

    Correggio, Natività (Notte Santa), 1528-30, Gemäldegalerie, Dresda

    testo 1

    QUINTO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    Il Messia, Figlio della Vergine.


    Presso Isaia troviamo un vaticinio divino, in cui viene presentata la Madre del Messia, aureolata di verginità nella concezione e nel parto del Figlio, come è chiaramente confermato da San Matteo e da San Luca e dalla concorde tradizione patristica (San Giustino, Sant'Ireneo, Tertulliano, Origene): ".il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is. 7,14). La profezia di Isaia si realizza puntualmente nel tempo prestabilito: "Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù... allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su dite, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio" (Le. 1.26-31; 1,34-35).

    Il profeta Michea ci dà un oracolo divino in cui Maria Santissima viene preannunziata quale madre partoriente il Messia in Betlemme e segno di consolazione e di pace per il popolo di Dio, come viene confermato da San Matteo e da San Giovanni. La profezia di Michea è in stretta relazione con quella di Isaia 7,14; Dio stesso parla della Madre del Redentore: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà..." (Mi. 5,1-3). Il re Erode, turbato dalle parole dei re Magi, riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo e si informò sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: 'A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta " (cfr Mt. Z4-6). Non solo i dotti e i maestri d'Israele, ma anche la gente semplice del popolo, attende il Messia nel luogo prestabilito. L’apostolo San Giovanni, nel suo vangelo, riporta una discussione popolare in riferimento al luogo profetizzato: "...Alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?" (Gv. 7,40-42).

    L’evangelista San Luca, all'inizio del suo vangelo, evidenzia che i suoi scritti sono il frutto di accurate ricerche finalizzate a confermare, nelle proprie convinzioni, coloro che aspettavano il Messia d'Israele (cfr Le. 1,1-4). "In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea sali in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo Figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" (Le. 21-7).

    I Santi Padri della Chiesa, in particolare San Giustino e Sant'Ireneo, evidenziano il parallelismo Eva-Maria. Eva, creata immacolata in un mondo puro ed ordinato, volle liberamente corrompersi e, trasgredendo il comando di vita di Dio, divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano. Eva accoglie in sé la parola del serpente tentatore e produce frutti di morte; Maria accoglie la parola dell'angelo di Dio e genera "la Vita", Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio. Maria, perciò, è la donna preannunciata nel protovangelo: in lei e per lei Dio ha la sua rivincita sui nemici suoi e dell'umanità, simboleggiati dal serpente: "Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: Questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (cfr Gn. 3,1-24).

    Maria è donata come Madre all'apostolo San Giovanni: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!" Poi disse al discepolo: “Eccola tua madre!”. (Gv 19,25-27). San Pietro evidenzia che Dio “non fa preferenze di persone", ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto (cfr Atti 10,34-35); viene ribadito quanto dice San Giovanni nel prologo al suo Vangelo, ove è scritto che, a coloro che hanno accolto il Signore Gesù "...(è) dato potere di diventare figli di Dio (e della Madre di Dio): a quelli che credono nel suo nome..." (cfr Gv. 1,9-13). San Paolo, in riferimento agli eletti di Dio, scrive: "In lui (Gesù Cristo) ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi" (Ef 1,4-5); l'unione inscindibile di Gesù Cristo con i suoi eletti è paragonata, da lui stesso, a quella esistente tra la vite e i suoi tralci (cfr Gv. 15,1-11).

    Signore Gesù, guardandoTi nel presepio, considero le mie origini, la grande dignità che mi hai donato. Gesù, nuovo Adamo; Maria, nuova Eva: voi siete i capostipiti della nuova creazione; più di Abramo, con la vostra obbedienza a Dio Padre, spinta fino all'eroismo di un martirio incomprensibile, avete meritato di vedere una discendenza numerosa. San Paolo ribadisce la verità rivelata: "Egli (Gesù Cristo) è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa ..." (Col. 1,18). "Gesù, nell'ultima cena, hai manifestato la Tua volontà nella preghiera rivolta all'Eterno Padre: "... perché tutti siano una sola cosa come Tu, Padre, sei in Me e io in Te, siano anch'essi in noi una cosa sola .." (Gv 17,21). Questa unità, da Te voluta, ha il suo vertice di perfezione nella nuova Eva, Maria Santissima, vera Madre di tutti i viventi. Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, Figlio della sempre Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre mia, vi ringrazio perché mi avete accolto come vostro figlio! Signore Gesù infondi in pienezza il Tuo Santo Spirito in ogni creatura umana, affinché possiamo vivere perfettamente il nostro rapporto filiale, secondo la vostra volontà. Signore Gesù Tu mi insegni a non guardare troppo la mia situazione attuale, ma mi chiedi di guardare a voi, Gesù e Maria, che tutto avete già predisposto per il mio bene. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

    *****
    Correggio, Madonna con Bambino e S. Girolamo, 1522 circa, Galleria Nazionale, Parma

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE V

    Della vita tribolata che comincio a far Gesù fin dalla nascita
    ----------------------------------------------------------------------------


    Poteva Gesù Cristo salvare l'uomo senza patire e senza morire; ma no, per farci conoscere quanto ci amava volle scegliersi una vita tutta tribolata. Perciò il profeta Isaia lo chiamò "uomo di dolori", perché la vita di Gesù Cristo doveva essere una vita tutta piena di dolori. La sua Passione non cominciò nel tempo della sua morte, ma fin dal principio della sua vita.
    Eccolo che appena nato è collocato in una stalla, dove per Gesù tutto è tormento. E' tormentata la vista col mirare non altro in quella grotta che mura rozze e nere. E' tormentato l'odorato con la puzza del letame delle bestie che vi stanno. E' tormentato il tatto colle punture delle paglie che gli servono di letto. Poco dopo essere nato è costretto a fuggire in Egitto, ove visse più anni nella sua fanciullezza povero e disprezzato. Poco dissimile fu poi la vita vissuta in Nazareth. Finalmente termina la vita in Gerusalemme, morendo sopra una croce a forza di tormenti.
    Sicché il vivere di Gesù fu un continuo patire, anzi un doppio patire, avendo sempre avanti agli occhi tutte le pene che dovevano affliggerlo sino alla morte. Suor Maria Maddalena Orsini, lamentandosi un giorno col Crocifisso, gli disse:
    "Ma Signore, voi per tre ore steste in croce, io sono più anni che patisco questa pena". Ma Gesù gli rispose: "Ah ingrata, che dici? Io sin dall'utero di mia Madre soffrii tutte le pene della mia vita e della mia morte". Non tanto però afflissero Gesù Cristo tutte quelle pene, perché quelle voll'egli volontariamente patirle; quanto l'afflisse il vedere i nostri peccati e la nostra ingratitudine a tanto suo amore. S. Margherita di Cortona non si saziava di piangere le offese fatte a Dio, onde un giorno le disse il confessore: "Margherita, finiscila, non piangere più, perché Dio già t'ha perdonata". Ma ella rispose: "Ah Padre, come ho da cessare di piangere, sapendo che i miei peccati tennero afflitto Gesù Cristo mio in tutta la sua vita?".

    Affetti e preghiere

    Dunque, dolce amor mio, io con i peccati miei ti ho tenuto afflitto in tutta la tua vita? Ma, Gesù mio, dimmi quel che ho da fare, affinché tu possa perdonarmi, che io tutto voglio farlo.
    Mi pento, o sommo bene, di quante offese ti ho fatte. Mi pento e ti amo più di me stesso. Sento in me un gran desiderio d'amarti; questo desiderio tu me lo doni: dammi dunque forza di amarti assai. E' giusto che ti ami assai chi assai ti ha offeso. Deh ricordami sempre l'amore che mi hai portato, acciocché l'anima mia arda sempre per te d'amore, a te sempre pensi, te solo desideri ed a te solo cerchi di piacere. O Dio d'amore, io che un tempo sono stato schiavo dell'inferno, ora tutto a te mi dono. Accettami per pietà e legami col tuo amore. Gesù mio, d'oggi innanzi, sempre amandoti voglio vivere ed amandoti voglio morire.
    O Maria, madre e speranza mia, aiutami ad amare il tuo e mio caro Dio; quest'una grazia ti cerco e da te la spero.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti, Adorazione dei pastori, 1622, Wallraf-Richartz Museum, Colonia

    Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti, Natività di Cristo, Galleria degli Uffizi, Firenze

  6. #6
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    Predefinito VI giorno

    Charles Le Brun, Adorazione dei pastori, 1689, Musée du Louvre, Parigi

    testo 1

    SESTO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    Il Messia mite, umile e misericordioso


    Negli scritti dell'Antico Testamento è evidenziato che Dio è "Dio degli umili" (Gdt. 9,11) ed è "Signore di misericordia" (Sap. 9,1); Dio è glorificato dagli umili (Sir 3,20), e ad essi dà grazia (Pr 3,34) e li salva (Sai. 18,28). Maria, nel suo Magnificat, loda Dio perché "ha guardato l'umiltà della sua serva", mentre "ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore" (Cfr Lc. 1,48- 55). Il profeta Isaia descrive le caratteristiche miti e pacifiche del servo del Signore: "Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta" (Is. 42 1-3). Il profeta Zaccaria descrive il Messia atteso come un uomo umile e semplice: "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina" (Zac. 9,9). L’apostolo ed evangelista San Giovanni, nel suo vangelo, descrivendo brevemente la festa popolare che accompagnò Gesù, da Betfage a Gerusalemme, dice: "Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: "Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina" (Cfr Zac. 9,9); e prosegue: "Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto" (Cfr Gv. 12. 12-16- Mt. 21,1-11).

    Estremamente umile il luogo ove Gesù nacque e fu deposto: una grotta, in una mangiatoia. Umili i primi visitatori: poveri pastori, che vegliavano facendo la guardia al loro gregge (Cfr Lc. 21-20); tutta la vita di Gesù, dall'inizio della sua esistenza sino all'ultimo respiro, fu vita di povertà, mitezza ed umiltà. Gesù desidera che i suoi discepoli lo imitino in tutto, per il loro bene eterno: "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt. 11, 29-30). Proclama beati i poveri in spirito, i miti, e i misericordiosi: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli" (Mt. 5,3) "Beati i miti, perché erediteranno la terra" (Mt. 5,5). "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia" (Mt 5,7). Gesù rovescia la concezione di grandezza apprezzata dallo spirito del mondo, additando in un bambino il modello a cui conformarsi: 'Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli. Perché chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel Regno dei Cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me (Mt. 18,2-5). Lo spirito di sacrificio e di servizio conferisce la vera grandezza e il vero primato all'uomo: "...colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'Uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt. 20,26-28). San Paolo ribadisce l'insegnamento di Gesù: 'Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso informa umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil. 25-8).

    Gesù manifesta chiaramente la sua missione: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv. 3,16-17). "... Misericordia io voglio ... infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt. 9,13); "... il Figlio dell'Uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto " (Lc. 19,10). Gesù vuole che imitiamo la misericordia divina: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (Lc. 6,36), condizionando il perdono delle nostre colpe al perdono concesso a chi ci ha offeso: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il padre vostro celeste perdonerà anche a voi ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt. 6,14-15), "... perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio" (Cfr Lc. 6,36-38); "Quando giunsero al luogo detto cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva. "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc. 23,33-34). Signore Gesù Cristo, Tu sei veramente il nuovo Adamo che, con Maria, Tua Madre, hai condiviso in tutto la nostra condizione umana fuorché nel peccato. In perfetta mitezza ed umiltà entrambi avete vissuto il vostro rapporto filiale con l'eterno Padre, interrotto colpevolmente dalla prima coppia umana. Signore Gesù, pur potendo far valere i Tuoi diritti di padrone, hai voluto riparare il tentativo di usurpazione dei diritti divini da parte dei progenitori, ristabilendo il giusto rapporto tra creatura e Creatore. Sta scritto infatti: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti" (Sal 24,1). Dio aveva dato, all'origine, questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti" (Gn. 2,16-17). La creatura ha disobbedito, all'origine al suo Creatore e Tu, Onnipotente, ti sei assoggettato alle Tue creature: "Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc. 2,51-52). Povertà di spirito, povertà amata e vissuta effettivamente, accettazione ilare di ogni evento predisposto dall'Eterno Padre e vissuto quotidianamente dalla Sacra Famiglia, glorificando, così, l'eterna bontà che si prende cura anche delle più piccole creature: "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature" (Sai. 145,9). Signore Gesù, come lodare e benedire la Tua misericordia? Che la Tua misericordia sia esaltata in eterno! Che tutte le miserie umane glorifichino la Tua misericordia! "Eterna è la Tua misericordia" (Sai. 118,1-4; Sai. 136). Sii benedetto Signore Gesù, perché hai detto: "Dà a chi ti domanda" (Mt. 5,42). "Colui che viene a me non lo respingerò" (Gv. 6,37). "Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà" (Gv. 16,23). "Tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie" (Mc. 3,28). Signore Gesù, Tu sai tutto, Tu mi conosci da sempre, Tu sai quello che è per il mio vero bene; Signore Gesù per questo Ti dico: "Sia fatta la Tua volontà, voglio essere come Tu mi vuoi... e questo è tutto"!

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, mite, umile e misericordioso, chi considera la Tua bontà non potrà mai disperare del Tuo perdono, né dubitare minimamente del Tuo amore paterno che dimentica le colpe dei figli pentiti. Signore Gesù Tu desideri solo beneficare e rendere felici tutte le creature. Gesù mite ed umile di cuore donaci un cuore simile al Tuo. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

    *****

    Charles Le Brun, Adorazione dei pastori, Musée du Louvre, Parigi

    Jacob Jordaens, Adorazione dei pastori, Mauritshuis, L'Aja


    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE VI

    Della misericordia di Dio in venire dal Cielo per salvarci colla sua morte

    ----------------------------------------------------------------------------


    Quando apparve in terra il Figlio di Dio fatt'uomo, allora si vide quanto fosse grande la bontà di Dio verso di noi. Scrive S. Bernardo che prima era apparsa la potenza di Dio nel creare il mondo, la sua sapienza nel conservarlo; ma la sua misericordia allora maggiormente apparve quando egli prese carne umana per salvare con le sue pene e con la sua morte gli uomini perduti. E qual maggior misericordia poteva usarci il Figlio di Dio, che assumere sopra di sé le pene da noi meritate?
    Eccolo nato bambino debole e fasciato dentro una mangiatola, che non può da sé muoversi né cibarsi: ha bisogno che Maria gli porga un poco di latte per sostentargli la vita. Eccolo poi nel pretorio di Pilato legato ad una colonna con funi da cui non può sciogliersi, ed ivi è flagellato da capo a piedi. Eccolo nel viaggio al Calvario che per la debolezza e per il peso della croce che porta, va cadendo per la via. Eccolo finalmente inchiodato a quel legno infame, dove finisce la vita a forza di dolori.
    Gesù Cristo col suo amore volle guadagnarsi tutto l'amore dei nostri cuori, e perciò non volle mandare un angelo a redimerci, ma volle venire egli stesso a salvarci colla sua Passione. Se un angelo fosse stato il nostro redentore, l'uomo avrebbe dovuto dividere il suo cuore, amando Dio come suo creatore e l'angelo come suo redentore; ma Iddio che volea tutto il cuore dell'uomo, siccome era già suo creatore, voll'essere ancora il suo redentore.

    Affetti e preghiere

    Ah Redentore mio caro, e dove io starei a quest'ora se tu non mi avesti sopportato con tanta pazienza, ma mi avesti fatto morire quand'io stavo in peccato? Poiché dunque mi hai aspettato sinora, Gesù mio, perdonami presto prima che la morte mi trovi reo di tante offese che ti ho fatto. Mi pento, o sommo bene, d'averti così disprezzato, vorrei morirne di dolore. Tu non sai abbandonare un'anima che ti cerca; se per il passato io ti ho lasciato, ora ti cerco e ti amo. Si, mio Dio, ti amo sopra ogni cosa, ti amo più di me stesso. Aiutami, Signore, ad amarti per sempre nella vita che mi resta; altro non ti domando; te lo domando e lo spero.
    Maria, speranza mia, prega tu per me; se tu preghi, io son sicuro della grazia.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    Jacopo da Bassano, Annuncio ai pastori, 1533, Belvoir Castle, Leicestershire, Inghilterra

    Abraham Bloemaert, Adorazione dei pastori, 1612, Musée du Louvre, Parigi

  7. #7
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    Predefinito VII giorno

    Carlo Maratti, Adorazione dei pastori, 1690 circa, Hermitage, San Pietroburgo

    testo 1

    SETTIMO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    Il Messia, Maestro e medico


    Il Signore Gesù "si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore... Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa scrittura avete udita con i vostri orecchi" (Cfr Lc. 4,16-30; Is. 61,1-2). Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità (Lc. 4,31-32): 'Avete inteso che fu detto.' Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt. 5,43-48).

    "C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse.' "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù.' "In verità in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il Regno di Dio" (Gv. 3,1-3). Alcuni domandarono a Gesù: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" Gesù rispose: "Questa é l'opera di Dio: credere in Colui che Egli ha mandato" (Gv. 6,28-29). Gesù salì al Tempio e vi insegnava. I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?". Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso" (Gv. 7,14-17). "Un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". Ed egli chiese: "Quali?" Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso." (Mt. 19,16-19). Un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge?". Gli rispose: 'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti e il secondo è simile al primo.' amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti." (Mt. 22,35-40). Rivolgendosi ai suoi apostoli Gesù disse: "... voi non fatevi chiamare "Rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli ... e non fatevi chiamare "maestri" perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo" (Mt. 23,8-10). Gesù è il maestro che insegna anzitutto con l'esempio della sua vita santa: "... voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi (Gv. 13,13-15).

    "Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. (Mt. 4,23-25). "Giovanni il Battista, chiamò due (dei suoi discepoli) e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?". Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?". In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: 'Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella, e beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!" (Lc. 7,18-23). Gesù, rispondendo ai suoi interlocutori, ricorda implicitamente le profezie del profeta Isaia: 'Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto ..." (Is. 35,5-6); "...ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre!" (Is. 42,6-7). "Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Allora chiamò i dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi... e partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano" (Mc. 6,7.12-13). Dopo la sua Risurrezione, Gesù disse ai suoi apostoli: 'Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno" (Mc. 16,15-18). Signore Gesù, Tu ci hai insegnato che questa è la Vita Eterna: "Conoscere l'unico vero Dio, e Colui che ha mandato, Te, Gesù Cristo" (Cfr Gv. 17,3). Conoscere Te, vuol dire conoscere la Verità e la Vita, perché Tu sei "la Via, la Verità e la Vita" (Gv. 14,6). Per conoscere Te, Signore Gesù, è necessario mettere in pratica quanto ci hai insegnato: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi." (Gv. 8,31-32). L'apostolo ed evangelista San Giovanni. nella sua prima lettera, ribadisce che possiamo dire di conoscere Dio "se osserviamo i suoi comandamenti". Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; "ma chi osserva la sua parola, in lui 1'amore di Dio è veramente perfetto." (1 Gv. 23-5)

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, vero ed unico maestro e medico paziente, vengo a Te nella consapevolezza di essere sempre bisognoso del Tuo ammaestramento e delle Tue cure. Signore Gesù cosa vuoi che io faccia? Signore Gesù continua in me la Tua creazione; cura tutte le ferite che Satana, il mondo e la mia imprudenza mi hanno procurato. Tu mi conosci, Tu sai che voglio la vita e non la morte; Signore Gesù Ti consegno tutto il mio passato, trasformalo tutto in bene, a maggior gloria della Santissima Trinità, Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

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    Andrea Mantegna, Adorazione dei pastori, 1451-53, Metropolitan Museum of Art, New York

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE VII

    Del viaggio di Gesù bambino in Egitto
    -----------------------------------------------------------------------------


    Viene dal cielo il Figlio di Dio per salvare gli uomini, ma appena nato questi uomini lo perseguitano a morte. Erode, temendo che questo bambino gli tolga il regno, cerca di farlo morire; per cui S. Giuseppe è avvisato dall'angelo in sogno che prenda Gesù con la sua Madre e fugga in Egitto.
    Giuseppe subito ubbidisce e ne avvisa Maria; egli prende quei pochi ferri del suo mestiere, che servivano per aver modo di vivere in Egitto insieme colla sua povera famiglia. Maria da un'altra parte unisce un fardelletto di panni che doveano poi servire per il santo Bambino; e poi si accosta alla culla e piangendo dice al Figlio che dorme: O mio Figlio e Dio, tu sei venuto dal cielo per salvare gli uomini, e questi appena nato ti cercano per toglierti la vita? Lo prende intanto e seguitando a piangere, nella stessa notte insieme con Giuseppe si mette in viaggio.
    Consideriamo quanto dovettero patir questi santi pellegrini facendo un viaggio così lungo e senza alcuna comodità. Il Bambino non era ancor atto a camminare, onde a vicenda dovettero portarlo in braccio, ora Maria ed ora Giuseppe. In passare per il deserto di Egitto in quelle notti, la nuda terra serve loro di letto, in campagna all'aria aperta. Piange il Bambino per il freddo, e piangono insieme Giuseppe e Maria per compassione. E chi non piangerebbe in vedere il Figlio di Dio, che povero e perseguitato va fuggendo ramingo per la terra, per non esser ucciso dai suoi nemici.

    Affetti e preghiere

    O caro mio Bambino, tu piangi e ben hai ragione di piangere in vederti così perseguitato dagli uomini che tu tanto ami. Oh Dio, che anche io un tempo ti ho perseguitato con i miei peccati; ma sappi che ora ti amo più di me stesso e non ho pena che più m'affligga quanto il ricordarmi di aver così disprezzato te, mio sommo bene. Deh perdonami, Gesù mio, e permettimi che io ti porti con me, nel mio cuore in tutto il viaggio della vita che mi resta da fare, per entrare insieme con te all'eternità. Io tante volte ti ho discacciato dall'anima mia con offenderti, ma ora ti amo sopra ogni cosa e mi pento sopra ogni male d'averti offeso.
    Amato mio Signore, io non voglio lasciarti più, ma tu dammi forza di resistere alle tentazioni; non permettere che io mi separi più da te, fammi prima morire, che io abbia a perdere un'altra volta la tua grazia.
    O Maria speranza mia, fammi viver sempre e morire amando Dio.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    George La Tour, Adorazione dei pastori, 1644, Musée du Louvre, Parigi

    Luis Tristán, Adorazione dei pastori, XVI sec., Parrocchia di S. benedetto Abate, Yepes, Toledo

  8. #8
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    Predefinito VIII giorno

    Ludovico Mazzolino, Adorazione dei pastori, 1520-24, Galleria degli Uffizi, Firenze

    testo 1

    OTTAVO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    Il Messia, Redentore, “Agnello di Dio”


    Il profeta Isaia descrive in anticipo, con precisione impressionante, il cammino doloroso del Redentore: "Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori" (Cfr Is. 52,13-15; 53).

    San Giuseppe viene illuminato soprannaturalmente sul mistero della maternità di Maria: "... gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: 'Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati' "(Mt. 1,20-21). San Giovanni Battista, vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Gv. 1,29) Gesù si rivela apertamente come il Redentore uniformato alla Volontà dell'Eterno Padre: "...per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio." (Gv. 10,17-18). Gesù manifesta anche ai suoi apostoli il futuro doloroso di Redentore: "Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno" (Mt. 16,21).

    Il Signore Gesù, dopo avere risuscitato la figlia di Giairo (Cfr Lc. 8,40-55) e il figlio della vedova di Nain (Cfr Lc. 7,11-17), risuscita Lazzaro di Betania: "Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro... Gesù disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno... Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". E detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare." (Cfr Gv. 11,17-44). 'Alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione." Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera (.). Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo" (Cfr Gv. 11,45-54)

    Dialogando con i farisei, Gesù, ribadisce la necessità vitale di accoglierlo credendo nella sua potenza salvatrice. "...se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati"; "... quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite." (Cfr Gv 8,13-30). Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt. 16;24-25). "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi" (Mt. 5,11-12, Quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote. Il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei Cristo, il Figlio di Dio". "Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figli dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo ...". Quelli risposero: "E' reo di morte! (Cfr Mt. 26,57-68). L’apostolo ed evangelista San Giovanni, nel libro dell'Apocalisse, scrive: "Vidi ritto in mezzo a trono circondato dai quattro esseri viventi e da vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. E l'Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono. Quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i venti quattro vegliardi si prostrarono davanti all'agnello avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. Cantavano un canto nuovo. - 'Tu sei degno di prendere il libro e aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra"' (Ap. 5,6-10). Signore Gesù, Tu sei veramente il Buon Pastore che ha cercato le sue pecore e ne ha avuto cura, come aveva predetto il profeta Ezechiele: "Dice il Signore Dio: "Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura... Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia" (Cfr Ez. 34,11-22); ma sei anche il Buon Pastore, docile come un agnello, che ha dato la vita per le sue pecore (Cfr Gv. 10,1-18). Sbalordisce questa realtà: "In Lui (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo (Ef 1,4); "In Lui (Dio) infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (Atti 17,28). Tutte le creature umane sono tralci dell'unica vite divina, Gesù-Dio, membra dello stesso corpo incorruttibile e glorioso ma sempre dotati della libertà di separarci dalla fonte della vita (Cfr Gv. 15; Col. 1,18) Sbalordisce questo scambio: Signore Gesù, Tu hai considerato interamente Tuoi tutti i nostri mali, i nostri peccati e le nostre morti, perché non ci hai rinnegato come membra del Tuo corpo! Adesso io devo considerare mia la Tua risurrezione, e la pienezza della Tua vita, e questo lo realizzo se io non Ti rinnego come mio capo! Signore Gesù Tu sei la mia risurrezione e la mia vita, Tu dalla Tua nascita fino alla Tua morte, hai operato instancabilmente per la liberazione vera e definitiva dai veri nemici dell'uomo: Satana, il mondo (= inteso come l'insieme delle ideologie che si oppongono a Te e alle Leggi Divine di vita) e la carne (= intesa come tendenza egoistica ereditaria che si oppone alla vera vita in Dio).

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, Santo Redentore, Santo Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi! Tu non hai messo limiti al Tuo perdono espiando per tutta l'umanità. Non è il numero e la gravità dei peccati che ti allontana dall'uomo, ma la sua volontà che ti rifiuta, respingendo la Tua misericordia, preferendo la morte alla vita! Signore Gesù aumenta la nostra fede in Te ed infondi in noi la salutare sete di vita eterna, per non morire lontani da Te, che sei la Risurrezione e la Vita. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te, a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria. Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. lo credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.

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    El Greco, Adorazione dei pastori, particolare, 1596-1600, Rumanian National Museum, Bucarest

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE VIII

    Della dimora di Gesù fanciullo in Egitto ed in Nazareth
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    Il nostro Redentore passa la prima sua fanciullezza in Egitto, menando ivi per sette anni una vita povera e disprezzata. Ivi Giuseppe e Maria eran forestieri e sconosciuti, non avendovi né parenti ne amici; per cui appena si sostentavano alla giornata colle fatiche delle loro mani. Povera era la loro casa, povero il letto e povero il cibo. In questa casetta Maria slatto Gesù. Prima l'alimentava col petto, poi l'alimentava con la mano; prendeva con la mano dalla scodella un poco di pane disfatto in acqua e poi lo poneva nella sacra bocca del Figlio. In questa casa ella gli fece la prima vesticciuola; lo sciolse dalle fasce e cominciò a vestirlo. In questa casa comincio Gesù fanciullo a dare i primi passi, ma tremando e cadendo più volte, come avviene agli altri fanciulli. Ivi comincio a proferir le prime parole, ma balbettando. — O meraviglia! A che si è ridotto un Dio per nostro amore! Un Dio tremare e cader camminando! Un Dio balbettare parlando!
    Non dissimile fu poi la vita povera ed abbietta che fece Gesù ritornato dall'Egitto nella casa di Nazareth. Ivi fino all'età di trent'anni non fece altro ufficio che di semplice garzone di bottega, obbedendo a Giuseppe ed a Maria (cf. Lc 2,51).
    Gesù andava a prender l'acqua, Gesù apriva e serrava la bottega, Gesù scopava la casa, raccoglieva i frammenti dei legni per il fuoco, e faticava tutto il giorno ad aiutar Giuseppe nel suoi lavori. — Oh stupore! un Dio che serve da garzone! Un Dio che spazza la casa! Un Dio che fatica e suda per dirozzare un legno! Chi? Un Dio onnipotente che con un cenno ha creato il mondo e può distruggerlo quando vuole! Ah che un pensiero di questi dovrebbe intenerirci d'amore.
    Che dolce cosa poi era l'osservare la devozione con cui Gesù faceva orazione, la pazienza con cui lavorava, la prontezza con cui ubbidiva, la modestia con cui si cibava, e la dolcezza ed affabilità con cui parlava e conversava! Ah che ogni parola, ogni azione di Gesù era così santa che innamorava tutti, ma specialmente Maria e Giuseppe che sempre lo stavano osservando.

    Affetti e preghiere

    O Gesù mio Salvatore, quando penso che tu, mio Dio, ti trattenesti tanti anni per amor mio sconosciuto e disprezzato in una povera casetta, come posso desiderare diletti, onori e ricchezze di mondo? Io rinunzio a tutti questi beni e voglio essere tuo compagno in questa terra, povero come te mortificato come te e come te disprezzato; così spero di poter godere un giorno poi la tua compagnia in paradiso. Che regni, che tesori! Tu, Gesù mio, hai da esser l'unico mio tesoro, l'unico mio bene. Mi dispiace sommamente che per il passato ho tante volte disprezzato la tua amicizia per soddisfare i miei capricci; me ne pento con tutto il cuore. Per l'avvenire voglio perdere prima mille volte la vita, che perdere la tua grazia. Dio mio, non ti voglio offendere più, e ti voglio sempre amare. Dammi tu l'aiuto per esserti fedele sino alla morte.
    Maria, tu sei il rifugio dei peccatori, tu sei la speranza mia.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    Sint Jans tot Geertgen, Natività di notte, 1484-90, National Gallery, Londra

    Hugo van der Goes, Adorazione dei pastori, 1476-79, Galleria degli Uffizi, Firenze

  9. #9
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    Predefinito IX giorno

    Bartolomé Esteban Murillo, Adorazione dei pastori, 1650-55, Museo del Prado, Madrid

    testo 1

    NONO GIORNO

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    Il Messia, sacerdote e re


    San Paolo, nella sua lettera agli Ebrei, evidenzia che nessuno può attribuirsi la dignità sacerdotale, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne (Cfr. Ebr. 5). Applicando al Signore Gesù il salmo 40,7-9, scrive: "Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifìci per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà." (Eb. 10,5-7). "(Gesù) se ne andò, come al solito, al Monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono... Poi si allontanò da loro quai un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Cfr Lc. 22,39-46). Gesù agli apostoli aveva detto: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv. 4,34).

    Gesù, a Cafarnao, dichiara di essere il pane della vita e ribadisce la necessità vitale di cibarsi di Lui: 1n verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell 'Uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi. mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno" (Cfr Gv. 6,22-70). Nell'ultima cena, alla presenza dei suoi apostoli, Gesù istituisce l'Eucaristia: "Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro; dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati" (Mt. 26,26-28). Gesù, dopo avere incoraggiato i suoi apostoli, rivolge all'Eterno Padre la sua preghiera, riportata da San Giovanni: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato... Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Cfr Gv. 17).

    La figura del Messia appare chiaramente anche nelle visioni apocalittiche del libro di Daniele. I grandi imperi mondiali saranno sostituiti dal Regno di Dio, che avrà un dominio eterno. Questo dominio di Dio è rappresentato ed esercitato da una persona che ha l'apparenza di un figlio d'uomo, ma viene dal cielo: "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto" (Dan. 7,13-14).

    Maria Santissima nell'annunciazione riceve la rivelazione che Gesù, Figlio di Dio e figlio suo, regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Cfr Lc. 1,26-38). I Magi, senza esitazione, cercano il neonato re dei giudei. Entrati nella casa dove si trovava il Santo Bambino con Maria, sua madre, prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Cfr Mt. 2,1-12). Gesù è riconosciuto ed acclamato re d'Israele dalla folla osannante che lo accompagna a Gerusalemme: "1l giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!" (Gv. 12,12-13).

    In occasione dell'ultima cena, Gesù conferma l'elezione degli apostoli, ribadendo la sua regalità eterna: "Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove, e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù d'Israele" (Lc. 22,28-30). Gesù, condotto davanti a Pilato, viene accusato anche di dichiararsi re: 'Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo ... e affermava di essere il Cristo re" (Cfr Lc. 23,1-3). "Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei giudei? ... Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re? "Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce" (Gv. 18,33.36-37).

    Il buon ladrone crocifisso accanto a Gesù, lo riconosce Re e Salvatore, e gli dice: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc.23,42). Gesù, istruendo i suoi apostoli, aveva parlato del giudizio finale riservato all'intera umanità: "Quando il Figlio dell'Uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siedera' sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi... Il re dirà loro: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Cfr Mt. 25,31-46). Signore Gesù Tu ci aspetti al Santo Sacrificio della Messa ove viene ripresentata efficacemente l'opera della Tua redenzione e ne riceviamo attualmente i benefici. Tu ci aspetti particolarmente alla domenica e nei giorni festivi, come Padre, per vivere il nostro incontro di famiglia, e come medico Creatore perché desideri terminare in noi, col nostro permesso, la Tua opera di cura e di creazione. Ti incontriamo anche nei Santissimi Sacramenti dove operi in noi in modo specifico. Signore Gesù Tu ci associ al Tuo sacerdozio e ci inviti a lasciarci offrire, con Te, all 'Eterno Padre per realizzare pienamente la Sua volontà e il Suo Santo Regno si stabilisca definitivamente su questa terra come in Cielo. Nell'ultima cena hai detto ai tuoi apostoli: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato" (Gv. 15,7). L'apostolo San Giovanni nella sua lettera, precisa che, rimanere in Gesù, significa comportarsi come Lui si è comportato (Cfr 1 Gv. 2,6) Gesù ha condiviso in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana (Cfr Ebr. 4,15), ha compiuto sino alla fine la volontà dell'Eterno Padre.' "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”... "Tutto è compiuto!" (Cfr Lc. 23,46, Gv. 19,30). Comportarsi come Gesù si è comportato vuol dire, anzitutto, accogliere Maria Santissima come Madre nostra e lasciarci accompagnare da Lei sino all'ultimo respiro, osservando i Comandamenti di Dio, che sono Leggi immutabili di Vita, e i suoi Comandamenti, come dice l'apostolo San Giovanni, "non sono gravosi" (Cfr 1 Gv. 5,1-4).

    Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, Vero ed unico Sacerdote e Re dell'Universo, concedi a noi di poterci sempre nutrire del Tuo corpo e del Tuo sangue, non indegnamente, ma per la salvezza dell'anima e del corpo; fortificati da Te, Il Pane vivo disceso dal cielo, concedici, dopo avere definitivamente riportato vittoria sopra i nostri nemici, di essere accolti nel Tuo Regno eterno: Regno di giustizia e di pace, regno di vita e di felicità ineffabile. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertimi totalmente a Te. O Gesù, mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi, della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.


    *******
    Juan Martínez Montañés, Adorazione dei pastori, 1609-1613, San Isidoro del Campo, Santiponce

    testo 2

    CORONELLA come al primo giorno

    MEDITAZIONE IX

    Della nascita di Gesù Bambino nella grotta di Betlemme
    -------------------------------------------------------------------------------


    Essendo già uscito l'editto dell'imperator di Roma, che andasse ognuno a scriversi nella sua patria, si parte Giuseppe con la sua sposa Maria per andare a scriversi in Betlemme. O Dio, quanto dovette patire la Vergine santa in questo viaggio che fu di quattro giornate, per vie di montagne ed in tempo d'inverno, con freddi, venti e piogge! Giunti che furono colà, venne il tempo del parto; onde Giuseppe si pose a cercare per quella città qualche alloggio dove potesse partorire Maria. Ma perché son poveri, son discacciati da tutti: son discacciati anche dall'osteria, dove gli altri poveri erano stati accolti. Onde in quella notte uscirono dalla città, e trovando una grotta, ivi entro Maria. Ma Giuseppe le disse: Sposa mia, come vuoi stare questa notte in questo luogo così umido e freddo, e qui partorire? Non vedi che questa è stalla di animali? Ma rispose Maria: Giuseppe mio, è pur vero che questa grotta è il palazzo reale in cui vuol nascere il Figlio di Dio. Ed ecco già che venuta l'ora del parto, stando la santa Verginella genuflessa in orazione, vede tutt'insieme illuminata quella spelonca da una gran luce, abbassa ella gli occhi, ed ecco che mira già nato in terra il Figlio di Dio, tenero Bambino che trema di freddo e piange; onde prima l'adora come suo Dio, poi se lo mette in seno e lo fascia con quei poveri pannicelli che seco avea, e finalmente così fasciato lo ripone a giacere dentro una mangiatoia sopra la paglia.
    Ecco come ha voluto nascere il Figlio dell'Eterno Padre per nostro amore. Diceva S. Maria Maddalena de' Pazzi che le anime innamorate di Gesù Cristo stando ai piedi del santo Bambino debbono fare l'officio delle bestie della stalla di Betlemme, che con i loro fiati riscaldavano Gesù; e così esse devon anche riscaldarlo con i sospiri d'amore.

    Affetti e preghiere

    Adorato mio Bambino, io non avrei ardire di stare ai tuoi piedi, se non sapessi che tu stesso m'inviti ad accostarmi a te. Io son quello che con i peccati miei ti ho fatto spargere tante lacrime nella stalla di Betlemme. Ma giacché tu sei venuto in terra a perdonare i peccatori pentiti, perdona me ancora, mentre mi pento sommamente di aver disprezzato te, mio Salvatore e Dio, che sei così buono e tanto mi hai amato. Tu in questa notte dispensi grazie grandi a tante anime, consola anche l'anima mia. La grazia che voglio è la grazia d'amarti, da oggi avanti, con tutto il mio cuore; infiammami tutto del tuo santo amore. Ti amo, Dio mio fatto bambino per me. Deh non permettere che io lasci mai d'amarti.
    O Maria, madre mia, tu tutto puoi con le tue preghiere, altro non ti domando, prega Gesù per me.

    Canto finale (Tu scendi dalle stelle o Fermarono i cieli o altro adatto)

    Giovanni Girolamo Savoldo, Adorazione dei pastori, 1540 circa, Pinacoteca Tosio-Martinengo, Brescia

    Tintoretto, Adorazione dei pastori, 1579-81, Sala Grande, Scuola di San Rocco, Venezia

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    Predefinito CORONELLA IN ONORE Dl GESÙ BAMBINO di S. ALFONSO M. DE' LIGUORI

    V) O Dio, vieni a salvarmi

    R) Signore vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre.

    I. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, io adoro e benedico quell'ora nella quale ti facesti uomo nel purissimo seno di Maria SS., per patire e morire per amor mio.
    Ti prego per quei nove mesi che volesti star chiuso in quell'utero verginale, a perdonarmi tutti i miei peccati, dei quali mi pento con tutto il cuore, perché offesa del mio sommo bene.

    Un Padre nostro, un'Ave e un Gloria al Padre; poi:

    O dolce Vita mia,
    Bel Figlio di Maria,
    Tu sol mio caro Dio
    Sei tutto il mio tesor:

    Vorrei per te, Signore,
    Morire ogn'or d'amore,
    Per te, Bambino mio,
    Che m'hai rubato il cor.
    (da ripetersi ad ogni invocazione)


    II. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quella notte, in cui volesti nascere in una stalla, per fare acquisto dei nostri cuori e comparire tenero bambinello, fasciato con poveri panni, tremante di freddo, in mezzo a due animali, riposto in una mangiatoia sopra la paglia.
    Io adoro le tue tenere membra, bacio quella fortunata terra, ti ringrazio di tanti benefici e ti prego per quei grandi patimenti, per quelle prime lagrime, per quei sospiri, di darmi la grazia che io viva, a tua maggior gloria, amando te, bontà infinita.

    III. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quell'ora in cui fosti presentato da Maria SS. nelle braccia di S. Simeone. Ti ringrazio che volesti addossarti i miei peccati e soddisfarne la divina giustizia con patire e morire per me. Ti supplico per tanta tua bontà, di liberarmi dalle pene dell'inferno; e di far che io odii, sopra ogni male, il peccato, perché tuo nemico, perché odiato infinitamente da te.

    IV. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quella notte nella quale la tua SS. Madre ti condusse in Egitto con tanti patimenti e incomodi, per liberarti dalle mani di Erode. Adoro la tua santissima umanità addolorata, ti ringrazio di aver patito tanto per me; e ti prego di aprirmi quel paradiso che a costo di tante sofferenze mi hai guadagnato: perché venga a goderti in cielo per darti quella gloria, che meriti, o infinita bontà.

    V. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quegli anni, nei quali volesti vivere nella bottega di Nazareth, in compagnia di Maria e di Giuseppe, povero e sconosciuto, tra fatiche, stenti e sudori. Adoro tutte le tue divine azioni; bacio quella terra che calpestasti; ti ringrazio, mio Signore, che hai tanto patito per amor mio; ti prego di concedermi, a tua imitazione, amore alla vita nascosta ed alla tua santissima umanità: sicché viva e muoia amando te, mio Padre, mio Redentore, mio Maestro e mio Dio, per amarti in cielo per tutti i secoli. Amen.

    Vergine santissima, grande regina del cielo e della terra, Madre di Gesù, Figlio di Dio, e madre mia, benedico e venero il tuo grembo che porto il Redentore del mondo, le tue braccia che l'accolsero, il tuo seno che lo allatto, il tuo ardentissimo cuore che tanto l'amo. Ti supplico, per quanto ami Gesù, di ottenermi il vero amore di Dio e amore a te, grande Madre di Dio. Sicché l'unico oggetto di tutti i miei desideri e di tutti gli amori miei sia Gesù, e, dopo Gesù, sii tu, dolcissima e amabilissima mia Madre.

    Tre Ave e Gloria Patri ai santi Cuori di Gesù, di Maria, e in onore di S. Giuseppe.

 

 
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