Carissimi,
quest'oggi inizia la Novena di Natale. Onde poterci preparare adeguatamente alla Venuta di N. Signore, ho pensato di postare, giorno per giorno, le riflessioni e le preghiere per 9 giorni.
Seguirò, per la verità, due testi. Uno di stampo moderno ed uno il cui autore è S. Alfonso Maria de' Liguori.
Cordialmente
Augustinus
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Bernardo Strozzi, Adorazione dei pastori, 1616-18, Walters Art Gallery, Baltimora
Adolf Hoelzel, Adorazione del Bambino, 1908, Augustinermuseum, Friburgo
Testo 1
PRIMO GIORNO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre.
Il Messia, fedele alle sue promesse
San Paolo, nella sua predicazione, afferma decisamente: "Dalla discendenza di lui (Davide), secondo la promessa, Dio trasse per Israele un Salvatore, Gesù." (Atti 13,23) Il primo giorno dopo il sabato, alcune donne, si recarono alla tomba ove era stato deposto il corpo di Gesù. La pietra sigillata, che chiudeva il sepolcro, era stata rimossa e il corpo del Signore Gesù non fu trovato. Due uomini apparvero loro e dissero: "Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno." (cfr Lc. 24,1-8)
Il pio israelita sa che Dio mantiene sempre le sue promesse; i salmi evidenziano bene la giustizia di Dio: "... la tua giustizia, Dio, è alta come il cielo". (SaL 71,19) "... Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, grazia e fedeltà precedono il tuo volto" (SaI. 89,15). La giustizia di Dio si identifica con la fedeltà di Dio alle sue promesse, cioè a Se Stesso: "La tua fedeltà dura per ogni generazione" (Sal 119,90). "La fedeltà del Signore dura in eterno" (Sal. 117,2).
"Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e con-versavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed Egli disse loro: 'Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?'. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: 'Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?'. Domandò: 'Che cosa?'. Gli risposero: 'Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute' (.). Ed egli disse loro: 'Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?'. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui". (Lc. 24,13-21; 25-27)
L'ignoranza delle Sacre Scritture, è ignoranza di Cristo, come affermava San Girolamo; anche l'incredulità verso gli agiografi, naturalmente, è causa d'incredulità in Cristo, come afferma, Gesù: "...se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?" (Gv. 5,46-47)
Nel capitolo terzo del libro della Genesi è annunciato il protovangelo, cioè la vittoria dei figli di Dio contro le forze del male, simboleggiate dal serpente: "Allora il Signore Dio disse al serpente: '...Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno"' (Gn 3,14.15). La parola di Dio è parola creatrice: "...perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste". (Sal 33,9) Il futuro è già presente nella parola di Dio, che è l'Eterno presente. Nei libri dell'Antico Testamento è scritto: "Io sono il Signore, non cambio". (Mt. 3,6) "Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la verità, una parola irrevocabile..." (Is. 45,23) Gesù si è manifestato e definito come "la via, la Verità e la Vita" (Gv. 14,6). Anche la verità, come la giustizia di Dio, va intesa come fedeltà di Dio alle sue promesse. Gesù proclamando l'uguaglianza della sua natura con quella dell'Eterno Padre: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv. 14,9); "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv. 10,30), può anche affermare: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mt. 24,35)
Venti secoli di cristianesimo sono una prova tangibile della fedeltà di Gesù Cristo alle sue promesse. Uomini, donne e bambini di ogni condizione, di ogni tempo, hanno sperimentato l'efficacia immutabile della parola viva del Dio Vivente, parola che non può cambiare né perdere di potenza col trascorrere dei millenni: "Se rimanete fedeli alla mia parola (dice Gesù), sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". (Gv. 8,31) Siamo tutti invitati a non chiudere gli occhi e le orecchie, ma a guardare bene e ad ascoltare attentamente gli interventi di Dio, per non essere qualificati "sciocchi e tardi di cuore" da Colui che è la Sapienza in persona, Gesù-Dio. Quante promesse, Gesù, ci ha fatto! Ha voluto che fossero messe in iscritto: un vero testamento che ha lasciato per ogni creatura umana! Non c'è posto per equivoci, lo scritto compromette, può essere contestato se non risponde al vero! "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". (Mt. 19,17) "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio". (Gv. 14,13) "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto" (Mt. 7,7-8). Annotiamo a nostro credito tutte le promesse di Gesù-Dio contenute nel Santo Vangelo e poniamo le condizioni legittime per riceverne i benefici.
Nel libro della Genesi viene evidenziata l'opera creatrice di Dio e il rapporto, familiare, esistente tra il Creatore ed il primo uomo creato. Stupisce la condiscendenza dell'Onnipotente verso la creatura, voluta a sua immagine e somiglianza, come stupisce la semplicità dell'atteggiamento filiale della creatura con il Padre. Dio ci ha creati perché desidera che siamo suoi figli e, come tali, nel rispetto della libertà che ci ha dato, desidera intrattenersi con noi, manifestarci i suoi progetti e coinvolgerci attivamente nell'opera della sua creazione; per questo ci chiede di collaborare con lui e ci rivela i suoi decreti eterni ed insindacabili. Sempre nel capitolo terzo del libro della Genesi, leggiamo che la prima coppia umana, prevaricò e sperimentò la morte, preannunciata in caso di trasgressione del comando divino di vita, e divenne causa di morte anche per i loro discendenti. Adamo ed Eva, dopo la colpa, cercano di nascondersi da Dio; hanno paura di Dio, non lo sentono più come loro Padre ed amico.
PREGHIAMO:
Mio creatore, mi inviti ad avvicinarmi a Te, senza paura, con fiducia e confidenza, perché la Tua benevolenza nei miei confronti non è mutata. La Sacra Bibbia, come ci ricordano i Santi Padri della Chiesa, contiene le lettere che Tu, Padre, mi hai scritto, per dimostrarmi che sei sempre lo stesso: ineffabile, infinito, eterno ed onnipotente Amore Misericordioso, che non vuole la morte del peccatore, ma che ritorni, lasciandosi curare e ricreare da Te, per vivere, eternamente, nella Tua santa amicizia. Come lodare e ringraziare la Santissima Trinità per l'opera di recupero, salvezza e ricostruzione dell'uomo, prima annunciata e poi realizzata con l'Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione dell'Uomo-Dio, Gesù Cristo?
Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, verità infallibile ed eterna, fedeltà vivente del Dio Vivente, che sei nato e sei venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, illumina le nostre menti. Donaci l'intelligenza delle Sacre Scritture affinché siamo da Te confermati, sempre più, della fede nella Tua natura divina e nelle Tue promesse. Estingui in noi il desiderio dell'effimero ed aumenta in noi la fame e la sete di giustizia che Tu solo puoi soddisfare. La Tua fedeltà, incontestabile, mi attira a fidarmi pienamente di Te e ad affidarmi totalmente a Te. Gesù confido in Te, voglio essere come Tu mi vuoi, convertirmi totalmente a Te. O Gesù mi abbandono in Te; a tutte le necessità mie e dell'umanità pensa Tu, che tutto sai e puoi. Te lo chiedo nel Tuo nome, in virtù delle Tue sante piaghe e per i dolori ed i meriti della Sempre Vergine Maria, Tua Madre, e di San Giuseppe, suo sposo giusto ed angelico. Io credo in Te, mio Dio, sono nelle Tue mani. Santa Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia, mi affido anche a voi, ora e per sempre. Amen.
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Federico Fiori Barocci, Natività, 1597, Museo del Prado, Madrid
Testo 2
CORONELLA DA RECITARSI PRIMA DI CIASCUNA MEDITAZIONE
I. Gesù mio dolcissimo, che nascesti in una grotta e poi fosti collocato in una mangiatoia sulla paglia, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà Signore, abbi di noi pietà.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.
II. Gesù mio dolcissimo, che fosti presentato ed offerto da Maria nel tempio, per esser poi un giorno sacrificato per noi sopra la croce, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
III. Gesù mio dolcissimo, che fosti perseguitato da Erode e costretto a fuggire in Egitto, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
IV. Gesù mio dolcissimo, che dimorasti in Egitto per sette anni povero, sconosciuto e disprezzato da quella gente, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
V. Gesù mio dolcissimo, che ritornasti alla tua patria per esser ivi un giorno crocifisso in mezzo a due ladri, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
VI. Gesù mio dolcissimo, che fanciullo di dodici anni rimanesti nel tempio a discutere con i dottori, e dopo tre giorni fosti ritrovato da Maria, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
VII. Gesù mio dolcissimo, che vivesti nascosto per tanti anni nella bottega di Nazareth servendo a Maria ed a Giuseppe, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
VIII. Gesù mio dolcissimo, che tre anni prima della tua Passione uscisti a predicare insegnando la via della salvezza, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
IX. Gesù mio dolcissimo, che finalmente per nostro amore terminasti la vita morendo in croce, abbi di noi pietà.
R). Abbi pietà, ecc.
MEDITAZIONE I
Dell'amore di Dio in farsi uomo
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Consideriamo l'amore immenso che Iddio ci dimostrò in farsi uomo per ottenere a noi la salute eterna.
Pecca Adamo il nostro primo padre, e ribellandosi a Dio vien discacciato dal paradiso e condannato alla morte eterna con tutti noi suoi discendenti. Ma ecco il Figlio di Dio che vedendo perduto l'uomo, per liberarlo dalla morte si offre a prendere carne umana ed a morire giustiziato in croce.
Ma, Figlio, par che allora gli dicesse il Padre, pensa che in terra dovrai fare una vita umile e penosa. Dovrai nascere in una grotta fredda ed esser posto in una mangiatoia per bestie. Dovrai bambino fuggire in Egitto per scampare dalle mani di Erode. Ritornato dall'Egitto dovrai vivere in una bottega da umile garzone, povero e disprezzato. Finalmente, a forza di dolori, dovrai lasciar la vita sopra una croce, svergognato ed abbandonato da tutti. Padre, non importa, risponde il Figlio, di tutto mi contento, purché si salvi l'uomo.
Che si direbbe mai se un principe, avendo compassione d'un verme morto, volesse diventare egli verme, e facendo un bagno del suo sangue, morisse per dar la vita al verme? Più di questo ha fatto per noi il Verbo Eterno, ch'essendo Dio ha voluto farsi verme come noi e morire per noi, affin di acquistarci la vita perduta della grazia divina. Vedendo egli che con tanti doni a noi fatti non aveva potuto guadagnarsi il nostro amore, che fece? Si fece uomo e ci diede tutto se stesso (cf.. Gv 1, 14 e Ef 5, 2).
L'uomo disprezzando Dio, dice S. Fulgenzio, si parti da Dio; ma Iddio amando l'uomo, venne dal cielo a ritrovare l'uomo. E perché venne? Venne affinché l'uomo conoscesse quanto Dio l'amava e così almeno per gratitudine l'amasse. Anche le bestie che ci vengono appresso si fanno amare; e noi perché siamo così ingrati con un Dio che scende dal cielo in terra per farsi da noi amare? Un giorno, dicendosi da un sacerdote quelle parole della Messa "E il Verbo si fece carne", un uomo ivi presente, non fece alcun atto di riverenza; allora il demonio gli diede un grande schiaffo, dicendogli: Ah ingrato! Se Dio avesse fatto tanto per me quanto ha fatto per te, io starei sempre colla faccia per terra a ringraziarlo.
Affetti e preghiere
O Figlio di Dio, tu ti sei fatto uomo per farti amare dagli uomini, ma dov'è l'amore che gli uomini ti portano? Tu hai dato il sangue e la vita per salvare le anime nostre, e perché poi ti siamo noi così sconoscenti che, in vece d'amarti, ti disprezziamo con tanta ingratitudine? Ed ecco, Signore, io sono stato uno che più degli altri ti ho maltrattato così. Ma la tua Passione è la speranza mia. Deh per quell'amore che ti fece prendere carne umana e morire per me sopra la croce, perdonami tutte le offese che ti ho fatte.
Ti amo, o Verbo Incarnato, ti amo, mio Dio, ti amo, bontà infinita; e mi pento di quanti disgusti ti ho dati, vorrei morirne di dolore. Dammi, Gesù mio, il tuo amore, non mi far vivere più ingrato all'affetto che mi hai portato. Io ti voglio sempre amare. Dammi la santa perseveranza.
O Maria, Madre di Dio e madre mia, impetrami tu dal tuo Figlio la grazia di amarlo sempre, sino alla morte.
TU SCENDI DALLE STELLE
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Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo,
E vieni in una grotta al freddo, al gelo:
O Bambino mio Divino, - Io ti vedo qui a tremar.
O Dio Beato, E quanto di costò l'avermi amato!
A te, che sei del mondo il Creatore,
Mancano panni e fuoco, o mio Signore,
Caro eletto Pargoletto, - Quanto questa povertà
Più m'innamora! Giacchè ti fece amor povero ancora.
Tu che godi il gioir nel divin seno,
Come vieni a penar su questo fieno?
Dolce Amore del mio core, - Dove amor ti trasporto?
O Gesù mio, Per chi tanto patir? per amor mio!
Ma se fu tuo volere il tuo patire,
Perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Sposo mio, amato Dio, - Mio Gesù, t'intendo si:
Ah! mio Signore, Tu piangi non per duol, ma per amore.
Tu piangi per vederti da me ingrato,
Dopo si grande amor, si poco amato.
O Diletto del mio petto, - Se già un tempo fu così,
Or te sol bramo, Caro, non pianger più, ch'io t'amo, io t'amo.
Tu dormi, o Ninno mio, ma intanto il core
Non dorme no, ma veglia a tutte l'ore.
Deh! mio bello e puro Agnello, - A che pensi? Dimmi tu:
O Amore immenso! A morire per te, rispondi, io penso.
Dunque a morir per me, tu pensi, o Dio;
E chi altro amar fuori di te poss'io?
O Maria, Speranza mia, - S'io poc'amo il tuoGesù,
Non ti sdegnare: Amalo tu per me, s'io nol so amare.
Francisco de Zurbaran, Adorazione dei pastori, 1638-39, Musée des Beaux-Arts, Grenoble