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Discussione: I Templari in Sardinia

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    I Templari in Sardinia

    Salve, questo interessante documento preso da Antikitera.net, (più alcune mie considerazioni) offre un quadro interessante della presenza templare in Sardegna:

    I TEMPLARI IN SARDEGNA: IL SIGILLO DI SALOMONE
    E’ certamente difficile, affrontare l’argomento da me scelto.
    Questo lavoro, con grande e sincera umiltà, credo comunque sia utile in primo luogo per la mia personale crescita, fornendo ai fratelli spunti di interessanti riflessioni.

    MOLTI AUTOREVOLI STUDIOSI, NEL TEMPO, HANNO SCRITTO SUI I TEMPLARI.
    ALCUNI AUTORI, HANNO CON COMPETENZA AFFRONTATO GLI ASPETTI STORICI, PALEOGRAFICI, ARCHEOLOGICI CONNESSI ALLA PRESENZA DELL’ORDO TEMPLI IN SARDEGNA.
    Per me non può bastare, se pure è indispensabile, lo studio paleografico, storico, architettonico, per inquadrare il periodo storico che va dal 1150, quando i Templari iniziarono a stabilirsi in Sardegna, e il 1312 quando il papa clemente V, nel concilio di Vienne, sciolse l'Ordine passando tutti i beni del Tempio agli ospitalieri di S. Giovanni.
    Le ricerche, sempre molto difficili, sui Templari, cosa che non è stata capita da molti storici e studiosi di paleografia, non può assolutamente fermarsi al mero compulsare e tradurre carte e “condaghi” (in lingua sarda: “Kondaghes”, antichi codici ad uso di monaci di antichi monasteri, nei quali venivano registrati atti di compravendita di beni mobili e immobili anche di servi, nella Sardegna dei regni Judikali – Ithokor).
    Non ha molto senso, secondo me, anche con ricerche sul campo in luoghi dove presumibilmente vi erano insediamenti del Tempio, cercare croci o simulacri ricchi di simbolismo.
    La vera ricerca è quella dell'Iniziato, di colui che è animato dalla genuina sete di sapere
    esoterico, di colui che, con serietà ed apertura mentale, cerca di avvicinarsi ai contenuti gnostici dell'ordine dei poveri cavalieri di Cristo.
    Nell' "eterno presente", concetto caro a chi custodisce i contenuti misterici ed esoterici
    dell'ordine istituito nel 1118 da Hugues de Paganis, è indispensabile cercare, con la reminescenza propugnata da Platone ( per gli iniziati) di vivere quel tempo.
    Per fare questo, e dico sin da ora di non esserci completamente riuscito, bisogna capire che i Templari, in quanto iniziati, avevano tutte le caratteristiche degli iniziati: fortezza d'animo, controllo del pensiero e della azione, fede, tolleranza per tutte le ideologie e religioni, equilibrio.
    La vera ricerca è quella che conduce, nell'avvicinarsi al loro stile di vita, alla conoscenza, se
    pure parziale, dell'essenza del cristianesimo originale, quello di matrice Giovannita.
    E' molto utile, evitando di muoversi a caso o sulla spinta dei scarsi documenti storici, ricercare i siti facendosi guidare dalla considerazione che gli insediamenti dell' Ordine erano sempre legati a validi motivi strategici, ad una utilità pratica; ma anche ad una più difficile ed indecifrabile motivazione d'ordine simbolico e mistico.
    Consci che i Templari, arrivati in Sardegna coi Pisani, forse difesi durante la dominazione
    Aragonese iniziata nel 1322/24 con la spedizione del Re Giacomo d' Aragona, molto avevano fatto per cristianizzare riti pagani più antichi, può essere utile cercare di capire l'origine di tradizioni ancora vive fra la gente Nei documenti storici, a noi giunti, spesso compaiono i Templari : in un atto di vendita del priore di Trullas appare Iohanne dessu Templu (tra.: Giovanni del Tempio - Ithokor); un tale donnu Furatu Solina prebiteru dessu templu (trad.: Donno Furatu Solina prete del tempio - Ithokor), è citato tra i testimoni, in un atto del 1153-1190, registrato durante il regno del Giudice Barisone. Molti erano i possedimenti templari nei quattro Giudicati. Da molti documenti storici, ma anche da riscontri archeologici appare chiaro che i Templari si stabilirono in Sardegna al seguito dei Pisani (non condivido tale asserzione! – Ithokor). Nel giudicato di Arborea, con la casata dei Bass e con l’entrata di questo Regno nella sfera di influenza di Barcellona, aumentava la presenza Templare, forza incontrastata nel principato di Catalogna.
    Dopo la bolla “pastoralis Prominentae” con la quale il Papa Clemente V faceva entrare in campo la Santa inquisizione per far interrogare i templari fatti arrestare nel 1307 da Filippo il Bello in quanto accusati di eresia, nel 1308, in Sardegna, lo stesso affidava all’arcivescovo di Arborea, all’arciprete Petro Petrella di Nepi, e a fra Beltrando de Roccavilla il mandato di inquisire i templari sardi. A Nicolò, vescovo di Bosa, fu affidato l’incarico di gestire, in attesa del successivo trasferimento al patrimonio agli ospitalieri, i beni confiscati ai templari.
    Sarebbe troppo lungo soffermarci a considerare tutti i “documenti di pietra” e le vestigia
    riconducibili ai templari. In un mio studio più approfondito ho esaminato la documentata presenza Templare nel Giudicato di Cagliari, con particolare riferimento al Quartiere medievale di “Stampace ”. Essi erano sicuramente presenti nella oramai scomparsa chiesa di S. Nicola di Capusolio, sui cui ruderi si costruì il S. Francesco di Stampace del quale rimangono pochi sassi.
    Camminando nel vecchio borgo di Stampace, vera e propria città, staccata dal Castrum Kalaris, dal quartiere di Liapola e dalle zone dei porti di Liapola e Bagnaria, dalle ville di S. vetrano, Villanova, molto vicina a "su Brugu", mi accorgo che sono rimaste poche tracce del passaggio dei Templari.
    Molte antiche chiese sono state ricostruite in tempi più recenti, come la chiesa di S. Anna, altre sono sparite come la già citata chiesa di S. Francesco di stampace e quella di S. Paolo, vicina allo stagno ed alle sepolte vestigia di S. Igia.
    In altre chiese il potere della chiesa cattolica, mano armata della cupidigia del re di Francia
    Filippo il Bello, ha fatto sparire ogni segno riconducibile all'ordine dei Poveri cavalieri di
    Cristo.
    I Poveri cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone erano un ordine militare cavalleresco. L'ordine iniziò ad essere attivo a Gerusalemme, subito dopo la prima crociata, verso gli anni 1118-1119 ad opera di un gruppo di soldati arrivati nella città santa. Il loro scopo, ufficialmente, era quello di proteggere i pellegrini che attraversano la strada Jaffa- Gerusalemme. Sino al 1128 i 9 cavalieri fondatori, capitanati da Hugues de Payns e da Geoffrey de Saint Omer e da suo cugino Hugues de Champagne, avuto dal Re Baldovino come sede il monte Moriah, proprio dove si trova il tempio, si occuparono di meticolosi scavi forse alla ricerca di qualche importante reliquia, contemporaneamente entrarono in contatto con le culture giudaica e musulmana. Ma, probabilmente, il loro vero compito era quello di trovare gli scritti che potessero alimentare le loro tradizioni esoteriche che avevano radici molto profonde. Nel 1126 Ugues di Pagayns arrivò a Parigi dove entro in contatto con S. Bernardo di Clairvaux che appoggiò l'ordine, fissandone le regole.
    Nel 1128, nel Concilio di Troyes, ottenne l'approvazione Papale, e l'applicazione delle regole, mutuate da quelle Cistercensi e preparate da S. Bernardo. Qualche studioso afferma che Egli non appoggiò l'Ordine senza averne nulla in cambio. Gaetan de la Forge afferma che è sicuramente strano, l'improvviso fiorire, dopo il 1130, della strana ed imponente architettura gotica, promossa proprio da S. Bernardo. Forse i templari, frugando nei sotterranei del Tempio avevano trovato antiche pergamene contenenti segreti architettonici relativi alla architettura del popolo egizio e del Tempio di Salomone.
    Il Loro quartiere generale rimase a Gerusalemme fino alla conquista mussulmana della città nel 1187, poi si trasferirono ad Antiochia, Acra, cesarea ed infine Cipro.
    Essi furono i promotori di un capillare sistema finanziario e bancario messo a disposizione dei nobili e regnanti Europei. Col termine delle ultime sfortunate crociate, avendo esaurito il loro ruolo ed avendo loro accumulato immense ricchezze, iniziarono a suscitare forti invidie.
    Nel 1307 Filippo IV di Francia, complice il Papa Clemente V, fece arrestare il gran Maestro Jacques de Molay e tutti i templari Francesi. L'accusa era veramente infamante: sacrilegio e satanismo.
    Molti templari, sottoposti ai tribunali della inquisizione, finirono al rogo, altri furono costretti con la tortura a dichiarare il falso.
    L'ordine venne soppresso nel 1312 e tutti i suoi beni assegnati a Cavalieri Ospitalieri, o
    confiscati da Filippo il Bello, o letteralmente "rubati " da altri ordini religiosi.
    Solo nel Portogallo il Re D. Dinis riuscì ad ottenere da Giovanni XXII, successore di Clemente V, che i beni Templari di quei territori passassero ad un nuovo ordine Cavalleresco, l'Ordine di Cristo. In questo modo i Templari Portoghesi, cambiando nome, continuarono ad operare, anche perché, nonostante il trasferimento della sede a Castro Narim, gli ordini arrivavano sempre dalla fortezza di Tomar. I primi navigatori Portoghesi,alla scoperta di nuove terre, avevano sulle vele della navi la croce di Cristo, insegna del nuovo ordine.
    I templari erano sicuramente radicati, con le loro "domus" all'interno della cittadella fortificata di Stampace, oasi verde e ricca di pace, già dai tempi in cui era in auge la città di S. Igia, poi distrutta dalle truppe Pisane.
    In documenti storici si fa riferimento ai templari solo nel XIII secolo quando il papa Onorio III con bolla del 21 Novembre 26 trasmise ai maestri delle Domus Templari di Cagliari, Oristano ed Arborea un sussidio. Lo storico Padre Giorgio Aleo identificava due siti templari : S. Francesco di Stampale e la chiesa del S. Sepolcro ( probabilmente sita dove è attualmente allocata la chiesa di S. Antonio, la chiesa successivamente costruita sotto questa prese forse il suo nome), nel 1365, in documenti storici si fa riferimento al nuovo ospedale, che aveva sostituito quello di s. Leonardo nell'attuale v. Baylle, e che venne dedicato a S. Antonio ( forse prima a S. Maria della pietà).
    In questo borgo autonomo, all'interno del fabbricato costituito da casette a schiera dai tetti rossi dell'argilla del Campidano, un ben preordinato e studiato susseguirsi di chiese ( arrivarono ad essere ben 15, mentre Cagliari si fregiava del ritrovamento dei resti di ben 179 martiri). Partendo dal "Borgo"( chiamato poi borgo di S. Bernardo come la chiesa là sita, toccava gli oratori di S. Egidio e Michele ( attualmente occupati dalla chiesa di S.Michele, gli oratori di S. Paolo e S. Antonio da cui traevano nome le vie (attualmente Via Carlo Buragna e Siotto Pintor), le chiese di S. Restituta ( forse martire di origine africana), S. Efisio o Evasio, S. Anna e S. Margherita ( dove era probabilmente attivo un ordine monastico femminile di tradizione Templare ed attualmente denominata S. Chiara) sino ad arrivare alle pendici del castello. Le testimonianze storiche della chiesa di S. Margherita risalgono al 1328 anno nel quale il Re Alfono II d'Aragona concesse alle monache una certa quantità di grano per il loro sostentamento, essa è citata, sempre col nome di s.
    Margherita da un documento del 1353 dal P. provinciale dell'ordine Francescano Bernardo Bruni. Rifatta nel XVII secolo, mantiene ancora le fondazioni trecentesche e alcune tombe a cassone. I Catalani trovarono Cagliari e la città di Stampace ben difesa da mura che erano state con abilità costruite dai pisani sulle precedenti mura romane e sulle deboli giudicali, la nobiltà si stabilì definitivamente sul colle del Castrum Castrum mentre i soldati, le maestranze, monaci e militari trovarono alloggio a Stampace, fianco delle cupole e capanne degli operai e agricoltori autoctoni.
    Chi entrava dalla porta dell'angelo, lasciata alle spalle la chiesa di S. Francesco, fuori dalle
    mura di Liapola, poteva ammirar la chiesa di S. Leonardo ( dove attualmente è sita la chiesa di S. Agostino) con il suo ospedale gestito dai Giovanniti e mantenuto in attività sino all'anno1326 dai pisani, più distanti quelle di S. Salvatore e S. Nicolò, percorrendo la Porta Stampace entrava nella Platea Stampacis ( identificabile con P.zza Jenne) dove si teneva il giornaliero mercato. Molti degli edifici religiosi, ma anche le case del borgo, ricostruite verso la metà del '600, e duramente colpite dai bombardamenti Americani della 2* guerra mondiale, non ci sono più, cancellati dall'incuria degli uomini, o sono stati ricostruiti in epoche più recenti sotto il dominio Aragonese. Ci sono inoltre pochi documenti storici, così come è difficile trovare segni riconoscibili posto che dopo lo scioglimento dell'Ordine l'autorità Religiosa si"munì di scalpello" per far sparire dalle chiese ogni riferimento ai Templari.
    Emblematico il caso del San Francesco di Stampace, i cui ruderi sono ancora visibili nelle vie Mameli e Sassari. Esso risulta da documenti, poi dimostratisi falsi e costruiti ad hoc, in possesso dell'ordine Francescano da data antecedente lo scioglimento dei Templari. Questo è stato un chiaro tentativo di sottrarre ai giovanniti, ai quali dovevano passare tutti i beni templari, una chiesa e dei terreni di indubbio valore. Questa chiesa fu edificata sopra precedente costruzione medievale, sicuramente in data posteriore ai falsi atti di vendita risalenti al 1275 (si fa riferimento ad un maestro, forse Templare, fisico Tancredi di S. Restituta).Le precedenti costruzioni, possedute da un non identificato ordine Benedettini che potrebbe identificarsi con quello dei Templari. Vicino a questa chiesa, come citato negli atti di vendita, era sita quella di S. Nicola di caputsolium (o campidoglio) di sicura tradizione templare in quanto costruita sopra il campidoglio romano che si
    poteva identificare all'interno della cinta di età repubblicana fra l'attuale largo Carlo felice e la Via Roma, nell'attuale zona della Marina. I beni templari, almeno in Sardegna, dopo il concilio di Vienne, rimasero congelati in attesa del Re d' Aragona, ed affidati alla amministrazione dei vescovi che non seppero, o non vollero, opporsi alle appropriazioni operate da vari ordini monastici.
    Nei pressi del mercato di Piazza Stampace, in Via dei Mercati (ora Via Fara ed ex v. valentico) vi era un'altro mercato e nella Via S. Giorgio (che tuttora mantiene il suo nome) la chiesa di S. Giorgio, mitico cavaliere che uccise il drago e liberò da morte le vergini destinate alla morte, molto caro, come tutti i cavalieri, alle tradizioni Templari, anche se con chiare radici bizantine.
    Questa chiesa del XII secolo fu poi ricostruita nel XVI secolo e demolita nel secolo scorso benché in buone condizioni.
    Dal mercato si poteva vedere, imponente, la torre dell'Elefante e un po’ più avanti si trovava, di fronte al bastione di S.croce ed alla torre mordente il quartiere e la sinagoga (attualmente chiesa di S. Croce) degli ebrei. A Stampace si poteva entrare da quattro Porte : Quella già citata di Stampace, quella dell'Elefante, quella dei cavoli che portava vero il fosso di S. Guglielmo sovrastato dalle tori franca e fontana dove si trovavano una fontana e le chiese campestri (ora scomparse) di S. Andrea e S. Gugliemo.
    Uscendo dalla porta dei cavoli,costeggiando le fortificazioni si poteva poi accedere al castrum Kalaris dalla bella torre di S. Pancrazio.
    Molto più in alto, nel colle del buoncammino, c'era, e c è ancora la chiesa di S. Pancrazio (Ora s. Lorenzo); fu costruita nel 1257, per ondine del marchese di Capraia Giudice di arborea per commemorare la conquista del castello. All'interno si scorgono impianti ceramici di ispirazione araba, decorazioni presenti in altri siti Templari che avevano avuto interessanti frequentazioni con la cultura mussulmana. Questa chiesa viene attribuita ai vittorini. Come i vittorini i templari costruivano le loro chiese e cappelle secondo un modello, questo in particolare in Sardegna facendo uno studio di tutte le chiese romaniche dell'Isola, a pianta regolare con copertura, a volte, a botte sostenuta da arc double.
    Si favoleggia sul fatto che l'ordine si servisse di una confraternita di costruttori denominati "figli di Salomone" ( eredi dei segreti confidati da Hugo di Payns a S. Bernardo di chiaravalle) che si spostava nelle varie commende per costruire le chiese.)
    Dentro il castello l'arteria principale era la via mercatorum, l'attuale via La Marmora, che partiva dalla torre del Leone, toccava la Piazza del comune, dove vie erano la casa comunale, la cattedrale con l'episcopio, il palazzo Regio, e finiva nello spiazzo di S. Pancrazio. Le altre strade erano denominate e raggruppate secondo le associazioni mercantili dell'epoca. Di grande importanza era anche la via Comunalis, ora via Cannelles. Nella Piazza del comune si svolgeva il mercato dei cereali mentre quello del pesce e della carne si svolgeva nello spazio del balice, vicino alle torri del Leone e dell'elefante; oltre la porta dell'Elefante nel quartiere Stampace c'era il macello.
    Indicativa la dedica della Chiesa cattedrale a S. Maria ( i templari dedicavano le chiese più
    importanti alla madonna). Di impianto medioevale, costruita dopo l'abbandono di S. Igia, a seguito della conquista pisana, trasformata verso il 1664-74 a cura dell'architetto Spotorno durante il periodo aragonese. Conserva il campanile originario, i bracci del transetto con le due porte laterali e la cappella del S. Cuore sempre di periodo medievale, glia amboni laterali dell' ingresso appartenuti al duomo di Pisa.Rifatta parzialmente, con particolare riferimento alla facciata nel 1702 e nel 1930. Il prof. Pirodda G. Franco ha chiaramente individuato, nelle parti conservate dell'impianto medievale, croci templari, sotto le croci di foggia Pisana, ed una scacchiera che riveste particolari significati esoterici.
    Se si scende verso l'altra porta, quella dello Sperone ( portico di S. Michele) con la sua bella
    torre( è ancora leggibile una iscrizione del 1293 che ricorda il suo costruttore, uno degli Alberti, Pisano e facente parte di una famiglia Templare) si costeggiavano gi oratori di S.gidio e Michele dove fu costruita poi l'attuale chiesa barocca di S. Michele, nel 1738 fu consacrata l'attuale chiesa, grazie al lascito di n benefattore, un tale F. Angelo Dessì, che morì nel 1647.All'interno si trovano pregevoli statue lignee dei "misteri" di G. Antonio Lonis, scultore sardo, queste statue, sino a qualche decennio fa, sfilavano nella medievaleggiante processione della settimana santa. Si percorreva via dell'abbeveratoio (attuale Via. Azuni), lasciando sulla destra la via dei mercati. Tutte le strada di Stampace (ora Stampace alto) si svolgevano longitudinalmente e conducevano ad una chiesa. Nella via principale, appunto detta dell'abbeveratoio trovavano ristoro i cavalieri (e sicuramente anche i templari) con le loro cavalcature.
    Stampace era un vero e proprio concentrato di chiese ed oratori. Distante, verso le saline di
    Kalaris, nella coste Est la chiesa di S. Pietro, ancora ben conservata e quella di S. Paolo che non c'è più. La chiesa di S. Pietro, ospitante il gremio dei pescatori, del XI secolo risulta sia stata donata ai vittorini (sempre loro) dal Giudice Costantino di Lacon Gunale, in questa zona sorgeva S. Igia, centro del giudicato di Cagliari dove vi erano la vecchia Cattedrale, il palazzo episcopale e le chiese di S. Maria di cluso, S. Paolo e S. Cecilia. Si presenta ora ad aula unica con copertura in legno. La piccola abside è testimonianza della prima struttura protoromanica.Dopo l'uscita di scena dei vittorini fu probabilmente utilizzata dai templari. Anche S. Maria di portu salis, che potrebbe essere identificata con la scomparsa chiesa di S. Bardilio, era distante in quanto posta vicino al porto del sale di Bagnarla (l'altro porto di Cagliari distinto da quello di Lappola).
    Come si diceva alla via abbeveratorio si immettevano le vie di S. Anna, S.Restituta, S. Antonio, S. Paolo che conducevano alle omonime chiese o oratori, quello di S. Antonio veniva detto di " Santu antoneddu" per non confonderlo con la chiesa di S.Antonio. Il Prospetto principale e l'ingresso di S. Anna vecchia era orientato verso l'attuale V. s. Efisio (prima V. S.Anna); era una chiesa di stile romanico, ricostruita nel XVIII secolo e in parte rifatta a seguito dei bombardamenti dell'ultima guerra. Anche le chiese di S. Efisio e S. Restituta non hanno conservato nulla del loro precedente impianto di epoca medioevale.
    Vicina, sull'attuale via S.Efisio (ex V. S. Anna) si trovano le chiese di S. Efisio e S. Restituta,
    ricostruite in epoche successive ai secoli da noi presi in oggetto; restano le cripte comunicanti delle due chiese.
    Questi ipogei, già utilizzati in epoche precedenti e forse in culti pagani riservati al dio
    Esculapio il cui tempio era situato proprio in quei pressi e la cui effige fu recentemente ritrovata nella cripta d. S. Restituta, furono dai Templari (grandi ricercatori di tesori e di reliquie, nonché creatori di falsi santi), riconvertiti a culti cristiani. In particolare è facile ricollegare la probabile sagra in onore di Esculapio, con processione da Cagliari a Nora (dove vi era un'altro tempio dello stesso dio) a quella cristiana del Santo Cavaliere Efisio o Evasio di Elia. Gli scritti relativi alla sua "passio" sono stati dagli storici attribuiti ad un ricalco delle vicende relative a S. Procopio, martirizzato sotto l'imperatore Diocleziano, inoltre l'accenno al giudicato di Arborea ed ai saraceni sono chiari indizi che ci fanno dubitare di questi documenti. La cripta di S. Restituta, scavato ed utilizzato in epoca punica, poi usato anche in epoca romana e paleocristiana.
    Nel XIII secolo fu abbellita con affreschi di stile bizantino, dei quali rimane un brandello
    raffigurante Giovanni Battista. Lì si impiantò il culto di S. Restituta santa di origine africana, ma erroneamente ritenuta la madre cagliaritana di S. Eusebio. Nella cripta venne inoltre rinvenuta una Madonna Nera di Giosafat che gli esperti attribuiscono all'influenza Templare. Per quanto attiene S. Efisio, culto nato proprio nel medioevo e della cui autenticità abbiamo qualche dubbio (ma lasciamo agli interessati la possibilità di approfondire la materia in testi anche recenti come quello dell'Artizzu), è interessante rilevare che la confraternita del Gonfalone (che gestisce ed organizza la Sagra di S. Efisio) non essendo che una ex sorta di arciconfraternita di "Flagellanti" può ricollegarci ai templari che avevano buoni rapporti e proteggevano queste organizzazioni religiose. E' altresì interessante, per i collegamenti che sicuramente ha con il S. Efisio di Cagliari, esaminare il simbolismo della chiesetta di S. Efisio di Villa S. Pietro, ritenuta
    vittorina, che reca chiari segni templari.
    Superato queste chiese si andava, percorsa la via degli abbeveratoi, verso la ripida salita di Via del monte (o alle campane), ora V. Ospedale, potendo uscire dal borgo dalla porta dei cavoli, andare verso il fosso di S. Guglielmo e salire verso il castello entrando da una delle porte di accesso.
    Mancando sufficienti documenti storici in riguardo al nostro studio è importante cogliere dai toponimi e tradizioni eventuali collegamenti con culti e tradizioni introdotti dalla presenza templare a Cagliari e in Stampace.
    I Cavalieri dal bianco mantello, cercando di riprodurre la posizione del tempio di Gerusalemme rispetto al centro amministrativo della città, situando ad Est o a Sud della città le loro chiese e i loro alloggi. Si stabilirono, quando era ancora attiva la città di S. Igia ( appellata così in onore di una S. Gilla Santa Cagliaritana, ma probabilmente riferibile a S. Gilles , S.Egidio di chiara tradizione templare) in Stampace che forse in quei tempi era forse solo campagna e cimitero.
    Con la distruzione di S. Gilla si trasferirono, in parte verso il quartiere di Villano va dove vi
    erano le chiese di S. Anna (poi appellata S. Domenico dai domenicani che subentrarono ai templari), S.Giacomo e S.Giovanni Queste tre chiese, in gran parte ricostruite in epoche più recenti, mantengono tuttavia chiare ed ancora attive tradizioni di derivazione templare. Sarebbe troppo semplicistico far derivare questi riti dalla dominazione Aragonese e Spagnola, posto che i citati riti sono presenti solo nelle chiese da noi ritenute Templari e non nelle altre.
    Durante la settimana Santa i quartieri di Stampace e Villanova sono animati da processioni e riti che si ripetono da secoli. Dalla Piazza di S. Giovanni, con l'accompagnamento di cori eseguiti da cantori, esclusivamente di sesso maschile, vestiti di bianco (is babalottis), rulli di tamburi e matracas, parte la processione del cristo morto. Analoga processione parte dalla chiesa di S. Efisio di Stampace. Da S. Michele, sino a qualche tempo fa si svolgeva la processione dei misteri. Simile processione si snoda ancora da S. Giacomo dove i "misteri" rappresentano sette stazioni della via crucis. Nella domenica di Pasqua si svolgono alcune processioni de "s'incontru", una scaturente da P.zza S. Giacomo e culminante in Via Garibaldi, una con partenza del cristo e della madonna rispettivamente da S. Efisio e da S. Anna e culminante nel corso Vittorio Emanuele (ex Via S. Francesco). Da studiare con attenzione i riti tradizionali de "su scravamentu" ancora vivi nel quartiere di Villanova.
    Sarebbe troppo lungo, ma c’è chi lo ha fatto meglio di me, uscendo da Cagliari, studiare ulteriori documenti e visitare altri luoghi alla ricerca dei Templari nell’Isola.
    E’ chiaramente conosciuto l’insediamento Templare di S. Leonardo di Siete Fuentes. Questa mansione era collocata, a circa 700 metri di altitudine, in una zona boscosa e ricca di sorgenti. E’ ancora visibile (ora appartiene ai Cavalieri dell’ordine di Malta) la chiesa che risale al XII secolo, con annesso l’edificio del vecchio ospedale.
    Interessante la Basilica di S. Antioco di Bisarcio, tra Oschiri e Ploaghe (Ozieri, invece – Ithokor). I lavori di costruzione di questa chiesa iniziarono nel 1080 in stile romanico-Pisano, furono sospesi a causa di un incendio nel 1090 e ripresero poi nel 1150. A questa fase della costruzione parteciparono maestranze Arabe, pisane e lombarde le stesse che costruirono la cattedrale di S. Giusta-, ma anche questa volta i lavori non furono ultimati. La costruzione fu portata a termine tra il 1170 e il 1190 da operai francesi che operavano per conto di San Bernardo di Chiaravalle. Il protettore dei templari non sarà certamente intervenuto casualmente in una costruzione alla quale erano certamente interessati gli esponenti del Tempio in Sardegna.
    E’ interessante fare una puntata nelle ex Curatorie (distretti amministrativi dei Regni-Giudicati sardi – Ithokor) della Barbagia di Meana e della Marmilla.
    Questi territori facevano parte del Giudicato di Arborea dove, il riavvicinamento della chiesa Sarda alla chiesa Romana, precedentemente sotto l'influsso bizantino (da numerosi studi risulta in quel periodo che la chiesa sarda di rito greco fosse autocefala, il primate di Sardegna per importanza veniva dopo il Papa e nei vari concili sedeva solo dietro di esso e di nessun altro – Ithokor) nel 1073, aprì lo sbarco a vari ordini religiosi che si stabilirono nell'Isola. Dopo la parentesi di Barisone I che si schierò con i Genovesi, le successive vicende che videro, dopo il 1241, i vari Giudici schierati con i Pisani fanno pensare che proprio in questo periodo vi fu l'arrivo dei Templari nel Giudicato di Arborea. Si può inoltre pensare che anche dopo lo scioglimento dell'ordine e dopo la conquista da parte del Re d'Aragona del Giudicato di Cagliari e la nuova alleanza fra Aragonesi ed Arborensi molti ex templari furono protetti e mantenuti nel territorio.
    In questa parte della Sardegna molte chiese medievali sono state pesantemente rimaneggiate, in special modo durante la dominazione Aragonese iniziata nel 1326 con la calata dell' Infante Alfonso.
    Sono però interessanti alcuni toponimi, la costante dedicazione d chiese a Santi venerati dall'ordine come per esempio S. Giovanni Battista (che forse veniva venerato in un simulacro costituito da una testa barbuta che i detrattori dell'Ordine chiamarono Baphomet), antiche tradizioni ancora vive fra le popolazioni della zona.
    I templari, che avevano il compito di difendere i pellegrini, arrivati nell'Isola probabilmente con i Pisani che conquistarono Kalaris e attivate le alleanze con gli altri Giudicati, avevano l'esigenza di sorvegliare le strade che conducevano i viaggiatori al porto di Lapola (porto del Castrum Castrum) per poi imbarcarsi verso Roma, la Palestina o San Giacomo di Compostela.
    Queste antiche vie furono tracciate dai Romani (Non condivido, furono tracciate dai sardi antichi – Ithokor) che, allo scopo di controllare i montanari (montanari? La più grande civiltà del bronzo antico – Ithokor) delle “Barbagie” e sfruttare i latifondi del campidano, fondarono altre città oltre a quelle di matrice punica (matrice shardanica direi – Ithokor).
    I Templari, inoltre, non potevano ignorare che certi luoghi erano carichi di una “particolare
    energia”( basti pensare che nel loro insediamento di Santu Lussurgiu-San Leonardo si stabilirono al centro della bocca di un vulcano spento).
    Si stabilirono, secondo la mia teoria, nella zona di Las Plassas, Barumini (ol suo imponente
    villaggio nuragico ancora visibile), Laconi (ricca di reperti costituiti da Menhir risalenti a circa 5000 anni fa), Fonni (probabile stazione per il cambio delle cavalcature) paese più alto dell'Isola e vicino alle vette più alte del Gennargentu.Molto vicino l'oro, recentemente scoperto, delle alture vicino al paese di Furtei.
    E' da considerare che proprio in queste zone-Laconi, Gesturi- nacquero ed iniziarono il loro cammino di santità S. Ignazio e il Beato Nicola da Gesturi.
    Nei dintorni vi sono alcune chiese dedicate a S. Giovanni Battista : una a Villamar, rifatta nel periodo Aragonese, ed una molto interessante a Laconi.
    La chiesa di Laconi, poco conosciuta, di stile romanico e risalente al XIII secolo, è sita vicino al nuovo e vecchio cimitero del paese; ha la particolarità di avere le travi della volta sostenute da nove simulacri lignei rappresentanti misteriose figure zoomorfe.
    Non è qui il caso di spiegare il simbolismo cabalistico del numero nove, tanto caro ai Templari, che proprio in nove membri costituirono il nucleo primitivo dell'ordine; il nove è il numero dell'iniziazione e degli iniziati.
    Ad Aritzo vi è la parrocchiale del XIV secolo di stile Pisano-Aragonese ed a pianta ottagonale, ricostruita su una precedente chiesa romanica, dedicata all' arcangelo Michele. E' da ricordare che uno dei misteri svelati agli iniziati era quello relativo alla composizione ed alle gerarchie delle schiere celesti; l'arcangelo Michele, che in genere veniva posto a sentinella in luoghi alti (basti pensare alla chiesa di S. Michele a Cagliari posta all'inizio della ex Via del Monte o al castello, con annessa cappella del colle di S. Michele sempre a Cagliari) è considerato nel periodo medievale formidabile “psicopompo”(accompagnatore delle anime all'aldilà) e forse utilizzato dai templari per sostituire antichi culti pagani dedicati ad Esculapio (dio della guarigione).
    Ma è a Fonni che si trovano, almeno nella tradizione popolare, una vera traccia del passaggio dei Templari. In questo paese è rimasta una forte cultura equestre (vedi il palio) derivata quasi sicuramente dalle conoscenze trasmesse dai templari che avevano una cura particolare delle loro cavalcature (non condivido, è molto più antica – Ithokor).
    Il 24 Giugno Fonni celebra il suo patrono San Giovanni Battista, ed esso è dedicata la parrocchiale tardo gotica risalente al 1300. Questa ricorrenza viene chiamata dai fonnesi “sa die de is frores” (il giorno dei fiori). Queste celebrazioni, che hanno un chiaro segno sincretistico, risalgono ai vecchi riti solstiziali di carattere pagano.
    Quello che è interessante è un vecchio rituale magico, che parrebbe scomparso da oltre 30 anni, che consisteva nella raccolta notturna di rami di sambuco, ritenuti dotati di poteri magici, le cui foglie venivano sparsi durante la processione della mattina.
    Durante la notte fra il 23 ed il 24 di Giugno i fonnesi intrecciavano il sambuco a forma di stella a sei punte ( il Sigillo o croce di Salomone) e provvedevano a rivestirlo con un panno per poi nasconderlo sotto la criniera del cavallo per preservarlo dal malocchio.
    Si porta ancora in processione su “ Cohone de Vrores” un pane floreale e rituale che ha origine antichissime; la vigilia della festa di “ Santu Giuvanni” si usava accendere dei fuochi notturni che veniva saltati, tenendosi per mano, a due a due (come i Templari che viaggiavano in coppia sullo stesso cavallo), da persone che divenivano “compari”.
    Questi riti, che sarebbe troppo lungo interpretare, sono, secondo me di chiara derivazione Templare (nuragica, rimaneggiata dai templari – Ithokor).
    Ancora una volta,in Sardegna, a Fonni, i Cavalieri del Tempio si impegnarono a ripulire e
    cristianizzare tradizioni paganeggianti.
    Mi pare di aver ben dimostrato la presenza dell’Ordine del Tempio in Sardegna. Quello che più ci interessa è però far tesoro degli insegnamenti dei Cavalieri Templari.
    Ancora oggi, anche se oramai i Templari non ci sono più, è possibile che all’interno della Libera Muratoria ci sia qualche fratello, rivestito dalla sua spada e dalla sua corazza, che preserva nel suo cuore l’integrità ideologica e i contenuti esoterici dell’Ordine (condivido solo in parte – Ithokor).
    L’iniziazione templare, presa come pretesto dai detrattori dell’Ordine, ha sicuramente dei risvolti molto interessanti. Se prendiamo, per esempio, il sigillo del Baphomet riscontriamo un archetipo della chiesa universale cui aspiravano i Templari.
    La sua figura antropomorfa rivela una formula alchemica : lo spirito universale creatore, l’opera solis et lunae, l’acqua ed il fuoco e l’elemento zolfo associato al mercurio.
    L’etimologia del termine Baphomet deriva dal latino Bapheus (tintore) e mes ( messo, colto), ciò tintore della matrice, riferendosi al battesimo simbolico di Meteo. Baphe meteos si riferisce al battesimo di luce e fuoco. E’ il simbolo del Graal, contenente il sangue di Cristo, liquore di fuoco spirituale.
    Gli strumenti esoterici dei templari hanno chiari significati iniziatici: Il giuramento rappresenta la trasmutazione della profanità in obbedienza alla regola; il mantello la regola dell’ordine; la croce templare il segno dell’Ordine; i due cavalieri sullo stesso cavallo la dualità degli opposti, resi complementari dall’ordine; l’elmo la capacità ed il fermo carattere; la spada la volontà; la lancia la spina dorsale dell’opera; la corazza la fede; gli speroni la discriminazione e la direzione; il cordone rappresenta il riconoscimento della fratellanza; il bacio del Gran Maestro la trasmissione dell’afflato iniziatici.
    Importante, e sicuramente da approfondire la simbologia templare. Simbologia e segni che derivano da antichi riti Egizi e celtici (non era forse San Bernardo un druido cristianizzato?) (mai sentito parlare della celticità di S. Bernardo – Ithokor) strettamente legati al sole e a tematiche astrologiche.
    Chiari, inoltre, i significati cabalistici. I Primi cavalieri erano 9 ed attesero ben 9 anni per
    costituire ufficialmente il loro glorioso Ordine.
    Il nove era il numero segreto della iniziazione e del mistero. Esso è il numero degli esseri
    perfetti che cercano se stessi, che anelano il dono della reminescenza.
    Il quaternario, che è la croce e la Tau ben visibili sulle loro divise e sulla "bausant" la loro
    bandiera, simboleggia la forza, il combattimento, l'acquisizione del potere allo scopo di assolvere la loro missione.
    I sigilli templari, quadrati, a forma di mandorla o vescica piscis, o a forma circolare,
    rappresentano spesso due cavalieri sullo stesso cavallo, simbolo delle due missioni spirituale e militare, delle due regalità sacerdotale e terrena.
    I templari erano l’attualizzazione medievale della figura biblica di Melchisedek, Re e grande Sacerdote allo stesso tempo. La adorazione di una testa barbuta (forse l'effige di Giovanni Battista), ritenuta dai loro detrattori il famoso "baphomet" è, alcune volte rappresentato con due facce, come giano bifronte. Il due è l'inizio della realizzazione, rappresenta l'amore opposto alla intelligenza; gli insegnamenti ambivalenti, oppone l'inconscio al conscio, la perfezione alla imperfezione. Il due è anche la rappresentazione dei due Cristi: quello mistico e quello regale.
    Il segno doppio lo ritroviamo nei segni astrologici dei pesci e dei gemelli, nei miti egiziani do Osiride e seth, nel mito greco di castore e polluce, in quello biblico ebreo di Caino ed Abele, e nei romani Romolo e Remo.
    Importanti anche i colori, dai quali si possono scorgere influenze alchemiche: lo stendardo era composta da tre colori il bianco (albedo) che rappresentava l'iniziazione, la purezza ed il risveglio alla luce; il nero (Nigredo) che rappresenta la forza oppure l'anima addormentata; la croce di colore rosso (Rubedo) indicante la vita, oppure la conquista della illuminazione interiore. I Templari, dopo il loro scioglimento, in parte continuarono la loro missione tramite l'Ordine del Cristo, affiliazione dirette dell'ordine del Tempio nata in Portogallo dopo la loro soppressione del 1312. Questo ordine fu promotore delle maggiori scoperte geografiche di quel tempo: in Africa, Asia e America. In Portogallo risiedevano esperti navigatori e cartografi di origine Ebrea. Non è certo un caso che Cristoforo Colombo arrivò nel Nuovo Continente con le navi ornate da croci rosse in campo bianco (croci templari).
    Rimane, inoltre, ancora insoluto il mistero di La Rochelle. Durante l'ordine d'arresto la flotta templare si trovava in posizione decentrata rispetto ai suoi interessi, il porto di La Rochelle sull'atlantico. Non si sa bene, sparita la flotta, dove andò a nascondere i tesori del Tempio.
    Jacques Mathieu, supportato da prove archeologiche, testimonia la presenza dei templari in luoghi del Sud America, parrebbe quindi che essi siano arrivati in America prima di Colombo, posto che già secoli prima i Vichinghi colonizzarono il Nord America (il continente americano risulta essere quello più scoperto – ithokor ironico).
    Lo studioso Steven Sora pensa che il leggendario tesoro dei Templari sia stato nascosto in un sito segreto della Nuova Scozia, dagli eredi Templari della famiglia Sinclair. Nel tardo XIV secolo i Templari avevano edificato la suggestiva cappella di Rosslyn, copia esatta del Tempio di Erode, essa è decorata con capitelli ed architravi raffiguranti vari simboli massonici.
    Se analizziamo le notizie Storiche in merito a tale ipotesi possiamo dire con certezza che nel 1306, un anno prima che in Europa si scatenasse la persecuzione dei Templari, Roberto I divenne Re di Scozia. Molti cavalieri trovarono rifugio in Scozia, dove il Tempio, come in Portogallo, mantenne i suoi possedimenti di Argyll e nella penisola di Wintyre. Qui potrebbero essere approdate le Navi salpate da La Rochelle, dopo il colpo di mano del Re di Francia.
    I cavalieri templari diedero il loro decisivo aiuto militare contro gli Inglesi. Questa alleanza fra Scozzesi e Templari fu certamente determinante per la nascita della Massoneria (speculativo – Ithokor). I templari di Londra appoggiarono, invece Edoardo I nella sua guerra di invasione, ma non trovarono le stesse protezioni ottenute in Scozia. Molti templari trovarono protezione a Venezia ed in territori controllati da questa potenza marinara. Sono nate molte fantasiose ipotesi relative al famoso tesoro dei Templari.
    Come già affermato per il Graal, anche i tre ricercatori ritengono che il tesoro non sia qualcosa di materiale ma costituito piuttosto da un segreto emerso dagli antichi documenti già trovati dai Templari sotto il tempio di Gerusalemme (possibile – Ithokor). Sarebbe troppo lungo addentrarci nelle ipotesi e nelle illazioni. Per me costituisce un tesoro di inestimabile valore fare miei i simboli, in particolare quelli che riguardano la concezione del Tempio, che rivestono un particolare significato iniziatico: La costruzione del Tempio è eterna, simbolo del perfezionamento morale di un adepto, eterno è pure l’architetto ed eterna è la sua opera. Il tempio, orientato verso i quattro punti cardinali, non possiede la volta, le pareti si innalzano verso il cielo stellato, questo a significare che il nostro lavoro mai compiuto, sempre perfettibile, va verso la nostra perfezione morale.
    …………………………………………………….
    Questo interessante articolo, non accenna all’importante figura del Sovrano-Judike: Gunnare II de Lacon-Gunale di Torres (Regno-Giudicato della Sardegna nord-occidentale). Terribile sovrano, fece trucidare parte del clan rivale dei De Athen all’interno di una chiesa, imparentato coi pisani o genovesi Ebriaci (noti Templari), sposò una donna di essi. Partito in pellegrinaggio in Terrasanta, durante il viaggio di ritorno in Italia conobbe e rimase folgorato dalla figura di S. Bernardo, rientrato nei suoi possedimenti in Sardegna (in prossimità delle coste sarde la sua nave venne investita da una furiosa tempesta, al che il sovrano invocando la madonna promise l’erezione di un santuario a Lei dedicato sul primo monte che avesse scorto al venir meno della tempesta, così avvenne e il santuario esiste tuttora nelle Barbagie, col nome di N.S. de Gonare) cambiò completamente stile di vita, suddivise il suo regno tra i suoi figli e si fece monaco cistercense a Clairvaux, dove morì in odore di santità, così riportano le cronache medievali.
    Fu grazie a questa epica figura che i Templari penetrarono nella Sardegna nord-occidentale, tra l’altro egli permise, la cosa è molto misteriosa però, l’arrivo nell’isola del medico dello stesso S. Bernardo, il cisterciense Herberto, il quale morì in Sardegna e la sua tomba e ancora oggi visibile all’interno della chiesa-monastero romanico di S. Pietro di Sorres a Borutta (ss).
    I Templari in Sardegna furono molto attratti dalla misteriosa civiltà nuragica, studiando con molto interesse i manufatti (nuraghes, tombe dei giganti, domos de janas, pozzi sacri) di questa antica civiltà e i loro poteri magnetici, che cercarono di riprodurre. La stessa chiesa di S. Pancrazio, nella suggestiva Anglona ricca di siti nuragici, regione settentrionale ricadente nel Giudicato di Torres, risulta essere molto interessante perché dà quasi l’idea di essere un incrocio architettonico tra una chiesa e una fortezza militare, una struttura possente e minacciosa a guardia di che cosa?
    Non si accenna nemmeno alla sicura origine della bandiera sarda dei quattro mori (battor moros) dall’ordine dei Templari. Recentemente un valido studioso, Leonardo Melis ha scoperto che il blasone del fondatore dei Templari Ughues de Payens, riproduce tre teste di moro bendate simili, non per numero, ai quattro mori sardi. Ancora è indubbio su chi abbia utilizzato per primi questa bandiera se sardi o aragonesi, la leggenda iberica la fa risalire alla battaglia di Alcoraz tra cristiani e mori, nella quale apparve nel bel mezzo della battaglia un cavaliere di bianco vestito con croce vermiglia, identificato con S. Giorgio, che si fece beffa dei mori trucidandoli e recidendo il capo a quattro nobili regoli mori. E’ evidente l’influsso templare della leggenda che rammenta il ricordo sbiadito della presenza templare nell’Aragona-Catalogna. I sardi invece la fanno risalire alle quattro vittorie da essi conseguite contro i mori invasori, ed anche essa nasconde influssi templari. Nella simbologia medievale-templare, la testa di moro rappresenta la conoscenza (iniziatica?).
    Così anche l’emblema del Giudicato-Regno di Arborea, l’albero deradicato (mata de Arbarèe) riprodotto al centro del mio avatar, ci riconduce ai Templari e all’Arbor vitae, tramite tra cielo e terra. Gli stessi Re-Giudici Arborensi, Mariano IV (invitato nel 300 da S.Caterina da Siena a intraprendere una nuova crociata in Terrasanta), Eleonora d’Arborea e Hugone, campioni dell’indipendenza nazionale dei sardi, avevano l’ormai disciolto Ordine del Tempio in grande considerazione. Nel corso delle loro guerre per mantenere la loro indipendenza contro gli invasori catalano-aragonesi, ebbero l’aiuto, tra gli altri, di misteriose figure di cavalieri-highlanders scozzesi, che si batterono per la causa sarda!
    Ithokor
    Non Nobis Domine
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    STORIA DEI TEMPLARI IN SARDEGNA
    Tratto da IPOTESI SUI TEMPLARI IN SARDEGNA di Massimo Rassu edito da Artigianarte, Cagliari 1996.
    Tra i primi ad apparire si trova tale Iohanne dessu Templu, forse interpretabile come "Giovanni dell'Ordine del Tempio", che con Ytzoccor de Martis e Gosantine d'Oskeri, di Mularia testimoniavano di una compravendita del priore di Trullas.
    Ma la persona che più desta interesse è tale donnu Furatu Solina, prebiteru dessu Templu tra i testimoni di un atto databile al regno del giudice Barisone (circa 1153- 1190): il "Templu" citato doveva trovarsi nella curatoria di Caputabbas, attorno all'attuale Campu Giavesu, forse nel villaggio scomparso Puthu Passaris, in cui era una chiesa di S.Leonardo. Negli stesso periodo esisteva una precettoria templare nella chiesa di S.Corona de Rivora, presso l'attuale Riola Sardo, nel giudicato d'Arborea. L'unico documento che ne parla, la scheda n.115 del C.S. Maria Bonarcado cita tale prebiteru Terico Arras, capridanu de S.Corona che doveva serbire in Templu de S.Corona: il prebiteru Terico Arras era consanguineo del cavaliere templare francese Matteo d'Arras che fu arrestato nell'ottobre 1307. Si deve alla casata dei Bass la penetrazione dei Templari in Arborea, infatti con tale famiglia, il regno sardo entrava nella sfera d'influenza politica e religiosa di Barcellona e del Principato di Catalogna, dove i Templari avevano dominio incontrastato e ricchezze pressochè senza fine.
    Nel 1192 nell'Arborea era presente Raimondo de Gurp, nominato nel 1201 gran maestro in Catalogna; suo fratello Raimondo de Torroja negli anni 1224-28 governava il giudicato per conto di Mariano di Torres.
    Alla fine del XII secolo, lo stesso Barisone di Torres volendo seguire l'esempio del padre Gonario, abdicò in favore del figlio et baisinde a S.Juanne de Ultra Mare, su quale haviat fatu sa avia sua, donna Marcuzia de Gunale, et inie morisit et iacet su corpus sou.
    Agli inizi del nuovo secolo, il 7 ottobre 1200, Al... magister domorum Templi in Tuscia, da identificarsi col precettore Alberto (1197-1203) ricevette l'incarico di collettore pontificio per trasmettere alla S.Sede il censo della Sardegna.
    Intanto, nel Regno d'Arborea, in un anno attorno al 1228 la chiesa della Beata Vergine della Mercede, attualmente alla periferia di Norbello, veniva restaurata dagli architetti di un ordine crociato che lasciava una traccia dipinta nei fianchi interni della chiesa, consistenti in alcune iscrizioni dipinte in rosso con i nomi dei commitenti, Dorgotori de Sogos e Barusone Pinna, intervallate da clipei crociati, anch'essi dipinti in rosso. Nel 1245 il papa Innocenzo IV interessava il priore di S.Maria di Bonarcado a conferire il possesso della chiesa di S.Pietro di Silanus, attuale Solanas frazione di Cabras (OR), al chierico Bencivenni di Perugia, perseguitato dallo svevo Re Enzo di Hohenstaufen, figlio di Federico II. Tale fra' Bencivenni ricompare dopo la morte di Federico II come precettore templare della chiesa di S.Maria di Castellaraldo, nell'attuale comune di Marta, in provincia di Viterbo (Lazio), ricordato solo perchè, nel gennaio 1255, partecipò ad una riunione fra precettori svoltasi in quel periodo a Firenze. Precedentemente, Ubaldo Visconti, sovrano di Gallura e Torres, nel suo testamento, dettato in Sassari nel gennaio 1238, lasciava un legato pro remedio anime sue ... hospitali de Templo, da identificare con lo scomparso ospedale di S.Biagio.
    Per rafforzare il prestigio della Santa Sede in,Sardegna il papa Innocenzo IV volle procedere ad un'opera di rioganizzazione, nominando nel 1249 legato pontificio l'eletto turritano, a cui affidava delicati incarichi, tra cui quello di privare dei privilegi e delle grazie i frati dell'Ospedale Sancte Marie Theutonicorum e gli altri religiosi dell'isola che fossero disobbedienti alla Chiesa, inoltre, raccomandava ai Templari di Sardegna di prestare il loro appoggio al suo legato.
    Con lettera pontificia dell'8 agosto 1255 gli ordini Cistercensi, Templari e degli Ospitalieri di S. Giovanni e di Altopascio, presenti in Sardegna erano esonerati dal versamento di contributi per il castello di Girapala. Un analogo privilegio fu loro accordato nel marzo del 1264.
    Nel 1257 Templari e gli Ospedalieri di S. Giovanni si ritrovarono a capo di opposte fazioni nella cosidetta guerra di S.Saba che aveva posto i comuni italiani l'uno contro l'altro ad Acri, in Libano, di cui uno strascico occidentale fu la scomparsa del regno di Cagliari e la distruzione della sua capitale S.Igia. Proprio in questa occasione gli stretti legami fra Templari e Papato in Italia spiegano lo zelo messo dal precettore templare di Perugia Bonvicino nel dirimere un conflitto sorto nel 1257 tra Pisa e Genova: papa Alessandro scriveva da Viterbo ai commendatori dei cavalieri Ospitalieri e Templari che si trovavano in Sardegna, affinch´ entrassero in possesso di S.Igia, e ne facessero uscire i Genovesi che la difendevano, e i Pisani, che la combattevano".
    La fine dei Templari, invece, fu veramente ignominosa: con la caduta dell'ultimo stato crociato (1291), essi si trasferirono in Europa, dedicandosi principalmente all'amministrazione delle colossali ricchezze accumulate, ma attirandosi le invidie di religiosi e regnanti. Sollecitato da varie dicerie, il papa Nicolò IV consultava anche gli arcivescovi di Cagliari e Arborea per conoscere il loro parere sul progetto di fusione degli Ordini del Tempio e di S.Giovanni di Gerusalemme tra gli altri; ai due prelati sardi dava mandato di riunire un sinodo provinciale con i vescovi suffraganei per avere parere sulla Riunione dei due ordini.
    Contemporaneamente, i re d'Aragona cominciavano a guardare la Sardegna come base d'appoggio per i traffici con la Sicilia e l'Oriente: a questo fine, il 5 aprile 1297 con la bolla Ad honorem Dei Onnipotenti Patris, Bonifacio VIII concedeva in feudo il Regnum Sardiniae et Corsicae al re Giacomo II d'Aragona, riuscendo così anche a rimuovere una delle maggiori cause delle lotte fra Pisa e Genova e a consolidare la guerra del Vespro in Sicilia. Il suo successore Clemente V per agevolare la conquista copriva le sede arcivescovili e vescovili vacanti con sue persone di fiducia favorevoli all'impresa aragonese: nel 1306 l'arcivescovo Guido nell'arborea, e nella diocesi di Bosa, il vescovo Nicolò; entrambi ebbero un ruolo importante nell'affaire dei Templari. Tra i detrattori dei Cavalieri del Tempio il più accanito fu il re di Francia, Filippo il Bello, che il 13 ottobre 1307 li fece arrestare con l'accusa di eresia e torturare nelle sue prigioni; tre giorni dopo lo stesso sovrano scriveva a tutti i sovrani Europei per informarli che si era scoperto che l'Ordine dei Templari era eretico. Il papa, fra esitazioni e incertezze, emanava la bolla Pastoralis Prominentae, facendo intervenire l'Inquisizione, ma ai primi del 1308 ordinava la sospensione degli interrogatori dei templari arrestati. Per quanto riguardava la Sardegna, il pontefice nello stesso anno affidava all'arcivescovo d'Arborea, all'arciprete Petro Petrella di Nepi, e al fra' Beltrando de Roccavilla, dell'ordine domenicano, il mandato di inquisire i Templari delle provincie di Torres, Arborea e Cagliari, e al vescovo di Bosa, Nicolò, il delicato ma lucroso incarico dell'amministrazione dei beni confiscati ai Templari. Infine, per dirimere la questione, il papa Clemente V convocr il Concilio di Vienne, dove con la bolla Vox clamantis in eccelso (3 aprile 1312) sciolse l'Ordine senza sentenza del tribunale, per via amministrativa, quale prerogativa del pontefice verso qualsiasi ordine religioso, trasferendo ai concili locali il giudizio circa le singole persone dei Templari. In base al decreto pontificio, il Concilio di Tarragona, riunitosi il 18 ottobre 1312, dopo aver lungamente interrogato i Templari inquisiti, il 4 novembre dichiarava che i Templari giudicati individualmente erano persone al disopra di ogni dubbio ed ogni sospetto. Inoltre, la bolla Ad Providam Christi Vicari attribuiva i beni dei Templari all'Ordine dei Gerosolimitani, ad eccezione di quelli di Spagna e Portogallo. Tale decisione scaturiva dalla posizione assunta nei confronti di Clemente V da Giacomo II già nel 1309, in quanto la maggior parte del patrimonio templare in Spagna era dovuto a donazioni della Corona, e il re aragonese forse progettava già la ricostruzione dell'Ordine con la creazione exnovo dell'Ordine di S.Maria di Montesa.

    Diffusione templare in Sardegna

    CAGLIARI Secondo l'Aleo, la chiesa del S.Sepolcro era nota come antica proprietà dell'Ordine Templare fino alla sua soppressione nel 1312. Anche il Martini riporta che:"ai Templari appartenne S.Sepolcro, chiamata della Madonna della Piet`". Invece la chiesa del S.Sepolcro fu costruita exnovo nel XVI secolo, su una cappella quattrocentesca intitolata a San Giacomo. Probabilmente la vaga tradizione, si confuse, con la presenza molto più tarda della Confraternita della Morte e S.Sepolcro, ivi operante almeno dal 1564.
    Una seconda tradizione, raccolta sempre dal padre Aleo nel '600 voleva i Templari nella chiesa di S.Francesco di Stampace: "Nello Stampace (i Benedettini) subentravano ai Templari nel gran monistero che occuparono poscia e ancora occupano i conventuali di S.Francesco", come ricorda anche il Martini:" ...la chiesa dei PP.Claustrali di Cagliari ab antico appartenne ai Benedettini, poi ai Templari". In realtà la chiesa fu costruita dai Francescani stessi, che nell'aprile 1275 avevano comprato un terreno dal "magistro fisico Tancredi" di S.Restituta. Una possibile traccia dei Templari potrebbe essere la statua di S.Maria di Giosafat, di ignoto scultore francese del XIII secolo, scoperta nella cripta di S.Restituta, e che, secondo la tradizione, era uno dei tre ritrovati da S.Eusebio, vescovo di Vercelli, in Palestina. Il santuario di Oropa, fondato secondo la leggenda da S.Eusebio, sarebbe appartenuto nel sec.XII ad un ignoto ordine benedettino che qualcuno identifica proprio coi Templari.
    DECIMOMANNU - S.MARIA DESSU TEMPLU Iin località Zippeddu, a Km2 a Sud-Est da Decimoputzu, nella pianura tra il Fluminimannu e la ferrovia stava il centro abitato di Gippi Jossu. Vi era nei pressi anche la chiesa di S.Maria di Gippi, donata ai vittorini nel 1089, che compare in vari documenti sino al sec.XIII. Il titolo "S.Maria dessu Templu" induce a ipotizzare il passaggio della chiesa dai benedettini ai Templari, a cui rimase sino alla soppressione dell'ordine (1312).
    UTA - S.MARIA A mezzo chilometro dalla periferia orientale di Uta, trovasi la chiesa romanica di S.Maria La costruzione della chiesa fu forse effettuata alla fine del XII secolo o nei primi anni del successivo, coeva quindi alla cattedrale di S.Maria di Tratalias, eretta nel 1213. A documentare l'antica appartenenza della chiesa ai Templari prima, e agli Ospedalieri gerosolimitani, poi, nella lesena sinistra delle due che tripartiscono l'abside h incisa la croce di Malta a otto punte. Inoltre, su un concio a sinistra dell'ingresso meridionale, si trova incisa una croce "patente" fiammata.
    Accanto alla chiesa si rilevano i resti di un edificio a corte nel luogo tuttora chiamato "cungiau de corti", probabilmente un grosso complesso fortificato, tramandato dai toponimi Sa Turri e Sa Turritta, cioè ad una precettoria, cosl come si presenta nella sua forma classica: cappella. ospedale, gendarmeria, foresteria, etc.
    La prima menzione risale al 1363, in cui si accenna alla sua appartenenza, negli anni a dietro, all'ordine cavalleresco degli Ospedalieri di S.Giovanni di Gerusalemme, attuale Ordine di Malta. Qualche tempo dopo la chiesa, ormai abbandonata in mezzo ai campi incolti, fu assegnata ai Francescani, che la tennero fino al sec. XVII. Infine nel XIX secolo venne adibita a cappella cimiteriale.
    VILLA S.PIETRO - S.PIETRO La chiesa di S. Pietro è la parrocchiale dell'abitato. Nel portale del fianco nord, con architrave in pietra grigia si rilevano le piatte sagome di una croce a bracci patenti e di una figura maschile nuda. La chiesa h a navata unica con abside orientata e copertura lignea. Si pur datare alle seconda met` del '200. Alcuni rifacimenti agli inizi del XX secolo portarono alla scalpellatura a ogiva negli archetti della facciata e lo smusso delle lesene che rinserrano il portale.
    GHILARZA - S.MARIA DE TREMPU In località Trempu, a Km 6 Sud da Ghilarza, lungo il tracciato della strada romana, sta la chiesa di S.Maria, ricostruita intorno al 1930. Non se ne conosce l'origine, ma nell'area si ricorda la presenza di Benedettini, di un ordine ignoto, che dai titoli: "de Trempu, Templu, ad Templum" è identificabile con i cavalieri del Tempio. NNei libri parrocchiali di Ghilarza questa chiesa veniva ricordata con diversi N.S. delle Grazie; N.S. di Monserrato; della Nativita' di Maria. La localita' Trempu h uno dei territori più fertili dell'agro di Ghilarza, con pascoli sostanziosi, e una sorgente. Nonostante questo, nella seconda metà del XVIII secolo iniziava la decadenza dell'edificio: nel 1847 fu smantellata. In S.Maria erano due statue della Madonna, di cui la più antica, h conservata nella parrocchiale di Ghilarza col titolo di N.S. del Rimedio-Natività di Maria.
    NORBELLO - S.MARIA DELLA MERCEDE Alla periferia di Norbello, a breve distanza dalla parrocchiale dei SS.Quirico e Giulitta, sta la chiesetta romanica della Beata Vergine della Mercede. La prima attestazione dell'edificio si ha nel Condaghe di S.Maria di Bonarcado in un atto del 1229, si presentano fra i testimoni, il curatore di Norghillos, Dorgotori de Sogos, e tale Barusone Pinna, nomi che si leggono nelle iscrizioni, intervallate da croci templari, nelle pareti interne della chiesetta.
    ORISTANO - S.ANTONIO Nella via omonima del centro storico di Oristano, sta l'ospedale templare, corrispondente all'attuale asilo comunale, ora all'interno di un cortile. La chiesa appartenne ai Templari già nel 1198, e nel 1216 venivano ricordate le province templari d'Arborea e di Oristano. Si ha specifica menzione nel testamento di Ugone II, in data 4 aprile 1336. Al Parlamento del 1355 gli ospedalieri gerosolomitani erano rappresentati da Alberto, priore di S.Leonardo di Settefontane, con mandato anche di frate Antonio Gallani de Cirreto, dell'ospedale di S.Antonio di Oristano. Con diploma dell'8 novembre 1526, il re di Spagna provvede al priorato reso vacante dalla morte di un certo Bartolo Ponti, e nomina tale Pietro della Penna dandogli il beneficio di S.Antonio con tutti i diritti. Con atto 24 aprile 1640 l'ospedale è affidato all'Ordine di S.Giovanni di Dio, ma nel 1834 sostituito dai locali della chiesa e del monastero domenicano di S.Martino. Il vecchio ospedale di S.Antonio passr invece ai privati, e fu trasformato in asilo. Attualmente la struttura con il terreno circostante sono di proprietà comunale.
    S.LUSSURGIU - S.LEONARDO DI SIETE FUENTES la piccola chiesa di S.Leonardo sorge in un'amena valletta ricca di boschi, alle pendici della catena del Montiferru, in territorio di Santu Lussurgiu (OR), situata a 700 metri d'altitudine, in una zona ricca di sorgenti di acque minerali e salutari. La chiesetta h discretamente conservata: fu ampliata più volte; delle sue originali strutture templari rimane la parte destra della facciata. Nel lato meridionale si apriva una porta, ora murata, con ai lati, negli stipiti, la croce di Malta. Appartenne a monaci di un ordine sconosciuto, ma identificati dalla tradizione coi Templari, che edificarono la chiesa con annesso ospedale, al servizio di pellegrini e viaggiatori che percorrevano l'antico itinerario. Durante i secoli XIII e XV la villa di Settefontane godette di vasta notorietà l'importante complesso sanitario-assistenziale (ospedale, chiesa e due conventi) gestito dai "fratelli" e dalle "sorelle' dell'Ordine degli Ospedalieri di S.Giovanni di Gerusalemme. Dopo lo scioglimento dell'ordine dei Templari i suoi beni in Sardegna venivano affidati dal papa ai vescovi di Bosa e di Oristano, mentre la commenda di S.Leonardo passava agli ospedalieri di S.Giovanni, attuale Ordine di Malta. Infatti, il villaggio nel 1353 dipendeva dal priorato di Pisa e gi` nel luglio 1342 compariva "frate Bono de Coicio preceptore Septem Fontium". Divenuta commenda nel XVI secolo, fu affidata a diversi lottizzatori insieme al suo vasto patrimonio. Attualmente la chiesa, pur essendo amministrata dal parroco di Santu Lussurgiu, h nuovamente sede dei Cavalieri di Malta.
    ALGHERO - VILLA S.MICHELE Nella periferia orientale di Alghero sta la villa settecentesca di S.Michele, attuale convento dei Padri Passionisti. Di forma quadrangolare, la villa presenta una torretta antica con ballatoi in pietra: era forse una casa fortificata, a circa Km 2 dal centro storico. Un'iscrizione reca la data "A.D. 1657": probabile anno di ricostruzione di un edificio preesistente appartenente forse ai Templari. Sopra l'architrave dell'ingresso è scolpita una croce di Malta; di fronte all'ingresso un grande pozzo ottagonale, forse di epoca medioevale.
    LUOGOSANTO Nel 1216 i documenti segnalano le chiese templari "S.Petri, S.Nicolae et S.Trani in Gallure ", che si trovano sparse nelle campagne ad oriente dell'attuale Luogosanto. La storiografia ufficiale, invece presenta queste chiese fondate dai francescani proprio negli anni in cui appartennero all'Ordine dei Templari. Secondo il Fara, nel 1227 sarebbero stati rinvenuti i corpi dei beati Trano e Nicola in Logusantu di Gallura: a costoro furono erette, da due religiosi venuti dalla Palestina, varie cappelle munite di indulgenze da Onorio III (1216-1227) per mezzo di Giovanni d'Avignone suo legato. Coteste notizie attingeva a un "manuscriptus codex" approvato da Ludovico vescovo di Ampuria e Civita (1515), ma che diversi studiosi ritengono falso. Nel '700 si ha la costituzione di alcuni stazzi nelle localit` circostanti, aventi come fulcro religioso il santuario di N.S. Locusantu. Dopo secoli di abbandono, le tre chiese, come la maggior parte degli edifici religiosi della Gallura, furono ricostruite, per cui dell'epoca templare non rimangono tracce.
    SASSARI - S.BIAGIO La chiesa di S.Biagio sorgeva appena fuori le mura di Sassari, presso la porta di S.Antonio, nella piazza dell'attuale stazione ferroviaria. In alcuni registri del monastero di S.Pietro di Silki, risalenti forse ai primi decenni del XIII secolo, si affaccia tale "Deodatu Corsu ispitaleri de Scu Blasiu", che dimorava in Sassari. La chiesa di S.Biagio, ricostruita nella seconda met` del XIII secolo, viene citata sino al 1316. Fu demolita nel 1927.

    TEMPLARI SARDI

    Gianfranco Pirodda

    Gli studiosi seri, prima di fare affermazioni storiche, si basano specialmente sui documenti scritti, oltre che sui reperti, sulle costruzioni, le pitture, le sculture e tutto ciò che è stato opera dell’uomo di quei periodi da studiare. Il campo di indagine che riguarda la presenza in un territorio dell’Ordine cavalleresco dei Templari si presenta ancor più difficile all’analisi proprio per la particolare assenza di documenti scritti, e quelli che si trovano sono spesso falsati a causa della nota posizione papale in base alla quale venne imposta la distruzione negli archivi dei documenti relativi all’Ordine del Tempio e nelle chiese dei simboli, delle croci o altri simboli e segni dei Templari.
    La ferma volontà di Clemente V, specialmente di Giovanni XXII, e di tutti i Papi successivi di voler eliminare l’indicazione dei Templari dalle loro precedenti proprietà affinché venisse cancellato il nome del Tempio per l’eternità, rende difficili le ricerche attuali, anche perché gli amanuensi (in genere monaci) che riscrivevano periodicamente i documenti ormai consumati e gli atti notarili, trovandosi di fronte ad un’antica proprietà dei Templari, eseguivano certamente la volontà papale e sostituivano la presenza templare con altri ipotetici proprietari: cancellavano volontariamente il nome del Tempio dai documenti e inserivano nomi di altri ordini religiosi, talvolta anonimi o generici. Capita spesso quindi che le antiche proprietà dell’Ordine del Tempio non si ritrovino più assegnate ai Templari. Abbiamo riscontrato che precedenti chiese dei Templari venissero assegnate, per esempio, ad anonimi benedettini, senza precisare se si trattasse di camaldolesi, vallombrosani, cassinesi o cistercensi: cosa perlomeno sospetta. Ecco perché, ancora oggi, certe presenze nelle antiche chiese, da parte di francescani, benedettini, domenicani, anche suffragate da specifici documenti, non è detto che corrispondano alla verità storica. Sono invece da valutare molto attentamente, dato che nemmeno l’esistenza del documento scritto può essere considerata determinante. Anzi, questo rischia invece di dare un’indicazione opposta, poiché il documento potrebbe essere stato manipolato per cancellare appunto il nome dei Templari che la damnatio memoriae nei loro confronti avrebbe voluto realizzare.
    È il caso della chiesa cagliaritana di San Francesco di Stampace, della quale esistono due atti di acquisto, datati al 1275, in cui Ipsiolo (o Periciolo), il superiore dei frati claustrali (francescani) di Cagliari, comprava dal Maestro Tancredi, chirurgo di Santa Restituta, un terreno su cui sarebbero ricadute la proprietà francescana e la chiesa di San Francesco. Oggi possediamo i due atti, riportati dal francescano Devilla in una copia del sec. XVII (e non sembra esistano edizioni precedenti). La prima cosa che colpisce degli atti è l’assenza del nome dell’Ordine cui apparteneva il venditore, il Magister Tancredi, chirurgo di Santa Restituta. È strano che non si sia scritto chi fossero i venditori che davano la proprietà della chiesa di Stampace ai Francescani, che sono invece chiaramente indicati.
    Un articolo apparso sulla rivista Sardegna Magazine nell’aprile del 1998 chiarisce alcuni aspetti della vicenda. L’autore del pezzo, Massimo Rassu, ha trovato che il notaio che redasse gli atti (Iacopo di Titignano o Vitignano) e due dei testimoni (un certo Cauljni e un certo Rustichello di Guidone) avevano operato a Cagliari non nel 1275, come apparirebbe dai due atti riportati dal Devilla, bensì nel 1316 e 1317, ben 40 anni dopo. Tale Iacopo di Titignano sarebbe stato appunto un notaio, che arrivò da Pisa a Cagliari solo nel 1316, per redigere degli atti. Nel 1318 tornò a Pisa, da dove non tornò più, per cui non se ne sa più nulla. Gli atti relativi al San Francesco di Stampace risultano redatti dallo stesso notaio e i testimoni sono gli stessi di 40 anni dopo, ma la data scritta nel documento è il 1274 e 1275, e non il 1316, o 1317, o 1318.
    La coincidenza è davvero impensabile, tanto da far ritenere che l’atto sia una falsificazione. Si voleva far risultare ufficialmente che i Francescani fossero venuti legalmente in possesso dell’immobile di San Francesco nel 1274-75 (quando i Templari cioè esistevano ancora ed erano i proprietari dell’immobile), mentre nella realtà la cosa evidentemente “non doveva” essere avvenuta. In effetti noi sappiamo che il papa Clemente V, dopo aver processato l’Ordine del Tempio e poi deciso di scioglierlo durante il Concilio di Vienna (1312), aveva assegnato i beni dei Templari ai Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni, che nel 1530 presero il nome di Cavalieri di Malta. Una diversa assegnazione dei beni templari sarebbe andata contro le direttive papali.
    Le ragioni possibili per cui i Francescani erano penetrati nella chiesa, trovandola forse deserta - dato che i Templari potevano averla abbandonata o forse erano fuggiti e si nascondevano o erano sotto processo - potrebbero essere diverse, ma a noi pare che una sia la più significativa. Dopo l’assoluzione dei Templari sardi (come accadde in altre parti d’Europa e in gran parte d’Italia, dove i cavalieri rosso-crociati passarono in altri ordini cavallereschi) questi potrebbero essere entrati nell’Ordine francescano. Così si spiegherebbero tante cose oggi incomprensibili.
    Si capirebbe perché anche in altre parti della Sardegna tante chiese che furono dei Templari divennero francescane, come quelle decicate a San Francesco di Iglesias, di Oristano, di Alghero, di Tempio, di Rebeccu (Bonorva). O anche la Santa Maria di Betlem e la Santa Chiara di Cagliari, quella di Oristano e forse anche di Iglesias. Diverse di queste costruzioni vennero classificate da Raffaello Delogu come appartenenti ad uno stile definito francescano-cistercense. Non di cistercensi si trattava, bensì di un ordine a loro molto vicino, quello del Tempio. Le chiese furono costruzioni dell’Ordine Templare, che dopo lo scioglimento furono occupate dai Francescani.
    Per dichiarazione dello stesso padre Devilla, conventuale, le prime sedi francescane in Sardegna furono a Cagliari, Sassari ed Oristano. Non esistevano altre sedi francescane nell’isola prima del 1315-1320. Quindi tutte le quindici o venti chiese indicate non potevano essere francescane. E le sedi di Cagliari, Sassari e Oristano non erano quelle che la tradizione tramanda come francescane. A Cagliari è scaturito l’atto falsificato e a Sassari e Oristano vi sono altre vicende e questioni - da non affrontare in questa sede - che comprovano come nella chiesa di San Francesco di Oristano e nella Santa Maria di Betlem non siano arrivati i Francescani prima dello scioglimento dei Templari.
    Un altro elemento da considerare è la bellicosità dei Francescani che appare dalla tradizione di quegli anni. Bellicosità anche dei Francescani cagliaritani di Stampace, che sembra abbiano resistito agli aragonesi in modo egregio, e dei frati di Oristano, nel cui refettorio si sarebbero sempre tenute le assemblee del popolo del Giudicato d’Arborea.
    In concreto la chiesa di San Francesco di Oristano era il centro militare e democratico dell’Arborea, anche prima dell’esistenza di San Francesco. Quasi certamente si doveva trattare della chiesa di San Michele al Paradiso, sede centrale dei Templari Arborensi che, occupata dai Francescani dopo lo scioglimento dell’Ordine templare, mantenne le prerogative del centro militare e simbolico e in cui le campane venivano suonate a stormo in occasione degli allarmi e delle battaglie più vive degli ultimi barlumi di vita del Giudicato.
    Si tenga anche conto del fatto che il controllo e la gestione dei beni sardi dei Templari erano stati affidati dal Papa all’Arcivescovo di Arborea, padre Guido Cattaneo, un francescano. Nel 1316 l’arcivescovo di Cagliari era un altro frate claustrale, Ranucio. In numerose diocesi sarde sedevano, agli inizi del sec. XIV, diversi frati francescani.
    Tutto ciò che abbiamo prospettato, compreso il falso del tempio di San Francesco di Stampace, può essere stato realizzato quindi con l’avallo arcivescovile dopo lo scioglimento dell’Ordine templare. Con tale atto di vendita predatato i Francescani cagliaritani si procuravano un utilissimo documento di acquisto dell’immobile in un periodo al di fuori da ogni sospetto, per cui nessuno in futuro avrebbe potuto mettere in discussione il loro possesso del San Francesco di Cagliari prima dei Templari, che sarebbe invece dovuto andare agli Ospedalieri di San Giovanni.
    Se ci mettiamo nell’ottica di capire quali siano i beni originali dei Templari, possiamo cominciare dalle chiese vicine a Santa Restituta e Sant’Anna di Stampace, che dovevano rappresentare il centro principale della Cagliari templare. I Claustrali potevano avere usurpato appunto la chiesa che poi si chiamò di San Francesco. Probabilmente in precedenza non era intitolata a San Francesco, ma dovette avere un’altra denominazione. San Francesco rimase fino all’800 in mano francescana e poi crollò. Le rovine sono ancora tra via Mameli e il corso Vittorio Emanuele.
    I Carmelitani dovettero occupare la chiesa che oggi si chiama del Carmine, che è ancora dei Carmelitani ed è vicina alla piazza omonima. Il suo nome precedente sembra che fosse quello di San Salvatore, a cui era dedicata la chiesa del Tempio presso il Laterano, oggi chiamata della Scala Santa.
    Gli Agostiniani dovettero usurpare la chiesa di Sant’Agostino vecchio, di cui oggi resta solo la cripta nel largo Carlo Felice, e nel ’500 furono trasferiti nella chiesa di San Leonardo, in via Baylle, che oggi infatti si denomina Sant’Agostino (nuovo). Era dei Templari anche la chiesa di San Nicola al Campidoglio (tra la via Sassari e la piazza del Carmine) che nel Rinascimento divenne la chiesa dei napoletani e, divenuta un teatro, fu distrutta nell’800 da un incendio.
    Se poi ci riferiamo alla parrocchia di San Giovanni (Villanova), vediamo che i frati predicatori (domenicani) sono dati presenti a Cagliari dal 1254. In effetti la loro usurpazione dei beni di San Giovanni può riferirsi alla chiesetta templare di Sant’Anna di Villanova, che sorgeva dove oggi esiste il San Domenico di Cagliari, ma ciò dovette avvenire solo dopo lo scioglimento dei Templari.
    È molto probabile che essi avessero usurpato anche l’attuale chiesa di San Giacomo, che prima dei lavori del Cima (dell’800) era caratterizzata, come San Domenico, da uno stile gotico aragonese. Ciò farebbe pensare ad un’occupazione dei Domenicani, come il Papa aveva detto e scritto.
    Un’altra chiesa usurpata dai Domenicani potrebbe essere stata San Lucifero, che presenta sopra la porta principale i due cani, simbolo dei Domenicani (Domini canes, cani del Signore, nel senso di fedeli a Dio). Su San Lucifero c’è comunque un dubbio, dato che la storia della chiesa ci dice che i Domenicani furono colà presenti in un periodo molto più vicino a noi.
    A questo punto diventa molto facile sostenere che tutte quelle chiese, libere ed occupabili, facessero parte dei beni dei Templari prima del loro scioglimento e che gli ordini religiosi approfittarono della situazione usurpandole.
    Ithokor
    Su Templare

  3. #3
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    Da: “La Nuova Sardegna” 21-02-2004
    SAN PANCRAZIO E IL MISTERO DEI TEMPLARI
    Sedini. A poca distanza da un villaggio abbandonato, un luogo di culto da cui può ripartire il futuro del paese.
    Trovati murati teschi di donne e bimbi vicino a simboli enigmatici.

    dal nostro inviato
    Pier Giorgio Pinna

    A Conca Niedda, valle della paura alle porte di Sedini, il silenzio si mescola alla tensione. Il cli-
    ma è quasi irreale. Ma l'ango-scia si fa presto concreta. E più si va avanti, tra gole e di-rupi, più l'ansia cresce. Negli stretti canyon, che all'imbrunire cambiano colore facendosi all’ improvviso Tenebrosi, e la sensazione di minacce incombenti. Così si capisce perché nel Medioevo i pellegrini diretti alla chiesa di San Pan-crazio viaggiassero sotto scoria. Soprattutto lungo il sentiero alla base delle rocce costel-late di anfratti, le offensive di predoni, e persino gli incon-tri soprannaturali, appariva-no sempre possibili.
    Ma a proteggere le carova-ne, a metà del tragitto verso i monasteri del Silanis, c'era-no probabilmente i Templari, arrivati in Sardegna attraver-so oscuri percorsi. E forse gli stessi sacerdoti guerrieri, a pochi passi dal villaggio oggi abbandonato di Speluncas,
    custodivano i segreti del tem-pio. Un tempio eretto alla me-moria di quel santo-bambino
    che la leggenda vuole impe-gnato in lotte aspre. Aspre co-me la natura di questa regio-ne battuta da una tramonta-na che qui sembra soffiare più impetuosa.
    Nella chiesa le tracce di an-tichi misteri sono tante. Così come si rivelano subito gli ele-menti che fanno pensare a una costruzione fortificata.
    Quasi che il tempio e il mona-stero dovessero temere attac-chi. E quasi che i cavalieri fos-sero a guardia delle grotte circostanti. Tutti aspetti che riportano ad alcune vicende se-guite alle prime Crociate, tra le pagine di storia più difficili da decifrare. Ma che oggi, co-me altrettanti segni di destini intrecciati, potrebbero pro-durre benessere in quest'area depressa. Sulla scia di mi-ti a volte suggestivi, ma anche sulla base di consistenti reperti storici e archeologici, Sedini sta infatti moltiplican-do le iniziative per valorizza-re al meglio il suo patrimo-nio. E adesso, grazie anche al-
    l'ingegno dei giovani di una cooperativa all'opera nel set-tore turistico, è pronto a rac-cogliere i frutti di un'attività laboriosa e complessa.
    Ancora oggi, a guardarla bene, la chiesa di San Pancra-zio ha la struttura di un cubo su due piani. Della fortifica-zione rimangono prove tangi-bili. E don Francesco Tampo-ni, profondo conoscitore di questi luoghi, le elenca tutte:
    «Le aperture esterne nelle pa-reti, più simili a feritoie che a finestre. Un'aula del fuoco concepita anche per resistere agli assedi. Una piccola por-ta. sollevata dal piano di calpestio per sferrare controffen-sive. Una scala d'accesso ver-so un altro ambiente areato al secondo piano, adesso non
    più visibile. E, ancora, la posi-zione strategica della chiesa, su una collina al centro di cin-que importanti strade medie-vali».
    Tanti gli altri aspetti miste-Riosi, alcuni sicuramente riconducibili, nei secoli dodicesimo e tredicesimo alla presenza di genti pronte a combattere e dotate di grande quantità di denaro. Innanzitutto tutto, fa riflettere l'intitolazio-ne della chiesa proprio a Pan-crazio, santo guerriero. Ma
    anche il requisito collegato di abbazia, che indica una comu-nità di monaci. Come, appun-to, i Templari. «Poi — conti-nua don Tamponi — sulle pa-reti interne del luogo di culto c'è una sovrabbondanza di enigmatici graffiti, di planta-pedis (o impronte di sandali), di tantissime lettere (dall'alfa all'omega, simboli dell'inizio e della fine) e di altri segni esoterici, dunque riservati a
    pochi iniziati».
    Un recente restauro ha por-tato a nuove scoperte. Dappri-ma, al ritrovamento di una croce tracciata vicino al pavi-mento che, come tipologia, ri-chiama i cavalieri di Gerusalemme. Quindi, all'interno di una nicchia murata, sono sta-ti rinvenuti crani e altre ossa.
    Inspiegabilmente di soli bambini e donne. Poi, in diverse cavità chiamate armaria, alloggiamenti per materiali ma anche per liquidi (destinati alle alchimie?). E ancora, altri luoghi per l'essicazione di
    preparati. Infine, dietro l'alta-re, da un diverso armarium, è saltato fuori un vaso piatto e largo. «Perché quei teschi murati nelle pareti? E perché quella patena di caccio? Servi-va per una liturgia che igno-riamo? — si chiede oggi don Francesco — Al di là degli aspetti macabri, un fatto bal-
    za agli occhi: i rebus da risol-vere sono ancora parecchi. Bi-sognerà studiare, approfon-dendo meglio i significati, pri-ma di trarre conclusioni».
    Molto di tutto ciò che succe-deva a San Pancrazio, comun-que, lascia pensare a folle di pellegrini in transito. Fedeli radunati a Speluncas e nelle immediate vicinanze dell'ospitium. Di sicuro per trovare as-sistenza nella fede. Ma forse anche per venire assistiti.
    Con erbe medicamentose nel-la cui realizzazione proprio i monaci guerrieri erano mae-stri indiscussi? Può darsi. Di qui, in ogni caso, le leggende sulle magie praticate a Conca Niedda, a lungo ribattezzata Valle dell'inferno.
    D'altronde, perché stupir-si? Non a caso i Templari fu-rono accusati di stregoneria.
    E non a caso di pozioni segre-te, fatture e fattucchiere trat-ta una delle mostre allestite nella grande domus de janas di Sedini. Proprio qui comin-cia il percorso guidato della cooperativa Setin: conduce si-no alla chiesa dopo un tragit-to di quasi tré chilometri. E proprio da qui potrebbe ini-
    ziare il riscatto di questo pae-se. Penalizzato, da dieci anni, incredibilmente, anche dalla chiusura — a causa di una ba-naiissima frana — della stra-da diretta per Castelsardo.
    I soci della coop, che ogni estate accolgono cinque-seimila turisti, sono soddisfatti.
    Per aumentare il flusso dei vi-sitatori puntano però su altri contatti, su nuove iniziative.
    Compresa la vendita di pro-dotti locali. Come il miele, i cestini e il grano intrecciato
    portafortuna. «Siamo circon-dati da una natura meravi-gliosa — spiegano il presiden-te, Domenico Sanna, e il suo collaboratore Marco Ferracciu — Basta guardarsi attor-no, osservare le pareti a stra-piombo intervallate dal bian-co del calcare e dal bruno-ro-sastro della trachite. Con un po' di pazienza, tra torrenti e cascate, si possono ammi-rare anche volpi, donnole, gatti selvatici, persino qual-che falco pellegrino». Un am-biente ideale per le escursio-ni e per il trekking. Con una flora, soprattutto in primave-ra, dai mille colori: asfodeli, ciclamini, mirto. «E poi — ri-cordano i soci della Setin —ci sono i bellissimi percorsi per i monumenti e le altre te-stimonianze d'arte. Per mo-
    strarli abbiamo organizzato carovane persino con gli asi-nelli del nostro allevamento».
    Insomma, i presupposti del rilancio ci sono tutti. La lotta per la rinascita di Sedini può partire dal giallo dei Templa-ri, i monaci che non si piega-vano dinanzi alle avversità e sapevano come lottare contro i nemici.
    Ithokor - Templare Sardu
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  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Ithokor
    Ithokor - Templare Sardu
    interessante.

  5. #5
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    Predefinito Nuova associazione templare in Sardegna

    Ciao Ithokor e Iolao,
    se non lo sapete gia' hanno fondato a Cagliari un'associazione regionale che studia i Templari (e i Cavalieri di Malta e gli altri) presenti in Sardegna nel medioevo e in eta' moderna.
    Se vi interessa mettetevi in contatto con
    sando_gan@yahoo.it

    Furatu solina, prebiteru dessu Templu

  6. #6
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    in sardo medievale "custode/guardiano del tempio" si dice "prebìteru dèssu Tèmplu"? O meglio è il nome medievale che veniva utilizzato nella Sardegna giudicale?

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Cristianu
    in sardo medievale "custode/guardiano del tempio" si dice "prebìteru dèssu Tèmplu"? O meglio è il nome medievale che veniva utilizzato nella Sardegna giudicale?
    Associazione regionale??
    Cristianè mi ke soe fuidu dae custu forum ka appo idu avatara ki non mi piaghian meda...
    Prebideru dessu templu keret narrer solu. "prete del Tempio".
    Su Templare

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Ithokor
    Associazione regionale??
    Cristianè mi ke soe fuidu dae custu forum ka appo idu avatara ki non mi piaghian meda...
    Prebideru dessu templu keret narrer solu. "prete del Tempio".


    E it'este su problema?
    T'est benniu su dolore 'e conka?

    Furatu

  9. #9
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    Non ho capito assolutamente qual'e' il valore di questa discussione. Si vuole o no parlare seriamente di Templari di Sardegna?
    Oppure, questo e' solo uno spazio per sfogarsi sui vari temi?

    Fatevi vivi con sandogan (sando_gan@yahoo.it)

    Furatu

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Furatu
    Non ho capito assolutamente qual'e' il valore di questa discussione. Si vuole o no parlare seriamente di Templari di Sardegna?
    Oppure, questo e' solo uno spazio per sfogarsi sui vari temi?

    Fatevi vivi con sandogan (sando_gan@yahoo.it)

    Furatu
    Caro Furatu... Solina, prebiteru de su Templu,
    perdonami se ti sono parso irriverente, nn era mia intenzione offenderti!
    il problema è che sono andato via da questo forum tempo fa perchè alcuni avatar di altri frequentatori nn mi piacevano, con essi nn voglio spartire neanche la, passami il termine, "templarità"!
    Nutro una grande passione per l'ordine, sarebbe ora che si inizi a discutere di templari in Sardinnya in maniera seria.
    ti invierò PVT (privatamente) la mia mail, nel caso fammi sapere in cosa consiste la vostra iniziativa.
    ti saluto
    Ithokor
    Su Templare

 

 
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