Identità, come termine potrebbe benissimo far parte di una canzonaccia (nel senso il più benevolo del termine, intendetela pure come quelle della mala) del vecchio Gaber, tipo:
<Identità è come stare sopra un albero....etc.etc.>
sorrido perché oramai da troppi anni l'identità è rappresentata dalla forma e non dalla sostanza, ha più identità il compagno con la falce ed il martello attaccati alla collanina, che per lui la bandiera è solo rossa, che comunismo è solo comunismo, oppure quello che a vederlo è uno come tutti gli altri, non ostenta, non seduce, ha quasi timore alle ostentazioni, ma lavora, lavora lavora.
Qualcuno, cui io credo molto, senza di lui nulla sarebbe esistito, scrive che la validità si misura dalla capacità di incidere, di valere, di catturare, i GC sempre stati inesistenti, ora sono realtà, che fa, agisce, pensa ed elabora, e sono quintuplicati in soli due anni, prima il nulla, il partito ha raccolto più di 500.000 firme senza il bisogno degli show pannelliani e purtuttavia nella completa disinformazione mediatica, per essere un partito che perde la sua identità mi sembra una bella performance, e fatta su questioni comuniste, o il magnetismo non essendo trattato da Lenin è argomento per piccolo-borghesi?
Identità, per alcuni è un fattore statico, si passa dal 17, alle fallite rivoluzioni, si fa finta che la Luxemburg non sia mai esistita, si transita dalla Spagna con i suoi errori madornali, che costarono a quel popolo decine d’anni di dittatura, e via, via si transita dai non allineati, che facevano storcere il naso a Mosca, al Vietnam, fino ad arrivare a Praga, a Cuba, alle follie della siberiane della Cambogia, ai tradimenti, alle vergogne degli ex, ma per alcuni l'identità è immutabile, come lo spirito santo per la chiesa, ma il comunismo non è liturgia, il comunismo vive della vita, della realtà, dell'oggi, del momento, la forza del comunismo è la sua capacità d’essere fermo nei principi, ma mutevole nella pratica, di essere costantemente teoria in movimento, come tanti ci hanno insegnato nelle più belle pagine della nostra storia e dei nostri libri, il comunismo era per il proletario dei borghi nefasti della Berlino di Marx ed è per il giovane col pirsing al naso, perché esprime il desiderio del nuovo e giusto, della libertà, e della follia della libertà, costringerlo dentro a paradigmi, ad identità immutabili è solo uccidere il comunismo, privarlo dell'arma vincente, rispondere ai desideri di giustizia e libertà in ogni secolo e per qualsiasi cultura.