Risultati da 1 a 2 di 2
  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Carceri sovraffollate, quindicimila detenuti in più: 40 suicidi nel 2002

    Drammatico rapporto del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
    Carceri sovraffollate, quindicimila detenuti in più: 40 suicidi nel 2002


    Le carceri italiane sono sovraffolate. E’ questo il dato che accomuna Secondigliano a Rebibbia, l’Ucciardone a Regina Coeli. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), ha reso noto ieri i dati sulla situazione dei 205 penitenziari italiani aggiornati allo scorso luglio. Dietro le sbarre ora ci sono 56mila persone, a fronte di una capienza regolare di quasi 42mila posti. Questa situazione, mista a solitudine e depressione, favorisce i suicidi in cella. Dall’inizio di quest’anno si sono tolti la vita 40 detenuti, quasi tutti in carcere per la prima volta, accusati di furto oppure spaccio di stupefacenti. Per questo la fotografia scattata dal Dap è preoccupante. In cella in tredici In carcere è ordinaria amministrazione trovare celle che ospitano 13 detenuti quando la capienza normale sarebbe di appena quattro. Maglia nera del sovraffollamento spetta alle regioni Campania (16 istituti ospitano 6.959 persone per 4.920 posti), Toscana (4.190 per 2.905), Veneto (2.424 per 1.438) e Molise (361 per 218). Tutte accolgono quasi il doppio dei detenuti che potrebbero ospitare in condizioni regolari: una soglia che supera anche quella della cosiddetta tollerabilità. Seguono a breve distanza i penitenziari di Lazio (5.406 per 4.771 posti disponibili), Lombardia (7.971 per 6.050) e Piemonte (4615 per 3.500). Altro dato preoccupante è la quantità di detenuti che si trovano in carcere pur essendo ancora in attesa di giudizio. Sui 56mila totali la metà L esatta sconta pene per le quali sono già stati condannati, i restanti sono detenuti che ancora debbono ascoltare l’ultima parola del giudice. A questi, vanno aggiunti, mille detenuti che sono internati in istituti psichiatrici per effetto di una misura di sicurezza. Tra tutti i reclusi una buona percentuale sono extracomunitari. Si parla di oltre 16mila persone. Tra loro solo poco più di 1000 le donne. La nazionalità di questi stranieri è per la maggior parte marocchina e albanese. Un accordo, risalente allo scorso aprile, tra il governo italiano e quello di Tirana prevede che i detenuti condannati in via definitiva scontino la loro pena nel proprio paese. Qualcosa di simile è attualmente allo studio anche per quanto riguarda gli immigrati detenuti di nazionalità marocchina. Lunga scia di morti E veniamo ad un altro valore preoccupante: quello dei suicidi dietro le sbarre. Nel 2001 si sono suicidati in carcere ben 69 persone, in maggioranza italiani. Il governo per ora ha stanziato solo mille miliardi delle vecchie lire, su un periodo di tre anni, da investire nell’edilizia penitenziaria. Un piano con cui si vorrebbero ultimare i nuovi carceri di Reggio Calabria, Sant’Angelo dei Lombardi e Ancona. Nel progetto rientrebbe anche la ristrutturazione e l’ampliamento di 90 istituti già esistenti. La situazione si complica considerando che 21 carceri dovrebbero essere definitivamente chiuse, perché troppo obsolete. Al. To.

    Liberazione 14 agosto 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Il ministro dell'ingiustizia

    Carceri, la barbarie avanza

    Graziella Mascia

    Ci verrebbe da dire che è meglio che cambi mestiere, o almeno impari a stare zitto. Ogni volta che parla il ministro Castelli suscita solo indignazione. Quando visitò Bolzaneto trovò normale che i ragazzi fermati venissero tenuti per ore con le braccia (a volte fratturate) in alto e la faccia al muro. Anche i metalmeccanici - disse - stanno otto ore in piedi. Agli agenti di polizia penitenziaria di Marassi che chiedevano condizioni di lavoro più dignitose, riservò una predica "alla leghista": i giovani di oggi - affermò - sanno solo lamentarsi, non hanno voglia di lavorare. Ora considera il regolamento carcerario un intralcio, perché, si sa, il carcere non può essere un albergo a quattro stelle. Il ministro della cosiddetta giustizia è ingegnere, e forse per questo l'unico suo interesse è per l'edilizia carceraria: con il leasing si possono persino dimezzare i tempi di costruzione, assicura. Non sa il ministro, che i contenuti del regolamento carcerario corrispondono ai principi minimi di civiltà riconosciuti a livello europeo, e che il vero problema sta nel fatto che non sempre e non dovunque quel regolamento viene rispettato.

    Castelli dovrebbe infatti preoccuparsi delle condizioni di particolare emergenza in cui versano le carceri italiane. Se il sovraffollamento e le caratteristiche della popolazione carceraria (stranieri e tossicodipendenti) sono il frutto delle politiche del governo - che, anziché investire in politiche sociali preferisce sbattere dietro le sbarre gli esclusi - la gestione delle stesse preannuncia la loro privatizzazione.

    Le carenze di organico nelle direzioni; le convenzioni con associazioni per gli interventi di recupero volutamente depotenziate o lasciate morire per esaurimento; l'inapplicazione dei benefici della Gozzini; i diritti dei carcerati violati senza ragione (sempre più numerosi i casi di stranieri cui viene impedito di telefonare per puro cinismo) sono solo alcuni aspetti che denotano uno stato di abbandono dei detenuti. L'aumento progressivo dei tentati suicidi, i quaranta suicidi in sette mesi sono solo la punta dell'iceberg di un malessere drammatico e di una società che tende a considerare la pena e il carcere il fine, e non l'estrema ratio comunque tesa al recupero sociale. Ma il grande business del carcere, come insegnano gli Stati Uniti, è la sua privatizzazione. Non importa se ciò determina un ulteriore aumento di detenuti, perché così si guadagna di più; condizioni di vita ancora peggiori, perché la logica del profitto deve risparmiare su tutto e guadagnare anche sul pezzo di pane; ricatti inverosimili, peggiori di quelli che già si verificano oggi, fino allo sfruttamento del lavoro dei detenuti e trattamenti differenziati per condizione economica.

    Non importa tutto ciò al ministro Castelli: nel documento di programmazione economica e finanziaria infatti il riferimento al carcere è solo agli investimenti per l'edilizia carceraria nonché alla possibilità di avviare un processo di privatizzazione. Circa la possibilità che nella maggioranza di governo si potessero aspettare o far valere culture garantiste non ci illudiamo più da tempo e il silenzio che ha accompagnato la realizzazione di un altro doppio binario, quello della Bossi-Fini (garanzie giuridiche e pene diverse per italiani e immigrati), ne è l'esempio più vergognoso. Ora la mannaia cala sui detenuti: la barbarie avanza. D'altra parte - come sottolinea l'ingegner Castelli - penseranno mica di essere in albergo a quattro stelle!

    Liberazione 17 agosto 2002
    http://www.liberazione.it

 

 

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