"[...] l' evidente disastro del programma berlusconiano è solo la punta estrema e più farsesca di una crisi più generale. Crollano in tutto il mondo le illusioni della New Economy: è il meccanismo dello sviluppo fondato sul potere assoluto delle multinazionali, sulla finanziarizzazione dell' economia, sulla liquidazione delle politiche economiche e sociali keynesiane, che si è totalmente inceppato [...] Non siamo di fronte a una crisi passeggera, ma a una crisi vera di quel capitalismo liberista che si è affermato con prepotenza in tutto il mondo negli ultimi vent'anni. Ogni giorno salta via qualche grande nazione dall' equilibrio instabile della giostra della globalizzazione: ieri è toccato all' Argentina, oggi tocca a Uruguay e Brasile. Tutta l' Europa ristagna, la disoccupazione aumenta, nè ci sono prospettive serie di ripresa [...]
I tre tabù fondamentali che hanno ispirato questo ventennio- privatizzazioni, fine dell' intervento pubblico sul sistema industriale, flessibilità del lavoro- non sono i rimedi, come ancora pensano anche esperti del centrosinistra, ma le cause della crisi attuale. [...] Bisogna ricostruire l' intervento pubblico nell' economia e bisogna avere il coraggio di affermare che se tanti anni di moderazione e compressione dei salari e dei diritti hanno provocato la crisi attuale, allora è redistribuendo la ricchezza, estendendo i diritti che si fa ripartire la crescita e non pensando di rispolverare quelle politiche di liberisamo temperato e di concertazione che, in realtà, hanno accompagnato il percorso che ha portato a questa sitruazione [...]
Il centro sinistra è tuttora prigioniero delle vecchie politiche
liberiste [...] E' ridicolo pensare di difendere contro Berlusconi i vincoli di un patto di stabilità europeo che fa acqua da tutte le parti e che, comunque, sta semplicemente strangolando l' economia dei vari Paesi. Occorre coraggio e voglia di cambiare [...] Ma è un cambiamento necessario: senza di esso, le forze di centro destra riusciranno a sopravvivere alla loro crisi, aggravando però tutti i guasti sociali e morali del Paese [...]
Le lotte contrttuali dei metalmeccanici e delle altre categorie, lo sciopero generale della Cgil, la lotta contro i tagli alla spesa sociale, per difendere le pensioni pubbliche, a tutela dell' occupazione contro i progetti di ristrutturazione della Fiat e di tutto il sistema industriale in crisi, l' estensione a tutte e a tutti dell' art. 18, sono qualcosa di più che singoli appuntamenti di mobilitazione: sono la base per la ricostruzione di un programma economico e sociale di crescita alternativo a quello del liberismo in crisi"

(brani tratti da Giorgio Cremaschi, "Dalle lotte d' autunno il programma alternativo al liberismo in crisi", in "Liberazione", 11 agosto 2002)