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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    la ricerca della bellezza nascosta
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    Predefinito gli ebrei nel lager calabrese di Ferramonti: grande esempio di bontà dei calabresi

    L'unico vero campo di concentramento nazifascista in Italia ,munito anche di cinta di filo spinato ,fu costruito a Ferramonti in provincia di Tarsia in Calabria ,nonostante l'apparenza di lager come quelli nazisti ,il campo di Ferramonti si trasformò in una vera e propria cittadina munita di scuole ,sinagoghe ,libreria ,asili ,circoli culturali ,filatelici e addirittura un parlamento interno che aveva il compito di tenere i contatti con la direzione e far risolvere i problemi degli internati. Tra i compiti dei capi camerata c'era anche quello di distribuire i sussidi statali a tutta la baracca. Il parlamento era formato dai capi camerata eletti a votazioni e un capo dei capi che doveva parlare l'italiano per mantenere il contatto con la direzione. Proprio per la sua posizione di estremo settentrione Italiano ,il campo rappresento' la salvezza per molti ebrei che ancora prima che giungesse l'ordine di sterminio furono liberati dalle brigate inglesi sbarcate in Sicilia il 14 settembre del 1943.

    Il personale civile e militare calabrese impiegato nel campo, contravvenendo alle leggi fasciste, trattò i poveri ebrei internati con umanità e rispetto.
    In occasione dei controlli del regime fascista, i calabresi facevano finta di essere inflessibili e spietati,; gli ebrei capivano il gioco e anche essi facevano finta di lamentarsi per la durezza delle condizioni di prigionia.
    Una volta terminato il controllo, gli ebrei erano liberi di entrare e uscire dal campo e integrarsi con la popolazione del paese di Ferramonti con cui fecero subito amicizia.
    La fondazione Wisenthal e tutte le fondazioni ebraiche di memoria dell'olocausto hanno riconosciuto che nel lager calabrese non fu mai fatta alcuna violenza a nessun ebreo.

    Mi sento orgoglioso di essere calabrese.
    Ultima modifica di uqbar; 27-01-15 alle 13:08

  2. #2
    la ricerca della bellezza nascosta
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    Predefinito

    Il sentimento di ospitalità verso gli stranieri che si trovano in difficoltà è tipico dei calabresi e dei meridionali in genere.
    Quando ero bambino mia nonna mi raccontava che durante la prima guerra mondiale il governo fece trasferire centinaia di sfollati veneti nella provincia di Cosenza le cui famiglie erano state coinvolte nelle zone di guerra.
    Molti di essi rimasero in Calabria perchè si integrarono alla perfezione con la popolazione locale che li accolse con grande affetto.

    Durante il fascismo quasi tutti i perseguitati politici anti-fascisti del nord vennero spediti al "confino" nei paesini della calabria e tutti riconobbero poi l'affettuosa accoglienza.
    Tra questi Cesare Pavese che scrisse le sue più belle opere in un paesino della locride.

  3. #3
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    Predefinito Re: I meridionali sono buoni d'animo: leggete la storia del lager ferramonti

    Originally posted by uqbar
    L'unico vero campo di concentramento nazifascista in Italia ,munito anche di cinta di filo spinato ,fu costruito a Ferramonti in provincia di Tarsia in Calabria
    Di sicuro ce ne furono anche uno nei pressi di Trieste (Risiera di San Sabba), uno a Fossoli (Modena) e uno a Bolzano.

  4. #4
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    Predefinito Re: gli ebrei nel lager calabrese di Ferramonti: grande esempio di bontà dei calabres

    Per la giornata della memoria un articolo del Sole24ore sul lager calabrese di Ferramonti

    http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2015-01-26/il-kaddish-ferramonti-anime-ritrovate-154107.shtml




    Quella di Ferramonti di Tarsia è una storia che merita di essere raccontata. Pressoché sconosciuta, offre un punto di vista originale sulla realtà tragica della Shoah e dei campi di concentramento ma soprattutto onora la memoria di chi a Ferramonti è scomparso.
    A raccontarla è “Kaddish a Ferramonti – Le anime ritrovate” di Enrico Tromba, Antonio Sorrenti e Stefano Nicola Sinicropi. Il volume - inserito nella collana Libreria della Shoah del Centro internazionale di studi giudaici - adempie in toto al significato di kaddish: preghiera per i morti, garanzia di continuità spirituale.
    Siamo nel giugno del 1940, l'Italia è appena entrata in guerra. I cittadini ebrei, anche se appartenenti a nazioni a noi alleate, sono considerati nemici e devono essere arrestati e internati. Il campo di Ferramonti, nel comune di Tarsia in provincia di Cosenza, è il primo e più grande in Italia dei luoghi di internamento per ebrei aperti dal regime fascista. Viene poi liberato dagli inglesi nel settembre del 1943, ma sono molti a restare a Ferramonti anche negli anni successivi e il campo chiude alla fine del 1945. Dal punto di vista cronologico, è il primo campo di concentramento per ebrei ad essere liberato e anche l'ultimo ad essere formalmente chiuso.
    A Ferramonti gli ebrei sono raccolti e internati ma non uccisi o deportati. La vita, come scrive Riccardo Di Segni nella prefazione “non era brillante, era piena di difficoltà, ma ben lontana dagli orrori della Germania nazista. In questi campi fino alla loro chiusura la gente visse e sopravvisse…”. Il libro riconosce 38 nominativi di ebrei (e 5 di non ebrei) che hanno perso la vita durante il periodo trascorso a Ferramonti, dove in totale passano circa quattromila ebrei provenienti da tutta Europa.
    Il volume descrive l'organizzazione all'interno del campo: bambini e ragazzi vanno a scuola (dall'asilo alle superiori) e viene istituita anche una scuola talmudica, gli internati si autogestiscono nelle attività, si lavora, si fa vita sociale, persino teatro. C'è l'assistenza sanitaria, molto importante considerate le condizioni di Ferramonti: le baracche sorgono su un'area malarica, scarseggia l'acqua potabile e il cibo è carente. Grazie all'elevato numero di medici tra gli internati, si arriva ad avviare un ambulatorio e un primo soccorso, attivo giorno e notte. E' un luogo di prigionia ma non di violenza né di coercizione, dove si può sopravvivere senza la preoccupazione di essere deportati.
    Dal punto di vista strutturale il libro è ben congegnato: una prima parte contestualizza il periodo storico e racconta della struttura e dell'organizzazione del campo, mentre la seconda è documentale, fatta di schede personali narrate e una discreta mole di documenti originali: fogli di internamento, schede sanitarie, richieste di espatrio, comunicazioni telegrafiche, nascite, decessi. Di particolare interesse l'accesso degli autori all'archivio della Prefettura di Cosenza e all'archivio storico di Roma Eur, che ha consentito la pubblicazione di materiale inedito. Ancora un omaggio alla memoria.

  5. #5
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    Predefinito Re: gli ebrei nel lager calabrese di Ferramonti: grande esempio di bontà dei calabres

    Citazione Originariamente Scritto da uqbar (POL) Visualizza Messaggio

    L'unico vero campo di concentramento nazifascista in Italia ,munito anche di cinta di filo spinato ,fu costruito a Ferramonti in provincia di Tarsia in Calabria ,nonostante l'apparenza di lager come quelli nazisti ,il campo di Ferramonti si trasformò in una vera e propria cittadina munita di scuole ,sinagoghe ,libreria ,asili ,circoli culturali ,filatelici e addirittura un parlamento interno che aveva il compito di tenere i contatti con la direzione e far risolvere i problemi degli internati.



    Tra i compiti dei capi camerata c'era anche quello di distribuire i sussidi statali a tutta la baracca. Il parlamento era formato dai capi camerata eletti a votazioni e un capo dei capi che doveva parlare l'italiano per mantenere il contatto con la direzione. Proprio per la sua posizione di estremo settentrione Italiano ,il campo rappresento' la salvezza per molti ebrei che ancora prima che giungesse l'ordine di sterminio furono liberati dalle brigate inglesi sbarcate in Sicilia il 14 settembre del 1943.

    Il personale civile e militare calabrese impiegato nel campo, contravvenendo alle leggi fasciste, trattò i poveri ebrei internati con umanità e rispetto.
    In occasione dei controlli del regime fascista, i calabresi facevano finta di essere inflessibili e spietati,; gli ebrei capivano il gioco e anche essi facevano finta di lamentarsi per la durezza delle condizioni di prigionia.
    Una volta terminato il controllo, gli ebrei erano liberi di entrare e uscire dal campo e integrarsi con la popolazione del paese di Ferramonti con cui fecero subito amicizia.

    La fondazione Wisenthal e tutte le fondazioni ebraiche di memoria dell'olocausto hanno riconosciuto che nel lager calabrese non fu mai fatta alcuna violenza a nessun ebreo.

    Mi sento orgoglioso di essere calabrese.
    Ecco perchè dico sempre di stare molto attenti a magnificare il concetto di legalità (che va tanto di moda tra intellettualini e radical-chic).
    perchè la legalità a volte può essere anche ingiusta (come ad es. le leggi sul finanziamento dei partiti e sugli stipendi d'oro o le leggi fiscali a carico dei poveri) e anche sopraffazione dei forti sui deboli come nel caso delle leggi razziali.
    sono dunque orgoglioso dei miei conterranei calabresi che nel lager disubbidirono alla "legalità" e trattarono gli ebrei con umanità!
    BRAVI!
    Ultima modifica di uqbar; 27-01-15 alle 13:30

 

 

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