Disoccupazione, Calabria Cenerentola dell'Ue
Secondo Eurostat, Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna e Basilicata nel 2001 hanno registrato tassi di disoccupazione più che doppi rispetto alla media europea (7,6%). Italia prima nel divario Nord-Sud
MILANO - E’ la Calabria la Cenerentola dell’Unione Europea sotto il profilo dell’occupazione. Ma non basta. Delle sedici regioni europee con tasso di disoccupazione più che doppio rispetto alla media Ue, cinque sono italiane. E il Bel Paese detiene anche il primato del divario tra il nord e il sud, vittima di una divaricazione a forbice che ancora non accenna a chiudersi.
E' questo il risultato dall'ultimo studio Eurostat sullo stato della disoccupazione regionale nell'Ue e nei paesi candidati dell'Europa centrale. Il quadro tratteggiato, dunque, è piuttosto deludente per l’Italia. Sono Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna e Basilicata, le regioni italiane che nel corso del 2001 hanno registrato tassi di disoccupazione più che doppi rispetto alla media europea (7,6%). Ma il rapporto mostra anche come l'Italia primeggi soprattutto per la mancanza di lavoro tra donne e tra giovani sotto i 25 anni.
Sebbene i dati siano inferiori di almeno un punto percentuale rispetto a quelli registrati lo scorso anno, i numeri restano comunque elevati. Calabria e Campania, con rispettivamente il 24,8% e il 22,4%, si sono posizionate addirittura al quarto e quinto posto fra regioni europee (colonie d'oltremare comprese) con più alto tasso di disoccupazione. Migliori, ma sempre ben sopra la media, sono le cifre di altre tre regioni meridionali: 15,7% per la Basilicata, 19,1% per la Sardegna e 20,8% per la Sicilia. La Campania ottiene il primato anche per la disoccupazione giovanile, che tocca la punta massima nell'Ue del 59,9%, contro il minimo del 2,1% registrato nella regione olandese di Utrecht. Mentre alla Calabria viene attribuito poi il più alto tasso di disoccupazione femminile: con il 36,4% supera anche due regioni spagnole ferme sul 34%. Le più basse prestazioni olandesi e finlandesi, che superano di poco l'1%, per l'Italia appaiono addirittura un miraggio.
(5 AGOSTO 2002, ORE 14:15)