A partire dal 2 agosto 1922, circa 20 mila squadristi guidati da Italo Balbo, uno dei più feroci ras del fascismo, prendono d'assalto Parma. Vogliono espugnare e mettere a sacco i quartieri "sovversivi" d' Oltretorrente e del Naviglio. Polizia e carabinieri abbandonano il campo. Ma a difesa dei borghi si organizzano, inaspettatamente, gli "Arditi del Popolo", coordinati dal deputato socialista Guido Picelli. Convinto sostenitore della necessità di contrastare il fascismo sul terreno della "lotta frontale", "uomo d'azione" più che teorico del marxismo, egli è in grado di realizzare l' "unità proletaria", mobilitando gli "Arditi del Popolo". Fondati a Roma poco più di un anno prima dall' anarchico Argo Secondari (ex-tenente dei reparti d'assalto), gli "Arditi del Popolo" nascono da una scissione dell' "Associazione Nazionale Arditi d'Italia" per contrastare la violenza delle squadre di Mussolini. In poco tempo, sorgono in tutt' Italia 150 sezioni che raggruppano circa 20 mila aderenti, salutati con favore dalle masse popolari.
Giungono anche i primi successi. Le difese armate di Viterbo e Sarzana, assalite dalle bande delle camicie nere, che vedono come protagonisti gli "Arditi del Popolo", sorprendono e scuotono la compattezza del movimento fascista. Il governo presieduto da Bonomi interviene allora per
predisporre la macchina repressiva contro gli "Arditi", manovrando al contempo politicamente per sospingere le correnti "moderate" degli opposti schieramenti all' accordo (3 agosto 1921- "Patto di pacificazione"). E' a quel punto che il Psi prende le distanze dall' arditismo, per venire incontro alle richieste dei fascisti "ragionevoli", dichiarandosi estraneo al loro operato e alla loro organizzazione. Subito dopo si scatena la repressione nei confronti della giovanissima associazione antifascista. Nel volgere di pochi mesi, gli "Arditi del Popolo" si vedono costretti a ridurre notevolmente il loro organico (50 sezioni, seimila iscritti). Sopravvivono in condizioni di clandestinità solo in poche città (Parma, Ancona, Bari dove sono organizzati da Giuseppe Di Vittorio, Genova, Civitavecchia, Livorno). E proprio a Bari, Civitavecchia, Parma (realtà nelle quali è massiccia la presenza tra gli "Arditi" di sindacalisti, repubblicani, anarchici, dannunziani) i fascisti nell' estate del 1922 non passeranno. A Bari dovrà intervenire l' esercito per farli vincere. Civitavecchia cadrà dopo un mese sotto i colpi di tutte le squadre d'azione del centro-Italia coalizzate. Parma invece resterà inviolata.
All' arrivo dei fascisti, il comando degli "Arditi del Popolo" organizza la resistenza: 30 formazioni paramilitari antifasciste presidiano le zone d'operazione a loro assegnate; la popolazione solidale scava fossati e innalza barricate con pietre, carretti, suppellettili. I campanili sono utilizzati come punti d'avvistamento, grazie anche alla collaborazione dei preti che offrono inoltre viveri e banchi di chiesa per gli sbarramenti- come denuncia uno stizzito Italo Balbo. Anche i commercianti, gli artigiani, i ceti medi in generale mettono a disposizione dei difensori generi di sostentamento. I militanti socialisti, comunisti, repubblicani e popolari che combattono fianco a fianco nelle formazioni degli "Arditi del Popolo" lo fanno dissentendo dalle rispettive direzioni politiche.
La battaglia ha inizio. Dopo quattro giorni di combattimenti furiosi, le camicie nere di Balbo sono costrette alla ritirata. I militari mandati a sostenerli con l' ordine di occupare l' Oltretorrente fraternizzano con i difensori. Nell' abbandonare la città, gli squadristi scatenano il terrore, devastando campagne e borghi circostanti. Ma hanno lasciato sul campo 40 morti e circa 150 feriti. La "spedizione punitiva in grande stile" si è trasformata in una disfatta.
La situazione è invece capovolta nel resto d' Italia. Lo sciopero legalitario "non-violento" indetto dall' Alleanza del Lavoro si trasforma in una "Caporetto proletaria", quasi tutte le città "rosse" cadono in mano ai fascisti con la connivenza dello Stato liberale. Dopo, ci sarà solo la marcia su Roma, una formalità a quel punto. Dovranno passare ventuno anni prima di ritrovare una "linea del Piave".
Ricordiamo dunque l' episodio di Parma, in queste distratte giornate vacanziere d' agosto, rendendo omaggio alla memoria degli "Arditi del Popolo" che in quell' occasione di sacrificarono per difendere gli ideali di libertà. Pur in una lotta ormai senza speranza, essi indicarono la via da seguire.