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  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito I legittimi sospetti dei giudici su Cesare Previti

    Dicono che avrebbe pagato i giudici per fregare 670 miliardi allo stato italiano, guadagnando insieme ai suoi due soci il 10%, (67 miliardi) che ha trasferito alle Bahamas.

    A ottobre il tribunale dovrebbe decidere, finalmente. A meno di gradevoli novità apportate dalla Gazzetta Ufficiale.


    Rogatorie: da Nassau la verità su Previti


    Dopo cinque anni il governo delle Bahamas risponde alle domande dei magistrati italiani, indicando proprio Previti come il titolare di due conti sui quali sarebbero finiti i soldi della causa Imi-Sir.



    MILANO - Due conti correnti aperti a Nassau, capitale delle Bahamas, vero paradiso fiscale per costituire società off-shore di ogni tipo. Due conti correnti che arriverebbero come un fulmine a ciel sereno a ipotecare i risultati di una delle inchieste più scottanti tra gli ultimi fascicoli della stagione di Mani Pulite, quella che riguarda la maxitangente pagata dal defunto industriale Nino Rovelli per la causa tra l'Imi, l'istituto mobiliare italiano, e la sua Sir.

    Nell'inchiesta, come "gran mediatore" dell'affare, è coinvolto Cesare Previti, ex ministro della Difesa e numero due del partito di Silvio Berlusconi. E quei conti, secondo quanto riferito dalla banca di Nassau che ha finalmente risposto ai magistrati italiani, sarebbero intestati proprio a lui.

    Secondo l'accusa, 67 miliardi di lire sarebbero usciti dalle casse della famiglia Rovelli, così come disposto dallo stesso Nino, prima che morisse, agli inizi degli anni Novanta, per "saldare" il conto di una sentenza favorevole che assegnava ai Rovelli un risarcimento di 670 miliardi nella causa che la opponeva all'Imi.

    I pm ricostruiscono puntigliosamente il percorso di quei soldi. Secondo le accuse che formuleranno in aula, sarebbero passati per le mani di Previti e di un avvocato civilista del suo studio romano, Attilio Pacifico, per dividersi poi in diversi rivoli. Grazie alle risposte ottenute alle rogatorie internazionali i pm accertano che i soldi dei Rovelli arrivano sul conto "Filippo" della Sbs di Ginevra proprio una settimana prima che il "falco" di Forza Italia venga eletto al Senato e successivamente riceva l'incarico per il Dicastero della Difesa. Da qui escono verso una società di Vaduz, e verso i conti delle Bahamas.

    Cesare Previti, del quale la procura chiede l'arresto, si difende sia in Parlamento che in interrogatorio: ai pm spiega dapprima che quei soldi sono frutto di una parcella, guadagnandosi però così l'accusa di evasione fiscale per non averli denunciati, per poi sostenere di aver avuto dallo stesso Rovelli l'incarico fiduciario di pagare alcuni professionisti dei quali, per deontologia professionale, non vuole fornire i nomi. Di fatto però, il primo smacco per le difese arriva quando, condannando un suo coimputato in un filone parallaelo del processo, i giudici affermeranno che la società di Vaduz alla quale viene versata una tranche di denaro, nata nel '94, non poteva essere conosciuta da Rovelli, morto in precedenza.

    Il secondo, giunge invece proprio dalle Bahamas. Quei conti, mette nero su bianco il governo di Nassau nella risposta alle rogatorie, non appartengono ad alcuno sconosciuto cliente di Rovelli, bensì proprio a Cesare Previti.

    Per le difese il colpo è duro. Soprattutto perché lo stesso Previti aveva dichiarato di non poter rivelare l'identità del titolare di quei conti perfino alla Camera, che doveva decidere sul suo arresto e che impedì ai giudici di far scattare le manette.

    I legali di Cesare Previti si mostrano comunque sicuri: "Questo dimostra che quei soldi non servirono per corrompere i giudici" dicono. E su quelle che sembrano vere e proprie menzogne che Previti avrebbe pronunciato in Parlamento e sotto interrogatorio, anticipano la nuova linea difensiva: "Davanti a un pm particolarmente zelante - dice l'avvocato Sandro Sammarco - l'imputato ha diritto di proteggersi ed evitare il rischio teorico di addebiti di natura fiscale".

    Non a caso, l'arrivo in Italia delle rogatorie, è stato permesso anche dalla rinuncia della difesa Previti, dopo cinque anni di battaglie legali, a rinnovare l'opposizione. Rinuncia condizionata però, al divieto, per la magistratura italiana, di usare quelle carte per addebiti fiscali.

    (6 GIUGNO 2002, ORE 7.21)

  2. #2
    brescianofobo
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    Corriere, giovedi , 28 febbraio 2002
    REATI CORRUZIONE

    La Cassazione su Imi-Sir respinge ricorso di Previti «Nessun abuso dei giudici»


    Nuovo allarme di D' Ambrosio: le gravi carenze di personale stanno paralizzando il lavoro dei pm

    Biondani Paolo


    MILANO - La Cassazione boccia Cesare Previti e promuove a pieni voti il tribunale di Milano: nelle decisioni dei giudici del caso Imi-Rovelli, scrive la Suprema Corte, «risultano del tutto assenti sia aspetti anomali sia fatti indicativi di ma lafede e di calcolato pregiudizio». Un no autorevole, che potrebbe indebolire anche la «legittima suspicione» già annunciata dall' imputato-deputato. PROVE VALIDE - La Cassazione, ieri, ha respinto tre nuovi ricorsi di Previti e confermato la validità dei tabulati telefonici indicati tra i riscontri dell' accusa di corruzione giudiziaria: l' accordo per truccare a Roma la causa civile Imi-Rovelli sarebbe dimostrato, oltre che dai versamenti per 34 milioni di euro, dai «frenetici contatti» tra gl i imputati nei giorni chiave. Dando torto a Previti, la Cassazione lo ha condannato a pagare un' ammenda di 1.500 euro. GIUDICI E POLITICI - Sempre ieri la Cassazione ha depositato le motivazioni del verdetto che respinse la ricusazione del giudice m ilanese Carfì. Previti lo accusava di «malafede e abusi» per non aver bloccato un' udienza di fronte a un suo «legittimo impedimento parlamentare». La Suprema Corte invece ha riaffermato che tocca all' imputato, anche se deputato, «fornire idonea pro va dell' assoluto impedimento», cioè giustificare l' assenza. Anche «l' effettivo» impegno parlamentare va «dimostrato all' inizio dell' udienza» e non con una «mera convocazione della Camera» per «un momento futuro». PRELIEVI SVIZZERI - Al processo All Iberian che vede imputato Berlusconi, la Procura ha depositato nuove rogatorie svizzere sui presunti fondi neri Fininvest: dai conti di due società off-shore (Universal One e Century One) furono prelevati tra il ' 92 e il ' 94 oltre 52 milioni di euro, tutti in contanti. Le difese ora temono che i pm possano contestare un nuovo reato (appropriazione indebita aggravata) per salvare il processo nonostante la riforma del falso in bilancio. L' ALLARME DI D' AMBROSIO - Il procuratore, intanto, to rna a denunciare «le gravi carenze di personale» che stanno «paralizzando il lavoro dei pm». Ricordando di avere segnalato da mesi al ministero la «mancanza di 48 cancellieri e 9 magistrati», D' Ambrosio lamenta che l' «efficienza milanese» sia frust rata da ritardi politici che «stanno portando la Procura al collasso». Paolo Biondani

  3. #3
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    Predefinito Non chiamatela legge.....

    ...equivarrebbe a nobilitare questa vera e propria PORCHERIA.

    Si tratta del provvedimento sul cosiddetto "legittimo sospetto". Franco Cordero - probabilmente il massimo giurista italiano - ha già spiegato come l'eventuale legge sarebbe due volte anticostituzionale, violando l'art. 3 e l'art. 25 della Carta che regola la nostra civile convivenza.

    Si tratta infatti, per un verso, di un provvedimento ad personam (o se si vuole: ad personas, poichè riguarda anche complici e sodali del Banana), visto che ha lo scopo esplicito di allontanare alcuni singoli processi dalla loro sede naturale di Milano, per l'altro di un provvedimento che apre alla totale discrezionalità del giudice, visto che rende del tutto indefinibili e vaghi, cioè arbitrari, i casi di «legittimo sospetto».

    Quei casi, invece, sono nella legge attuale perfettamente definiti e limitati, proprio per evitare che si ripetano gli sconci degli scorsi decenni, dai processi per le schedature Fiat a quelli per le bombe di piazza Fontana, tutti sottratti al loro giudice naturale.

    Con questa porcheria in forma di legge, insomma, il Polo delle impunità vuole semplicemente garantire a Berlusconi e ai suoi amici, sodali, complici, il «diritto» di scegliersi ad libitum tribunali e giudici: che cosa resterebbe dello Stato di diritto, se passasse un tale principio, ciascuno lo immagina da sé.

  4. #4
    brescianofobo
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    Corriere della Sera, domenica , 21 ottobre 2001

    la condanna di Acampora e le accuse a Previti



    Ferrarella Luigi


    Processo Imi-Sir La condanna di Acampora e le accuse a Previti MILANO - E' la motivazione che in 146 pagine spiega perché l' avvocato Giovanni Acampora il 20 luglio sia stato condannato a 6 anni per corruzione di giudici nel processo Imi-Sir sulla ba se «di una consistente e tranquillizzante prova indiziaria». Che però si riflette sui suoi coimputati (come Previti), il cui processo è ancora in corso. «Le anomalie della sentenza del giudice Metta» sono messe in relazione ai 67 miliardi pagati dagl i eredi Rovelli a tre avvocati (13 ad Acampora, 33 a Pacifico, 21 a Previti) che «non hanno svolto alcun incarico documentato nella causa»: e «granitica» appare «la rilevanza del versamento di 1 miliardo a Pacifico, di cui 133 milioni confluiscono su un conto estero del giudice Squillante». Poi è valutato «l' impressionante intreccio di telefonate tra Rovelli, gli intermediari e i giudici» nei giorni decisivi per la causa in Cassazione, e il «tentativo di avvicinamento della giudice Sotgiu». I g iudici si concedono così il lusso persino di «superare» le dichiarazioni di Stefania Ariosto, «a prima vista generiche e addirittura quasi fantasiose», ma poi «confermate da dati obiettivi» circa «un "sistema" di gestione alternativa e illecita degli affari giudiziari» che aveva «nel giudice Squillante il suo "cavallo di Troia" e il suo epicentro». Nel ricordare che Previti giustifica i suoi 21 miliardi con un preteso «incarico di Nino Rovelli risalente a prima della sua morte», il tribunale ril eva dalle carte «che le due società destinatarie dei fondi, "Codava" e "Osuna", sono state create nel 1994» e dunque non potevano certo essere indicate da Nino Rovelli, morto nel 1990. I giudici D' Avossa, Bertoja e Tremolada rimarcano come parte dei soldi di Previti e Pacifico «sia finita sulle società off-shore "Experta" e "Traditional" di Acampora, per essere quindi ritrasferita sui conti di Pacifico, monetizzata e trasportata in Italia tramite l' agente di cambio Alfredo Bossert». Scopo? Ren dere «impossibile appurarne la destinazione finale». L. Fer.

  5. #5
    SENATORE di POL
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    I giudici non possono avere legittimi sospetti, devono giudicare sulla base dei fatti, delle prove che le parti sottopongono alla loro valutazione durante il dibattimento. Che i magistrati rossi celebrino i processi sulle loro riviste di corrente, e dispongano sentenze fuori dalle aule giudiziarie, come fossero degli agit-prop qualsiasi o magari dagli agit-prop forumisti di Politica Online qualsiasi, è appunto uno dei problemi principali della malagiustizia di questo paese. Uno dei problemi della democrazia della nostra Patria. Uno dei peggiori.

    Saluti liberali

  6. #6
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    Ahahahahahahahahahah...Pieffebi, sono agit-prop tutti quelli che non la pensano come voi, è questa la vostra teoria.

  7. #7
    brescianofobo
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    Originally posted by Pieffebi
    I giudici non possono avere legittimi sospetti, devono giudicare sulla base dei fatti, delle prove che le parti sottopongono alla loro valutazione durante il dibattimento. Che i magistrati rossi celebrino i processi sulle loro riviste di corrente, e dispongano sentenze fuori dalle aule giudiziarie, come fossero degli agit-prop qualsiasi o magari dagli agit-prop forumisti di Politica Online qualsiasi, è appunto uno dei problemi principali della malagiustizia di questo paese. Uno dei problemi della democrazia della nostra Patria. Uno dei peggiori.

    Saluti liberali
    Io trovo ben peggiori questi, di problemi. Gente che si compra le sentenze. Che schifo.

    SOLO LA PRESCRIZIONE PUO' SALVARLI.

    Corriere, domenica , 30 settembre 2001
    REATI

    «Carte svizzere, fondi Fininvest andarono da Previti a Squillante»



    Biondani Paolo


    Nei documenti ricevuti dai magistrati di Milano i passaggi di 434.404 dollari dall' azienda al giudice per tramite dell' avvocato «Carte svizzere, fondi Fininvest andarono da Previti a Squillante» MILANO - Perché al processo sulla presunta corruzione di un gruppo di giudici romani (arrestati nella cosiddetta inchiesta «toghe sporche» e ora in pensione) sono così importanti le «rogatorie svizzere»? Cosa porta i pm milanesi a sostenere in tribunale che contro Cesare Previti e Silvio Berlusconi esi sterebbero addirittura «prove documentali»? E perché la nuova legge sulla collaborazione giudiziaria tra Italia e Svizzera viene contestata dall' opposizione come un tentativo di «aggiustare» proprio quel processo? Per rispondere a queste domande che agitano il dibattito politico, bisogna esplorare migliaia di pagine di atti che la Procura di Milano ha ottenuto dalle autorità elvetiche. E isolare quei pochi documenti, non più di una decina, davvero fondamentali. Carte sequestrate in tre banche e lvetiche dalla stessa magistratura svizzera, ma su richiesta (cioè su «rogatoria», dal latino «rogare», che significa «chiedere») dei pm italiani. Atti che, secondo la tesi dell' accusa, sempre respinta da tutte le difese, dimostrerebbero il passaggi o di 434.404 dollari, nel marzo 1991, dal gruppo Fininvest all' avvocato Cesare Previti e da questi al giudice romano Renato Squillante. Una presunta «tangente», insomma, che sarebbe confermata proprio dalle «rogatorie». ROWENA - E' il nome di una so cietà off-shore panamense che gestiva l' omonimo conto alla filiale di Bellinzona della Società bancaria ticinese (Sbs). In Svizzera, le norme anti-riciclaggio impongono di indicare anche il reale «beneficiario economico» di ogni deposito, che resta comunque al riparo da rischi fiscali. Nel marzo ' 96 l' allora procuratore elvetico Carla Del Ponte ha sequestrato quel conto, scoprendo che faceva capo a un alto magistrato romano, Renato Squillante, indagato a Milano per le accuse di Stefania Arios to e quindi arrestato. Pochi giorni prima del blitz, su «Rowena» c' erano 9 miliardi di lire, che furono prelevati in contanti da uno dei figli di Squillante. I difensori del giudice romano hanno più volte replicato che quel conto «non prova nulla»: Squillante, che fu anche commissario della Consob, avrebbe depositato in Svizzera semplicemente i propri risparmi ricavati con «normali investimenti in Borsa». Tra le carte di «Rowena», l' attenzione dei pm si è subito concentrata su un bonifico di 4 34.404 dollari, registrato il 6 marzo ' 91 (con «valuta» per il giorno 7). Quei soldi, secondo i documenti della «Sbs», arrivavano da «un cliente» della banca Hentsch di Ginevra: il titolare del conto «Mercier». Di qui la nuova rogatoria. MERCIER - N el luglio 1997, sempre Carla Del Ponte ha trasmesso al pm Ilda Boccassini tutti gli atti di quel conto ginevrino. Come titolare di «Mercier», la banca Hentsch ha indicato Cesare Previti, avvocato, onorevole ed ex ministro del primo governo Berlusconi . Tra le carte registrate il 5 marzo 1991 è comparso un bonifico di 434.404 dollari, proprio a favore della Sbs di Bellinzona e con «valuta 7 marzo». In settembre la Procura di Milano ha presentato la famosa richiesta, poi bocciata dalla Camera, di a rrestare Previti, indicando appunto le rogatorie svizzere come prove documentali della presunta tangente a Squillante. Nel suo unico interrogatorio, Previti ha confermato di essere titolare del conto Mercier, ma ha respinto con forza l' accusa di cor ruzione. Per spiegare il documento bancario, l' onorevole ha precisato di aver versato più volte somme a un collega, l' avvocato Attilio Pacifico, che aveva propri rapporti con Squillante: la banca elvetica, insomma, potrebbe aver erroneamente riassu nto quelli che in realtà furono due bonifici ben distinti. L' inchiesta però è proseguita: tra le carte di Mercier, infatti, c' era anche la lettera di accredito dei 434.404 dollari, sempre con «valuta 7 marzo». Quel bonifico, secondo la banca Hentsc h, era arrivato dal Credito svizzero di Chiasso. A questo punto, nuova rogatoria. FERRIDO - E' il nome del conto di Chiasso su cui la magistratura elvetica ha scoperto anche un bonifico di 434.404 dollari, con lo stesso beneficiario (Mercier-Hetsch). Di qui la domanda chiave: a chi appartiene Ferrido? Secondo i pm milanesi, la risposta consentirebbe di individuare il misterioso corruttore che attraverso Previti avrebbe pagato Squillante. Ed ecco il documento che per la Procura è decisivo: l' att o di apertura del conto «Ferrido» è firmato da Giuseppino Scabini, dirigente della tesoreria del gruppo Fininvest. Secondo l' ipotesi dei pm, insomma, quei 434.404 dollari finiti a Squillante tramite Previti arrivavano proprio da un conto estero del gruppo controllato da Berlusconi. A confermarlo sarebbe lo stesso Scabini, che interrogato nel marzo ' 97, cioè quattro mesi prima delle rogatorie «a monte» su Previti, aveva dichiarato: «Effettivamente i conti Ferrido e Polifemo a Chiasso sono stati da me aperti su richiesta di Gironi, che era il mio capo». LE REGOLE - L' avvocato Niccolò Ghedini, deputato di Forza Italia e difensore di Berlusconi proprio in questo processo, ieri ha ribattuto con grande sicurezza alle accuse dei pm: «Quei docum enti bancari non rappresentano alcun problema per l' onorevole Berlusconi: la sua completa innocenza traspare proprio dagli atti processuali, con o senza rogatorie. Non c' è nessun versamento anche solo indirettamente riconducibile a lui. Che la legg e sulle rogatorie possa interferire sulla validità dei documenti svizzeri, poi, è una falsità politica facilmente dimostrabile: la sanzione dell' inutilizzabilità non impedisce assolutamente di ripetere le rogatorie. Se manca un timbro, basterà rifar lo in Svizzera. L' unico nostra richiesta è di smetterla coi giudizi anticipati in piazza: non si possono fare processi senza regole». Paolo Biondani I DOCUMENTI 1 Atto di apertura del conto "Ferrido" al Credito Svizzero di Chiasso Il documento della banca svizzera indica come intestatario del conto un manager italiano, Giuseppino Scabini, all' epoca dirigente della tesoreria del gruppo Fininvest 2 Bonifico da Ferrido a Mercier Nel documento si legge che dal conto Ferrido nel marzo 1991, sono us citi 434.404 dollari a favore del conto "Mercier" di Ginevra, intestato a Cesare Previti 3 Bonifico da Mercier a Rowena Il documento registra il passaggio dei 434.404 dollari dal conto "Mercier" a favore del conto Rowena, intestato al giudice romano Squillante 4 Accredito finale Nel documento della banca ticinese si legge che i 434.404 dollari arrivati da Mercier sono effetivamente stati depositati sul conto intestato alla società off-shore Rowena del giudice Renato Squillante

  8. #8
    SENATORE di POL
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    Che i giornalisti che ottengono carte e relative interpretazioni dalla procure siano assunti come se i loro articoli fossero sentenze, lascia intendere per bene in che condizioni di inciviltà giuridica la sinistretta ha ridotto questo paese.

    Saluti liberali

  9. #9
    Naufrago
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    Pieffebi, e' vero che i conti svizzeri e bahamensi, le decine e decine di miliardi, i passaggi di tangenti in giro per il mondo fra amici dell'amico e magistrati corrotti sono una invenzione dei giudici rossi, eredi del massimalismo comunismo padre di questa sinistretta italica?

    CESARE PREVITI e il miracolo delle calende greche

    di Marco Travaglio

    (tratto dai «i quaderni di MicroMega» - No alle leggi "forza ladri" supplemento al n° 4/2001)


    --------------------------------------------------------------------------------

    Basta con « l'insopportabile dilatazione dei tempi processuali». E' uno scandalo il «tempo esorbitante che occorre per arrivare ai processi e alle sentenze» .E ora di finirla con i «proscioglimenti per intervenuta prescrizione», che «somiglia tanto a un'immunità garantita: proprio quella che i Costituenti volevano scongiurare». No, non è Borrelli a parlare. E nemmeno D' Ambrosio, o la Boccassini, o Colombo, o Davigo, o Greco, o Ielo, sdegnati per le lungaggini dei processi sulle «toghe sporche». L'autore di queste vibranti filippiche è Cesare Previti, nella sua opera più preziosa e lungimirante: Un programma per la giustizia (edizioni Epr, Roma 1996). Lui stesso, a fine gennaio '98, appena scampato all'arresto grazie alla bontà d'animo dei colleghi deputati, ribadì il concetto: "Adesso voglio un processo in tempi rapidi". Un'esigenza così sentita da indurre il Polo a battersi allo spasimo (insieme al sempre disponibile Ulivo) per inserire nella Costituzione la riforma sul "giusto processo" (art. 111), con l'obbligo tassativo della "ragionevole durata". Ora, visto che i suoi tre processi a carico per corruzione di giudici, a 6 anni e mezzo dall'inizio delle indagini e a 4 dalle richieste di rinvio a giudizio, non sono ancora approdati neppure a una sentenza di primo grado, qualcuno potrebbe domandargli il perché di questa "insopportabile dilatazione dei tempi", ben oltre la "ragionevole durata" , che potrebbe - Dio non voglia - portare all'ennesimo "proscioglimento per intervenuta prescrizione" (dopo quello, davvero increscioso, del suo amico Berlusconi per il lodo Mondadori). Ma sarebbe fatica sprecata. Da quando indossa le scomode vesti di avvocato-deputato-imputato, il coriaceo rottweiler berlusconiano è molto impegnato. Non trova nemmeno un minuto per rispondere ai giudici, figurarsi ai curiosi. Tutta colpa dei suoi avvocati, che dal 1996 lo costringono a una maratona giudiziaria mozzafiato. E del suo partito, che da un paio d'anni lo precetta alla Camera senza soluzione di continuità, notte e giorno, dal lunedì al venerdì, anche per la sedute marginali. Sia che si voti, sia che si discuta, sia che si sonnecchi, lui è sempre lì, inchiodato al suo scranno. Gli altri fanno un salto alla buvette? Lui niente, sempre lì, lo sguardo fisso e vigile a far la guardia al bidone, come il palo della banda dell'Ortica. Una vitaccia da stakanovista, che mette a dura prova la tempra del vecchio leone e la sua proverbiale salute di ferro. Dai e dai, e alla fine il pover'uomo, che il 21 ottobre ha compiuto 67 anni, ti cede di schianto. E accaduto proprio ai primi d'ottobre, alla riapertura dei processi, quando ha dovuto ricorrere al chirurgo per raddrizzare un'anca sbilenca. Poi la convalescenza, che lo terrà lontano per almeno sei settimane dalle aule parlamentari (e processuali). Pazienza: la salute innanzitutto. Un po' di meritato riposo, dopo sei anni di autentico martirio. Aggravato da una serie impressionante di incidenti di percorso.

    1995

    Tutto comincia a metà luglio, quando Stefania Ariosto, chiamata dalla procura di Milano a testimoniare nell'indagine sui libretti al portatore di Silvio Berlusconi, inizia a raccontare che c'è ben altro: ad esempio, le bustarelle piene di soldi che lei ha visto consegnare almeno due volte da Previti al giudice Renato Squillante. I verbali vengono secretati. Gli italiani ne sapranno qualcosa solo il 15 marzo '96, quando - dopo la casuale scoperta di una microspia al bar Tombini di Roma - scatteranno gli arresti per il "partito dei giudici" berlusconian-previtiano. Qualcuno però viene informato molto prima. Il 23 dicembre '95, la Ariosto riceve un grazioso pacco dono natalizio: dentro c'è un coniglio sgozzato e scuoiato, ancora fresco di mannaia, al sangue. "Buon Natale, Stefania", recita il bigliettino d'auguri.

    1996

    Dopo gli arresti di Squillante, Pacifico e Acampora, vengono indagati per corruzione in atti giudiziari Berlusconi, che si accinge a ricandidarsi alle elezioni politiche del 18 aprile, e naturalmente Previti, pure lui in procinto di tornare in parlamento, non più al Senato ma alla Camera (la sua campagna elettorale è imperniata su uno slogan rassicurante: "Non faremo prigionieri" ). E si viene a sapere chi ha parlato: la "teste Omega", Stefania Ariosto, che il Polo delle Libertà e i suoi manganelli catodici si affrettano a massacrare per mesi. "Cortigiana", "pazza" "bugiarda" "puttana" "mitomane", "traditrice", "spia", "cavallo di troia", "serial killer". Segue, a ruota, il linciaggio contro i magistrati che hanno osato raccogliere le sue dichiarazioni: "falsari", "complottatori" , "golpisti" , " strumenti del partito comunista". Purtroppo, però, le indagini forniscono una gran quantità di riscontri al racconto della Ariosto e di smentite a quello di Previti e dei suoi cari. Poi ci sono le famigerate rogatorie, contro le quali il mastino berlusconiano ricorre disperatamente in tutti i gradi di giudizio elvetici. Ma, alla fine, le carte bancarie arrivano. E rivelano un sacco di cose interessanti: da quella strana "parcella" in Svizzera da 21 miliardi all'indomani della sentenza Imi-Sir (ma lui si difende in parlamento dicendo che è solo un'evasione fiscale, rassicurando i colleghi deputati) a quel curioso passaggio di 434 mila dollari (vd. articolo di Paolo Biondani) da un conto Fininvest a un conto Previti e da un conto Previti a un conto Squillante, il 6 marzo 1991. L'Espresso pubblica a puntate l'album delle fotografie dell'Ariosto, che immortala l'allegra brigata di giudici e avvocati romani in giro per il mondo. Cura i servizi la vicedirettrice Chiara Beria di Argentine, che però il 23 maggio è vittima di uno spiacevole incidente: un misterioso incendio doloso le polverizza la villa sulla collina di Camaiore. Proprio quel giorno l'Espresso è uscito con una copertina dal titolo "Forza Ilda" e una grande foto del pm Ilda Boccassini, il motore dell'inchiesta "toghe sporche". Il leghista Mario Borghezio parla di "un attentato di stampo mafioso" e chiede al governo di "spiegare se sia da ricollegarsi con la recente inchiesta dell'Espresso sui loschi affari legati a un pool di magistrati, avvocati romani e noti esponenti politici e imprenditoriali". Il terzo bersaglio è la Boccassini. Previti e la sua difesa l' accusano di aver falsificato le prove a proposito di un'importante intercettazione: quella che immortalò il colloquio fra Squillante e alcuni amici magistrati e avvocati in un altro bar romano, il "Mandara". La microspia si guastò sul più bello, ma l'ufficiale di polizia giudiziaria appostato nel bar ebbe la prontezza di trascrivere il resto della conversazione su un tovagliolo di carta. La cosa, ovviamente, è perfettamente legittima: se un poliziotto ascolta due killer progettare un omicidio, e ne trascrive il colloquio per farne rapporto al giudice, riceve un encomio. Se invece lo fa con gli amici di Previti, è uno scandalo nazionale. La Boccassini viene martirizzata per aver "spacciato una semplice trascrizione (sic) per un'intercettazione", ingannando così l'ignaro gip Alessandro Rossato, altro bersaglio degli strali berlusconian-previtiani solo perché il sorteggio gli ha assegnato quel processo. Rossato passa pure lui per "toga rossa", anche se aderisce a Unità per la Costituzione, la corrente più lontana da Magistratura democratica e più amata dai forzisti. Nulla di men che corretto verrà accertato a carico di Boccassini e Rossato. Il 24 maggio '96, a porte chiuse, la Ariosto viene contro interrogata dai difensori degli indagati in un incidente probatorio a porte chiuse davanti al gip. Ma dopo un po' viene portata fuori dall'aula a braccia, semisvenuta, in seguito all'incredibile aggressione verbale del difensore di Previti, che in quel momento è Ignazio La Russa, deputato di An e - quando si dice la combinazione - presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.

    Panorama, diretto da Giuliano Ferrara, regala ai suoi lettori in 500 mila copie la videocassetta "Verità & bugie", con alcuni spezzoni dell'interrogatorio, abilmente montati dalla regia: l'interrogatorio è un atto segreto, e infatti il tribunale intima di non pubblicarlo, ma si sa come sono fatti i nostri garantisti. Il 1996 si conclude con un tragicomico allarme istituzionale per il Watergate all'amatriciana della macro-microspia rinvenuta da Berlusconi dietro il termosifone di casa sua. Il Cavaliere, nella fretta, dimentica di avvertire i carabinieri, ma non le telecamere e l'«amico Massimo». Cioè D'Alema, prossimo presidente della Bicamerale per la riforma della Costituzione. Berlusconi, eletto vicepresidente, viene elevato nientemeno che al rango di padre ricostituente. Marco Boato diventa addirittura relatore per la riforma della giustizia.

    1997

    Le sue otto bozze sfornate in otto mesi dall'apposito Boato prevedono una giustizia sempre più condizionabile dalla politica. E suscitano pesanti critiche dai magistrati e applausi a scena aperta da Licio Gelli e Cesare Previti, che chiedono il copyright (il primo per il "Piano di rinascita democratica", il secondo per l'indimenticabile " Un programma per la giustizia"). Intanto, fra una bozza e l'altra, l'inchiesta sulle "toghe sporche" volge al termine. Bisogna inventarsi qualcos'altro contro la Boccassini. Ci pensa la sua ex collega Tiziana Parenti, che in maggio la denuncia per aver assoldato - si suppone di tasca propria - un pentito allo scopo di incastrare lei, la Parenti, in un traffico di droga (si scoprirà poi che non era vero niente, anzi la Parenti verrà incriminata per favoreggiamento nei confronti di un ufficiale del Ros che, ricercato per storie di droga, alloggiava a casa sua). A settembre, mentre i padri costituenti concludono la loro fatica (le bozze di riforma vengono approvate e trasmesse al parlamento il 31 ottobre), la procura di Milano scopre che Previti continua a inquinare le prove, e chiede alla Camera l'autorizzazione per arrestarlo. Montecitorio respinge il plico al mittente: la richiesta deve venire dal gip. Si perdono due mesi: il pool chiede al giudice Rossato l'arresto di Previti, Rossato lo dispone e il 12 dicembre inoltra il mandato di cattura al parlamento: 153 pagine agghiaccianti, in cui lo scandalo "toghe sporche" viene definito "un episodio di corruzione di inaudita gravità", mai visto "nella storia italiana e neppure in quella di altri Stati". Ma per i politici l'unico scandalo è la richiesta di arresto. Boato sospetta che sia fatta apposta per "interferire nei lavori della Bicamerale". La Camera se la prende comoda e rinvia il voto a dopo le festività natalizie (salvo poi stabilire che è passato troppo tempo, e ormai Previti, se voleva inquinare le prove, l'ha già fatto) Il 17 dicembre il pool deposita la prima richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi, Previti e Squillante (fascicolo Sme-Ariosto ). "Vogliono condizionare il voto della Camera", tuona Berlusconi, "e rovinarmi il Santo Natale. In realtà è la legge a dettare il calendario: il termine ultimo per indagare scadeva proprio quel giorno.

    1998

    L'anno si apre, il 21 gennaio, con il salvataggio di Previti dalle manette a Montecitorio. Il Polo è una falange macedone, ma non ha la maggioranza. Corrono al salvamento la Lega Nord e un bel pezzo di Ulivo (Sdi, Ri, Marco Boato e mezzo Ppi). "Le prove", dicono i salvatori, "sono così evidenti che Previti non può più inquinarle". Peccato che 1'11 gennaio l'Avanti! sia uscito con un dossier che dimostrerebbe che la Ariosto è da dieci anni un'agente dei servizi segreti. Le prove sarebbero in alcuni presunti rapporti della criminalpol e della procura di Roma. Peccato che siano falsi. Per averli fabbricati, viene indagato e rinviato a giudizio un ex spione della marina, Angelo Demarcus, non nuovo a simili imprese. E quando gli inquirenti gli perquisiscono la casa, trovano l'originale del dossier, con dentro l'indirizzo di Previti. Demarcus rivela che l'ex ministro gli aveva fornito una parte dei documenti falsi. Previti conferma, ma sostiene di averli ricevuti per posta, in forma anonima. E nega di aver mai incaricato Demarcus di farne un dossier. Forse era un regalo di Natale. Nel 2001 la procura di Roma chiederà e otterrà l'archiviazione per Previti: indizi a suo carico ce ne sono, ma non bastano a sostenere un processo. L'unico dato certo è che la Ariosto è stata calunniata.

    Tutto è pronto, frattanto, per le prime due udienze preliminari del caso "toghe sporche": processo Imi-Sir (presunte tangenti per far condannare l'Imi a pagare mille miliardi di lire alla Sir di Nino Rovelli) e processo Sme-Ariosto (che comprende le accuse della Ariosto sui giudici romani "a libro paga" di Previti per conto di Berlusconi, e le presunte tangenti pagate ai giudici per annullare, su richiesta della cordata Berlusconi-Barilla-Ferrero, la cessione della finanziaria alimentare Sme dall'Iri a Carlo De Benedetti). La terza - per le presunte mazzette in cambio della sentenza che sfilava la Mondadori a De Benedetti consegnandola a Berlusconi è in fase più arretrata. Previti chiede "un processo rapido" . Ma si dimentica di avvertire i suoi avvocati. 29 giugno. Si apre l'udienza preliminare Imi-Sir davanti al gup Rossato.

    8 luglio. La difesa Previti chiede tempo fino al 2006 per leggere tutti gli atti. Il tribunale respinge la proposta indecente. Allora la difesa scopre un vizio di forma nella notifica della richiesta di rinvio a giudizio alle parti: si ricomincia da capo, perdendo 4 mesi. Intanto Berlusconi ha collezionato, nel giro di pochi mesi, le sue prime tre condanne: 1 anno e 4 mesi per Medusa Cinema (falso in bilancio) , 2 anni e 9 mesi per le tangenti alla guardia di finanza ( corruzione) , 2 anni e 4 mesi per i 21 miliardi di All Iberian a Bettino Craxi (finanziamento illecito). Il Polo propone l'abolizione del carcere per chiunque abbia compiuto 60 anni (guardacaso: nel '98 Berlusconi compie 62 anni, Previti e Craxi 64, Squillante 71). L'idea non passa, ma poi la legge Simeone-Saraceni salva dalla galera almeno gli ultrasessantenni con "inabilità anche parziale" (la prostata di Berlusconi e il diabete di Craxi dovrebbero bastare, e ancora non si sa nulla dell' anca di Previti).

    5 novembre. Parte finalmente l'udienza preliminare Imi-Sir. Previti si presenta in aula, ma solo al mattino. Nel pomeriggio deve correre a Montecitorio ed eccepisce l'impedimento parlamentare, il primo di una lunga serie. I pm acconsentono, il gup accetta. Udienza rinviata.

    1999

    15 febbraio. Dopo due udienze occupate da schermaglie procedurali, Previti chiede la sostituzione dei pm: Colombo e Boccassini non gli garbano. Li accusa di avere truccato le carte a proposito della cimice al bar Mandara. Ma in Italia non è (ancora) consentito all'imputato scegliersi il pm. Infatti la procura generale respinge. Ma ecco subito una nuova campagna di stampa contro la Boccassini. Se ne incarica un quotidiano al di sopra di ogni sospetto: il Giornale di Vittorio Feltri e Paolo Berlusconi. Questa volta la terribile Ilda avrebbe brutalizzato una povera donna somala, strappandole dalle braccia un marito e due bambini. "Il Dna salva una somala dalla Boccassini", "La guerra santa del Pm contro una mamma somala e il suo bimbo", "Quella procura che rapisce i bambini" sono i titoli più sobri della campagna del quotidiano berlusconiano, durata sei mesi. Al Cavaliere non par vero di poter tuonare contro "i metodi barbari di certi magistrati inquirenti", mentre 40 deputati di Forza Italia chiedono la testa della magistrata dai capelli rossi. Anche stavolta, non c'è nulla di vero: anzi, la povera donna somala, di nome Sharifa, sospettata dalla polizia di essere al centro di un traffico di bambini, s'è messa nei guai da sola, s'è inventata un figlio e un marito che non ha, raccontando un sacco di altre frottole e portando un bel po' di prove false. E, alla fine, è uscita assolta dal processo proprio grazie alle indagini della Boccassini, che ha continuato a cercare prove in suo favore, sebbene tutto sembrasse congiurare contro di lei. Ma al Giornale non importa: la Boccassini è un'aguzzina, torturatrice di madri e ladra di bambini. Tutto il Polo, come un sol uomo, chiede l'intervento urgente del Csm. Così impara, la donnaccia, a occuparsi di toghe sporche.

    5 marzo. Sciopero degli avvocati: quelli di Previti aderiscono, processi rinviati. Intanto in parlamento fervono i lavori per approvare il "pacchetto Carotti" sul giudice unico. Un emendamento dei forzisti Gaetano Pecorella (avvocato difensore di Berlusconi) e Donato Bruno (avvocato socio di studio di Previti) prevede di "diminuire sempre la pena quando l'imputato è incensurato o ha superato i 65 anni di età": guardacaso, proprio l' età di Previti e Berlusconi. La norma, se passasse, accorcerebbe i termini di prescrizione del processo "toghe sporche" e, in caso di condanna, assicurerebbe agli imputati pene inferiori ai 3 anni (cioè li sottrarrebbe al carcere). Viene respinta a fatica, visto che mezzo Ppi non vede l' ora di approvarla. Passa invece dalla Camera, nell'indifferenza generale, una nuova versione dell'articolo 431 del Codice di procedura (voluto da Giovanni Falcone nel '92 e approvato soltanto dopo la sua morte): verranno espulsi dal fascicolo del dibattimento "i verbali degli atti assunti nell'incidente probatorio e quelli assunti all'estero in sede di rogatoria". Carte bancarie e testimonianze raccolte all'estero diventerebbero carta straccia. La riforma non avrà altrettanta fortuna al Senato, ma verrà prontamente riesumata dalla Casa delle Libertà nell'autunno 2001.

    23 marzo. Inizia l'udienza preliminare di Sme-Ariosto. Berlusconi fa sapere che non interverrà mai e si fa dichiarare contumace (si può procedere in sua assenza). Tanto c'è già Previti, che chiede di presenziare a ogni udienza: se non c'è lui, non si fa un passo. E quel giorno lui non c'è: è a Montecitorio per un imprescindibile dibattito sulla fecondazione assistita, il riordino delle carriere dei prefetti e dei diplomatici, e la crisi nel Kosovo.

    23 aprile. Previti diserta anche l'Imi-Sir: alla Camera c'è il decreto sulle quote latte, da non perdere. 17 maggio. Udienza Sme-Ariosto: Previti c'è, e ritira fuori dal cilindro la vecchia carta del bar Mandara. Stavolta per liberarsi del gup Rossato. Il tribunale respinge l'istanza, come pure quella del giudice imputato Filippo Verde, che vorrebbe traslocare il processo Imi-Sir a Perugia. 24 maggio. Previti è impegnato alla Camera per riferire sulla depenalizzazione di reati minori: assegni a vuoto, sfida a duello e altre nefandezze. Per la verità parla 10 minuti appena, mentre la posizione di Forza Italia viene illustrata dall'onorevole Raffaele Marotta con un discorso di 26 minuti. Ma repetita juvant. 2 giugno. Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto, nel decreto con le norme d'accompagnamento al giudice unico, infila anche l'incompatibilità fra gip e gup. Il giudice che ha seguito un'indagine dall'inizio non può celebrare l'udienza preliminare: deve cedere il caso a un collega che, non avendo mai letto una carta del fascicolo, deve ricominciare tutto da capo. Ma il governo intende almeno salvare i processi in corso, con una norma transitoria che li fa proseguire come sono iniziati, e fa scattare l'incompatibilità per quelli nuovi dal 2 gennaio 1999. Peccato, perché nei tre processi sulle "toghe sporche" , gli imputati le stanno provando tutte per sbarazzarsi del gup Rossato. La norma transitoria Diliberto è destinata a frustrare quest' aspettativa. Ma Guido Calvi, capo-delegazione Ds in commissione Giustizia del Senato, ha un'illuminazione: rendere operativa l'incompatibilità fin da subito, anche per i processi in corso. Così Rossato dovrà fare immediatamente le valigie e le due udienze già avviate dovranno ripartire da zero, davanti a un gup che non ha mai letto un rigo delle 182.117 pagine di atti. Previti & C. lo chiedono da tempo, ma invano; ora la loro richiesta diventa legge, e per iniziativa dei Ds. Il Polo, incredulo, stappa lo champagne. Il centro-sinistra si spacca, ma pare che l'idea di Calvi non sia un colpo di sole: Calvi è un avvocato di grido, vicinissimo a Massimo D'Alema, di cui è pure il difensore di fiducia. Infatti si parla di un diktat di D'Alema.

    15 giugno. Previti, viste le rosee prospettive, è ormai incollato allo scranno parlamentare. Stavolta deve illustrare un'interpellanza sullo scioglimento dei consigli comunali per mafia. Potrebbe pure farne a meno, visto che l'interpellanza ha come primo firmatario Elio Vito, cui non manca certo la favella. Invece parla Previti. E l'udienza salta. 16 giugno. I suoi difensori Vincenzo Saponara e Angelo Sammarco chiedono un altro rinvio: si vota sulla missione in Albania. 17 e 18 giugno. Previti ancora assente giustificato: deve concionare sugli "interventi urgenti in materia di protezione civile". Rinvio. 19 giugno. Previti ci sarebbe anche, ma purtroppo manca Squillante: ricoverato d'urgenza per difficoltà respiratorie, ne avrà per 5 giorni. Rinvio. 25 giugno. Previti ci sarebbe anche, ma stavolta è assente Pacifico, sotto interrogatorio a Perugia per un altro processo. Rinvio. 26 giugno. Squillante e Pacifico ci sarebbero anche, ma stavolta non c'è Previti: è sotto interrogatorio a Roma. Rinvio. 28 giugno. Il capogruppo forzista Beppe Pisanu comunica che Previti è precettato per i giorni 28, 29, 30 giugno e 1° luglio. Il maratoneta dell' aula dovrà arringare i colleghi sulla nascente Corte penale internazionale (tema già trattato peraltro dal forzista Gualberto Niccolini, ma melius abundare) e sul voto agl'italiani all'estero. Intanto dopo un anno l'udienza è ancora ferma alla costituzione delle parti. Ottime speranze di tirare in lungo oltre fine anno. 29 giugno. Previti attacca Rossato: "In vista dell'incompatibilità gip-gup ha cominciato a correre contro il tempo, convocando udienze praticamente tutti i giorni, anche di sabato. E si parla addirittura di fissarne qualcuna di domenica". All'obiezione che lui, dal lunedì al venerdì, se ne sta asserragliato a Montecitorio, si supera: "Ho seguito le udienze con assoluta regolarità (sic), credo di aver fatto valere l'impegno parlamentare non più di un paio di volte". In realtà ha marinato una decina di udienze su 25. 30 giugno. Rossato chiede al presidente della Camera Luciano Violante di giustificare i suoi impegni parlamentari. Violante, puntuale, giustifica. E il Polo insorge compatto contro il giudice malfidato. Berlusconi, per consolare l'amico Cesare, lo reintegra nel Comitato di presidenza di F orza Italia, da cui era uscito dopo le note vicende. 1° luglio. Berlusconi tuona contro il "voltafaccia della sinistra" sul gip-gup. Qualcuno, colto dai giornali con le mani nella marmellata, non rispetta i patti. Alla fine si arriva a un compromesso: incompatibilità anche nei processi in corso, ma solo dal 1° gennaio 2000. Rossato deve fare in fretta, se non chiude le udienze entro Capodanno, si ricomincia da capo davanti a un altro gup. E la fretta, come vedremo, sarà per lui cattiva consigliera. 7 luglio: Nuovo sciopero degli avvocati: processi rinviati a dopo le ferie. 12 luglio. Inizia l'udienza preliminare per il lodo Mondadori, ma Berlusconi e Previti rifiutano di presentarsi. Grazie alla legge Diliberto-Calvi, il gup non è più Rossato, che aveva seguito le indagini fin dall'inizio ma non riuscirebbe mai a finire entro fine anno. Il nuovo giudice si chiama Rosario Lupo (il quale, nel 2000, assolverà tutti, e nel 2001 si vedrà ribaltare la sentenza dalla Corte d'appello, troppo tardi però per evitare la prescrizione per Berlusconi ).

    Settembre. Quello che si affaccia (anzi, non si affaccia) alla riapertura dei tribunali è un Previti trasformato. Da fantasma dell'aula parlamentare a impenitente stakanovista, da recordman dell'assenteismo a presenzialista da guinness, come racconterà Claudio Rinaldi in un memorabile articolo su Repubblica. Il risveglio dal letargo, accompagnato da un attacco di irrefrenabile logorrea, coincide con l'approvazione della legge gip-gup. Dal 18 giugno '96 (inizio della legislatura) al 29 luglio 1999, Previti partecipa ad appena 5.126 votazioni elettroniche su 21.495, con un tasso di assenteismo del 76.16 per cento. E, anche quando partecipa, non si ammazza di lavoro: cofirma 8 proposte di legge, presenta 27 interrogazioni, e per due anni (1996-1997) non prende mai la parola, mentre nel '98 lo fa 2 sole volte (il 20 gennaio per chiedere ai colleghi di salvarlo dall'arresto e il 23 ottobre per spiegare il suo no al governo D' Alema).

    Dall'estate '99, invece, lo Stachanov di via Cicerone si scatena. E come tarantolato. Curiosamente, però, la prorompente foga oratoria lo coglie soltanto il lunedì e il venerdì. F orse perché dal martedì al giovedì, alla camera, si vota ed è facile invocare l'impedimento parlamentare per disertare i processi. Resterebbero i weekend, ma senza uscieri, segretari e cancellieri i tribunali non possono funzionare. E, anche quando ci provano, bisogna santificare le feste (vedi al 19 ottobre '99) .

    14 settembre. Dopo una vita trascorsa a occuparsi soltanto di Difesa e di Giustizia (tra ministero e commissioni parlamentari), Previti rompe la monotonia e si dà alla politica internazionale. Entra nell'Ocse (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e nella conferenza parlamentare dell'Ince (Iniziativa centro-europea). Il suo primo contributo all'Ince è la partecipazione alla congresso di Praga dal 6 al 9 ottobre, che purtroppo gl'impedisce di partecipare ai processi.

    15 settembre. Ormai rapito dalla febbre della diplomazia, il deputato granturismo prende pure il posto del collega forzista Elio Palmizio nella commissione Esteri, nota anch' essa per le frequenti trasferte oltre confine.

    16 settembre. Riprende l'udienza Sme-Ariosto, ma Previti non c'è: deve votare sulla riforma dei cicli scolastici.

    17 settembre. Riprende Imi-Sir, ma Previti non c'è: impegnatissimo a Roma in una "discussione sulle linee generali" sui seguenti temi: "convenzione istitutiva dell'Unione latina, modifiche all'atto costitutivo dell'Unesco, accordi con Estonia, Mongolia, Guyana, Georgia, Russia, Kazakistan, Nuova Zelanda, Paraguay; elezione diretta dei presidenti delle Regioni" .Il tutto, nella sua nuova veste di membro della commissione Esteri. Stavolta anche i pazienti pm milanesi dicono basta, e così gli avvocati di parte civile per l'Imi. Rossato prende il coraggio a due mani e respinge l'istanza di rinvio: la richiesta di Previti "confligge con le necessità di speditezza del processo e di effettività della giurisdizione". Un conto sono i giorni di votazione, un conto quelli di semplice discussione (lunedì e venerdì): altrimenti, nessun parlamentare sarebbe mai processabile. Dunque, si procede senza Previti.

    18 settembre. Previti solleva questione di legittimità costituzionale contro il provvedimento di Rossato. E il suo avvocato chiede di sospendere l'udienza in attesa che la Consulta si pronunci (tempi previsti: uno-due anni). Rossato risponde picche. Allora la difesa gli chiede di sollevare questione di incostituzionalità contro la legge gip-gup. Altro buco nell'acqua.

    20 settembre. E lunedì: Previti ancora alla Camera, impegnatissimo a discutere sulla minoranza slovena. Rossato decide un'altra volta di procedere.

    22 settembre. È mercoledì: Previti ancora alla Camera, stavolta per votazioni. Rossato celebra ugualmente l'udienza.

    24 settembre. E venerdì: alla Camera non si vota, ma il Demostene di via Cicerone si produce in una doppia orazione sulla "Convenzione europea sulla notificazione degli atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile o commerciale" e sulla Corte penale internazionale. Da leccarsi i baffi.

    27 settembre. È lunedì: infatti Previti parla. Stavolta sul servizio militare volontario femminile. Per FI riferisce anche il generale Pietro Giannattasio, ma due bocche parlano meglio di una.

    5 ottobre. E martedì: Previti dice di dover votare, ma Rosato procede.

    6 ottobre. E mercoledì: idem come sopra. Poi c'è la missione parlamentare a Praga, per la grande assemblea dell'Ince.

    19 ottobre. Il pool chiude l'indagine sul lodo Mondadori. Berlusconi e Previti, che han chiesto di essere sentiti prima della richiesta di rinvio a giudizio, vengono convocati di domenica mattina, per non disturbare i loro impegni parlamentari. Ma non si presentano: "Convocazione irrituale", mandano a dire. "Noi, la domenica, andiamo alla Messa".

    15 novembre. Rossato rinvia a giudizio Previti e gli altri per Imi-Sir.

    26 novembre. Rossato chiude anche l'udienza Sme-Ariosto, mandando a processo Previti, Berlusconi & C. Ma, per le 5 udienze celebrate in sua assenza (3 per Imi-Sir e 2 per Sme-Ario- sto), Previti chiede alla Camera di sollevare conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato contro il suo gup. In previsione, il pool implora Rossato di ripeterle in giorni di semplice dibattito parlamentare. Nulla da fare, il 31 dicembre è dietro l'angolo, tempo scaduto.

    2000

    10 maggio. Violante accontenta Previti e ricorre alla Consulta contro Rossato. Ma solo per le udienze di Imi-Sir tenute nei giorni di votazione. Nei giorni di semplice discussione invece - decide la Camera - l'impedimento non vale: almeno il processo Sme-Ariosto è fuori pericolo. O almeno così sembra. Perchè si costituisce nel procedimento anche il Presidente del Senato Nicola Mancino. Non c'entra niente, ma fa lo stesso. Anzi, scavalca Violante e sposa in toto la tesi di Previti: è legittimo impedimento anche la semplice discussione in aula. I parlamentari possono sottrarsi ai processi dal lunedì al venerdì. Cioè sempre. Ora è a rischio anche il processo Sme-Ariosto. In attesa che la Consulta decida, i processi "toghe sporche" proseguono in tribunale fra mille ostacoli, rinvii, difficoltà. Dentro e fuori dall'aula. Gli avvocati di Previti e Berlusconi presentano, ripresentano e reiterano un'infinità di volte le stesse questioni: ricusazioni dei giudici e dei pm, vizi di forma, eccezioni di nullità e inutilizzabilità, cavilli. Chiedono di sentire come testimoni tutti e 2000 i giudici in servizio a Roma, più mezza Confindustria e mezzo mondo giornalistico. Poi tentano di far cestinare gli atti delle rogatorie svizzere, affermando che il governo delle sinistre li ha usati per accertamenti fiscali vietati dal "principio di specialità" elvetico (ma Visco smentisce e la bolla di sapone si sgonfia). Poi sostengono che pagare i giudici, tra il 1990 e il 1992, non era reato: la corruzione in atti giudiziari (più grave di quella semplice) fu introdotta solo nel '90, e solo nel '92 si specificò che valeva anche per i corruttori e non soltanto per i giudici corrotti, dunque il professor Pecorella e i suoi colleghi ne deducono che per due anni in Italia è stato lecito corrompere i giudici (ma non, per i giudici, farsi corrompere). Insomma: Squillante & C. possono anche essere punibili per aver preso soldi da Previti e Berlusconi, ma Previti e Berlusconi non lo sono per avergli dato quei soldi. Una tesi originale, che però non riscuoterà grandi successi.

    12 maggio. Le difese di Berlusconi e Squillante chiedono di cestinare le rogatorie svizzera del processo Sme-Ariosto giunte "in fotocopia semplice", o su fogli "non numerati", o trasmesse direttamente dai giudici elvetici ai colleghi milanesi o agli agenti dello Sco, "by passando il ministero della Giustizia italiano e l'Ufficio Federale in Svizzera". Il tribunale respinge la richiesta: tutto è avvenuto secondo la legge. Provvederà il Polo a modificarla, quella legge.

    19 giugno. Il gup Lupo proscioglie tutti gli imputati del processo Mondadori, sia pure col comma 2 dell'articolo 530 (insufficienza o contraddittorietà delle prove) .La decisione è il frutto di un'altra norma dell'inesauribile "pacchetto Carotti": quella che impone al gup di assolvere subito, prima del processo, qualunque indagato raggiunto da elementi d'accusa anche gravi, ma non così gravi da giustificare su due piedi una condanna. Anticipando così un giudizio che, finora, spettava al giudice del dibattimento.

    17 novembre. Alla ripresa di Sme-Ariosto, il pool contesta una nuova tangente (i famosi 434 milioni di dollari del 1991), che allontana la prescrizione al 2006. Polemiche a non finire. Anche perché si attendono ancora parecchie rogatorie sui conti di Previti & C., dal Liechtenstein e dalla Svizzera. Ma il parlamento, anziché sveltirle, le rallenta vieppiù. Tant'è che da tre anni tiene nel cassetto la legge che dovrebbe ratificare la convenzione italo-svizzera sulle rogatorie, firmata dai due governi nell'ottobre '98.

    2001


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    Aprile. Nell'ultima seduta del Senato, l'Ulivo approva la legge sulle rogatorie. Ma alla Camera il Polo si mette di traverso con 2000 emendamenti, e non c'è più tempo. Bisognava pensarci prima.

    15 maggio. Berlusconi vince le elezioni e diventa presidente del Consiglio, nonché parte civile contro se stesso al processo Sme-Ariosto. Previti, che in campagna elettorale ha annunciato l'intenzione di "fare piazza pulita" degli avversari, torna per la terza volta in parlamento.

    25 giugno. La Corte d'Appello di Milano ribalta il verdetto del gup Lupo e rinvia a giudizio Previti e i giudici Metta e Squillante per il lodo Mondadori. Solo Berlusconi si salva per la prescrizione, grazie a un trattamento tutto speciale. Il suo ruolo di "mandante" delle tangenti lo renderebbe responsabile "soltanto" di corruzione semplice (pena più bassa, prescrizione più vicina), mentre Previti, come esecutore materiale, risponde chissà perché di corruzione aggravata (pena più alta, prescrizione più lontana) insieme ai giudici che ricevettero i quattrini. E poi il Cavaliere merita le attenuanti generiche perché, in fondo, quella di comprare le sentenze a Roma era un'usanza diffusa; eppoi "le sue attuali condizioni di vita individuali e sociali" (è presidente del Consiglio) lo rendono «di per sé» meritevole di quel trattamento di riguardo. Si inaugura così un nuovo corso giurisprudenziale, dagli sviluppi ancora tutti da scoprire.

    6 luglio. La Corte Costituzionale, 14 mesi dopo il ricorso Previti-Violante-Mancino, dichiara nulle tutte e 5 udienze di Imi-Sir e Sme-Ariosto contestate da Previti. Almeno per lui, i due processi dovranno ripartire dall'udienza preliminare. Ovviamente davanti a un altro gup. La Consulta fa presente che, all'occorrenza, si possono tenere udienze anche di sabato e domenica. Senza sapere che i due pii imputati santificano le feste.

    Settembre. In pochi giorni la Casa delle Libertà fa sparire tre processi a carico del Cavaliere (AlI Iberian 2, consolidato Fininvest, Milan-Lentini), e le prove a suo carico negli altri due (Mondadori e Sme-Ariosto ). Il doppio miracolo è possibile grazie alla cosiddetta "riforma" del falso in bilancio (che cancella pure uno dei capi d'imputazione del processo Sme-Ariosto) e alla legge sulle rogatorie, lasciata a mollo dall'Ulivo e ora riesumata dai nuovi padroni del vapore, riveduta e corretta dagli emendamenti di Lino Jannuzzi, Marcello Dell'Utri e Paolo Guzzanti. Una legge che sembra la fotocopia delle eccezioni di inutilizzabilità delle carte svizzere presentate un anno fa dai difensori di Berlusconi e Previti e respinte dal tribunale.

    1° ottobre. Mentre Ciampi si affretta a firmare con la velocità della luce la legge anti-rogatorie e a congratularsi con il presidente del Senato Marcello Pera per l'ottimo lavoro svolto nel comprimere il dibattito parlamentare, Previti non ne vuol sapere di comparire al processo Sme-Ariosto. Prima annuncia che non ci sarà perché si sente "intimidito" dalle parole di Borrelli sulla cosiddetta riforma. Poi manda avanti un certificato medico: è convalescente da un'operazione all'anca. "Sia portato in aula su una barella, come si fa con gli altri imputati", chiede spazientita la Boccassini. Ma sono cose che non si dicono. "Ecco la prova dell'accanimento persecutorio di questo pm disumano", geme tremante il vecchio Cesarone dal letto di dolore.

    8 ottobre. Il medico fiscale del tribunale conferma: Previti sarà intrasportabile per sei settimane. Se ne riparlerà a fine novembre. Lui, il nemico della "insopportabile dilatazione dei tempi processuali", tifoso sfegatato della "ragionevole durata" e allergico ai "proscioglimenti per intervenuta prescrizione", ancora una volta è costretto a rinviare. Quando si dice la sfortuna. A questo punto, non gli resta che seguire l'esempio dell'amico e coimputato Acampora. Il quale, stufo dei continui rinvii, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato per Imi-Sir. Il 21 luglio scorso, finalmente, è arrivata la tanto agognata sentenza: 6 anni di galera e 1000 miliardi di risarcimento all'Imi. Ora Previti, impaziente com'è di avere "un processo rapido", farà sicuramente altrettanto.


  10. #10
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    Predefinito

    Di fronte alla Suprema Corte del Giudice Unico Universale e Infallibile Travaglio .....mi arrendo!


    ahahahahaha!


    seriamente:
    (come volevasi dimostrare...)

 

 
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