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    Predefinito Chiesa cattolica e mafia. Il sempreverde vescovo di Monreale, monsignor Cassisa

    Chiesa e Mafia – La diocesi di Monreale

    Cinisi, la maledizione di non poter cambiare

    Un Vescovo aggredito e quasi malmenato dai fedeli per il trasferimento di un parroco. Volantini anonimi che annunciano ‘oscure manovre’. Politici di paese che improvvisano comizi e chiedono spiegazioni. Siamo tra Cinisi e Monreale, dove è sempre presente l’ombra di Monsignor Cassisa, imputato per innumerevoli reati e sempre assolto. “La nostra maledizione è quella di non poter cambiare mai”, dicono da queste parti.

    CINISI (PA) - Aggredito e quasi malmenato all'uscita della chiesa per aver annunciato il trasferimento di un parroco della sua diocesi. Protagonista dell'episodio è mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, che lo scorso 9 giugno, al termine della messa per le cresime nella parrocchia di Santa Fara a Cinisi, è stato circondato, insultato e strattonato dalla gente, prima di riuscire a raggiungere la sua automobile e a lasciare così il paese, anche con l'aiuto dei carabinieri. È lo stesso mons. Naro a raccontare i fatti in un'intervista al "Giornale di Sicilia" (17/6): "Una donna mi ha tirato la croce che ho al collo, altri si sono aggrappati alla mantellina, altri ancora mi hanno preso alle spalle, colpendomi con pugni da dietro. Sono riuscito ad entrare in auto e la folla si è sfogata contro la vettura. Ancora pugni, urla, calci. Alcune persone hanno portato bambini davanti al cofano per impedire all'autista di andare via subito. Poi, per fortuna, i vigili urbani e i carabinieri sono intervenuti, hanno liberato la strada e siamo riusciti ad andare via".


    Vicesindaco contro arcivescovo

    A scatenare le ire di una parte dei parrocchiani di Santa Fara, la decisione, peraltro concordata con il diretto interessato, di trasferire don Nino La Versa dalla parrocchia di Cinisi, dove era arrivato 5 anni fa, a quella di Altofonte. L'episodio è stato preceduto e accompagnato da manifesti e volantini comparsi a Cinisi, che parlano genericamente di "comitati di affari", "intrighi oscuri', "affari con la mafia", "soci occulti di floride attività commerciali", facendo nomi di laici e di sacerdoti. A soffiare sul fuoco anche il vicesindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo (eletto con una lista civica che fa riferimento al centro-destra): prima ha improvvisato un ‘comizio' davanti alla parrocchia di Santa Fara, subito prima della celebrazione delle cresime (e dell'aggressione all'arcivescovo), invitando la popolazione a chiedere spiegazioni al vescovo circa il trasferimento di don La Versa; e qualche giorno dopo, riferisce "Il Giornale di Cinisi" (www.ilgiornaledicinisi.it), in un'intervista all'emit-tente locale Tv7, ha fatto intendere che "il trasferimento di padre Nino fosse quasi un regalo alla mafia" da parte di mons. Naro. Dichiarazione che ha subito fatto scattare da parte dei Democratici di Sinistra di Cinisi e di Giovanni Impastato (fratello di Peppino, ucciso a Cinisi dalla mafia per ordine del boss Gaetano Badalamenti nella notte dell'8-9 maggio 1978) la richiesta di dimissioni del vicesindaco.


    L'eredità di mons. Salvatore Cassisa

    L'aggressione all'arcivescovo Naro, ultimo episodio di una lunga serie di fatti, è solo la punta dell'iceberg del grande disagio che l'arcidiocesi di Monreale vive da almeno 30 anni, cioè dal 24 gennaio 1974, quando viene nominato arcivescovo di Monreale mons. Salvatore Cassisa, più volte implicato – sebbene poi sempre prosciolto – in inchieste penali per collusione mafiosa, appropriazione indebita e falso in atti d'ufficio. Come è avvenuto nel 1991, quando mons. Giuseppe Governanti, parroco della chiesa del Carmine a Monreale e presidente della sezione siciliana del Tribunale ecclesiastico, invia una lettera al card. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, per sollecitare l'invio di un visitatore apostolico che faccia chiarezza sull'operato amministrativo del suo vescovo, appunto mons. Cassisa, riguardo alla ristrutturazione del duomo (v. Adista n. 68/93). Alla Cei, però, la denuncia del sacerdote si insabbia, per tornare poi alla ribalta nel 1993 quando, nel corso di alcune indagini sulle connessioni tra mafia e politica nella gestione degli appalti pubblici, emerge che per il duomo di Monreale erano circolate tangenti miliardarie gestite dal costruttore Angelo Siino, imprenditore che curava anche gli interessi del boss Totò Riina. Fra i vari incartamenti, viene ritrovata anche la lettera di mons. Governanti, che mons. Cassisa provvede immediatamente a destituire da parroco della Chiesa del Carmine, proibendogli anche di celebrare la messa all'interno dei confini della diocesi poiché, si legge nel decreto di destituzione, le affermazioni del sacerdote intendono "intaccare, svilire, pregiudicare il prestigio, la funzione dell'autorità ecclesiastica diocesana". Ma pochi giorni dopo Cassisa è costretto fare marcia indietro per le proteste, che arrivano fino in Vaticano, dei parrocchiani di mons. Governanti.

    Nel gennaio 1994 anche il segretario particolare di mons. Cassisa, don Mario Campisi, viene raggiunto da avviso di garanzia per favoreggiamento mafioso (v. Adista n. 7/94): il suo telefono cellulare sarebbe stato usato dal boss Leoluca Bagarella. Un centinaio di sacerdoti e laici palermitani scrivono allora una nuova lettera a Giovanni Paolo II in cui chiedono, peraltro inutilmente, di consigliare mons. Cassisa affinché, "per coerenza evangelica", "sospenda, almeno temporaneamente, l'esercizio del suo ministero" fino a quando la magistratura non farà luce sulle voci di collusione mafiosa che lo coinvolgono. Intanto, durante le perquisizioni ordinate dalla Procura all'interno del filone di indagini sulla ristrutturazione del duomo, nello studio arcivescovile vengono trovati diversi appunti fitti di sigle, numeri e nomi (fra cui quelli dell'andreottiano on. Mario D'Aquisto, del sen. Gualtiero Nepi, del sen. Giulio Andreotti), nonché documenti bancari relativi a conti aperti presso lo Ior, la banca vaticana (v. Adista n. 28/97). Viene aperto un processo per i reati di corruzione, abuso d'ufficio, falso e truffa da cui, alla fine, mons. Cassisa risulterà prosciolto.

    Qualche anno dopo, mons. Cassisa viene coinvolto in una nuova inchiesta della magistratura per truffa ai danni dell'Unione Europea: l'arcivescovo viene accusato di aver presentato una falsa documentazione al fine di gonfiare la reale estensione di un vigneto di proprietà della Curia di Monreale per ricevere più finanziamenti da parte dell'Ue, il tutto con la complicità di due funzionari dell'ispettorato agricoltura, Antonino Drago e Ignazio Bennati. Dopo essere stato condannato in primo grado e in appello (v. Adista n. 19/2001), la Cassazione nell'ottobre 2003 annulla la sentenza (confermando però le condanne per Drago e Bennati) e ordina un nuovo processo da cui mons. Cassisa viene assolto, nel febbraio 2005, in quanto la "situazione probatoria" risulta "alquanto incerta".


    Dimissioni senza abbandonare il Palazzo

    Intanto, il 24 maggio 1997, mons. Cassisa aveva abbandonato la guida dell'arcidiocesi di Monreale per sopraggiunti limiti di età. Sembrava che le dimissioni di mons. Cassisa avrebbero messo fine alla situazione di disagio in cui versava la diocesi. Così invece non fu e così non è ancora. Infatti, quelle dimissioni è come se non ci fossero state del tutto, essendosi venuta a crare una situazione unica e strana, tacitamente consentita e protetta dal card. Giovambattista Re, prefetto della Congregazione vaticana dei vescovi: mons. Cassisa continua a vivere nel palazzo vescovile da dove mantiene relazioni, esercita potere di influenza e di condizionamento su persone, comportamenti e scelte, che scoraggiano, quando non impediscono, ogni ipotesi di cambiamento nella vita della diocesi. Il suo immediato successore, mons. Pio Vigo, che aveva accettato a malincuore la promozione dalla diocesi di Nicosia a quella di Monreale, dopo qualche anno getta la spugna e chiede al Vaticano di essere trasferito altrove, accettando anche la ‘retrocessione' – fatto inusitato nella carriera ecclesiastica – nella meno importante diocesi di Acireale.


    Mons. Naro: una vittima dei poteri dominanti

    L'arrivo di mons. Cataldo Naro aveva acceso la speranza di un ritorno alla normalità. Ma la persistente presenza di mons. Cassisa, insieme agli ultimi episodi di cronaca, ne hanno rivelato l'insuccesso. È questo il clima che ha voluto denunciare Nino Alongi, personaggio di spicco nel laicato cattolico palermitano, in un suo commento all'episodio di Cinisi nelle pagine di Palermo del quotidiano "la Repubblica" (19/9): "Mons. Cataldo Naro è stato vittima, più che dei suoi parrocchiani, della ‘mentalità dominante', voluta e difesa dal potere, che paralizza e impedisce a questa isola di progredire. Non a caso è rimasto solo". "Da quando ha preso sulle sue spalle il peso della diocesi, il vescovo si è posto seriamente il problema del rinnovamento della presenza della Chiesa nel territorio partendo dalla riorganizzazione delle parrocchie", trascurando però un piccolo particolare: "ha dimenticato che da noi non è possibile cambiare". Questa "è la nostra maledizione", prosegue Alongi. "I rapporti che si sono stabiliti negli anni sono immodificabili. Le situazioni, anche le più assurde, devono permanere. Da questo punto di vista c'è una perfetta sintonia tra la politica dei palazzi e l'azione pastorale dell'autorità ecclesiastica".

  2. #2
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    In Origine Postato da antonio
    garantisticamente a CAssisa non credo possa rimproverarsi alcunche'.
    piuttosto sai nulla su Renatino e la sua storia?
    Io so che col telefono di Cassisa parlava Leoluca Bagarella e che il Vaticano non ha ritenuto di sollevarlo dall'incarco e ridurlo allo stato laicale.

    So che il Vaticano protegge sempre gli ecclesiastici colpevoli di gravi reati (v. Ratzinger e l'ordine di non informare la magistratura degli abusi sessuali dei preti).

    So che il vescovo dovrebbe esere per la chiesa cattolica un pastore di anime.

  3. #3
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    In Origine Postato da antonio
    garantisticamente a CAssisa non credo possa rimproverarsi alcunche'.
    piuttosto sai nulla su Renatino e la sua storia?
    questo cassisa risulta da decenni coinvolto tutti gli scandali palermitani..... ora è in pensione per raggiunti limiti di età,,,,,,, ma anzichè essersene andato in un pensionato contuinua a stare in curia e a fare si suoi affari poco chiari mentre il sostituto ha dovuto chuiedere di essere retrocesso.....
    di renatino non so nulla........... ma ciò che in tutto questo tempo si è detto di cassisa non depone certo a trasparenza...........
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

 

 

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