Lettera aperta dei disobbedienti al Signor Martini, alle cittadine e ai cittadini di Firenze, alla società civile

Ci rivolgiamo distintamente al signor presidente della Regione Toscana e alle cittadine, ai cittadini di Firenze, alla società civile tutta per porre in chiaro due o tre cose che abbiamo da dire sul Foro Sociale europeo a venire e sulle strumentalizzazioni, attualmente in corso, dell'assemblea nazionale del movimento dei movimenti a Genova.

Signor Martini:
forse non abbiamo capito bene. Ci pare d'aver letto d'una Sua intimazione al movimento dei movimenti affinché "estrometta" ed "isoli" Luca Casarini - e, crediamo d'aver capito bene, noi tutti - . Ci pare d'aver letto una Sua dichiarazione che pone Luca - e noi tutti - "fuori dalla linea" del movimento medesimo. Ci pare che Lei non abbia il senso della misura.
Passi la Sua voglia di trasformarsi da Governatore d'una Regione - la più ricca - della Repubblica Italiana, in ottimi rapporti con alcune tra le maggiori e peggiori multinazionali del capitalismo globale, comprese quelle che per esempio hanno ridotto alla sete la città di Buenos Aires, in un profeta della critica a questa globalizzazione e dell'alternativa "glocale".
Passi: si può sempre tentare di cambiare e in ogni caso per noi ognuno è responsabile del suo pensiero, come delle contraddizioni con l'agire concreto. E infatti siamo stati indifferenti al Suo meeting a San Rossore, non siamo caduti nella tentazione della contrapposizione ideologica ed eravamo troppo occupati a riversarci a Genova con la moltitudine che ha ribadito il respiro duraturo ed autonomo del movimento dei movimenti, ridicolizzando decine di dotte analisi sulla sua presunta "crisi".
Passi, ancora, che la sua idea di "governo della globalizzazione" esibisca una distanza non indifferente dal dibattito in corso nelle mille e mille realtà del movimento stesso sulla "seconda fase di lotte globali", iniziata da tempo.
Passi: per noi è un elemento che fa chiarezza su una distanza reale, Lei non è infatti chiamato a rappresentare un municipio ma a gestire un potere locale nella rete dei poteri della globalizzazione.
Ma che Lei si senta in grado di dettare la linea e di intimare scelte politiche a questo movimento, è semplicemente comico. Soprattutto se paragonato ai Suoi atti precedenti: l'essersi presentato a Genova l'anno passato, l'aver partecipato al Forum degli amministratori a Porto Alegre, l'essersi continuamente proposto come figura di "dialogo" con il movimento - e sempre doviziosamente sollecitando l'attenzione giornalistica, per accreditare questa funzione. Lei, signor Martini, ha evidentemente perso il controllo delle Sue parole.
Questo, naturalmente, è affare Suo e del Suo senso del limite. Grave, invece, è che Lei l'abbia fatto mostrando la volontà di aggiungere strumentalizzazione a strumentalizzazione: perché l'ha fatto raccogliendo un'interpretazione giornalistica, una sola tra le tante, ed allo stesso modo con cui l'hanno fatto le destre.
In questo modo, signor Martini, Lei sceglie una parte: quella che vuole imporre ad un movimento il bivio tra il proseguire ad essere tale, cioè a praticare conflitto, e l'essere "riconosciuto" a condizione di abbandonare il conflitto e dunque negandosi. Perché noi, a Genova, non abbiamo parlato altro che di questo: di praticare conflitto anche quando ci confronteremo, per la prima volta in una dimensione europea, sulle nostre idee di alternativa al neoliberismo. Di non rendere territorio neutro il territorio che attraverseremo in quei giorni di confronto, a Firenze, dove il conflitto è come ovunque all'ordine del giorno ogni giorno.
Né più né meno di quanto è stato fatto a Porto Alegre, in occasione del secondo Foro Sociale mondiale: in cui pure ci è parso di vederLa affacciarsi, e con molta ansia d'esservi riconosciuto. Lei ha creduto opportuno accreditare la caricatura che di tutto ciò fanno le destre. La caricatura della divisione tra "buoni" e "cattivi" d'un movimento che tutto intero ha già pagato a Genova, un anno fa, la sua volontà e capacità di praticare ed esprimere complessivamente il conflitto di cui parliamo. Una caricatura, per di più, disegnata dalle stesse destre che allora si resero complici della selvaggia repressione che abbiamo subito, della negazione d'ogni elemento di democrazia, di quella sospensione dei diritti umani che viene denunciata da Amnesty International. Eppure Lei c'era...
Non ci interessa sapere a che gioco Lei voglia giocare, signor Martini. Sappiamo solo che si aggiunge a quello di chi affonda la democrazia e ci tratta già da nemici in guerra. Lei sappia solo una cosa: le Sue parole non solo non ci intimidiscono, perché sono ridicole e perché noi sia parte indissolubile di questo movimento; ma saranno per noi stimolo ulteriore ad evidenziare le ragioni di conflitto di cui proprio Lei si rende responsabile, nell'esercizio delle Sue funzioni. A partire dal programma di privatizzazioni che sta per imporre alla Toscana. Anche di questo si parlerà al Foro Sociale europeo, ne sia sicuro. E anche questo sarà parte della nostra - e certo non solo della nostra - protesta. Altro che violenze, di cui non abbiamo mai parlato. Starà invece a Lei scegliere, ancora una volta: scegliere cioè se conformarsi o meno, di fronte a ciò, al comportamento delle destre al potere.

Care cittadine e cari cittadini di Firenze, cara società civile: ancora una volta tentano di confondervi. Vi sventolano davanti agli occhi il fantasma della violenza dei "sovversivi", perché non vediate la situazione reale. Ma voi la conoscete. Sapete già che a Genova, un anno fa, non c'è stata alcuna devastazione da parte del movimento che ha marciato unito: e che la devastazione s'è invece scatenata sul corpo della democrazia e dei diritti di tutti, attraverso i nostri corpi aggrediti con le armi da un esercito al servizio dei Grandi della Terra.
Sapete già che, se siamo un esercito, noi lo siamo di straccioni e di bambini, disarmati nella nostra ribellione a quei Grandi e alla minaccia dei loro eserciti. Sapete già che, proprio per questo, tenteranno sempre di dipingerci altrimenti, di dividerci e di disperderci.
Tentano di confondervi, tentano di separarci. Ma noi non cederemo ai ricatti né cadremo negli agguati. L'abbiamo già dimostrato. Sapete già che un anno intero è corso da quei giorni a Genova: e le sole devastazioni seguite sono state quelle dei diritti del lavoro, sociali e di cittadinanza, le devastazioni della guerra militare nei deserti della povertà globale - votata dai partiti del signor Martini e del signor Pistelli - e di quella economica e sociale, portata anche nell'opulenza apparente delle nostre metropoli e città. Voi le guardate da vicino, le vivete: sono anche le valli del Mugello violentate dall'Alta Velocità, sono la negazione dell'elementare diritto ad un tetto, sono gli attentati alla salute delle persone perpetrati con la riproduzione dell'inquinamento per compiacenza verso le imprese e i loro profitti, sono l'emarginazione e la segregazione degli esclusi dalla competizione di mercato. Saranno le vostre acque consegnate ai ricchi e ai profittatori.
Sapete già che il Foro Sociale europeo vuole essere una risposta a tutto questo. E che quante e quanti disobbediscono, lo fanno per non accettare tutto questo e per scrivere una storia differente.
Sapete già che siamo in cammino, tra tutte e tutti voi, sui sentieri d'un altro mondo possibile. Se sono le parole "sovversione sociale" a far insorgere il riflesso emergenziale e autoritario in cui ora si riconosce anche il signor Martini, voi sapete già che semplicemente di questo si tratta. Sapete già che è solo l'amore della moltitudine.
Non lasciatevi confondere, non lasciateci soli, camminiamo insieme. Anche a Firenze, anche nei giorni che verrano a novembre, ancora una volta per i nostri bisogni e i nostri diritti. Tutti insieme, dissolveremo i fantasmi. Disobbediremo ancora. E una risata li seppellirà.

Francesco Caruso (disobbedienti della Rete No Global - Napoli), Anubi D'Avossa Lussurgiu (Prc, Agenzia di Comunicazione Disobbediente), Daniele Farina (disobbedienti di Milano), Nicola Fratoianni (disobbediente, coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti), Matteo Jade (disobbedienti di Genova), Guido Lutrario (disobbedienti di Roma)