Roma, raid antisemita al Verano
La profanazione della memoria


Guido Caldiron

Oltre cinquanta tombe prese a martellate, sfigurate le lapidi, colpite le cappelle, le colonne, perfino i candelabri posti sopra ai sepolcri. Il settore ebraico del cimitero monumentale del Verano, a Roma, messo a soqquadro, profanato da mani ancora ignote, in un atto che ha però i contorni fin troppo chiari dell'antisemitismo.
Sono stati i Vigili Urbani della Capitale a scoprire, ieri mattina, quanto era accaduto nella notte. Lo spettacolo di fronte al quale si sono trovati i Vigili, quando sono stati chiamati sul posto da un visitatore del cimitero, era incredibile: intorno alle tombe erano state divelte colonnine e statue di marmo, scaraventati a terra i vasi dei fiori, spaccate alcune lastre di marmo delle lapidi, spezzate o asportate le stelle di David di pietra. La devastazione ha reso visibile qualche bara, anche se i primi rilievi effettuati dalla Polizia scientifica e dalla Digos escludono che siano state profanate. Per fare un simile scempio è chiaro che sia occorso del tempo e che si sia trattato di un gruppo numeroso, armato con ogni probabilità di pesanti spranghe. Che si tratti di un raid studiato a tavolino è chiaramente confermato dal fatto che anche la tomba di una famiglia di ebrei che si trova però lontana dal settore comunitario del cimitero è stata danneggiata nel corso dell'aggressione.

Tra le tombe devastate non sono stati però tracciati i simboli abituali dei gruppi neonazisti, che si sono già resi responsabili in passato di simili atti: né croci celtiche, né svastiche, né alcun riferimento a sigle dell'arcipelago nero sono state rilevate dalle forze dell'ordine. Si tratta di un'anomalia rispetto a episodi dello stesso tipo avvenuti in passato, hanno fatto notare gli investigatori della Digos. Anche se forse si tratta di una scelta precisa, per creare intorno a questa barbara aggressione un'incertezza sui responsabili, che può giovare solo all'estrema destra, per la quale l'antisemitismo è un tratto identitario, ribadito di continuo. Del resto, senza dover tornare con la memoria ai fatti di Carpentras o ai tanti cimiteri ebraici profanati in Germania e nei paesi dell'Est europeo nell'ultimo decennio, anche a Roma un simile episodio era stato compiuto solo pochi anni fa da militanti della destra neofascista. Nel gennaio del 1997 era stato il settore ebraico del cimitero di Prima Porta ad essere preso di mira dai neonazisti che avevano devastato le tombe e oltraggiato il luogo con scritte e simboli razzisti. E dopo quella vicenda aveva preso il via formalmente un'inchiesta contro i cosiddetti "hammerskins" che aveva portato nel 1998 all'arresto di diversi estremisti di destra e alla denuncia di oltre un centinaio di personaggi del neofascismo italiano.

Immediate, naturalmente, le reazioni al raid antisemita di Roma. «Un fatto senza precedenti per l'Italia, un episodio orribile compiuto da chi conosce bene le tradizioni ebraiche. E' un atto preoccupante, perché programmato, studiato a tavolino, eseguito probabilmente in gruppo e proprio in un giorno di lutto per noi ebrei: il digiuno del 9 del mese di Av, in ricordo della distruzione di due santuari a Gerusalemme - ha spiegato il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto, aggiungendo - La scorsa settimana era stato lanciato un allarme per possibili attentati antiebraici a Roma e a Venezia. Ho paura che dobbiamo aspettarci altre azioni simili». «Speravamo di non dover assistere anche a questo, è il segno evidente di un mondo totalmente imbarbarito», ha aggiunto Leone Paserman, presidente della Comunità romana.

Il portavoce della Comunità capitolina Riccardo Pacifici spiega come il raid sia stato compiuto «in più parti del cimitero con i picconi. Ho visto personalmente una bara spaccata e ho notato l'alluminio ammaccato. Evidentemente hanno provato anche a profanare le bare». E lo stesso Pacifici ha aggiunto come «in altri luoghi dell'Europa questi atti li hanno fatti sempre nazisti o arabi», per poi scusarsi, solo poche ore dopo, con la Comunità musulmana che ha condannato fermamente il raid contro il cimitero. L'Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia ha infatti espresso la sua condanna per «il terribile gesto di profanazione avvenuto nel settore ebraico del cimitero del Verano. La profanazione è stato un atto orribile, la nostra condanna deve essere chiara». «Violare un luogo come questo è un atto barbarico. Noi siamo qui per esprimere il dolore e la partecipazione dell'intera città, che oggi è stata ferita», è stato il primo commento del sindaco capitolino Walter Veltroni, al suo arrivo al cimitero del Verano. E ferma condanna per l'accaduto hanno espresso anche gli esponenti del Polo.

Liberazione 19 luglio 2002
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