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  1. #1
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito E il patto spacca Coop e Cgil...

    Emilia rossa e ceti medi: c’era
    una volta... e non c’è più.

    Emilia, il sindacato attacca la Lega sulla firma delle deleghe
    E il patto spacca Coop e Cgil


    Dopo la sigla del patto contro i lavoratori, in Emilia Romagna infuria la
    polemica.


    La Cgil attacca la Lega della
    cooperative che quel patto ha firmato
    insieme ad altre organizzazioni
    di area diessina. I dirigenti della
    Lega, imbarazzati, annunciano che
    la parte riguardante l’articolo 18 non
    sarà applicata. Il segretario della Cgil
    di Bologna replica chiedendo di
    spiegare perché mai allora abbiano
    siglato l’accordo.
    La questione del lavoro e l’iniziativa
    della Cgil spacca il fronte diessino
    al di là delle forze politiche e sindacali
    per entrare nella società.
    Quando Fassino, nella nervosa
    intervista a Repubblica, ha affermato
    che non voleva regalare le tante
    organizzazioni firmatarie del Patto
    per l’Italia, non si riferiva, dunque,
    solo a Cisl e Uil. Ancor più presente
    aveva le organizzazioni economiche
    di orientamento diessino (dalemiano):
    Coop Cna, Confesercenti,
    ecc. ecc. La polemica Coop/Cgil in
    realtà nasconde un conflitto assai
    più profondo.
    Proprio nelle settimane precedenti
    si era verificata una rottura di
    grande significato: la Legacoop
    intende concedere aumenti salariali
    al personale già assunto e non ai
    nuovi (a meno che non si raggiunga
    un certo grado di produttività). Le
    coop hanno un turn over altissimo e
    si sarebbero creati due trattamenti
    diversi. La Cgil ha abbandonato il
    tavolo e indetto uno sciopero (quasi
    storico); un altro è già stato programmato.
    Va da sé che Cisl e Uil aveva
    avuto un comportamento “conciliante”.
    Queste vicende evidenziano
    la rottura di un blocco sociale che da
    E tempo ormai non tiene più. Val la
    pena ricordare che comportamenti
    analoghi si verificarono, segnalando
    una tensione incipiente, con il referendum
    del Pci sulla scala mobile e
    sotto la forte torsione impressa dal
    craxismo. In questo lungo periodo
    liberista il cosiddetto modello emiliano
    è andato lacerandosi: il Pci non
    c’è più e i Ds rappresentano sempre
    meno il punto di sintesi.
    Gli enti locali, altro fulcro del sistema,
    mentre offrono sempre meno
    servizi, a tariffe spesso alte e sono
    fonte di tassazione, dall’altra invece
    offrono le privatizzazioni alle imprese.
    Per quest’ultimo motivo Coop,
    Cna, ed altre, sono fra le più attive
    sostenitrici delle politiche di privatizzazioni:
    servizi alle persone, e servizi
    a carattere economico-industriale.
    La firma (Coop) e la non firma
    (Cgil) del Patto per l’Italia segnala,
    tuttavia, un problema più complessivo
    che va oltre il modello emiliano:
    le Coop sono una potenza economica
    sparsa in tutt’Italia. Questo rapporto,
    un tempo indistruttibile, oggi
    tende a manifestarsi nel più tradizionale
    conflitto impresa/lavoro.
    Del resto le coop ricorrono largamente
    al lavoro flessibile ed alle
    esternalizzazioni. Non si tratta di
    riproporre, per tornare all’Emilia, un
    modello da altri abbandonato. Quel
    modello aveva lati positivi, ma anche
    negativi: la subordinazione di classe
    ed il primato della politica/politicante,
    un certo conservatorismo culturale
    che ha fatto sì che la mozione
    Occhetto per lo scioglimento del Pci
    ricevesse in questa regione percentuale
    altissime. L’evoluzione Pds/ds
    su posizioni centriste e liberali, è stata
    una scelta di classe ha rotto con la
    rappresentanza forte dei lavoratori.
    Tiene, invece, conto di chi nella, e
    dalla, globalizzazione ha avuto, beati
    loro, opportunità e vantaggi. Per
    non parlare di quell’immensa burocrazia
    che proprio dalle politica di
    privatizzazione si è “fatta imprenditrice”
    con i servizi pubblici. Si tratta
    dunque di fondare la nostra azione
    politica proprio sulla ricostruzione
    del conflitto e dell’unità di classe.
    Aggregando un certo lavoro autonomo,
    in realtà, precario e subordinato
    quanto quello tradizionale. Facendosi
    carico di un lavoro artigianale e
    di piccoli imprenditori che, ultimo
    anello della catena, sono anch’essi
    senza certezze. Ciò che va tuttavia
    primariamente ricostruito è il baricentro
    sul e nel lavoro, la lotta alla
    precarietà. Necessita una nuova
    coscienza di classe che non si fa carico
    dell’interesse generale, ma
    costruisce un nuovo “interesse
    generale”. E’ a partire dal lavoro che
    nel prossimo periodo: lavoratori
    coop e socicoop (cioè tanti di noi)
    potrebbero fare iniziative di pressione
    per mettere in discussione la scelta
    della dirigenza di firmare il Patto,
    moltiplicando anche i banchetti
    davanti alle coop.
    Più in generale, la lotta radicale al
    libro bianco, l’estensione dell’articolo
    18 e la raccolta di firme per il referendum,
    un nuovo spazio pubblico
    (dalla scuola, alla sanità, ai servizi
    fondamentali), la questione
    ambientale devono assumere una
    valenza generale di prospettiva. Per
    questo connettere scioperi e movimento
    no global, attorno a lavoro,
    servizi pubblici, ambiente, e rompere
    la cappa diessino-ulivista sono
    passaggi fondamentali per una nuova
    Emilia rossa.

    Ugo Boghetta

  2. #2
    BENESSERE&OZIOXTUTTI
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    Predefinito

    ...intanto i DS continuano il loro lavoro di riconciliazione sindacale...

    BUONA FORTUNA!
    TUTTO IL POTERE AI SOVIET!

  3. #3
    centrista democristiano
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    Thumbs down Il Patto per l'Italia

    Per informazione le coop rosse e anche gli altri sindacati hanno firmato il patto anche per l'articolo 18!!!!!!
    La sinistra in Europa e in Italia sta andando in una crisi dalla quale non si riprenderà!!!


    W i Popolari Europei!!!!!!
    G. Spidalieri

  4. #4
    Roderigo
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    Predefinito

    Le Coop hanno firmato il patto anche per l'articolo 18, pur impegnandosi a non applicarne l'abolizione. E' una posizione quantomeno contraddittoria. Le Coop devono decidere se essere cooperative o imprese come tutte le altre. La spaccatura sulla tutela contro i licenziamenti illegittimi è una ulteriore prova del fatto che non si può parlare di sinistra al singolare, anzi, secondo me non si può proprio parlare di sinistra, per quella parte del sindacato e dell'Ulivo che di fatto approva la messa in mora del reintegro.

    Tuttavia, in questo discorso, cosa c'entrano i popolari europei? Voglio dire, hanno forse una posizione diversa da quella delineata nel cosiddetto "patto per l'Italia"?

    R.

  5. #5
    centrista democristiano
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    Predefinito I Popolari Europei

    I popolari europei sono quelle forze ex DC che militano al centro.
    G. Spidalieri

  6. #6
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    Lo so. Quindi sono divise tra Polo e Ulivo.
    Ma cosa pensano sull'articolo 18? Come la Cisl?

    R.

  7. #7
    centrista democristiano
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    Predefinito I Popolari Europei

    Sono favorevoli come la Cisl che ha firmato il Patto.
    G. Spidalieri

  8. #8
    Roderigo
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    Predefinito

    Anche tu sei favorevole? Posso sapere perchè? Non ritieni giusto che un lavoratore che subisce un licenziamento illegittimo possa essere reintegrato nel suo posto di lavoro?

    R.

  9. #9
    centrista democristiano
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    Predefinito Il Patto per l'Italia

    Sono favorevole alle modifiche all'articolo 18 perchè è un impedimento all'occupazione.
    Secondo me un licenziamento ingiustificato non esiste!
    Ci vuole nelle fabbriche la meritocrazia: chi lavora rimane, chi no sene deve andare.
    Esempio se io assumo un'operaio e vedo che non si impegna sul lavoro e mi produce poco, non posso licenziarlo?
    Il licenziamento a volte serve quando un'azienda è sull'orlo del fallimento; esempio: una fabbrica sta fallendo e vuole togliersi per un pò alcuni la voratori per superare la crisi. se il datore non può licenziare e la fabbrica fallisce tutti gli operai che fanno?
    Un'altro punto. Se io ho un'operaio che è diligente e produce molto, non ho alcun interesse nel licenziarlo, anzi se lo licenzio ci perdo!!
    G. Spidalieri

  10. #10
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito Re: Il Patto per l'Italia

    Originally posted by Gaudenzio
    Sono favorevole alle modifiche all'articolo 18 perchè è un impedimento all'occupazione.
    Secondo me un licenziamento ingiustificato non esiste!
    Ci vuole nelle fabbriche la meritocrazia: chi lavora rimane, chi no sene deve andare.
    Esempio se io assumo un'operaio e vedo che non si impegna sul lavoro e mi produce poco, non posso licenziarlo? (1)
    Il licenziamento a volte serve quando un'azienda è sull'orlo del fallimento; esempio: una fabbrica sta fallendo e vuole togliersi per un pò alcuni la voratori per superare la crisi. se il datore non può licenziare e la fabbrica fallisce tutti gli operai che fanno? (1)
    Un'altro punto. Se io ho un'operaio che è diligente e produce molto, non ho alcun interesse nel licenziarlo, anzi se lo licenzio ci perdo!!(2)
    (1) si, puoi licenziarlo, popolare disinformato

    (2) ovvio e banale

 

 
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