di Annibale Paloscia

Una circolare dei servizi segreti preannuncia un attacco imminente contro i centri ebraici. Il documento è classificato «segretissimo», che oggi significa più o meno: «Con preghiera di pubblicazione sui giornali quotidiani», i quali, infatti, lo pubblicano integrale, nonostante sia una somma di banalità. «Gruppi appartenenti all'organizzazione terroristica di Al Qaeda possono decidere di sostenere la lotta dei palestinesi con un attentato da compiersi in un paese diverso da Israele... le modalità offensive potrebbero comprendere gli impieghi di elementi suicidi e autobombe contro oratori ebraici, raffinerie e alloggi delle famiglie dei militari Usa o del personale della Nato».
Cosa c'è di nuovo nel fatto bin Laden sostiene la lotta dei palestinesi e che sono a rischio di attentati "obiettivi" ebrei e statunitensi? Nulla, naturalmente.

In intermittenza con le veline dei servizi segreti, i giornali italiani pubblicano notizie di sensazionali arresti di terroristi di Al Qaeda. Una settimana fa i carabinieri del Ros hanno annunciato di aver annientato una cellula di Bin Laden che progettava un attentato contro la basilica di San Petronio a Bologna. La «prova» risultava dall'intercettazione di un colloquio telefonico fra due algerini che, come succede spesso a chiunque parla al telefono, dicevano cavolate. Tanto che il pubblico ministero incaricato di seguire l'indagine dice: «La storia dell'attentato a San Petronio è una bufala». Non passano ventiquattrore che i giornali pubblicano un documento come sempre «riservatissimo» secondo il quale Al Qaeda aveva reclutato qualche decina di kamikaze italiani, provenienti «da ambienti di estrema destra e di estrema sinistra» (della serie bipartisan) pronti a compiere attentati. Tutto inventato, naturalmente.

La polizia vorrebbe essere più prudente dei creativi cugini, ma deve fare i conti con i giornali e i telegiornali, che, col vento che tira, vogliono storie di Al Qaeda per impressionare i lettori.

La Digos di Milano arresta otto nordafricani invischiati in un traffico di passaporti falsi. Una notizia modesta, se non ci si può mettere di mezzo l'Islam e bin Laden. La Digos, anche se i giornalisti la sollecitano a tirar fuori un legame col terrorismo, ci va un po' cauta. Dice che dagli «accertamenti finora condotti non sono emersi collegamenti con i passaporti falsi utilizzati dai terroristi di Al Qaeda». L'avvocato dei nordafricani per evitare che i giornalisti scrivano fregnacce precisa che gli otto sono accusati di «falso, ricettazione, reati comuni e non reati di terrorismo». E tutto chiaro? Macché! I giornali e i tg non fanno marcia indietro: vogliono nella storia anche bin Laden. Il capo della Digos fa una concessione. Dice che gli accertamenti «sono in corso in tutta l'Europa» per verificare se la «centrale» di Milano abbia fornito passaporti falsi alle «cellule del terrorismo islamico». E' poco più di niente, ma l'Ansa intitola: «Terrorismo, Islam: domani mattina i primi interrogatori». Di rimbalzo il titolo «terrorismo» squilla dalle altre agenzie: Agi, Adnk, Asca. Il nuovo ministro dell'Interno fiuta che è il momento di uscire dalla penombra e manda ai telegiornali una dichiarazione di compiacimento per il successo della Ps nella lotta contro il terrorismo internazionale.

Non finisce qui. Bisogna capire che cosa c'è nell'aria. La campagna di intossicazione della stampa e delle Tv ha ormai dimensioni planetarie. La multinazionale delle invenzioni e degli allarmi associa tutti i servizi segreti occidentali. Il prodotto finale è un terrorismo asimmetrico rispetto a quello di bin Laden: mentre lui minaccia con i kamikaze, l'Occidente gli risponde con una campagna che getta su tutta l'immigrazione islamica il sospetto di terrorismo, di connivenza col nemico mortale. E' una strategia (voluta in primis dagli Usa) che affonda nel vuoto perché il suo solo risultato è di alzare ad altissima temperatura la febbre che genera il terrorismo internazionale.


Liberazione 13 luglio 2002
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