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    Leoni in guerra e agnelli pieni di dolcezza nelle nostre case
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    Predefinito La Sacra Sindone: il mistero del Sacro Telo.

    Su invito del forumista Drugo Lebowsky apro una discussione sulla Sacra Sindone, reliquia che per i Cristiani rappresenta l'immagine del Cristo crocifisso per alcuni, addirittura,l'immagine dell'ultimo Gran Maestro Jacques de Molay. Compiamo insieme un indagine su quest'eccezionale reliquia allegando documenti e possibilmente fotografie della stessa e cerchiamo di capire cosa rappresentasse per l'Ordine del Tempio.
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  2. #2
    Leoni in guerra e agnelli pieni di dolcezza nelle nostre case
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    I misteri celati nell'enigmatica Sindone sono tuttora irrisolti.
    LA SINDONE
    A chi appartiene il volto impresso sul lino?
    Qual é la vera storia del telo che per molti rappresenta la sacra effigie di Gesù appena morto in croce? E' davvero lui l'uomo della Sindone? Che ruolo ebbero i Templari?
    Due tenui impronte di un corpo umano, una di fronte, l'altra di schiena, martoriate da un supplizio che ne ha causato la morte. Una morte racchiusa in un'espressione di serenità che contrasta con le sevizie che l'uomo della Sindone ha dovuto subire. Le prime immagini fotografiche del volto furono ottenute nel maggio 1838 da Secondo Pia, il quale durante lo sviluppo dei negativi scoprì che il telo si comportava come un negativo fotografico. Le immagini, infatti, mostravano un volto tridimensionale e chiaro come fossero delle stampe in positivo. La Sindone stava per presentare i suoi misteri al mondo contemporaneo, privo però di gran parte della memoria storica inerente il telo.

    Acheiropoietos

    Una storia che oggi - in base alle più importanti valutazioni tecniche - sembra retrodatare la sacra reliquia proprio all'epoca di Gesù. Già nel 1973 la ricerca di Max Frei, esperto in indagini criminali attraverso la rilevazione di microtracce, aveva confermato la presenza di pollini presenti solo in un'area ai confini tra Turchia, Siria e Mesopotamia. Delle 58 specie identificate da Frei solo 17 crescono in Europa. Più recentemente, il 6 Marzo 2000 lo "Shroud Millennium Commitee", commissione ufficiale del Vaticano sulla Sindone, dichiarava che recenti ricerche sulle tracce botaniche dei micropollini presenti tra le fibre della sindone confermano la sua presenza storica nell'area di Israele e il Giordano. Nello stesso periodo, il 18 Marzo, Metchild Flury Lemberg, un'autorità mondiale nella storia dei tessuti, coinvolta direttamente nella restaurazione della reliquia, confermava che vi erano forti similarità tra il lino della Sindone e frammenti di tessuti prodotti in Medio-Oriente circa 2000 anni fa. Comparando la tessitura della Sindone con quella di un lino ritrovato a Masada e databile tra il 40 a.C. e il 73 d.C. la ricercatrice dimostrò la pertinenza della filatura della Sindone con le lavorazioni tessili dell'epoca di Gesù. Il 3 Agosto successivo il prof. Avinoam Danin della Hebrew University e l'analista Uri Baruch rincaravano la dose dichiarando: "Abbiamo identificato i pollini della Sindone con specie che crescono nei dintorni di Gerusalemme tra Marzo e Aprile. L'origine europea della Sindone non è corretta". Questi dati confermano che la reliquia era stata conservata in un oscuro passato nella zona medio-orientale dove sorgeva la città di Edessa e dove, in base ai resoconti storici, tra il II e il X secolo dopo Cristo era stato venerato un telo con il volto del Golgothà, chiamato "Acheiropoietos" cioè "non dipinto da mano d'uomo". È possibile quindi ricostruire il cammino della Sindone da Gerusalemme e la zona del Mar Morto, attraverso la valle del Giordano, fino ad Edessa (l'attuale Urfa), e successivamente a Costantinopoli, dove il telo chiamato Mandylion o Tetradyplon (perché piegato quattro volte su se stesso come un fazzoletto che rendeva visibile solo il volto dell'immagine), era stato consegnato all'imperatore Costantino Porfirogenito, per poi finire in Europa.

    Le testimonianze dei Vangeli

    La cronaca storica della Sindone si intreccia strettamente con la presenza dei Templari in Terra Santa. L'Ordine Templare rappresenta la parte culminante delle vicende della Sindone antecedenti ai fatti storicamente certi. Prima di arrivare a parlarne è utile rivedere i dati inerenti la sua presenza in Terra Santa sino all'arrivo dei cavalieri crociati. Questi dati non solo dimostrano l'antichità della Sindone ma smentiscono le assurde datazioni al C-14 del 1988 (vedi box). Se la Sindone è il velo che avvolse il corpo di Gesù, è plausibile che nei primi anni successivi alla crocifissione venisse occultata dai primi cristiani, in quanto reliquia santa ma potenziale fonte di persecuzione religiosa. Si era in pieno dominio romano ed inoltre per i Giudei ogni cosa che fosse stata a contatto con un cadavere era "Shatnez", impura. Pertanto le motivazioni che ne avrebbero causato l'occultamento iniziale da parte degli apostoli sono pertinenti e vanno tenute in giusto conto. Nei Vangeli si parla della Sindone, dopo la crocifissione. In Marco 15.46 leggiamo "Egli (Giuseppe d'Arimatea N.d.A.) comprato un lenzuolo, lo calo (Gesù) giù dalla croce e avvoltolo nel lenzuolo lo depose in un sepolcro scavato nella roccia". In Luca 24.12: "Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende". Ancora in Giovanni 20.4: "Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi vide le bende per terra ma non entrò. Giunse anche Simon Pietro ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte". Le bende sarebbero la Sindone mentre il Sudario dovrebbe essere il fazzoletto conservato ad Oviedo in Spagna dal 631 a.C., (ma le tracce risalgono già al I° secolo proprio ad Edessa con la storia di Abgar V Ukama che chiede un fazzoletto con il viso del Salvatore per guarire dalla malattia che lo affliggeva) che alle analisi del sangue ha mostrato lo stesso gruppo della Sindone (AB, molto raro) e pollini anch'essi della stessa regione intorno a Gerusalemme già presenti sulla Sindone (cfr. Zoom News n°12). Della Sindone si parla anche negli apocrifi. Nel Vangelo degli Ebrei, scritto nel II secolo vi è un importante richiamo: "Ora il Signore dopo aver dato la Sindone al servo del sacerdote, apparve a Giacomo". Quindi già nel II secolo si parla di una Sindone a Gerusalemme che da lì avrebbe poi preso la strada di Edessa, una città dove si parlava l'aramaico, la lingua degli apostoli.

    A Edessa e Costantinopoli

    Procopio di Cesarea, un autore del VI secolo, accenna al ritrovamento di un telo con l'immagine del Salvatore durante i lavori di ristrutturazione della Chiesa di Haghia Sofia (Suprema Conoscenza) di Edessa, reliquia poi destinata ad una cappella sulla destra dell'Abside. Inoltre, secondo un'antica tradizione, si tramanda che durante l'assedio persiano alla città, nel 544, fu trovata murata al di sopra di una porta della città una stoffa con "l'immagine Acheropita del Cristo", cioè non fatta da mano d'uomo. In quel periodo inizia a circolare un particolare ritratto del Cristo glorioso, chiamato Pantocrator, i cui tratti sopravviveranno sino all'epoca moderna. Un'effigie ispirata proprio dal viso della Sindone. Della presenza a Edessa del lino sepolcrale di Gesù vi sono tracce anche negli atti del II Concilio di Nicea del 787. Il telo acheropita viene chiamato in causa quale argomento a favore del culto delle immagini sacre.
    La fama del sacro lino divenne tale che nel 944 i bizantini, attaccato il sultanato di Edessa se ne appropriarono portandolo in trionfo a Costantinopoli, chiamandolo "Mandylion" una grecizzazione del termine arabo "Mandil", lenzuolo. In un'orazione del X secolo di Gino Zaninotto, conservata nell'archivio vaticano con il codice Vat. Gr. 511 si legge che in un'orazione di "Gregorio, Arcidiacono della Grande Chiesa di Costantinopoli (…) si afferma che tre patriarchi hanno sostenuto che è di Cristo l'impronta (su panno) fatta venire da Edessa, dopo 919 anni che vi era stata portata, per interessamento del pio imperatore (Romano I Lecapeno) nell'anno 6452 (cioè il 944). Signore benedici". Zaninotto continua dicendo: "L'oratore (cioè l'Arcidiacono Gregorio) afferma che l'immagine non è stata prodotta con colori artificiali in quanto è solo "splendore". Non vi è dubbio che si tratta della Sindone.
    Lo stesso Costantino VII Porfirogenito, Imperatore di Bisanzio dal 912 al 959 e amante dell'arte pittorica scrive "Quanto alla causa per cui, grazie ad una secrezione liquida senza materia colorante né arte pittorica, l'aspetto del viso si è formato sul tessuto di lino e in che modo ciò che è venuto da materia così corruttibile non abbia subito corruzione (…) bisogna lasciarli alla saggezza di Dio. Riguardo al punto principale dell'argomento, tutti sono d'accordo e convengono che la forma è stata impressa in maniera meravigliosa nel tessuto dal volto del Signore". È palese che anche Costantino si riferisca alla figura "miracolosa" della Sindone. Ancora nel 1080, Alessio I Conmeno chiede appoggio all'Imperatore Enrico IV e a Roberto di Fiandra per difendere le reliquie di Costantinopoli e in particolare "le tele rinvenute nel sepolcro, dopo la resurrezione". Sono testimonianze che apertamente contraddicono l'esame al C-14 del 1988, dato che anticipano di almeno 300 anni la datazione offerta degli scienziati, che invece copre un arco di tempo tra il 1260 e il 1390. A conferma della presenza del telo sindonico a Costantinopoli prima dell'arrivo dei Templari, vi è lo scritto di Robert le Clary, cronista della IV crociata, che ne "La Conquista di Costantinopoli" affermava che in questa città veniva adorato un telo chiamato "Sydoine" su cui era visibile la figura del Salvatore e che questo telo venisse esposto ogni venerdì nella Chiesa di Santa Maria di Blacherne.


    In mano ai Templari

    Dopo la conquista di Costantinopoli per mano dei crociati, avvenuta nel 1204, se ne erano perse le tracce. Circa 150 anni dopo, la Sydoine o Sindone riapparirà a Lirey in Francia. Ma in che modo? Nel 1307 l'ordine monastico-cavalleresco dei Templari venne eliminato con l'arresto di tutti i suoi componenti, accusati di eresia nel 1312. Uno dei capi d'accusa fu quello di adorare un viso incorniciato da una barba e dai lunghi capelli, somigliante molto al volto della Sindone e al Mandylion di Costantinopoli. Veniva chiamato "Baphometto". Al di là di tutti i valori simbolici che questo nome possiede (presto un articolo su questo argomento), l'autentico Baphometto non fu mai trovato ma pare che avesse a che fare con il viso di Gesù, come ha recentemente scritto anche Keith Laidler nel suo "Il Segreto dell'Ordine del Tempio" (Sperling e Kupfer - 2001). Nel 1945, a Templecombe, sede templare inglese, venne alla luce un'immagine ispirata chiaramente al viso sindonico, dipinta su legno di quercia tra il XII e il XIV secolo. I monaci-cavalieri dovettero valutare tutte le documentazioni storiche di cui probabilmente entrarono in possesso in Terra Santa oltre ad i secolari culti tradizionali di quei luoghi legati a questa reliquia, per considerarla quale immagine di Gesù. È probabile che i Templari conservassero questo telo piegato in parti uguali, come già avveniva ad Edessa, affinché fosse visibile il solo viso, proprio in rispetto della loro adorazione ad una sacra testa che, va chiarito, non era la Sindone.
    Che furono i Templari a custodire la Sindone prima della sua apparizione ufficiale in Europa nel 1353 è rilevabile proprio dal modo in cui questa comparve a Lirey, in Francia. Pare che un crociato dell'armata veneziana, Othon De la Roche avesse trafugato la reliquia a Costantinopoli nel 1205, prelevandola dalla chiesa imperiale della Vergine di Blacherne. Othon De la Roche era imparentato con un'importante famiglia templare, gli Charny. Nel rogo che nel 1314 spense la vita dell'ultimo Grande Maestro Templare Jacques de Molay, venne bruciato anche Goffredo de Charny, Gran Precettore di Normandia. Il velo sindonico riappare esattamente per mano di un suo diretto discendente il cui nome era proprio Goffredo de Charny, cavaliere crociato e Signore delle terre di Lirey (diocesi di Troyes, importante commenda templare). Goffredo fece costruire una chiesa a Lirey per ospitare e mostrare il telo sindonico, come provato da una lettera datata 1389 e firmata dal vescovo di Troyes, Pierre d'Arcis, in cui si afferma che la Sindone era stata esposta in pubblico intorno al 1355.Probabilmente gli Charny erano stati i custodi della Sindone dal momento del suo arrivo in Francia. Nel 1745 circolava in Francia un documento chiamato "Manoscritto Schifman" che sosteneva che Jacques de Molay aveva confidato al figlio di Guglielmo di Beaujeaux (altro celebre Grande Maestro) dov'era nascosto uno scrigno d'argento con alcuni beni di Re Baldovino di Gerusalemme. Molay affermava di aver fatto portare lo scrigno in Francia facendolo passare per la bara di Beaujeaux, morto durante l'assedio di Acri. La descrizione sembra corrispondere al contenitore d'argento che racchiudeva la Sindone a Chamberry e che fuse in parte danneggiandola durante l'incendio della chiesa nel 1532. Nel 1418 si torna a parlare della Sindone nelle mani della stessa famiglia grazie ad Humbert, conte de La Roche (non a caso un discendente di Othon de La Roche che l'aveva trafugata a Costantinopoli, segno di un segreto che si passava attraverso linea familiare) che aveva sposato Marguerite, una nipote di Goffredo di Charny, divenendo signore di Lirey. Tra le reliquie in suo possesso si cita "la sembianza o raffigurazione della Sindone di Nostro Signore". Marguerite, divenuta vedova, nel 1443 dichiarò di disporre del velo sindonico conquistato in guerra dalla sua famiglia e nel marzo 1453 lo donò a Ludovico di Savoia, che lo farà collocare nella Cappella Santa del castello di Chambéry dove resterà conservato fino al 1578. Sarà poi trasferito a Torino, prima come proprietà dei Savoia e poi donato al Vaticano. Il resto è storia nota. In base a questa ricostruzione la Sindone sarebbe quindi il telo Acheiropoietos adorato dagli edesseni e il Mandylion di Costantinopoli, poi finito nelle mani dei Templari. La sua presenza nei luoghi suggeriti dall'esame dei pollini porta inevitabilmente alla figura del Cristo.


    La crocifissione di Gesù

    L'analisi di quanto la Sindone presenta sembra, in effetti, legarla sempre più a Gesù. Le ferite mortali impresse sul lino sacro coincidono con una tortura da crocifissione di tipo romano del I secolo d.C., poi abolita e certamente dimenticata nel 13°-14° secolo, epoca cui si riferirebbero le analisi al C-14. Inoltre la vittima non poteva essere un cittadino romano, al quale non sarebbe stato inflitto questo tipo di supplizio. Il numero di colpi di flagello, oltre 120, è superiore al trattamento riservato ad un comune condannato alla crocifissione. Il solo Gesù dovette subire tale tortura per ben noti motivi. Stesso discorso per la corona di spine. I romani infliggevano torture che spesso erano in accordo con il capo d'accusa che gravava sul condannato. Considerando che i romani adattavano ogni crocifissione al crimine commesso, è improbabile che a qualcun altro, oltre che a Gesù, sia stata imposta la corona di spine, simbolo dello scherno dei suoi esecutori per essere definito quale "Re dei Giudei". Infine l'uomo della Sindone presenta una ferita da arma da taglio che ha penetrato il suo costato in linea con quanto narrato nei resoconti evangelici. Molto importante è il fatto che, contrariamente alla convenzione romana di spezzare le ossa delle gambe per velocizzare il processo di morte per crocifissione, a Gesù non viene spezzato alcun osso, come si evince anche dal lino sacro. Il lenzuolo sindonico mostra chiaramente la consegna immediata del cadavere. L'assenza di qualsiasi segno di decomposizione conferma il contatto del corpo con il telo solo per un breve periodo, proprio come sarebbe avvenuto per Gesù. La presenza del sangue sul telo è prova che il cadavere non è stato lavato prima di esservi avvolto, usanza giustificabile solo nel caso di una sepoltura giudaica, antecedente al 70 d.C. e perfettamente coincidente con quanto narrato dai Vangeli. Si era in vicinanza della Pasqua ebraica e essendo oramai buio al venerdì sera quando Gesù venne calato dalla croce si rimandò il lavaggio del corpo alla domenica successiva (il sabato era proibito officiare culto). Un interessante studio statistico del professor Bruno Barberis ha evidenziato che su 200 miliardi di ipotetici individui crocifissi, solo uno avrebbe potuto possedere le stesse caratteristiche comuni a Gesù e all'uomo della Sindone. Ma basta questo a dire che la Sindone è realmente l'immagine del Cristo? Altri indizi storici e scientifici possono aiutarci a rispondere.


    Le monete e le iscrizioni

    Nel 1979 il ricercatore francese Francis Filas scoprì sulla palpebra dell'occhio destro dell'uomo della Sindone l'impronta di un Dilepton Lituus, una moneta del 29 d.C.. Successivamente, nel 1996, il professor Pier Luigi Baima Bollone e il professor Nello Balossino dell'Università di Torino hanno individuato sull'arcata sopraccigliare sinistra una seconda moneta, un Lepton Simpulum, anch'essa coniata nel 29 d.C. Le due monete, analizzate al computer, proverebbero che l'età della Sindone è di molto antecedente rispetto alla datazione al Radiocarbonio, e perfettamente coincidente con l'epoca della morte di Gesù. Porre delle monete sugli occhi del morto era consuetudine ebraica, confermata da altri ritrovamenti di crani di 2000 anni fa al cui interno erano state rinvenute monete, cadute nelle cavità orbitali. Ulteriori tracce sembrano indicare un legame ancora più stretto con la figura di Gesù. Nel 1997, André Marion e Anne-Laure Courage hanno presentato degli studi sulla presenza di alcune scritte intorno al volto dell'immagine sindonica. Seppure molto sbiadite dal tempo, le tecniche informatiche hanno evidenziato il termine: "NNAZAPEH" che gli studiosi completano in NNAZAPE(H)NO? cioè "Nazareno". A mio avviso non esistono tracce di completamento sul lino e la parola "NNAZAPEH" potrebbe essere "Nazareo" o "Nazireo", più in linea con i fatti storici, dato che secondo autorevoli studi, Gesù apparteneva al gruppo dei Nazirei, non essendo invece mai vissuto a Nazareth, città probabilmente non ancora eretta al suo tempo. Il computer ha anche rilevato la scritta "H?OY" che sarebbe parte di "IH?OY", cioè Jeshua in aramaico, Gesù in italiano.


    Muta testimonianza

    I misteri legati alla Sindone sono lontani dall'essere risolti. Soprattutto il processo che ha dato vita all'immagine sul lino è al centro di esperimenti e tentativi più o meno riusciti di replicazione. A nostro avviso è opera di un processo di "rilascio energetico" legato alla trasformazione della "luce". Ci ritorneremo. Quanto ci premeva in questo contesto sottolineare era la fallibilità delle analisi al C-14 operate nel 1988 e la sua storia più antica. La Sindone non è né europea né medioevale. Soprattutto le testimonianze storiche della sua esistenza riportano proprio all'epoca di Gesù sino a legarla ai Templari che la trasferirono in Europa e ne fecero probabilmente una importante parte del loro Tesoro, una variante del "Baphometto" in quanto, a mio modo di vedere, la consideravano la muta testimonianza della resurrezione del loro Maestro di Giustizia, Re di tutti i Viventi, quel Gesù glorioso raffigurato in tutte le loro cattedrali.


    Box: L'esame al Radiocarbonio

    Il 21 aprile 1988 un gruppo interdisciplinare di studio, coordinato dal British Museum prelevò dei campioni dal telo sindonico, affidandoli alle analisi al radiocarbonio di tre laboratori di ricerca a Oxford, Tucson e Zurigo. I risultati si rivelarono deludenti. Secondo gli studiosi, la reliquia risaliva ad un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 d.C., quindi al medioevo e pertanto non rappresentava l'immagine di Gesù. I responsi di biologia, fisica, medicina e archeologia che avevano fornito in precedenza dei tasselli in contrasto con la nuova datazione vennero del tutto trascurati e alcuni ipotizzarono che l'effigie fosse quella di un cavaliere templare, Guglielmo di Beaujeux, morto durante l'assedio di Acri nel 1291. Oggi molti sono certi che il radiocarbonio abbia "fallito" a datare la Sindone, sebbene il prof. Belluomini in una recente trasmissione del ciclo Stargate, Linea di Confine abbia nuovamente sottolineato la validità di quel verdetto. A nostro avviso i campioni analizzati, hanno fornito un risultato troppo "recente" in quanto gli incendi che il telo ha subito negli anni hanno realmente alterato il valore degli isotopi di carbonio. Nessuno inoltre ha sottolineato che i campioni, nel 1988, vennero prelevati a mani nude e secondo alcuni facevano parte di un rammendo successivo ad uno degli incendi citati. Tale fallacità è stata confermata in una conferenza internazionale tenuta nell'Oratorio della Caravita, il 3 febbraio 1996 in cui il ricercatore Dimitri Kouznetsov, dell'Istituto di Ricerca sui Biopolimeri di Mosca, dimostrava mediante test e strumenti che le date del C-14 erano sbagliate, sottolineando che l'esame era stato alterato da diversi fattori, quali la natura chimica del lino che forma la Sindone, la presenza delle muffe e l'idrolisi subita dal tessuto dopo l'incendio del 1532.

    tratto da Hera
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  3. #3
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    La Sindone è vecchia quanto Gesù

    Nel 1988 la scienza aveva emesso la sua sentenza: la Sacra Sindone, il lenzuolo che secondo la tradizione aveva avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione, era un falso. L'esame al carbonio 14, che stabilisce senza ombra di dubbio l'età di un reperto, aveva svelato che il tessuto analizzato risaliva al Medioevo, tra il 1260 e il 1390.
    Ci avevano messo una toppa. Ora però un nuovo studio condotto in Nuovo Messico, al Los Alamos National Laboratory, annuncia una datazione completamente diversa e perfettamente compatibile con le vicende narrate dalla Chiesa: il sacro lenzuolo avrebbe un'età compresa tra 1300 e 3000 anni.
    «L'errore del 1988 - segnala Raymond Rogers, responsabile della ricerca - va attribuito al fatto che l'analisi è stata condotta su una toppa, realizzata con estrema perizia dalle suore che ripararono la Sindone dai danni subiti dopo un incendio».
    Suor Maria della Toppa Immacolata. Per fare apparire il tessuto del rammendo identico all'originale, le suore lo colorarono, usando una tecnica importata in Italia dall'Oriente intorno al 1291, ai tempi della Prima Crociata.
    Gli studiosi hanno inoltre cercato tracce di vanillina, una sostanza chimica presente nel lino che è prodotta dalla sua naturale degradazione, nel corso del tempo. I livelli di vanillina tendono a ridursi, man mano che il lino invecchia, fino a scomparire definitivamente in un periodo compreso appunto tra 1300 e 3000 anni. I nuovi test hanno trovato tracce della sostanza nel campione usato nel 1988 e nel rattoppo, ma non in tutto il resto del lenzuolo, lungo 4 metri.
    Nuove prove. Ora gli studiosi sperano che alla luce dei nuovi risultati la Chiesa consenta di prelevare altri campioni dalla Sindone e di effettuare nuovi studi per la sua datazione, in modo da avere un risultato più preciso e definitivo.
    Occorre infine aggiungere che alcuni esperti ritengono inutile la prova al carbonio 14: l'incendio e le conseguenti alte temperature cui la Sindone è sopravissuta avrebbe potuto modificare le quantità di carbonio 14 nel lino e quindi rendere imprecisa la datazione.

    (da Focus 1 febbraio 2005)
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  4. #4
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    Voglio proporvi un brano di Antoino Lombatti, in cui l'autore smonta la teoria degli autori Cristopher Knight e Robert Lomas, secondo cui l'uomo della Sindone sarebbe l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine del Tempio Jacques de Molays. Indipendentemente da alcuni passi ( da cui mi dissocio) eccessivamente duri sulla figura del De Molay, ritengo interessante l'analisi di Lombatti.

    L'uomo della Sindone è Jacques de Molay?
    di Antonio Lombatti
    Tra i vari argomenti affrontati da Cristopher Knight e Robert Lomas nel volume "La chiave di Hiram" (edito in Italia da Mondadori) quello che attira subito l'attenzione, riguarda le "prove" - che i due autori sostengono di aver trovate - che consentirebbero di affermare che l'immagine dell'uomo della Sindone sia quella dell'ultimo Gran Maestro dei Templari, Jaques de Molay, torturato dagli inquisitori e deposto in una sindone prima di ventre arso vivo sul rogo. Le pseudo-argomentazioni scientifiche ricordate da Knight e Lomas rappresentano, in realtà, la negazione stessa della storia, o meglio, la totale ignoranza e mistificazione di un argomento così complesso e articolato come quello del presunto rapporto tra Sindone e Templari. Ma procediamo per gradi.
    Alla morte di Tibald Gaudin, gran maestro del tempio, furono in pochi a sorprendersi della nomina di Jaques de Molay al più alto ufficio dell'Ordine", leggiamo nella Chiave di Hiram. Per smentire questa affermazione, è sufficiente ricordare brevemente come in realtà si svolsero i fatti immediatamente precedenti all'elezione di Jacques de Molay. Egli nacque nel 1244 circa e intraprese il noviziato nei Tempio di Beaune, a quel tempo sotto la giurisdizione del Gran Priorato di Champagne-Voulaine. Attorno al 1265 fu ricevuto nell'Ordine nella stessa Beaune, in Borgogna, da Amaury de la Roche, Maestro di Francia, e da Humbert de Pairaud, visitatore generale del Tempio di Francia, Inghilterra, Germania e Provenza. La sua elezione a Maestro non fu delle più semplici. Il dibattito fu acceso, viste due autorevoli candidature che gli furono opposte: Hugues de Pairaud, che era stato siniscaico dell'Ordine per sedici anni, e Gerard de Villiers, tesoriere e comandante del Tempio di Parigi. De Molay fu eletto al vertice dei Templari soltanto nell'autunno del 1294, a Cipro, approfittando dell'assenza del suoi due rivali più quotati. Jaques de Molay non fu mai un Maestro all'altezza della situazione. Negli anni in cui si svolse il processo, la fase più delicata di tutta la storia dell'Ordine, egli non riuscì ad organizzare nulla di rilevante per salvare se stesso e i suoi fratelli dalla rovina. Fu un uomo mediocre, culturalmente e giuridicamente limitato per intraprendere azioni risolute. Forse, nella sua ingenuità, riteneva di poter difendere e tutelare l'Ordine semplicemente ribadendo la sua assoluta trasparenza e l'ortodossia dei comportamenti dei suoi compagni. Probabilmente nemmeno il più abile e diplomatico dei maestri sarebbe riuscito ad evitare la soppressione. Ciononostante, il giudizio su Jaques de Molay resta, nel complesso, negativo.
    Jaques de Molay fu dunque effettivamente l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine dei Templari, arrestato nell'ottobre del 1307 dai balivi e dai siniscalchi regi su ordine di Filippo il Bello di Francia nel nome dell'Inquisizione. Storicamente non ci sono notizie precise su come venne torturato; è addirittura possibile che il Gran Maestro e altri dignitari non abbiano subito le violenze degli inquisitori. L'autorevole storico tedesco Heinriche Finke, per esempio - autore di un volume monumentale sul processo ai Templari - ritiene che Jacques de Molay non sia stato mai torturato dagli inquisitori. "Che Jaques de Molay sia stato sottoposto a orribili torture non è da dubitarsi", assicurano invece Knight e Lomas. Da quale documento possano trarre una conclusione così definitiva non è dato sapere. Gli autori affermano che, dopo le pesanti torture inflitte a de Molay, il grande inquisitore Guillaume Imbert prese un lenzuolo e vi avvolse il corpo ormai quasi cadavere, come ultimo segno di disprezzo verso la massima autorità templare. Questa affermazione, tuttavia, è facilmente confutabile e non trova alcun fondamento storico. Anzitutto il corpo dell'uomo della Sindone è certamente quello di un morto ed è stato provato, oltre ogni ragionevole dubbio, da illustri medici legali e biochimici: l'individuo non respirava nel momento in cui fu avvolto nel lenzuolo altrimenti, anche con una respirazione ridotta al minimo, avrebbero dovuto essere visibili degli aloni in prossimità delle narici. Perciò, l'ipotesi dello svenimento di Jaques de Molay e del suo "risveglio", per essere poi bruciato al rogo come relapso sull'Ile de Paris, è scientificamente insostenibile.
    L'altro aspetto che Knight e Lomes non hanno per nulla tenuto in debita considerazione è l'età anagrafica del Gran Maestro dei Templari e quella dell'uomo della Sindone; i medici hanno stabilito che si tratta del cadavere di un individuo di sesso maschile con una robusta corporatura, la cui età si aggira, grossomodo, sulla trentina. Bene, sappiamo per certo che quando, egli doveva avere circa settant'anni. Ed ecco, allora, che la fragile costruzione storica dei due ricercatori inglesi cade in frantumi. Come si può sostenere che l'uomo della Sindone sia un individuo di settant'anni?

    L'ultima inconsistenza storica presente è questo ritratto di Jaques de Molay che nella "Chiave di Hiram" viene raffrontato con quello dell'uomo della Sindone:


    in effetti il ritratto affiancato a quello dell'uomo della Sindone presenta alcune innegabili somiglianze: capelli folti, barba lunga e bipartita, naso lungo. Gli autori, però, omettono di citare da dove provenga quella immagine. Ed è qui che il libro si dimostra ancora una volta frutto di mera speculazione sul nulla storico. Nelle fonti iconografiche citate in fondo al volume, per ciò che riguarda il ritratto di de Molay, Knight e Lomas affermano che esso proviene dalla loro collezione privata. Che cosa significa? Vi chiederete voi. Semplice: o gli autori non sanno da quale manoscritto o miniatura provenga quel ritratto, oppure l'ha disegnato qualche loro amico. Viste le caratteristiche del tratto, si può ragionevolmente ipotizzare che esso sia stato dipinto alla fine del XVIII secolo o, al massimo, all'inizio del XIX, vale a dire quasi coevo al più noto ritratto di Jaques de Molay:





    Non esiste una raffigurazione del Gran Maestro risalente al XIV secolo. Non c'è dubbio che quello stereotipo di de Molay sia notevolmente successivo. Inoltre, in entrambi si nota chiaramente l'età anagrafica di cui forse erano all'oscuro solo Knight e Lomas, a quanto pare. La più nota rappresentazione resta quella del Royal Manuscript 20 C VII, conservato nel British Museum di Londra, databile verso la fine del XIV secolo:




    In esso sono raffigurati il Precettore di Normandia Geoffroy de Charny (ca. 1251-1314), e Jaques de Molay, legati ad un palo e bruciati vivi. Anzitutto, nessuno dei due presenta i segni delle tumefazioni provocate dalle presunte torture di cui parlano i due ricercatori inglesi. Secondariamente, uno di essi ha la barba, ma entrambi hanno i segni della tonsura monacale e questo particolare è nettamente visibile. Basta osservare anche una miniatura (fig.4) presente nella Chronica di Giovanni Villani del 1340 ca., conservato nella Biblioteca Vaticana (cod. Ching. LVIII, 296, f. 191v.), in cui sono dipinti dei cavalieri templari arsi vivi dall'Inquisizione:



    Tutti, nessuno escluso, hanno sì la barba lunga, ma anche la tipica tonsura monacale che veniva praticata a tutti i fratelli dell'Ordine. Knight e Lomas potrebbero forse replicare che a Jaques de Molay venne messa una parrucca.
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  5. #5
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    Predefinito Storia e spostamenti della Sindone: approfondimento

    Chi non conosce la Sacra Sindone, il sudario che, dice la tradizione, avvolse il corpo di Gesù deposto dalla croce? Seguire le tracce della Sindone è un’avventura in cui si confondono i sapori del giallo internazionale, del percorso mistico e dell’epopea cavalleresca; dove non è facile distinguere il vero dal falso, il probabile dal verosimile.
    La Sacra Sindone consiste in un semplice telo di lino , lungo circa 4,36 m e largo 1,10 m, di colore giallo ocra, sul quale sono visibili impronte che riproducono l'immagine frontale e dorsale di un uomo crocifisso.
    È nel 944 dopo Cristo che, a Costantinopoli, la Sindone fa la sua apparizione. Nei documenti è definita come un’immagine "acheropita", cioè "non fatta con le mani".
    La reliquia era però già nota e da secoli faceva la gloria di Edessa, l'attuale Urfa, in Turchia.
    Qui il telo, venerato come "Mandylion", era tenuto ripiegato ed incorniciato in un reliquiario, a mostrare solo il volto, come un ritratto.
    Il trasferimento del Mandylion a Costantinopoli è ricordato da due "sinassari", libri liturgici della chiesa bizantina.
    Sacra Sindone

    Secondo vari interpreti, però, questo non fu che un "ritorno". La Sindone sarebbe stata nota a Costantinopoli fin dall'VIII secolo.
    La reliquia dovette lasciare la città all'avvento dell'iconoclasmo, un'eresia che bollava come sacrilegio qualsiasi raffigurazione realistica di Gesù e dei santi, e che sconvolse l'impero bizantino per più di due secoli.

    Comunque sia andata, il sacro lino è sicuramente nella capitale imperiale quando Baldovino di Fiandra e Bonifacio del Monferrato, con la complicità di Venezia, dirottano verso le mura millenarie di Costantinopoli la Quarta Crociata, diretta in teoria alla liberazione del Santo Sepolcro.
    Nel 1204 la metropoli bizantina viene espugnata e saccheggiata dall'esercito latino. Una armata crociata si è volta ad espugnare una la sede dell'impero bizantino, baluardo orientale del Cristianesimo, invece di combattere l'infedele.
    La cristianità grida allo scandalo, ma nel frattempo un enorme bottino, di cui fanno parte innumerevoli reliquie cristiane, prende la via dell'Europa.

    Sacra Sindone

    Varie fonti medievali menzionano tra queste reliquie, un lino con impressa l'immagine di un uomo martirizzato. Questo indumento funerario è ritenuto, tradizionalmente, il sudario di Gesù Cristo; e come tale è da allora venerato.
    Nel caos immediatamente seguito al sacco della città, però, del Sacro Lino si perdono misteriosamente le tracce. Notizie certe ricompaiono solo nelle fonti successive al 1350, quando la reliquia, appartenente ora alla famiglia Charny, viene esposta al culto nella cittadina di Lirey in Francia.
    Quale via può aver seguito la preziosa reliquia per giungere in Europa?

    L'unica traccia documentale esplicita delle vicende della Sindone, dopo la presa di Costantinopoli, è una supplica inviata a Papa Innocenzo III da Teodoro Angelo Comneno, nipote di Isacco II Angelo Comneno, imperatore di Costantinopoli all’epoca del saccheggio del 1204.
    Nel testo, che ci è giunto nella trascrizione di un cartulario (cioè una raccolta di copie di documenti), è espresso lo sdegno per il saccheggio delle reliquie ed è richiesto esplicitamente l'intervento del pontefice per promuovere il recupero della Sindone.

    Secondo il documento la Sindone si sarebbe trovata in quel momento ad Atene.
    La notizia che nel primo decennio del secolo XIII la Sindone fosse conservata ad Atene troverebbe ulteriore conferma in una dichiarazione del 1207 di Nicola d'Otranto, abate di Casola.
    Di certo c’è solo che dopo il 1207, e fino alla metà del secolo successivo, quando ricompare dal nulla in Francia, i documenti attualmente conosciuti non danno più alcuna notizia della Sindone: tale silenzio potrebbe derivare dalle severe sanzioni pontificie che colpivano il traffico delle reliquie sottratte a Costantinopoli.

    Sacra Sindone

    Ian Wilson, noto e autorevole storico inglese della Sindone, adombra l'ipotesi che il Santo Sudario sia stato trasportato dall'oriente in Europa dai cavalieri dell'Ordine Templare.
    Nel 1954 viene trovato nel villaggio inglese di Templecombe, in una ex casema templare, un pannello di legno che reca dipinto un volto simile a quello raffigurato sul Sacro Lino. Molta iconografia collegata ai templari può essere messa in rapporto con la Sindone.
    Il leggendario e potentissimo Ordine di monaci-guerrieri era all'apice del suo potere politico ed economico quando Filippo IV il Bello re di Francia, il 13 ottobre del 1307, fece arrestare tutti i membri e ne decretò lo scioglimento.
    Accusati di idolatria e atti contro natura, i templari verranno processati, condannati e spogliati di tutti i beni.
    Dagli atti processuali risulta che i Cavalieri Templari adorassero effettivamente una testa barbuta conosciuta come Baphomet (Bafometto), un reliquiario a forma di testa o forse una scultura, descritta dai monaci, interrogati sotto tortura, nelle forme più disparate.
    Tutte, comunque, potrebbero richiamare ed essere associate alla Sindone.
    L’adorazione di una "testa" fu uno dei principali capi d'accusa del processo, ma il fatto che questa testa fosse quella del demonio o comunque di un idolo, è un altro discorso.
    Non si sarebbe potuto trattare di una reliquia, tenuta segreta perché la più preziosa di tutte le reliquie?
    Quella del passaggio in Europa tramite i Cavalieri Templari non è però altro che una ipotesi, e sono parecchi gli studiosi che si oppongono a questa teoria.

    La figura di Goffredo de Charny, signore di Lirey, in Champagne, sembra uscire direttamente da un racconto cavalleresco. È tra le mani di questo eroico cavaliere che la Sindone fa ufficialmente la sua apparizione in Francia.
    Dopo una vita di avventure improntate ai più alti ideali della cavalleria medievale (ed intorno alle quali il nostro scriverà un libro di buon successo, sorta di manuale del perfetto Chevalier), nel 1355 viene incaricato dal re di portare il suo stendardo di battaglia.
    È un grande riconoscimento, e il cavaliere non lo disonora: l'anno successivo muore eroicamente nella battaglia di Poitiers, nella strenua difesa dell'Orifiamma, la lingua di tessuto rosso fiammante simbolo del potere supremo e dell'onore di Francia.

    Sacra Sindone

    Come sia giunta, la Sindone, all'eroico vessillifero di Francia, rimane un mistero. Vediamo le ipotesi che sono state fatte in proposito.

    La Sindone potrebbe essere stato un bene di famiglia pervenuto a Goffredo tramite matrimonio o amicizia. Stretti legami collegano Goffredo ai discendenti di Otto de la Roche, feudatario francese e primo duca di Atene, ai tempi in cui proprio ad Atene della Sindone abbiamo avuto l’ultima segnalazione

    La Sindone avrebbe potuto fare parte dei tesori di famiglia; Goffredo di Charny sposò una diretta discendente di Otto, che avrebbe potuto portargli la reliquia in dote,e fu grande amico di Gautier IV de Brienne, conestabile di Francia e fedele compagno d’armi, anche lui caduto a Poitiers.
    Se anche non fosse stata materialmente in loro possesso, de Brienne o la stessa consorte potrebbero aver rivelato all'indomito cavaliere il nascondiglio della Sindone in Oriente: questo spiegherebbe il rapido viaggio di Goffredo oltremare, fino a Smirne nel 1345, ufficialmente compiuto al seguito del Delfino.
    Ecco il possibile anello mancante della catena che, da Atene, porta il sudario direttamente nelle mani di un cavaliere francese del Trecento.
    La "pista templare" sostiene che la Sindone fosse stata affidata a Goffredo durante un periodo di prigionia in Inghilterra, nel castello di Goodrich. Qui essa sarebbe stata portata da quei Cavalieri Templari che scamparono ai roghi e alle carceri di Francia.

    In contrasto con i fitti misteri dei secoli precedenti, la storia "europea" del Sacro Tessuto, dopo la riapparizione in mano ai de Charny, è sufficientemente documentata: nel 1453 la reliquia viene ceduta da Margherita, ultima erede degli Charny, al duca Ludovico di Savoia.
    Le travagliate vicende del ducato dei Savoia porteranno in seguito la Sindone, a più riprese, da Chambéry, in Piemonte, in altre città della Francia e dell'Alta Italia, fino alla traslazione definitiva nella città di Torino nel 1578.

    La Sacra Sindone, di proprietà di Casa Savoia per oltre mezzo secolo, è stata assegnata, in un lascito testamentario del capo della Casata ed ultimo Re d'Italia S.A.R. Umberto II di Savoia, al
    Sommo Pontefice. Il re in esilio è morto a Ginevra nel 1983, anno dal quale la sacra Sindone è divenuta, dunque, di proprietà pontificia.

    Nel suo ultimo lavoro "The Divine Deception (L'Inganno Divino)", il Dr Keith LaidIer fa nuove affermazioni sulla Sindone di Torino. Egli sostiene che l'immagine sul lino sia quella della testa imbalsamata di Gesù, sistemata al di sopra di un corpo appartenente ad un uomo crocifisso in Siria dai Turchi mamelucchi nel XIII secolo. La Sindone di Torino è un panno di lino su cui è impressa l'immagine di un corpo umano che si crede sia quello di Gesù dopo la crocifissione.

    Dopo molte controversie nel 1988 le analisi al carbonio 14 datarono il telo al 1350 d.C.

    Ora, usando la moderna tecnologia, combinata ad approfondite ricerche in documenti storici, il Dr Laidler è giunto a questa rimarchevole ipotesi. La sua estensiva ricerca, presentata nel precedente saggio "The Head of God" lo aveva convinto che la testa di Gesù fosse stata portata dal Medio Oriente in Europa attraverso l'ordine dei monaci guerrieri conosciuti come Cavalieri Templari.

    I Cavalieri Templari conservarono la testa come una reliquia chiamata il Bafometto e crearono la Sindone di Torino come testimonianza fotografica del loro prezioso segreto. Il Dr LeidIer chiama la Sindone "una fabbricazione del 14° secolo che presenta una reale immagine del viso del Cristo. Poiché un qualsiasi artista avrebbe potuto dare la propria interpretazione del volto, l'Ordine dei Templari decise di creare ciò che oggi è conosciuto come la Sindone. Quest'ordine era formato scienziati e alchimisti che usando le conoscenze tratte dalla scienza araba, riuscirono ad ideare un processo in grado di produrre ciò di cui avevano bisogno per immortalare la sacra reliquia ".

    LaidIer crede che la Sindone venne realizzata appendendo il lino, dopo averlo pretrattato con sali, all'interno di una stanza buia e lasciando solo un piccolo foro per farvi passare la luce.

    Una gemma di quarzo fu piazzata nel foro in modo che fungesse da lente. Successivamente il telo venne esposto alla luce del sole per paio di giorni. L'immagine che ne scaturì era ancora troppo 'debole' così la fissarono immergendo il panno in una soluzione di ammoniaca o urina.

    "Ci fu un grande culto delle reliquie cosicché i Templari avrebbero potuto mostrare la testa come reliquia di Giovanni Battista e farsi pagare oboli per osservare la Sindone. Invece preferirono mantenerla segreta insieme alla testa. Si ricordi che a quel tempo la chiesa proibiva l'adorazione di qualsiasi parte del corpo Gesù e difatti la Sindone non fu vista che solo 50 anni dopo la sua creazione" (apparve in Francia per la prima volta nell’anno 1350).

    Le ricerche di Laidler dimostrerebbero che la testa della Sindone è in una posizione irregolare rispetto al corpo e le analisi al computer proverebbero che è staccata dal tronco oltre ad essere più piccola del normale.

    Leidler ha anche detto: "Chi crede che Gesù ascese in cielo con il corpo rifiuterà cosa dico ma la Cristianità che crede ad una resurrezione spirituale l'accetterà senza troppi traumi. Sono certo che la testa di Cristo sia stata sepolta sotto il pilastro dell'Apprendista. Le prove sono schiaccianti. E' frustrante che la Rosslyn Chapel non consenta un pieno scavo. I Templari sono ancora in Scozia ed uno di loro mi ha contattato circa un passaggio segreto che dalla Rosslyn Chapel porta sino al vicino Castello, così che potrebbe essere plausibile che la testa sia stata da tempo rimossa ".

    Le ricerche di Laidler sono certamente controverse e sino a che non sarà fornita una prova inoppugnabile di quanto egli afferma circa la testa di Gesù, vanno considerate esclusivamente come parti di una teoria inedita.

    Ricordiamo che il Patrono dei Templari, era Giovanni Battista a cui fu tagliata la testa. Non è da escludersi che in realtà l'adorazione dei Templari per la testa del Bafometto fosse legata alla figura del Battista e non a quella del Cristo.

    Un’altra ipotesi è che la testa adorata dai Templari fosse quella della stessa Sindone ripiegata in modo da far apparire solo il volto.

    Articolo tratto da "Hera" - A. Forgione Editore
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  6. #6
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    Predefinito Re: Storia e spostamenti della Sindone: approfondimento

    Testo originale scritto da templares
    ....

    La Sacra Sindone, di proprietà di Casa Savoia per oltre mezzo secolo, è stata assegnata, in un lascito testamentario del capo della Casata ed ultimo Re d'Italia S.A.R. Umberto II di Savoia, al
    Sommo Pontefice. Il re in esilio è morto a Ginevra nel 1983, anno dal quale la sacra Sindone è divenuta, dunque, di proprietà pontificia.

    .......Articolo tratto da "Hera" - A. Forgione Editore [/B]
    ....per oltre mezzo secolo?

    Inoltre non fu dono di S.A.R. Umberto di Savoia, bensì dono di S.M. il Re d'Italia Umberto II.

    E poi perchè, questo povero cristiano che arricchisce la Chiesa con tanto dono, viene impoverito oltre che del titolo, persino del rispetto che la scrittura con maiuscola dell'apposizione, almeno quando sostituisce il nome proprio, Gli tributerebbe meritatamente?

  7. #7
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    Predefinito Re: Re: Storia e spostamenti della Sindone: approfondimento

    [QUOTE]Testo originale scritto da Fante d'Italia
    [B]....per oltre mezzo secolo?



  8. #8
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    Predefinito Re: Re: Storia e spostamenti della Sindone: approfondimento

    Testo originale scritto da Fante d'Italia
    ....per oltre mezzo secolo?

    Inoltre non fu dono di S.A.R. Umberto di Savoia, bensì dono di S.M. il Re d'Italia Umberto II.

    E poi perchè, questo povero cristiano che arricchisce la Chiesa con tanto dono, viene impoverito oltre che del titolo, persino del rispetto che la scrittura con maiuscola dell'apposizione, almeno quando sostituisce il nome proprio, Gli tributerebbe meritatamente?

    Inoltre non fu dono di S.A.R. Umberto di Savoia, bensì dono di S.M. il Re d'Italia Umberto II.

    E poi perchè, questo povero cristiano che arricchisce la Chiesa con tanto dono, viene impoverito oltre che del titolo, persino del rispetto che la scrittura con maiuscola dell'apposizione, almeno quando sostituisce il nome proprio, Gli tributerebbe meritatamente? [/B][/QUOTE]

    Scusami Fante ma qui mi sembra che tu stia andando fuori strada..
    Qui si parla della Sacra Sindone. L'articolo in questione non è stato scritto da me, io mi sono semplicemente limitato a riportarlo sul forum.
    Non siamo sul forum monarchico in cui precisazioni della fattispecie sono "giuste" per non dire dovute, qui siamo sul forum Templare.

    Il moderatore Templares
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  9. #9
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    Scusa, proprio non volevo irritarTi.

    Rimane il fatto che la storia del "oltre mezzo secolo" è ... come lo diresti?

    O proprio non si può dire perchè, pur essendo l'informazione scorretta, riguarda solo la detentrice o il detentore della Santa Sindone e, quindi, si può parlarne solo nel forum monarchico?

  10. #10
    Ut unum sint!
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    Predefinito

    ma perche' la sindone non presenta un immagine a tutto tondo? Provate a sporcarvi alcuni punti del viso con un colore e calatevi sopra un lenzuolo... su di esso il vostro viso apparira' deformato a causa del fatto che in realta' e' un ogetto 3d
    UT UNUM SINT!

 

 
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