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  1. #1
    Quin igitur expergiscimini?
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    Predefinito L'invasione marocchina

    Un reparto dell' esercito marocchino ha invaso giovedì 11 luglio l'isola di Perejil, territorio spagnolo a sei miglia marine dalla città di Ceuta, anch' essa spagnola. La bandiera della dinastia alaouita sventola adesso su una terra che Rabat considera ormai parte integrante del suo stato, come già era accaduto per l' ex-Sahara spagnolo, mentre la presenza spagnola sulle cittadine dell' Africa del Nord di Ceuta e Melilla, così come sulle piccole isole al largo di esse, è giustificata e pienamente legittima.
    E' un caso che questa provocazione all' Europa avvenga proprio nel momento in cui più evidente si fa la crisi dell' economia statunitense e l' euro raggiunge la parità e addirittura supera il dollaro?
    Incitato dagli Stati Uniti, il "patto a quattro" che raggruppa la Turchia (con i satelliti, Azerbaidjan, Bosnia e Albania), il Marocco, il Pakistan e l'Arabia Saudita, intensifica le sue provocazioni. Se gli USA si arrogano il diritto di stilare una lista di "Stati-canaglia" (come la Libia, l'Iraq e l'Iran, stati musulmani che non hanno aggredito nessuno), l'Europa, la Russia e l'India hanno il diritto a loro volta di stigmatizzare quegli Stati che- su ispirazione yankee- intendono umiliarle.
    Più che mai l' orientamento diplomatico dell' Europa deve guardare ad est, verso Mosca e verso l'India, al fine di predisporre una difesa territoriale contro il Marocco nel Mediterraneo occidentale, contro gli alleati balcanici della Turchia nei Balcani, contro le mire espansionistiche turche in Tracia, nell' Egeo, a Cipro e alle frontiere armene, contro il terrorismo pakistano in Kashmire. Questo ri-orientamento deve denunciare i finanziamenti della petro-monarchia saudita che consente a questo terrorismo e a queste aggressioni di indirizzarsi verso la nostra area di civilizzazione.

  2. #2
    Quin igitur expergiscimini?
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    Predefinito El rey de Perejil

    La "conquista" dell' isolotto desertico di Perejil rappresenta pur tuttavia un salto qualitativo nell' escalation di tensione che il regime tirannico del Marocco sta portando avanti da due anni contro la Spagna e- indirettamente- contro l' Unione Europea.
    La strategia della dinastia alaouita cerca così di trovare una valvola di sfogo per il malcontento sociale in Marocco e contemporaneamente di accontentare gli interessi che stanno dietro la politica bellicista degli Stati Uniti, per i quali il Marocco è l' alleato privilegiato nell' area del Maghreb, dove svolge il medesimo ruolo dell' Arabia Saudita per l' area del Golfo.
    Poco note sono le implicazioni che si nascondono dietro il contenzioso ispano-marocchino, ma la conoscenza di esse deve essere diffusa nell' opinione pubblica europea.
    Il Marocco adesso rivendica anche la sovranità delle Isole Canarie, il maggior avamposto dell' Unione Europea nell' Atlantico, e riceve finanziamenti dall' Arabia Saudita e dagli Emirati per il potenziamento della sua aviazione militare, con il pieno avallo degli Usa, diretto chiaramente contro le Canarie e la Spagna in generale. Altri lauti finanziamenti fluiscono verso "centri culturali" di musulmani in Spagna, che sostengono l' immigrazione di massa di marocchini in quel Paese. Già alla fine del 1995, in un incontro bilaterale tra due delegazioni governative, un alto capo della polizia marocchina aveva lasciato intendere che la soluzione dl problema aveva… un prezzo, ma Madrid non aveva ceduto alla richiesta di "foraggiare" importanti funzionari della dinastia alaouita per frenare l' entrata in massa di migranti. Oggi più di mezzo milione di marocchini risiedono in Spagna, la metà in forma illegale. Si calcola che, in totale, tre milioni di essi hanno abbandonato il loro Paese per le più diverse destinazioni, quasi il 10% della popolazione totale!
    La ridicola invasione di Perejil è stata preceduta, quindi, da altri momenti di tensione. Agli inizi del 2001 è saltato l' accordo sulla pesca al largo delle coste marocchine, perché il governo di Rabat aveva chiesto alla Spagna di ridurre i suoi pescherecci ad un terzo di quelli allora operanti, di ricevere dall' UE il doppio degli aiuti e limitare a due anni la durata dell' accordo stesso. Nell' ottobre sempre del 2001, il re Maometto VI- prima di diventare "re di Perejil"- ha deciso personalmente di ritirare l' ambasciatore in Spagna. La vera ragione di questo atto è stata la posizione assunta dalla Spagna in seno alla UE in merito alla questione del Sahara occidentale (ex-Sahara spagnolo). La Spagna infatti rifiuta di riconoscere l' occupazione di questo territorio avvenuta nel 1975 da parte del Marocco e considerata illegale dalle Nazioni Unite.
    Che cosa può fare oggi una forza di sinistra in Italia dinanzi a questa preoccupante situazione?
    Chiedere il riconoscimento immediato della Repubblica Araba Saharawi Democratica, elaborare un piano di aiuti civili e militari al Fronte Polisario e inviare istruttori al fine di sostenere la lotta di quel popolo per la sua indipendenza.


  3. #3
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  4. #4
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    Predefinito Ultim'ora: è guerra!

    Nelle prime ore di questa mattina, forze spagnole di mare, di terra di aria hanno rioccupato l' isolotto di Perejil.
    Le fonti ufficiali affermano che l' operazione si è conclusa senza vittime.
    L' ambasciatore spagnolo in Marocco è stato richiamato in patria.


  5. #5
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    Predefinito Conferme

    Nonostante l' apparente ritorno alla calma dopo la crisi di Perejil, l' intromissione del Segretario di Stato americano Colin Powell sulla vicenda, con il suo auspicio di "soluzioni negoziali", conferma quanto da tempo appare sempre più evidente: gli Stati Uniti stanno tessendo una quadruplice alleanza islamica per rinserrare il mondo arabo entro un quadro di fedeltà americana.
    Oggi gli USA manipolano quattro potenze musulmane, ben situate a tutte le estremità geografiche dell' area islamica: il Marocco all' estremo occidente, contro la Spagna e per assicurarsi il controllo della costa atlantica africana fino al Senegal e un ancor più facile transito attraverso lo stretto di Gibilterra; l' Arabia Saudita per mantenere l' egemonia sulla zona del Golfo e del Corno d'Africa e per minacciare l' Iran; la Turchia a nord, per mantenere una minaccia nel Mar Nero, nei Balcani, nell' Egeo, a Cipro e nel Caucaso contro l' Europa e la Russia, contro la Siria e l' Iraq nelle valli del Tigri e dell' Eufrate ed eventualmente contro l' Iran; il Pakistan è infine usato a est contro l' India e la Russia.

  6. #6
    Roderigo
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    La rinascita del nazionalismo spagnolo
    La contesa per l'isola Perjil-Leila


    Daniele Zaccaria

    La grottesca contesa dell'isolotto di Perjil-Leila, che vede opposte Spagna e Marocco, al di là del consenso raccolto tra quasi tutti i partiti della scena politica iberica, sta suscitando un vero e proprio delirio nazionalista di massa. «Finalmente! Abbiamo fatto la cosa giusta: viva l'esercito! Viva la Spagna!», «Grazie ragazzi, avete fatto un ottimo lavoro. Chiaro, pulito, senza nessun ferito: mi sento orgoglioso del mio Paese e del mio esercito». Questi sono soltanto alcuni delle centinaia di migliaia di messaggi che da due giorni invadono senza sosta le redazioni on-line dei principali giornali e siti internet. Messaggi inviati non da nostalgici e pittoreschi reduci di guerra, ma soprattutto da giovani che, improvvisamente scoprono un colpo di fulmine per le loro forze armate. Raramente l'opinione pubblica spagnola si era cosi compattata intorno ai suoi militari. Un sondaggio pubblicato ieri dal giornale Abc, indicava che il 91,11degli internauti sostiene orgogliosamente l'operato dei reparti speciali, mentre su "El mundo" sono più del 92 per cento. Percentuali bulgare che non lasciano spazio ad interpretazioni sfumate. Anche il celebre quotidiano "El Pais", non ha lesinato elogi nei confonti dell'operazione di mercoledi: «Un'azione chirurgica, limpida, senza spargimento di sangue e tecnicamente perfetta», commentava ieri in un editoriale. Insomma, consenso assoluto attorno ad una vicenda che, nelle sue proporzioni concrete, sembrebbe ben poco rilevante. Ma, come spesso accade, le infatuazioni di massa si nutrono di pretesti, e la crisi dell'"Isola del prezzemolo" non può che esserne uno. Quale importanza strategica può infatti ricoprire un minuscolo scoglio di appena cinque ettari (135.000 metri quadri), a malapena percepibile sulle carte geografiche? Perché tanta passione? L'interesse legato al possesso di Perjil-Leila, non giustifica certo il muscoloso blitz dei corpi speciali di sua maestà Juan Carlos. Madrid, che tra l'altro ha annunciato ieri l'imminente il ritiro dei suoi militari per voce della ministra degli interni Ana De Palacio, ha però parlato di messaggio forte, in grado scoraggiare le eventuali mire del Marocco sulle città di Ceuta e Melilla, le due "enclaves" spagnole nel territorio dello stato nordafricano, ultimi residui dell'era coloniale e reclamate da Rabat dal lontano 1975. Eppure, persino di fronte a queste rivendicazioni a medio termine, la rappresaglia dei commandos iberici e l'imponente dispiegamento di mezzi per realizzarla, appaiono assai sproporzionati. Una dimostrazione di forza dal valore essenzialmente simbolico che è stata in grado di riattivare in sol colpo le pulsioni patriottiche del popolo spagnolo.
    Naturalmente nell'attuale contesto politico europeo tali pulsioni trovano un fertile terreno di coltura. Il laborioso e controverso processo di formazione delle istituzioni comuni, con la conseguente cessione di sovranità ad un'entità ancora politicamente informe e priva di una precisa fisionomia sociale, genera un potente scetticismo tra i cittadini dell'Unione. Più i vincoli comunitari diventano stringenti, sottraendo potere e competenze alle nazioni, più il sentimento di appartenenza nazionale si rafforza tra i cittadini del vecchio continente. Le recenti affermazioni dell'estrema destra populista in Austria, Olanda e Francia, che spesso e volentieri ha incentrato la sua campagna contro gli eurocrati di Bruxelles, costituiscono il volto più becero e minaccioso di un fenomeno che in realtà travalica la semplice retorica nazionalista, seducendo progressivamente classi popolari e ceti medi. Non stupisce quindi che milioni di spagnoli si definiscano "fieri" del proprio paese e, nella fattispecie, del proprio esercito, uno degli ultimi monopoli che rimangono ancora nelle mani degli stati. Il Primo ministro José Maria Aznar questo lo sa benissimo e con lui anche gli altri esecutivi europei che in futuro non esiteranno a cavalcare la tigre dell'orgoglio nazionale che, come si è visto, costituisce ancora oggi un autentico elisir di lunga vita per i governi.

    Liberazione 19 luglio 2002
    http://www.liberazione.it

  7. #7
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    Predefinito

    Il commento di "Liberazione" sulla vicenda di Perejil in sostanza ripropone elementi per così dire "classici" d' interpretazione della politica internazionale:
    - il nazionalismo come valvola di sfogo al malcontento interno delle masse popolari (valvola di sfogo tanto più necessaria nell' era della globalizzazione e delle connesse privatizzazioni selvagge, quando le forze armate rimangono una delle pochissime istituzioni di riconoscimento comunitario);
    - le nostalgie coloniali degli Stati europei (in questo caso la Spagna);
    - la volontà di riscatto dei Paesi del Terzo Mondo.
    Questa analisi, pur contenendo elementi di verità, non tiene tuttavia conto dell' aspetto fondamentale costituito dalle scelte geopolitiche degli USA, su cui avevo insistito nei miei precedenti interventi.
    La validità di tale analisi trova conferma, del resto, negli ulteriori sviluppi della vicenda in esame:
    1. Il ministero degli Esteri spagnolo aveva fatto sapere che non occorreva nessuna mediazione internazionale per risolvere la controversia. Il segretario di Stato americano Colin Powell è invece intervenuto nella trattativa, operando in prima persona e dichiarando: "Gli Stati Uniti danno il benvenuto al compromesso raggiunto tra Marocco e Spagna sull' isola di Perejil in seguito alle consultazioni tenute a Washington con mabo le parti". L' intromissione è stata quindi evidente e pesante.
    2. In questi giorni si è riaperta la partita che ha come obiettivo la sovranità sull' ex-colonia spagnola del Sahara Occidentale e che vede fermamente opposte, ancora una volta, Rabat e Madrid. Da mercoledì scorso, infatti, il Consiglio di Sicurezza dell' ONU è riunito per definire il futuro della missione per il referendum nel Sahara occidentale, iniziata nel 1991 ed il cui mandato scade il 31 luglio. La battaglia è sulla votazione dell' "Accordo Quadro" proposto dagli USA, che sostengono una soluzione a senso unico: fare del Sahara Occidentale in sostanza una provincia del Marocco, scartando l' ipotesi del referendum e della divisione territoriale, rifiutata ovviamente dal Marocco stesso.
    Si conferma così che Washington fa il gioco della dinastia alauita, e viceversa, per i motivi che ho già illustrato. La Spagna viene ascoltata in sede ONU come parte in causa, pur non stando nel Consiglio di Sicurezza, e difende il diritto al referendum rivendicato dal Fronte Polisario.
    Chi invece è incapace di una posizione comune in proposito è l' Unione Europea, dove Londra- come al solito- appoggia a spada tratta la politica americana.
    Insomma, come si vede, Perejil è soltanto la punta di un iceberg, formato da Sahara occidentale, Ceuta e Melilla, immigrazione, pesca e- soprattutto- imperialismo americano.

  8. #8
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    Predefinito Un' altra conferma

    Una nuova conferma degli sviluppi della strategia geopolitica americana viene dal viaggio che il Segretario di Stato Powell sta svolgendo in Asia. All' inizio di questa settimana ha avuto dei colloqui con i dirigenti indiani a New Delhi, ma il clima è stato piuttosto teso.
    Nello scorso dicembre, dopo un attentato al Parlamento indiano ad opera di gruppi terroristici islamici che hanno sede in Pakistan, l' India schierò gran parte del suo esercito lungo i tremila chilometri della frontiera con il Pakistan, che ha risposto facendo altrettanto: si pensa che un milione di uomini dei due opposti eserciti siano ormai schierati, con batterie di missili capaci di portare armi nucleari.
    Anche in questa situazione gli USA stanno svolgendo un ruolo nefasto.
    Dato che l' India non diminuirà la sua pressione militare finchè il Pakistan, principale alleato degli americani nella regione, non fermerà il terrorismo nella zona del Kashmir, Washington aveva offerto la sua collaborazione per monitorare il confine, in modo ufficioso, perhè gli Indiani rifiutano interventi terzi. Ma negli ultimi giorni New Delhi ha segnalato la ripresa del passaggio di terroristi dal territorio pakistano a quello indiano. Insomma: l' India contesta l'affermazione americana secondo cui le incursioni sarebbero diminuite in modo significativo grazie alla sua intromissione e la tensione cresce, perchè sempre più forte diventa il sospetto che gli USA si stiano adoperando per agevolare il loro alleato.
    Riepilogando, quindi, i quattro bastioni della strategia geopolitica americana sono attualmente: il Marocco ad Occidente, la Turchia a nord- entrambi con funzione di minaccia anche all' Europa, come la recente vicenda di Perejil ha dimostrato-, l' Arabia Saudita a sud ed il Pakistan ad est, in funzione anti-indiana e anti-russa.
    Come negli anni Trenta e Quaranta il maggior pericolo per la pace nel mondo e per la sopravvivenza dell 'umanità proveniva dall' imperialismo tedesco, così oggi esso proviene dall' imperialismo americano. Cerchiamo di rendercene conto.

  9. #9
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    Predefinito Come volevasi dimostrare

    Il Consiglio di Sicurezza dell' ONU ha dovuto prorogare fino al gennaio 2003 il mandato della missione per il referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi (Minurso), che si trascina dal 1991. La risoluzione rimanda qualunque decisione sullo stallo nella regione e dimostra l' impossibilità per le Nazioni Unite di risolvere il problema, che si riflette sui rapporti tra Marocco e Spagna: il Marocco (appoggiato dagli USA) sarebbe disposto ad allentare la pressione verso Madrid se questa appoggiasse le sue pretese sul Sahara Occidentale; il controllo di questo territorio consente infatti a Rabat, "longa manus" degli USA nella zona, di controllare tutta la costa dell' Africa fino al Senegal.
    Serve ancora qualche prova della attendibilità dell' analisi che fin qui ho condotto?

  10. #10
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    Predefinito Nuovi contributi

    Propongo in successione ulteriori analisi che possono contribuire ad una migliore comprensione della crisi ispano-marocchina di luglio.

    .1.

    Sébastien de GRANDRIEU:
    Réflexions après la reconquista de l'Ile du Persil

    Victoire !

    L'armée espagnole vient de rétablir la légalité internationale et la souveraineté européenne sur l'Ile du Persil (Perejil)!

    Félicitations aux Tercios de la Legión Extranjera et de l'Armada !

    En dépit de Rabat, d'Istanbul, de Riad, de Paris ou de Washington ! Merci à l'Algérie, au Danemark et à la Russie d'avoir soutenu cette opération !


    Que les Etats-Unis, qui viennent de livrer des F-16 au Maroc par l'intermédiaire de l'Arabie Saoudite, soutiennent le Maroc pour des raisons stratégiques bien évidentes, cela n'étonnera personne.

    Que l'Angleterre, fidèle allié de l'ennemi américain, suive le mouvement, comme d'habitude, en livrant, via d'autres émirats du Golfe, tout un matériel léger mais fort performant à l'armée marocaine, ne nous étonne pas davantage, car le géopolitologue Halford J. Mackinder a écrit dans ses ouvrages que la Méditerranée occidentale doit demeurer une zone de turbulences, de façon à ce que l'Europe ne se soude pas. Rien de nouvea sous le soleil.

    Mais l'attitude de la France est bien plus surprenante. Chirac s'est proclamé grand Européen, chaleureux partisan de l'unification européenne, mais la stratégie de son pays en Afrique du Nord récemment correspond bien plutôt à la stratégie anti-européenne traditionnelle de la France de François I et de Richelieu. L'option européenne aurait dû impliquer l'abandon de cette stratégie. Hélas, ce ne semble pas être le cas.

    La France chiraquienne, dans cette crise, a opté pour un soutien au Maroc agresseur et trafiquant de stupéfiants, au Maroc qui jugule la liberté de la presse parce que cette presse dénonce les corruptions et les caprices d'un roitelet immature. Elle soutient les revendications marocaines dans le Sahara ex-espagnol, contrairement au reste de l'UE, empêchant du même coup l'unanimité de l'Europe, ce qui fait le jeu des Etats-Unis. Elle a fait annuler des décisions des Quinze en ce sens, ce qui constitue une absence de solidarité criminelle à l'égard d'une civilisation européenne, battue en brèche par les agissements américains, turcs et saoudiens.
    Elle a refusé son aval aux positions prises par la Présidence danoise de l'UE dans l'affaire de Perejil, ce qui constitue une inacceptable insulte supplémentaire à l'égard du gouvernement et du peuple danois, sans doute sous prétexte que les Danois ne votent comme le voudrait la brochette de crapules parisiennes verbeuses qui pontifient dans les médias de l'Hexagone sans rien connaître de la culture danoise et scandinave. Cette alliance franco-marocaine, qui rappelle la sinistre et séculaire alliance franco-ottomane qui a laissé dans toute l'Europe les traces de ses orgies sanguinaires, est une provocation très grave et une agression sans précédent contre la civilisation européenne toute entière.

    Cette alliance va dans le sens des intérêts américains qui sont évidemment diamétralement opposés à ceux de l'Europe. Mais cette position de haute trahison civilisationnelle, cette impudence face aux crimes que le binôme franco-ottoman a infligés à tous les peuples européens au cours de l'histoire, cette insensibilité aux souffrances des peuples européens, cette absence de repentance (que la France exige de tous les autres Européens pour des motifs très flous ou carrément construits de toutes pièces) (*), ne nous étonnent guère - après la campagne des philosophes parisiens au service des Etats-Unis en faveur de cette idée "républicaine" et "universaliste" que l'on instrumentalise contre tous les peuples indistinctement et en particulier, au cours de cette dernière décennie, contre la Serbie et en faveur de la Bosnie.

    Nous réclamons une double solidarité, avec l'Europe en général, avec la latinité espagnole en particulier, dans les heures difficiles que l'Espagne va traverser, pour la défense des Canaries et des postes avancés entre Perejil et les Chafarines.

    La novlangue a entraîné la mort de centaines de milliers d'enfants irakiens (alors que les locuteurs de cette novlangue se disent "anti-racistes" et condamnent avec virulence des calembours qui ne tuent personne), des milliers de civils serbes et kosovars, des milliers de soldats et de civils russes dans la guerre contre les terroristes tchétchènes et les attentats consécutifs à Moscou, des milliers de Rwandais tutsis étripés avec les machettes livrés par les services de Mitterrand, des milliers d'Algériens dans une guerre civile que l'on entretient vicieusement pour créer une zone de turbulences en lisière de l'Europe. Cette idéologie est bien universaliste. Elle universalise plus sûrement les crimes contre l'humanité.
    Tout l'univers "bénéficie" de la haine qu'elle propage, sans épargner les postillons des hyènes qui s'en font les propagandistes : que l'on soit noir ou blanc, asiatique ou amérindien, on peut en devenir demain la victime, Universaliste? Oui, certes, l'universalisme du crime. Et de l'abjection.

 

 
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