Fabio Sebastiani

domani gli interventi e la mozione respinta Qualcuno lo definisce lo stato di grazia. Qualcun altro, molto più modestamente, parla di "momento buono". Più o meno carica di attese e di sfide, la fase politica attraversata da Rifondazione comunista presenta elementi di estremo interesse. La situazione, insomma, si presenta sotto molti aspetti come «eccezionale»: densa di possibilità, aperta agli esiti più divaricati, insomma ricca di opportunità come di pericoli. Il fatto è che il Prc c'è -e non sembra proprio una ridondanza patriottica. «Basta leggere i giornali - sottolinea Fausto Bertinotti - per rendersi conto di come alla posizione di Rifondazione viene riconosciuto il merito di essere incisiva»: per collocazione critica (contro il riformismo), per ipotesi strategica (la sinistra di alternativa, obiettivo da "evocare" in ogni momento, perché qualifica non solo le scelte concrete del presente ma la direzione di marcia, la cirtica del riformismo, la necessità di una risposta forte alla crisi della politica), per capacità di iniziativa (il referendum).

L'analisi di fase, appunto, del Prc, così come la propone il segretario, si appunta sulla natura "strategica" dell'accordo separato appena firmato da Cisl e Uil. Ben oltre la dimensione sindacale, esso prefigura un modello di relazioni sociali che seppellisce la concertazione, rinuncia all'idea di "temperare" le ricette neoliberiste, avanza sulla strada di un assetto neocorporativo fondato sulla conventio ad excludendum della Cgil. Accordo illegittimo, dunque, e pericoloso, che costituisce un vero e proprio "strappo" rispetto al passato: il sindacato viene concepito come un puro distributore di elargizioni, e assume una parte delle funzioni statali. Ciò spèiega l'esclusione della Cgil, che per storia e collocazione, a dispetto del moderatismo degli anni passati, è un sindacato indisponibile a un progetto di questa natura. Ma ciò rende evidente, anche, la portata dello scontro: torna buono il vecchio Hic Rhodus, hic salta. Per la a stessa Cgil l'alternativa si presenta, a breve, in forma perentoria: o una accentuata radicalizzazione, anche in termini di piattaforme e di capacità rivendicativa, o un forzoso rientro nei ranghi. Nessuna delle due strade si prospetta comunque come indolore, ciascuna dovrà pagare un prezzo non piccolo..


E l'autunno?

In gran parte, insomma, la fase presente conferma clamorosamente l'impianto del congresso di Rimini - «la cui linea, semmai, non siamo stati in grado di praticare in modo più radicale», dice il segretario del Prc. Chi ha puntato, come noi abbiamo saputo fare, sulla critica del riformismo e sulla crescita dei movimenti, dice Bertinotti, può oggi permettersi di "osare" molto, anche nella moltiplicazione dei rapporti unitari. Sotto un altro verso, il compito è tale che traguarda direttamente la fase successiva, quella dell'autunno. Fase tradizionalmente legata alla Finanziaria, ma che assume quest'anno un sapore del tutto particolare connessa come è, non a un mero passaggio tattico, ma ad una scelta che proietta verso un nuovo orizzonte strategico che misura la crisi della politica, «e dei riformismi», e il consolidamento dei movimenti.

Per definire gli atti e le parole di Rifondazione in questo momento, Fausto Bertinotti - che ieri ha introdotto e concluso la Direzione nazionale dedicata ai temi dello scontro sociale in Italia e al ruolo della Cgil - parla di «visibilità» e «tessitura». Termini che solo apparentemente potrebbero sembrare lontani tra di loro ma che appaiono vicinissimi se letti dall'ottica di una forza politica, Rifondazione comunista, appunto, vive nella misura in cui è in grado di costruire connessioni. E anche se la visibilità in questo frangente viene "regalata" al Prc dalla straordinaria intuizione (e iniziativa) sui referendum sociali, la tessitura è tutta da conquistare, a settembre, nella nuova fase di lotta che verrà aperta dallo sciopero generale e dalla piattaforma sociale sulla legge finanziaria.

Una tessitura per niente facile, quindi, che si muove tra movimento dei movimenti e movimento sindacale, tra crisi della politica e attacco del neoliberismo tra nuovo sindacato di classe e quelle che lo stesso Bertinotti chiama «innovazioni di Cofferati». Non c'è dubbio, infatti, che il segretario della Cgil abbia nell'ultimo periodo operato alcuni strappi nella pratica "politica" del sindacato: unità sindacale, confronto con il governo e rottura della trattativa, crisi della politica. Che ci sia o meno un esito di tutto questo verso il modello Labour party ciò non tocca le corde fondamentali di Rifondazione comunista in quanto, come sottolinea Fausto Bertinotti, quella dinamica non è altro che l'espressione di una crisi interna al centrosinistra e al sindacato della concertazione che in questi anni ha avvallato la scelta del riformismo neoliberale. E' una Cgil in qualche misura costretta a scegliere, indipendentemente dal futuro politico di Sergio Cofferati.

Per Bertinotti sono due gli elementi propri sui quali Rifondazione comunista deve provare ad aprire la possibilità di una iniziativa subito dopo lo sciopero generale d'autunno: «Espansione qualificata (della spesa sociale, nedr) contro l'assetto neocorporativo e rigidità sul piano dei diritti». «Questo ci consente - aggiunge - di aprire un dialogo con la sinistra europea».

Fausto Bertinotti non ha nessuna difficoltà a individuare e a fissare alcuni "buchi" dell'iniziativa del Prc: la Fiat, per esempio, oppure il grande tema dell'inflazione, che in queste ultime settimane ha ricevuto sollecitazioni del tutto inedite. E nell'autocritica, già che c'è, mette anche il non aver colto nella mobilitazione che sta accompagnando la raccolta delle firme la possibilità di cominciare a raccogliere gli elementi di una piattaforma alternativa.

Ma tutto questo viene comunque sovrastato dal tema di una ripresa dell'iniziativa che deve partire dall'ipotesi «dell'aspetto espansivo della crescita del movimento». Per dirla in termini più diretti: è essenziale alzare il livello del conflitto. Pieno appoggio allo sciopero generale, quindi, e apertura di una fase di riqualificazione del movimento dei movimenti.

«Il tema della connessione - dice Fausto Bertinotti - è assolutamente decisivo». E la costruzione del programma, che non è fatto di un unico obiettivo "esaustivo" né di una tassonomia di proposte, può costituire un momento essenziale di sviluppo politico. «In autunno possiamo diventare visibili e tessitori».


In dissenso da Fassino

Quanto allo stato del centrosinistra, e ai rapporti tra Ulivo e Cgil, Bertinotti esprime il suo dissenso con Fassino su almeno tre punti. Primo, «sembra ridurre la contesa all'articolo 18 lasciandosi sfuggire la portata del patto, che è in realtà un sistema neocorporativo in cui la trattativa viene sostituita da un sindacato erogatore di benefici»; secondo, «Fassino avanza l'esigenza di una alleanza del tutto svincolata dai contenuti»; terzo, «è sbagliato dire che la politica si occupa del generale e il sindacato degli aspetti parziali della società». Fassino, in poche parole, non sa leggere, secondo il segretario del Prc, il naturale primato del sociale, e del sindacale, in questa fase dello scontro. Da questo punto di vista non può essere costruita, da nessuna parte, una logica concorrenziale con la Cgil. I partiti della sinistra, e tanto più Rifondazione comunista, hanno tutto l'interesse a mettere in evidenza «l'alto contenuto di politicità dello scontro». «Mentre appoggiamo la Cgil - chiarisce - dobbiamo aprire un intervento critico sull'impianto rivendicativo». E' lì, del resto, che passa una autonomia "antica", e forte, di Rifondazione comunista, quella della ricostruzione autonoma di classe del sindacato attraverso una critica radicale della concertazione».

Liberazione 11 luglio 2002
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