Ulivo, il momento delle scelte
RITANNA ARMENI
Non è facile prevedere quel che accadrà in questo paese nei prossimi mesi e soprattutto non è facile prevedere quel che avverrà a sinistra e nei rapporti fra Cgil e l'opposizione dell'Ulivo. Le ipotesi sono molte e spesso le più fantasiose. C'è chi parla di scissione; c'è chi prevede un nuovo partito guidato da Sergio Cofferati; c'è chi pensa ad un ritorno all'ovile della Cgil dopo i giorni della bufera; c'è chi è ancora sconcertato e non capisce i motivi della determinazione del sindacato di Cofferati.
Tanto incertezza nasce da una incomprensione enorme a sinistra su quello che il nuovo "patto per l'Italia" prefigura non solo per il sindacato, ma per l'intero sistema sociale, politico e istituzionale.
L'accordo sottoscritto da Cisl e Uil e governo Berlusconi cambia tutto. Cambia il sindacato che diventa un braccio dello stesso. Cisl e Uil si trasformeranno in agenzie parastatali che gestiranno il collocamento, la disoccupazione, la mutualità.
Cambia di conseguenza il rapporto fra sindacato e governo. Il governo diventa erogatore di risorse che il sindacato gestisce. Può un sindacato che gestisce risorse che altri forniscono, in questo caso l'esecutivo, avere un reale libero rapporto di contrattazione con lo stesso? Sembra abbastanza difficile.
Cambia anche il rapporto fra il sindacato ed i propri iscritti. I lavoratori non scelgono i propri rappresentanti, cioè coloro che si fanno carico di portare avanti e di contrattare esigenze e bisogni collettivi, ma coloro che distribuiscono le risorse fornite dal governo.
Da questi cambiamenti ne derivano a catena molti altri, quelli del sindacato con le forze politiche, con le istituzioni, con le altre forze sociali. In poche e semplici parole si verifica attraverso il "patto per l'Italia" l'annullamento del sindacato così come è stato ed è nella costituzione formale e materiale di questo paese. Cambia tutto il quadro sociale e politico.
A questo la Cgil non ci sta. A questo, invece, l'opposizione di centro sinistra mostra scarsa attenzione. Su questo la Cgil è unita perché non potrebbe essere diversamente di fronte ad una situazione che vuole la fine della sua esistenza. Su questo l'opposizione è divisa perché si muove in una logica di mediazione che non ha possibilità alcuna in un quadro ormai chiaro e completo. A questo quadro o ci si oppone o ci si adegua. Il problema non è mediare, non è mettere sullo stesso piano le tre confederazioni. Tanto meno è scegliere fra massimalismo e moderatismo. Il problema è comprendere questo quadro e opporsi oppure far finta che la situazione sia quella di sempre. Il centro sinistra, anche coloro che non intendono rompere il legame con la Cgil, pare orientato in questa seconda direzione. Per questo la sua strada si divarica da quella del segretario della Cgil e dalla Cgil tutta. E si divarica a tal punto che non pochi osservatori politici, continuando a ragionare in termini tradizionali, parlano di scissione dei Ds e di nuovo partito di Cofferati. Non sappiamo se si arriverà a questa conclusione o ad una soluzione simile. Invece che addentrarci nelle previsioni e nelle illazioni oggi è preferibile esaminare quello che è già avvenuto, cioè la divaricazione davvero enorme di analisi e di prospettiva fra l'opposizione e il maggiore dei sindacati italiani. Una divaricazione - questa è la seconda, sicura novità - che il gruppo dirigente della Cgil non intende ridurre e nascondere. All'opposto vuole chiarire fino in fondo. A quale fine? Con quali prospettive? Con quali conseguenze sulla sinistra e sul quadro politico? Queste sono le domande a cui il prossimo autunno dovrà dare una risposta. Per il momento Sergio Cofferati ha buttato sul tavolo della sinistra e del centrosinistra una idea diversa e forte dei diritti, del lavoro e della scuola. Su questa ha chiesto uno schieramento e una redifinizione che metta da parte le tecniche mediatorie e di tradizionale ricerca di accordo con i partiti di maggioranza che finora sono state perseguite dal gruppo dirigente dei Ds. Su questo ha già rotto con il "d'alemismo". Sul resto si vedrà.
Liberazione 10 luglio 2002
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