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Discussione: Fecondazione clericale

  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Fecondazione clericale

    Note a margine dell'approvazione della famigerara legge che nega i diritti delle donne

    Fecondazione clericale

    di TIZIANA VALPIANA

    L'accesissimo dibattito alla Camera sulla fecondazione medicalmente assistita inizia solo ora, a poche settimane dall'approvazione, a produrre quella grande discussione sui mass media e tra le persone che un argomento così importante e vitale per il futuro stesso della nostra specie e delle nostre singole vite avrebbe dovuto comportare ormai da molti mesi.

    Si tratta, infatti, di stabilire norme su una materia che tratta della vita e della morte, del rapporto tra natura e cultura, del ruolo della donna e della sua potenza creatrice, della scienza, dello sviluppo e del progresso, della libertà individuale in relazione al bene della collettività, dell'amore tra persone e per i figli e della necessità di rispettare e confrontarsi con visioni etiche diverse.

    Di fronte al mutare dell'orizzonte procreativo permesso dalla scienza e all'intrusività tecnologica nei corpi delle donne, su scelte così personali e importanti, il Parlamento avrebbe dovuto predisporre norme leggere, rispettose di tutti e di ciascuno, a partire dalla pluralità delle scelte sulla sessualità, dall'autodeterminazione femminile, dalla non commerciabilità e non brevettibilità a fini di lucro del corpo e del patrimonio genetico umano, mentre un regolamento del ministro della Salute avrebbe dovuto impartire norme certe e comuni sul funzionamento dei centri pubblici e privati, trasparenza, informazione, rispetto di protocolli che tutelino la salute fisica e mentale di chi si rivolgere ai centri e per impedire che questa attività sanitaria diventi un "mercato".

    La scelta assurda e aberrante della circolare Degan (dell'85 e mai abrogata) che riserva ai centri privati la fecondazione eterologa (con seme o ovuli provenienti da una donatrice o da un donatore "esterno") vietandola nei centri pubblici, ha lasciato al privato le pratiche più controverse, lucrose, a rischio di abusi o di mercificazione, vietandole alle più trasparenti strutture pubbliche e chiudendo gli occhi su ciò che è avvenuto, avviene o può avvenire.

    Oggi, di fronte al "mercato della fecondazione" e al "consumismo procreativo", senza riconoscere le responsabilità del passato, la maggioranza parlamentare dimentica che lo Stato non può imporre a tutti i cittadini un'etica, ma deve rispettare la responsabilità personale, favorendo la cultura del limite contro il primato del mercato anche sui corpi delle donne e sui loro desideri.

    Invece di offrire garanzie sul piano della salute, dell'informazione, della serietà e correttezza dei centri, sta approvando regole rigide che limitano non le attività dei centri, ma le possibilità delle persone. Regole astratte mutuate dalla morale di una parte della società vengono imposte a tutti.


    La maggioranza del Parlamento dimentica che la nascita dipende dal desiderio e dalla volontà di una donna e che fuori dal corpo, dal cervello, dal cuore di una donna nulla di tutto questo è possibile. La responsabilità primaria della donna in ambito procreativo, riconosciuta dalla natura e dalla legge 194, è negata, mettendo in antagonismo i suoi diritti e quelli dell'embrione, quasi fosse necessaria un'autorità ‘esterna' per tutelare quel figlio che sta crescendo nel suo corpo perché lei lo ha fortemente desiderato e voluto a prezzo di enormi sacrifici, umani ed economici.

    Una legge che lede le libertà e i diritti individuali negando l'accesso alle tecniche di riproduzione assistita a donne che, in natura, avrebbero invece potuto scegliere di fare un figlio, inserendo per la prima volta in una norma il fatto che per procreare è necessario essere spostate o conviventi. Non solo un grave attacco alla laicità dello Stato, ma una discriminazione intollerabile tra donne.

    In nome di un presunto (e pericoloso) diritto alla "identità genetica" del concepito, viene vietata l'inseminazione "eterologa", dimenticando che la vita non è un puro atto di fusione dei gameti e la scelta della maternità/paternità non è la mera trasmissione di un corredo cromosomico, ma un atto di amore e di assunzione di responsabilità sociali ed educative.

    Davanti a questa proibizione, donne e coppie che "vogliono" un figlio loro non rinunceranno certo; il desiderio di maternità di una donna è pronto a pagare qualsiasi prezzo: andranno dove le possibilità sono maggiori e i divieti non ingabbiano i desideri. Il turismo procreativo si affiancherà ad altri tristi fenomeni, ancora una volta consentendo alle donne facoltose ciò che alle altre è vietato (anche perché, vergognosamente, ai molti limiti e alle discriminazioni, l'attuale maggioranza e il Governo di centro-destra hanno voluto aggiungere la più odiosa tra tutte, quella economica, togliendo la fecondazione assistita dai livelli essenziali di assistenza a carico del Servizio Sanitario).

    Norme proibizioniste rispetto a un fenomeno non circoscrivibile nei confini nazionali non faranno che riversare nei paesi confinanti i problemi qui non affrontabili, permettendo così alle donne e alle coppie "ricche" quel figlio che alle altre è negato: un nuovo inaccettabile privilegio.

    Attraverso il divieto di crioconservazione di gameti ed embrioni e di produrre più di tre embrioni alla volta da trasferire "contestualmente" in utero, questa legge è un attentato alla salute delle donne, obbligate a sottoporsi a più e più cicli di cure, per avere una speranza o una possibilità e, in nome dei diritti del concepito, a subire l'impianto di ogni embrione prodotto, anche se malformato o se lo stato di salute della donna non lo consente.


    E che dire poi dell'accanimento proibizionista e punitivo che, con il divieto dell'anonimato della donna che è ricorsa alla fecondazione assistita al momento del parto, "condanna" il bambino a vivere con una madre che, per i mille insondabili motivi che la vita riserva, non è più in grado di assumersene la maternità?

    Ma da dove nascono queste norme che smembrano la vita e pongono la donna in conflitto con ciò che è dentro il suo stesso corpo?

    Perché una legge che non riconosce alle donne il diritto che ci spetta per "natura" e storia di decidere di mettere liberamente al mondo figli e figlie proprie o di accettare e amare figli e figlie "altri"?

    Perché una legge piena di lacune e contraddizioni per negare il primato del corpo femminile nella procreazione?

    Un collega si è chiesto in Aula se la legge sarebbe stata la stessa se, invece che da un vergognoso 11 per cento, l'Assemblea della Camera, così come il Paese, fosse formata da un 50 per cento di donne. In molte conosciamo la risposta, che è quella stessa venuta dal Paese con i referendum sul divorzio e sull'aborto, che hanno dimostrato che, nelle scelte relative alle relazioni personali, sessuali, affettive, il Paese formato di uomini e donne è più avanti e libero, di un Parlamento formato in stragrande maggioranza di uomini.

    Questa vicenda mostra drammaticamente la crisi della rappresentanza e un divario con il Paese reale fatto anche della non presenza femminile nelle istituzioni. Perché un Paese di uomini e donne che si priva in Parlamento, sia nella minoranza sia nella maggioranza, di voci di donne competenti e capaci e fa fare le leggi solo agli uomini, non racconta la realtà.

    *relatrice di minoranza della legge sulla fecondazione assistita

    Liberazione 5 luglio 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Ospite

    Predefinito

    Il ragionamento fila poco. Per esempio, la legge sui "diritti dell'embrione" è di un'esponente (con l'apostrofo, cioè donna ) del CCD, una certa Dorina vattelapesca. Perciò la conclusione della Valpiana mi sembra un po' forzata. In Parlamento siedono (o sedevano) donne come Ombretta Fumagalli Carulli o Irene Pivetti: queste sicuramente avrebbero votato a favore di questa legge, anzi ne avrebbero richiesto l'inasprimento. In una maggioranza di centrodestra, vi sarebbero più donne di centrodestra, la quali, in questo campo, vedono le cose in modo diametralmente opposto a quanto pensa la Valpiana.

  3. #3
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    A me sembrano forzate le tue obiezioni. La Vapiana non dice che tutte le donne voterebbero allo stesso modo, questo non è successo neppure nei referendum sul divorzio e sull'aborto. Vi sono e vi saranno sempre donne accondiscendenti verso il punto vista patriarcale o cattolico. Tuttavia, quando il confronto è al cinquanta per cento, come appunto nei referendum, prevale una maggioranza a favore dei diritti delle donne, quando invece il confronto è 9 a 1, come in parlamento, succede spesso il contrario.

    R.

  4. #4
    Ospite

    Predefinito

    Roderigo, tu sai che ti stimo, ma dimmi una cosa: Bertinotti o Giordano, tanto per limitarci a qualcuno del tuo partito, come hanno votato? Contro, suppongo. E, secondo te, come hanno votato Dorina Vattelapesca e la Mussolini (che fa tanto la femminista ma sulla fecondazione non ci sente)?

  5. #5
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito

    Anch'io ti stimo ed anzi, provo persino affetto per te, cosa rara nei rapporti virtuali, ma non sempre posso dire di condividere la tua logica. Tu fai un discorso relativo a casi individuali, io (e la Valpiana) faccio un discorso di tendenza. Sono per lo più le donne cattoliche che votano come tu denunci, non le donne laiche, a sinistra come a destra (vedi Prestigiacomo o Mussolini). Non conta solo il voto, ma anche l'impegno qualitativo e quantitativo che i partiti impiegano su questi temi. Va bene che Giordano voti per la fecondazione eterologa, ma sicuramente dedica tempo ed energie ad altre priorità. Una maggiore presenza femminile modifica i rapporti di forza, il livello dell'impegno e dell'attenzione sui diritti delle donne. Poi, le signore cattoliche che citi per negare questo ragionamento, esisteranno sempre.

    R.

    p.s. la Mussolini mi risulta abbia votato contro. Ma potrei sbagliare. Tuttavia, anche nel suo caso non è uguale essere sola contro tutto il gruppo o poter contare sull'appoggio di altre dieci, venti come lei. Come lei in questo caso.

  6. #6
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    Predefinito

    Originally posted by Roderigo
    la Mussolini mi risulta abbia votato contro.
    Risulta anche a me.

  7. #7
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    Predefinito Re: Fecondazione clericale

    Originally posted by Roderigo
    Note a margine dell'approvazione della famigerara legge che nega i diritti delle donne

    Fecondazione clericale

    di TIZIANA VALPIANA

    Di fronte al mutare dell'orizzonte procreativo permesso dalla scienza e all'intrusività tecnologica nei corpi delle donne, su scelte così personali e importanti, il Parlamento avrebbe dovuto predisporre norme leggere, rispettose di tutti e di ciascuno, a partire dalla pluralità delle scelte sulla sessualità...

    Oggi, di fronte al "mercato della fecondazione" e al "consumismo procreativo", senza riconoscere le responsabilità del passato, la maggioranza parlamentare dimentica che lo Stato non può imporre a tutti i cittadini un'etica, ma deve rispettare la responsabilità personale, favorendo la cultura del limite contro il primato del mercato anche sui corpi delle donne e sui loro desideri.

    Invece di offrire garanzie sul piano della salute, dell'informazione, della serietà e correttezza dei centri, sta approvando regole rigide che limitano non le attività dei centri, ma le possibilità delle persone. Regole astratte mutuate dalla morale di una parte della società vengono imposte a tutti.
    Ho l'impressione che, con la scusa del "non si può imporre nulla a nessuno", si pretenda che lo stato assecondi qualunque desiderio.

    E' vero che lo stato non può imporre l'etica in certe situazioni (ma non è vero in generale: le leggi puniscono l'omicidio, e quindi considerano non etico l'omicidio; o puniscono il maltrattamento degli animali, e se questa non è etica, cos'è?); ma neanche gli individui possono imporre, tramite lo stato, la loro etica a chi non la condivide.

    Originally posted by Roderigo
    Una legge che lede le libertà e i diritti individuali negando l'accesso alle tecniche di riproduzione assistita a donne che, in natura, avrebbero invece potuto scegliere di fare un figlio, inserendo per la prima volta in una norma il fatto che per procreare è necessario essere spostate o conviventi. Non solo un grave attacco alla laicità dello Stato, ma una discriminazione intollerabile tra donne.
    Su questo non sono d'accordo.

    Il fatto che sia possibile ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita non significa che chiunque dovrebbe avere la possibilità di farvi ricorso, anche se per i motivi più balzani, a spese dello stato e, quindi, di tutti i contribuenti.

    La Valpiana sembra affermare che se una cosa è fattibile "in natura", dev'essere consentita anche "fuori della natura". Il suo ragionamento mi sembra estremamente incongruente.

    Le tecniche di riproduzione artificiale consentono ad una donna di avere un bambino anche senza avere rapporti sessuali. Questo non significa che una richiesta del genere dovrebbe essere assecondata e fatta propria dallo stato.

    Posso dire la verità? Se una donna sola vuole avere un figlio ma, allo stesso tempo, vuole evitare di avere rapporti sessuali, credo che questo problema (quello di un desiderio piuttosto malato, a dire il vero) sia, per me, assolutamente irrilevante.

    In altre parole, non me ne frega un cazzo.

    E credo che neanche allo stato, e alla società nel suo complesso, gliene dovrebbe fregare alcunché.

    Originally posted by Roderigo
    In nome di un presunto (e pericoloso) diritto alla "identità genetica" del concepito, viene vietata l'inseminazione "eterologa", dimenticando che la vita non è un puro atto di fusione dei gameti e la scelta della maternità/paternità non è la mera trasmissione di un corredo cromosomico, ma un atto di amore e di assunzione di responsabilità sociali ed educative.
    Pienamente d'accordo.

    Originally posted by Roderigo
    Davanti a questa proibizione, donne e coppie che "vogliono" un figlio loro non rinunceranno certo; il desiderio di maternità di una donna è pronto a pagare qualsiasi prezzo: andranno dove le possibilità sono maggiori e i divieti non ingabbiano i desideri. Il turismo procreativo si affiancherà ad altri tristi fenomeni, ancora una volta consentendo alle donne facoltose ciò che alle altre è vietato (anche perché, vergognosamente, ai molti limiti e alle discriminazioni, l'attuale maggioranza e il Governo di centro-destra hanno voluto aggiungere la più odiosa tra tutte, quella economica, togliendo la fecondazione assistita dai livelli essenziali di assistenza a carico del Servizio Sanitario).

    Norme proibizioniste rispetto a un fenomeno non circoscrivibile nei confini nazionali non faranno che riversare nei paesi confinanti i problemi qui non affrontabili, permettendo così alle donne e alle coppie "ricche" quel figlio che alle altre è negato: un nuovo inaccettabile privilegio.
    Cerchiamo di finirla con quest'atteggiamento lassista, del tipo "non ha alcuna importanza quel che decidiamo noi, tanto le persone faranno lo stesso come vogliono".

    Un paese dovrebbe cercare di darsi leggi giuste. Gli altri paesi non lo fanno? Affari loro. Ci sarà un "turismo procreativo"? L'importante è che lo stato non lo assecondi. Ma poi, non era proprio la Valpiana a fare appello alla responsabilità individuale?

    Prima ci si appella alla responsabilità individuale, e poi si pretende che lo stato faccia leggi che impediscano alle persone di comportarsi male?

    Quanto al discorso sulle differenze tra donne ricche e povere, siamo a livelli di demagogia veramente infimi.

    Originally posted by Roderigo
    Attraverso il divieto di crioconservazione di gameti ed embrioni e di produrre più di tre embrioni alla volta da trasferire "contestualmente" in utero, questa legge è un attentato alla salute delle donne, obbligate a sottoporsi a più e più cicli di cure, per avere una speranza o una possibilità e, in nome dei diritti del concepito, a subire l'impianto di ogni embrione prodotto, anche se malformato o se lo stato di salute della donna non lo consente.

    E che dire poi dell'accanimento proibizionista e punitivo che, con il divieto dell'anonimato della donna che è ricorsa alla fecondazione assistita al momento del parto, "condanna" il bambino a vivere con una madre che, per i mille insondabili motivi che la vita riserva, non è più in grado di assumersene la maternità?
    D'accordo.

    Originally posted by Roderigo
    Un collega si è chiesto in Aula se la legge sarebbe stata la stessa se, invece che da un vergognoso 11 per cento, l'Assemblea della Camera, così come il Paese, fosse formata da un 50 per cento di donne. In molte conosciamo la risposta, che è quella stessa venuta dal Paese con i referendum sul divorzio e sull'aborto, che hanno dimostrato che, nelle scelte relative alle relazioni personali, sessuali, affettive, il Paese formato di uomini e donne è più avanti e libero, di un Parlamento formato in stragrande maggioranza di uomini.

    Questa vicenda mostra drammaticamente la crisi della rappresentanza e un divario con il Paese reale fatto anche della non presenza femminile nelle istituzioni. Perché un Paese di uomini e donne che si priva in Parlamento, sia nella minoranza sia nella maggioranza, di voci di donne competenti e capaci e fa fare le leggi solo agli uomini, non racconta la realtà.
    Un parlamento con una quota maggiore di donne avrebbe fatto una legge parzialmente, ma non completamente, diversa.

    Una donna cattolica praticante la pensa come chi ha redatto la legge, punto e basta. Un uomo laico, di sinistra o di destra, avrebbe fatto una legge più permissiva.

    Il paese è più avanti del parlamento non perché il paese è fatto di uomini e donne e il parlamento è fatto di uomini, ma perché il nostro parlamento è più clericale del paese che lo elegge.

  8. #8
    Ospite

    Predefinito Re: Re: Fecondazione clericale

    Originally posted by Jan Hus








    Un parlamento con una quota maggiore di donne avrebbe fatto una legge parzialmente, ma non completamente, diversa.

    Una donna cattolica praticante la pensa come chi ha redatto la legge, punto e basta. Un uomo laico, di sinistra o di destra, avrebbe fatto una legge più permissiva.

    Il paese è più avanti del parlamento non perché il paese è fatto di uomini e donne e il parlamento è fatto di uomini, ma perché il nostro parlamento è più clericale del paese che lo elegge.
    Sottoscrivo.

  9. #9
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by Jan Hus


    Risulta anche a me.
    Alessandra Mussolini ha votato contro? Quella è più capatosta di me!ahahahahahh In questo come in altri casi, la lavannara, come la chiama mia zia, se ne è infischiata della ragion di partito, quando c'erano di mezzo le donne. A volte mi chiedo se starebbe in An, se non fosse nipote di suo nonno. In questo caso, però, non sarebbe certamente deputato.

  10. #10
    Claude74
    Ospite

    Predefinito

    Ai parlamentari è stata data libertà di coscienza. Perchè? Perchè una legge che travalica gli atti specifici che deve regolamentare, carica com'è di conseguenze sulla concezione etica cella vita biologica, deve essere affidata alle singole coscienze di quei signori che siedono in Parlamento?
    Se io voto x invece che y è perchè quella persona penso che dica cose giuste e che, di giuste, voglia farne. Non chiedo il mandato imperativo, ma che mi rappresenti, in maniera decente, seguendo le sue idee, le sue strategie, e, perchè no, il suo intuito e la sua capacità di fare compromessi e di temporeggiare. Ma la sua coscienza io, se permettete, me la sbatto. A che titolo Rosy Bindi l'ha votata? In quanto Rosy Bindi, presumo. Ma allora perchè non Paolo Rossi, invece che Rosy Bindi?
    La Bindi ha votato in quanto Bindi, in quanto privata cittadina, facendo un tipo di ragionamento che farebbe chiunque di noi se si trovasse in una situazione in cui sarebbe chiamato alla decisione (senza potervisi sottrarre) su una questione in cui è in gioco la nostra privata concezione morale di un qualche cosa.
    Più che un voto di coscienza, mi è parso un voto di obiezione di coscienza. Ma questa la può fare il medico antiabortista, che proprio non se la sente, la può fare il testimone di geova, ma non un parlamentare. Che diremmo se una maggioranza dei suddetti testimoni si trovasse a votare una legge riguardante le trasfusioni di sangue? Accetteremo la proibizione di queste in nome della libertà di coscienza dei parlamentari?
    Non ne faccio, ovviamente, una questione di legalità, ma di etica, di deontologia parlamentare. A mio modo di vedere siffatta deontologia impone che le ragioni con le quali si giustifica il voto su una legge abbiano un carattere pubblico, e se hanno di privato, che questo possa essere ricompreso in quello pubblico.
    Altrimenti c'è un abuso della propria posizione all'interno della società. La coscienza di un singolo, che è capiatato che sia parlamentare, è, in questo contesto, in contraddizione netta con la libertà di chi parlamentare non è e non sarà mai.

 

 
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