La decisione sollecita gli Stati membri ad adeguare le legislazioni nazionali
Abortire è un diritto europeo
Ang. N.
L'Europarlamento ha votato: l'interruzione di gravidanza «deve essere legale, sicura e accessibile a tutti». Fallito il pressing dell'oscurantismo cattolico. Inviperite le destre
Interrompere volontariamente una gravidanza è un diritto europeo. L'ha sancito ieri l'Europarlamento
dopo un lungo braccio di ferro tra Ppe e destre da un lato, centrosinistra e liberaldemocratici dall'altro. Con 280 voti a favore, 240 contrari e 28 astensioni, la risoluzione «sui diritti sessuali e riproduttivi» presentata dalla socialista belga Anne Van Lancker è stata approvata. Compreso quell'articolo 12 che ha fatto gridare allo scandalo le destre europee e pure quelle nostrane: «Al fine di salvaguardare la salute e i diritti riproduttivi femminili l'aborto deve essere legale, sicuro e accessibile a tutti». Francesco Storace gridi pure insieme al partito delle mammane, quelle parole sono nel testo approvato a maggioranza.
Contro il documento si è scagliato negli ultimi giorni il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, che ha parlato di un «blitz all'Europarlamento» per «legittimare l'aborto in tutti i paesi Ue». Pesantissima pure l'ingerenza del postfascista governatore del Lazio: un pressing mirato su ciascuno degli eurodeputati italiani. Raccomandazioni sussurrate e grida scomposte non sono servite. Decisivo è stato il voto dei centristi dell'Eldr (liberali) che si sono schierati a larga maggioranza con il centrosinistra e i radicali italiani in favore della relazione Van Lancker.
Il documento chiede, tra l'altro, ai governi Ue di «astenersi in qualunque caso dal perseguire le donne che si sono sottoposte ad aborto illegale», sollecita la disrtibuzione di contraccettivi e servizi per la salute sessuale «a titolo gratuito o a un costo molto basso per i gruppi meno abbienti» e si pronuncia per un accesso ai metodi contraccettivi d'emergenza come la pillola del giorno dopo «a prezzi accessibili». Soddisfazione a sinistra. Il segretario di Rifondazione, Fausto Bertinotti, ha parlato di «un voto molto importante, progressista», e di «una sponda europea fortissima alle forze che in Italia difendono la legge sull'aborto».
Destre in tilt. Dichiarazioni indecenti. Una per tutte, quella di Roberta Angelilli di Alleanza nazionale che afferma di considerare «i diritti riproduttivi e la consapevolezza della fertilità, definizioni più adatte ai capi di bestiame che non alle donne».
Fatto sta che Strasburgo ha deciso. Toccherà ora agli Stati membri dare attuazione a quanto stabilito nelle singole legislazioni nazionali. Passaggio essenziale e delicato, vista l'eterogeneità delle norme riguardanti la salute riproduttiva nei Paesi Ue. In Irlanda abortire è illegale. E' consentito solo se c'è un comprovato rischio di vita per la madre. In Portogallo è legale solo nelle prime dieci settimane, entro le dodici in caso di stupro, entro sei mesi in caso di malformazione del feto e senza limiti di tempo in caso di pericolo di vita per la donna. Risultato: chi si può permettere un viaggio all'estero va ad abortire in Inghilterra e in Spagna, chi non può si affida agli ambulatori clandestini. In Gran Bretagna infatti l'interruzione di gravidanza, entro le prime 24 settimane, è legale dal 1967. In Spagna dal 1985 e solo in tre casi: se la gravidanza rappresenta un pericolo per la salute fisica e psichica della donna, se il feto presenta gravi malformazioni fisiche, se la gravidanza è seguita a uno stupro. In Francia è lecito abortire entro la dodicesima settimana ( fino alla modifica di legge del 30 maggio 2001 il periodo massimo consentito era di 10 settimane). In Olanda l'intervento, legalizzato nel 1981, può essere praticato fino a 22 settimane di gravidanza e dopo cinque giorni di riflessione. In Svezia, legalizzato dal 1974, è consentito entro 18 settimane di gestazione e fino a 22 settimane con l'approvazione del servizio della sanità. In Belgio l'i. v. g., illegale fino al 1990, è ora consentito entro i primi tre mesi. Entro i primi tre mesi anche in Austria, in Grecia (dal 1986), Danimarca, Finlandia e Lussemburgo. In Germania è autorizzato solo in caso di rischio per la salute della gestante o del feto e in caso di stupro.
In Italia si può abortire entro tre mesi dal concepimento, ed oltre quel termine in caso di rischio per la vita della gestante oppure in caso di accertata malformazione del feto. Diritto garantito dalla legge 194 che il governo Berlusconi si è fatto in quattro per rendere carta straccia.
Liberazione 4 luglio 2002
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