(Articolo tratto dal "Financial Times". Traduzione dall'inglese di Sabrina Fusari)
La più importante istituzione in difesa dei diritti umani mai costituita negli ultimi 50 anni si è insediata, ma il suo futuro è tutt'altro che assicurato.
Gli Stati Uniti stanno infatti facendo tutto ciò che è in loro potere per sabotare il nuovo Tribunale Penale Internazionale. Se l'Europa non agirà con decisione, la causa della giustizia internazionale sarà in serio pericolo.
Il campo di battaglia si trova ora alle Nazioni Unite. L'Amministrazione Bush preme per esentare i componenti delle forze di peacekeeping Onu dalla giurisdizione del Tribunale. Tuttavia, ponendo dei limiti all'universalità della corte, tale esenzione rischia di danneggiarne seriamente la credibilità.
Questa iniziativa non è che l'ultima manifestazione della posizione, rappresentata da Washington, in base a cui la giustizia internazionale vale soltanto per gli altri, e non certo per gli americani. Eppure, dietro questa impressionante arroganza, si cela il tentativo, da parte dell'Amministrazione Bush, di valutare fino a che punto essa possa influenzare i propri alleati. Gli Usa sanno che l'Unione Europea ha adottato una posizione comune, legalmente vincolante, in difesa della lettera e dello spirito del trattato che istituisce il Tribunale, ma sperano, con l'intimidazione e con le minacce, di ottenere un arretramento da parte dei governi europei.
E' giunto però il momento di voltare pagina. Se l'Europa cederà su questa questione di principio, finirà per rinvigorire la convinzione dell'estrema destra statunitense in base a cui gli Usa sarebbero al di sopra del diritto internazionale. E le pretese degli Usa non potranno che intensificarsi. (...)
Da tempo gli Usa temono che cittadini americani possano essere perseguiti per capi di imputazione futili o politici. A motivo di ciò, nella stesura del trattato che istituisce il Tribunale, sono state prese molte precauzioni. Ad esempio, ciascun governo può evitare che un processo sia celebrato presso il Tribunale Internazionale Penale facendo indagini proprie e, all'uopo, perseguendo gli imputati di crimini di guerra appartenenti al proprio paese. In poche parole, le regole affinché il Tribunale garantisca l'equità sono state fissate. (...).
Gli Usa minacciano ora di ritirarsi dalla forza di peacekeeping Onu, a meno che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non esenti tutti i componenti delle suddette forze dalla giurisdizione del Tribunale: la minaccia è però meno severa di quanto non possa sembrare di primo acchito, in quanto la partecipazione statunitense alle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite è decisamente esigua. Fino al 30 aprile, gli Usa avevano appena 35 militari e 677 agenti di polizia sotto il vessillo dell'Onu. E anche qualora Washington ritirasse il 27% dei contributi al budget per il peacekeeping, da essa attualmente versato, l'Europa otterrebbe maggiori vantaggi dal raccogliere i fondi autonomamente piuttosto che dal sacrificare la promessa di una giustizia internazionale. (...)
Washington si mostrerebbe assai miope se continuasse ad ostacolare il peacekeeping in Bosnia o nel resto del mondo, quando il suo equilibro si regge sul mantenimento della pace in Afghanistan. Si tratta evidentemente di un bluff.
Washington afferma che non invierebbe mai truppe statunitensi se esse fossero soggette all'autorità di un tribunale internazionale. Ma negli ultimi sette anni, l'esercito statunitense in Bosnia e in Kosovo è stato effettivamente soggetto alla giurisdizione del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, così come i bombardieri statunitensi in Bosnia nel 1995 e in Kosovo e Serbia nel 1999. La crisi che aleggia sul Tribunale Penale Internazionale rappresenta quindi una montatura. (...)
Ma la vera ragione di questo ricatto statunitense è la più inquietante possibile. Una fazione sempre più potente dell'Amministrazione Bush è convinta che il potere militare ed economico statunitense sia così preponderante che gli Usa non avrebbero più bisogno del diritto internazionale. (...)
Ma nessun sistema globale efficace può reggersi unicamente sulla coercizione. L'ordine globale dipende dalla disponibilità della maggioranza dei governi ad osservare volontariamente le norme condivise. Esentare gli Stati Uniti dal rispetto della legge mette a repentaglio queste norme, rendendo il mondo intero più violento e disumano. L'Europa deve opporsi al delirio di questa superpotenza.
Kenneth Roth
Direttore di Human Rights Watch
Liberazione 2 luglio 2002
http://www.liberazione.it