Pagina 1 di 4 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 34
  1. #1
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito 12 settembre - SS. Nome di Maria Vergine

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Santissimo Nome di Maria

    12 settembre - Memoria Facoltativa

    La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.

    Martirologio Romano: Santissimo Nome della beata Vergine Maria: in questo giorno si rievoca l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

    Martirologio tradizionale (12 settembre): Festa del santissimo Nome della beata Maria, che il Sommo Pontefice Innocenzo undecimo ordinò che si celebrasse per l'insigne vittoria riportata a Vienna, in Austria, contro i Turchi, col patrocinio della stessa Vergine.

    Nella storia dell'esegesi ci sono state diverse interpretazioni del significato del nome di Maria:

    1) "AMAREZZA"

    questo significato e` stato dato da alcuni rabbini: fanno derivare il nome MIRYAM dalla radice MRR = in ebraico "essere amaro". Questi rabbini sotengono che Maria, sorella di Mose`, fu chiamata cosi` perche', quando nacque, il Faraone comincio` a rendere amara la vita degli Israeliti , e prese la decisione di uccidere i bambini ebrei.
    Questa interpretazione puo` essere accettata da noi Cristiani pensando quanto dolore e quanta amarezza ha patito Maria nel corredimerci:
    [Lam. 1,12] Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'e` un dolore simile al mio dolore...
    Inoltre il diavolo, di cui il Faraone e` figura, fa guerra alla stirpe della donna, rendendo amara la vita ai veri devoti di Maria, che, per altro, nulla temono, protetti dalla loro Regina.

    2) "MAESTRA E SIGNORA DEL MARE"

    Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. Maestra-Signora) + YAM (= mare): come Maria, la sorella di Mose`, fu maestra delle donne ebree nel passaggio del Mar Rosso e Maestra nel canto di Vittoria (cf Es 15,20), cosi` "Maria e` la Maestra e la Signora del mare di questo secolo, che Ella ci fa attraversare conducendoci al cielo" (S.Ambrogio, Exhort. ad Virgines)
    Altri autori antichi che suggeriscono questa interpretazione: Filone, S. Girolamo, S. Epifanio.
    Questo parallelo tipologico tra Maria sorella di Mose` e Maria, madre di Dio, e` ripreso da Ps. Agostino, che chiama Maria "tympanistria nostra" (Maria sorella di Mose` e la suonatrice di timpano degli Ebrei, Maria SS. e` la tympanistria nostra, cioe` dei Cristiani: il cantico di Mose` del N.T sarebbe il Magnificat, cantato appunto da Maria: questa interpretazione e` sostenuta oggi dal P. Le Deaut, uno dei piu` grandi conoscitori delle letteratura tergumica ed ebraica in genere: secondo questo autore, S. Luca avrebbe fatto volontariamente questo parallelismo.

    3) "ILLUMINATRICE, STELLA DEL MARE"

    Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da: prefisso nominale (o participiale) M + 'OR (ebr.= luce) + YAM (= mare): Cosi` S. Gregorio Taumaturgo, S. Isidoro, S. Girolamo (insieme alla precedente)
    Alcuni autori ritengono che S. Girolamo in realta` non abbia interpretato il nome come "stella del mare", ma come "stilla maris", cioè: goccia del mare.
    La presenza della radice di "mare" nel nome di Maria, ha suggerito diverse interpretazioni e/paragoni di Maria con il "mare":
    Pietro di Celles (+1183) Maria = "mare di grazie": di qui Montfort riprende: "Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria" (Vera Devozione, 23).
    Qohelet 1,7: "tutti i fiumi entrano nel mare"; S. Bonaventura sostiene che tutte le grazie (= tutti i fiumi) che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono "confluite" in Maria, il mare di grazie.
    S.Brigida: "ecco perche` il nome di Maria e` soave per gli angeli e terribile per i demoni"
    -------------
    Ave maris stella, Dei Mater alma, atque semper virgo, felix coeli porta...
    Questo inno sembra una meditazione sul nome di Maria, in rapporto a Maria sorella di Mosè:
    "Ave maris stella" (cf significato 3); "Dei Mater ALMA atque semper virgo": Maria, sorella di Mose`, viene chiamata in Es 2,8, `ALMAH = "vergine" e, etimologicamente "nascosta"; "felix coeli porta", cioe` "maestra del mare" di questo secolo che Ella ci fa attraversare (cf. significato 2)
    ---------------
    4) PIOGGIA STAGIONALE

    Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. PRIMA PIOGGIA STAGIONALE)
    Maria e` considerata come Colei che manda dal cielo una "pioggia di grazia" e "pioggia di grazia essa stessa".
    Questa interpretazione, che C. A Lapide attribuisce a Pagninus, viene in parte ripresa da S. Luigi di Montfort nella Preghiera Infuocata: commentando Ps. 67:10 "pluviam voluntariam elevasti Deus, hereditatem tuam laborantem tu confortasti" (Una pioggia abbondante o Dio mettesti da parte per la tua eredita`), il Montfort dice:
    "[P.I. 20] Che cos'e`, Signore, questa pioggia abbondante che hai separata e scelta per rinvigorire la tua eredita` esausta? Non sono forse questi santi missionari, figli di Maria tua sposa, che tu devi scegliere e radunare per il bene della tua Chiesa cosi` indebolita e macchiata dai peccati dei suoi figli?"
    Maria, pioggia di grazie, formera` e mandera` sulla terra una pioggia di missionari

    5) ALTEZZA

    Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MAROM (ebr. ALTEZZA, EXCELSIS): questa ipotesi e` sostenuta, tra gli antichi dal Caninius, e, tra i moderni, da VOGT, soprattutto in base alle recenti scoperte dei testi ugaritici, che hanno permesso la comprensione di molte radici ebraiche.
    Luca 1:78 per viscera misericordiae Dei nostri in quibus visitavit nos oriens EX ALTO
    questo versetto, in base al testo greco e alla retroversione in ebraico, puo` essere tradotto:
    ci ha visitati dall'alto un sole che sorge: Cristo e` il sole che sorge che viene dall'alto (il Padre)
    oppure
    ci ha visitati un sole che sorge "dall'alto" = da Maria

    ***

    Di tutti queste ipotesi, qual e` quella giusta? forse la Provvidenza ci ha lasciato nel dubbio perche' nel nome di Maria possiamo trovare nel contempo tutti i significati che l'analogia della fede ci suggerisce.

    Autore: Don Alfredo Morselli


  2. #2
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    La devozione al Nome di Maria è attestata intorno alla metà del XII secolo. Successivamente, nel 1513, Papa Giulio II concedé la memoria liturgica per una diocesi della Spagna e, successivamente, nel 1683. il Papa Innocenzo XI la estese a tutta la Chiesa come segno di ringraziamento per la vittoria sui Turchi a Vienna (v. QUI). La Vergine santissima ricevette, secondo l’usanza, il nome di Maria , qualche giorno dopo la nascita: per i Giudei, il nome era qualche cosa di più che un semplice vocabolo distintivo; manifestava la natura stessa della persona. Per questo nella Bibbia è Dio stesso che sceglieva il nome dei suoi servi. Così fu per Adamo, Abramo, Isacco, Giovanni Battista e Gesù! Dunque, il nome di Maria è motivo di gioia e di speranza. Lo invochiamo perché ci sia dato “di vivere oggi e sempre operosi e sereni”. E’ il nome di colei che è la “Nuova Eva”, “la Madre di tutti i credenti”.

  3. #3
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Un pia pratica legata al nome di Maria

    I cinque salmi del SS. Nome di Maria

    La pratica consistente nel recitare cinque salmi le cui lettere iniziali corrispondono alle cinque di cui si compone il Nome di MariaM, Magnificat (Luc. 46-55); A, Ad Dominum cum tribularer clamavi (Sal. 119);R, Retribue servo tuo (Sal. 118, 17-32); I, In convertendo (Sal. 125) e A, Ad te levavi animam meam (Sal. 122) — è già conosciuta nel secolo XII; per esempio, era carissima al beato benedettino Ioscio, monaco di Saint-Bertin, in Francia, gran devoto della Vergine, la cui morte, avvenuta nel 1163, è accompagnata da un miracolo: dalla sua testa escono cinque lettere d’oro a formare appunto il Nome di Maria. La pratica raggiunge la massima diffusione e popolarità dopo che, nel 1683, Papa Innocenzo XI (1676-1689) rende universale per tutta la Chiesa la festa del Nome di Maria, a ricordo della vittoria riportata a Vienna sui turchi dalle truppe cristiane guidate dal re polacco Giovanni III Sobieski (1624-1696). La recita dei cinque salmi, con le antifone che li uniscono, fu indulgenziata da Papa Pio VII (1800-1823), ma le indulgenze specifiche sono decadute con la normativa introdotta in base alla Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina, del 1° gennaio 1967. A testimonianza del valore attribuito all’invocazione del Nome di Maria Dante Alighieri (1265-1321) mette in bocca a Buonconte di Montefeltro, trovato inaspettatamente in Purgatorio, queste parole, che danno la ragione della sua salvezza:

    Quivi perdei la vista, e la parola
    Nel nome di Maria finii, e quivi
    Caddi
    (La Divina Commedia. Purgatorio V, 100-102).

    (cfr. Emilio Campana, Maria nel culto cattolico, vol. I, Il culto di Maria in sé e nelle sue manifestazioni liturgiche, Marietti, Torino-Roma 1933, pp. 240-241; e Rambaut Van Doren, voce Ioscio, in Bibliotheca sanctorum, Città Nuova, Roma 1966, vol. VII, col. 859).

    FONTE

  4. #4
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito La pratica dei cinque salmi del SS. Nome di Maria

    V. Deus, in adiutórium meum íntende.

    R. Dómine, ad adiuvándum me festína.

    Glória Patri et Filio et Spirítui Sancto, * sicut erat in princípio et nunc et semper et in saécula saeculórum. Amen. [Alleluia nel Tempo pasquale, che va dalla Veglia di Pasqua ai secondi Vespri di Pentecoste compresi].

    *****

    Ant. Maríae nomen cunctas illústrat Ecclésias, cui fecit magna qui potens est, et sanctum nomen éius.

    Magníficat * ánima mea Dóminum

    Et exultávit spíritus meus * in Deo salutári meo

    Quia respéxit humilitátem ancíllae suae: * ecce enim ex hoc beátam me dicent omnes generatiónes.

    Quia fecit mihi magna qui potens est: * et sanctum nomen éius.

    Et misericórdia éius a progénie in progénies * timéntibus eum.

    Fecit poténtiam in bráchio suo; * dispérsit supérbos mente cordis sui.

    Depósuit poténtes de sede * et exaltávit húmiles.

    Esuriéntes implévit bonis * et dívites dimísit inánes.

    Suscépit Ísrael púerum suum, * recordátus misericórdiae suae.

    Sicut locútus est ad patres nostros * Ábraham et sémini éius in saécula.

    Glória Patri et Filio et Spirítui Sancto, * sicut erat in princípio et nunc et semper et in saécula saeculórum. Amen.

    Ant. Maríae nomen cunctas illústrat Ecclésias, cui fecit magna qui potens est, et sanctum nomen éius.

    *****

    Ant. A solis ortu usque ad occásum laudábile nomen Dómini, et Maríae Matris éius.

    Ad Dóminum cum tribulárer, clamávi: * et exaudívit me.

    Dómine, líbera ánimam meam a lábiis iníquis, * et a língua dolósa.

    Quid detur tibi, aut quid apponátur tibi * ad línguam dolósam?

    Sagíttae poténtis acútae * cum carbónibus desolatóriis.

    Heu mihi, quia incolátus meus prolongátus est; habitávi cum habitántibus Cedar; * multum íncola fuit ánima mea.

    Cum his, qui odérunt pacem, eram pacíficus; * cum loquébar illis, impugnábant me gratis.

    Glória Patri et Filio et Spirítui Sancto, * sicut erat in princípio et nunc et semper et in saécula saeculórum. Amen.

    Ant. A solis ortu usque ad occásum laudábile nomen Dómini, et Maríae Matris éius.
    Ant. Dall’oriente al tramonto si deve lodare il nome del Signore e di Maria Madre sua.

    *****

    Ant. Refúgium est in tribulatiónibus Maríae nomen, ómnibus illud invocántibus.

    Retríbue servo tuo, vivífica me: * et custódiam sermónes tuos.

    Revéla óculos meos: * et considerábo mirabília de lege tua.

    Íncola ego sum in terra: * non abscóndas a me mandáta tua.

    Concupívit ánima mea desideráre justificatiónes tuas * in omni témpore.

    Increpásti supérbos: * maledícti qui declínant a mandátis tuis.

    Aufer a me oppróbrium et contémptum; * quia testimónia tua exquisívi.

    Étenim sedérunt príncipes et advérsum me loquebántur: * servus autem tuus exercebátur in justificatiónibus tuis.

    Nam et testimónia tua meditátio mea est * et consílium meum justificatiónes tuae.

    Adhaésit paviménto ánima mea: * vivífica me secúndum verbum tuum.

    Vias meas enuntiávi, et exaudísti me: * doce me justificatiónes tuas.

    Viam justificatiónum tuárum ínstrue me: * et exercébor in mirabílibus tuis.

    Dormitávit ánima mea prae taédio; * confírma me in verbis tuis.

    Viam iniquitátis ámove a me, * et de lege tua miserére mei.

    Viam veritátis elégi; * judícia tua non sum oblítus.

    Adhaési testimónis tuis, Dómine: * noli me confúndere.

    Viam mandatórum tuórum cucúrri, * cum dilatásti cor meum.

    Glória Patri et Filio et Spirítui Sancto, * sicut erat in princípio et nunc et semper et in saécula saeculórum. Amen.

    Ant. Refúgium est in tribulatiónibus Maríae nomen, ómnibus illud invocántibus.

    *****

    Ant. In univérsa terra admirábile est nomen tuum, o María.

    In coverténdo Dóminus captivitátem Sion, * facti sumus simul consoláti.

    Tunc replétum est gáudio os nostrum, * et língua nostra exultatióne.

    Tunc dicent inter gentes: * Magnificávit Dóminus fácere cum eis.

    Magnificávit Dóminus fácere nobíscum; * facti sumus laetántes.

    Convérte, Dómine, captivitátem nostram * sicut torrens in austro.

    Qui séminant in lácrymis * in exultatióne metent.

    Eúntes ibant, et flebant, * mitténtes sémina sua.

    Veniéntes autem vénient cum exultatióne, * portántes manípulos suos.

    Glória Patri et Filio et Spirítui Sancto, * sicut erat in princípio et nunc et semper et in saécula saeculórum. Amen.

    Ant. In univérsa terra admirábile est nomen tuum, o María.

    *****

    Ant. Annuntiavérunt coeli nomen Maríae et vidérunt omnes pópuli glóriam éius.

    Ad te levávi óculos meos, * qui hábitas in coelis.

    Ecce sicut óculi servórum * in mánibus dominórum suórum.

    Sicut óculi ancíllae in mánibus dóminae suae, * ita óculi nostri ad Dóminum Deum nostrum, donec misereátur nostri.

    Miserére nostri, Dómine, miserére nostri * quia multum repléti sumus dispectióne.

    Quia multum repléta est ánima nostra: oppróbrium abundántibus et despéctio supérbis.

    Glória Patri et Filio et Spirítui Sancto, * sicut erat in princípio et nunc et semper et in saécula saeculórum. Amen.

    Ant. Annuntiavérunt coeli nomen Maríae et vidérunt omnes pópuli glóriam éius.

    *****

    V. Sit nomen Vírginis Maríae benedíctum.

    R. Ex hoc nunc et usque in saéculum.

    Oremus. Concéde quaésumus, omnípotens Deus, ut fidéles tui, qui sub sanctíssimae Vírginis Maríae nómine et protectióne laetántur, éius pia intercessióne a cunctis malis liberéntur in terris, et ad gáudia aetérna perveníre mereántur in coelis. Per Christum Dóminum nostrum. Amen.

    *****

    Si quaéris coelum, ánima,
    Maríae nomen ínvoca;
    Maríam invocántibus
    Coeléstis patet jánua.

    Ad Maríae nomen coélites
    Laetántur, tremunt ínferi;
    Coelum, tellus et aéquora,
    Totúsque mundus júbilat.

    Dóminus nos benedícat,
    et ab omni malo deféndat,
    et ad vitam perdúcat aetérnam.

    R. Amen.

  5. #5
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    V. O Dio, vieni a salvarmi.

    R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, com’era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

    *****

    Ant. Il nome di Maria è la gloria di tutte le chiese, a lei grandi cose fece l’Onnipotente, e santo è il nome suo.

    L’anima mia magnifica il Signore

    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

    Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome:

    di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore,

    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;

    ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

    Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,

    come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, com’era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

    Ant. Il nome di Maria è la gloria di tutte le chiese, a lei grandi cose fece l’Onnipotente, e santo è il nome suo.

    *****

    Ant. Dall’oriente al tramonto si deve lodare il nome del Signore e di Maria Madre sua.

    Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto.

    Signore, libera la mia vita dalle labbra di menzogna, dalla lingua ingannatrice.

    Che ti posso dare, come ripagarti, lingua ingannatrice?

    Frecce acute di un prode, con carboni di ginepro.

    Me infelice: abito straniero in Mosoch, dimoro fra le tende di Cedar!

    Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace.

    Io sono per la pace, ma quando ne parlo, essi vogliono la guerra.

    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, com’era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

    Ant. Dall’oriente al tramonto si deve lodare il nome del Signore e di Maria Madre sua.

    *****

    Ant. Nelle tribolazioni il nome di Maria è il rifugio per tutti quelli che lo invocano.

    Sii buono con il tuo servo e avrà vita, custodirò la tua parola.

    Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge.

    Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi.

    Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo.

    Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devia dai tuoi decreti.

    Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho osservato le tue leggi.

    Siedono i potenti, mi calunniano, ma il tuo servo medita i tuoi decreti.

    Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti.

    Io sono prostrato nella polvere; dammi vita secondo la tua parola.

    Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto; insegnami i tuoi voleri.

    Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi.

    Io piango nella tristezza; sollevami secondo la tua promessa.

    Tieni lontana da me la via della menzogna, fammi dono della tua legge.

    Ho scelto la via della giustizia, mi sono prostrato ai tuoi giudizi.

    Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore, che io non resti confuso.

    Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore.

    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, com’era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

    Ant. Nelle tribolazioni il nome di Maria è il rifugio per tutti quelli che lo invocano.

    *****

    Ant. Ammirabile in tutta la terra è il tuo nome, o Maria.

    Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,

    ci sembrava di sognare.

    Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,

    la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.

    Allora si diceva tra i popoli:

    "Il Signore ha fatto grandi cose per loro".

    Grandi cose ha fatto il Signore per noi,

    ci ha colmati di gioia.

    Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,

    come i torrenti del Negheb.

    Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo.

    Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni.

    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, com’era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

    Ant. Ammirabile in tutta la terra è il tuo nome, o Maria.

    *****

    Ant. I cieli hanno annunciato il nome di Maria e tutti i popoli hanno veduta la sua gloria.

    A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli.

    Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni;

    come gli occhi della schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.

    Pietà di noi, Signore, pietà di noi,

    già troppo ci hanno colmato di scherni,

    noi siamo troppo sazi degli scherni dei gaudenti, del disprezzo dei superbi.

    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, com’era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

    Ant. I cieli hanno annunciato il nome di Maria e tutti i popoli hanno veduta la sua gloria.

    *****

    V. Sia benedetto il nome della Vergine Maria.

    R. Ora è sempre.

    Preghiamo. Ti preghiamo, Dio onnipotente, affinché i tuoi fedeli, che si rallegrano del nome e della protezione della santissima Vergine Maria, grazie alla sua pietosa intercessione siano liberati da tutti i mali sulla terra, e meritino di giungere alle gioie eterne in cielo. Per Cristo nostro Signore. Così sia.

    *****

    Se cerchi il Cielo, anima,
    invoca il nome di Maria;
    a chi invoca Maria
    apre le porte del Cielo.

    Al nome di Maria i celesti
    si rallegrano, trema l’inferno;
    il cielo, la terra, il mare,
    e tutto il mondo esulta.

    Il Signore ci benedica,
    ci preservi da ogni male
    e ci conduca alla vita eterna.

    R. Amen.

  6. #6
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Dai Dialoghi di San Gregorio Magno, papa e Dottore della Chiesa

    Dialoghi, I, VIII, In morte di S. Anastasio, abate del Monastero detto di Subpentoma

    Caro Pietro,
    Ora passo a narrare un fatto accaduto in una località poco lontana. Me ne hanno parlato due uomini tuttora viventi: il venerando vescovo Massimiano e quel Laurione, un veterano della vita monastica, che tu pure hai conosciuto. Quest'ultimo fu allevato dal piissimo Anastasio nel cenobio detto «Subpentoma»*, che sorge presso la città di Nepi. Anastasio, uomo di vita esemplare, si incontrava molto frequentemente con Nonnoso, priore del monastero del Monte Soratte, sia perché vivevano in località vicine, sia perché si trovavano in sintonia per l'esemplarità dei loro costumi e per l'amore per le virtù. Nonnoso aveva come abate un uomo duro, intrattabile, ma sopportava con sorprendente equanimità i suoi modi di fare. Come, in qualità di priore, riusciva autorevole presso i monaci per la sua mansuetudine, cosi con la sua umiltà spesso placava la collera dell'abate.
    Sempre in quel tempo, il venerando Anastasio, di cui ho già parlato, era attuario della santa Chiesa Romana, alla quale, per volontà del Signore, io servo. Egli però, desiderando dedicarsi interamente a Dio solo, abbandonò il suo archivio e si scelse un monastero, proprio quello chiamato «Subpentoma» cui sopra accennavo; vi trascorse molti anni, conducendo una vita tutta dedita alla ricerca di Dio, e divenne anche vigile e premuroso abate di quel cenobio.
    Sul luogo domina, imponente, un roccione e sotto si apre un profondo precipizio. Una notte, quando già Dio onnipotente aveva deciso di premiare il venerando Anastasio per le sue fatiche, si udì una voce dall'alta rupe, una voce che, scandendo le parole, diceva: «Anastasio, vieni!» Dopo di lui altri sette fratelli vennero chiamati per nome. Poi per un breve momento la voce tacque, e dopo la si udì ancora chiamare un ottavo fratello. Tutta la comunità sentì; non c'era, dunque, dubbio che coloro i quali erano stati chiamati per nome sarebbero presto morti.
    Nel volgere di pochi giorni, prima il venerando Anastasio, poi gli altri sette, nell'ordine in cui erano stati appellati dall'alto della roccia, migrarono dalla loro carne. Invece il monaco cui nome era stato pronunciato dopo un breve silenzio, restò in vita ancora pochi giorni. Poi morì anche lui. Risultò cosi chiaro che il breve momento in cui la misteriosa voce aveva taciuto, non era privo di significato: l'ultimo chiamato sarebbe vissuto ancora un po'.
    Ma ecco un avvenimento prodigioso. Infatti, quando il pio Anastasio spirò, vi era un fratello nel monastero che non voleva assolutamente sopravvivere a lui. Gettatosi ai suoi piedi, incominciò a supplicarlo tra le lacrime dicendo: "Nel nome di Colui al quale vai, che io non rimanga su questa terra più di sette giorni dopo il tuo transitori. E prima del settimo giorno dal decesso di Anastasio anche costui morì, sebbene quella notte non fosse stato chiamato insieme con gli altri. È pertanto evidente che fu solo l'intercessione del venerando Anastasio ad ottenere che lo seguisse nell'aldilà.

  7. #7
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il Santo Nome di Maria

    da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste , trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1067-1072

    Oggetto della festa.

    Qualche giorno dopo la nascita del Salvatore la Chiesa ha consacrato una festa per onorarne il nome benedetto. Ci insegnava così quanto questo nome contiene per noi di luce, di forza, di soavità, per incoraggiarci ad invocarlo con fiducia nelle nostre necessità (L'anno Liturgico, 183-187).

    Così dopo la festa della Natività della Santissima Vergine, la Chiesa consacra un giorno ad onorare il santo nome di Maria per insegnarci attraverso la Liturgia e l'insegnamento dei santi, tutto quello che questo nome contiene per noi di ricchezze spirituali, perché, come quello di Gesù, lo abbiamo sulle labbra e nel cuore.

    Storia della festa.

    La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, sant'Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.

    Nome uscito dal cuore di Dio.

    Più che il ricordo storico della istituzione della festa, ci interessa il significato del nome benedetto dato alla futura Madre di Dio e nostra.

    Il nome presso i Giudei aveva un'importanza grandissima e si soleva imporre con solennità. Sappiamo dalla Scrittura che Dio intervenne qualche volta nella designazione del nome da imporre a qualche suo servo. L'angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni ed egli ancora dice a Giuseppe, spiegandogli l'Incarnazione del Verbo: "Gli porrai nome Gesù". Si può quindi pensare che Dio in qualche modo sia intervenuto, perché alla Santissima Vergine fosse imposto il nome richiesto dalla sua grandezza e dignità. Gioacchino ed Anna imposero alla loro bambina il nome di Maria che a noi è tanto caro.

    "Il tuo nome è un olio sparso".

    I Santi si sono compiaciuti di paragonare il nome di Maria a quello di Gesù. San Bernardo aveva applicato al Signore il testo della Cantica: "Il tuo nome è un olio sparso" (Cantico dei Cantici, 1,3), perché l'olio dà luce, nutrimento e medicina. Anche Riccardo di san Lorenzo dice: "Il nome di Maria è paragonato all'olio, perché, dopo il nome di Gesù, sopra tutti gli altri nomi, rinvigorisce i deboli, intenerisce gli induriti, guarisce i malati, dà luce ai ciechi, dona forza a chi ha perso ogni vigore, lo unge per nuovi combattimenti, spezza la schiavitù del demonio e, come l'olio sorpassa ogni liquore, sorpassa ogni nome" (De Laudibus B. M. V. l. II, c. 2).

    Altre interpretazioni.

    Oltre sessantasette interpretazioni diverse sono state date al nome di Maria secondo che fu considerato di origine egiziana, siriaca, ebraica o ancora nome semplice o composto. Non vogliamo trattenerci sulle interpretazioni e scegliamo le quattro principali riferite dagli antichi scrittori. "Il nome di Maria, dice sant'Alberto Magno, ha quattro significati: illuminatrice, stella del mare, mare amaro, signora o padrona" (Commento su san Luca, I, 27).

    Illuminatrice.

    È la Vergine immacolata che l'ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è "colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese" (Liturgia); è infine colei, che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.

    Stella del mare.

    La liturgia la saluta così nell'inno, così poetico e popolare, Ave maris stella e ancora nell'Antifona dell'Avvento e del tempo di Natale: Alma Redemptoris Mater. Sappiamo che la stella del mare è la stella polare, che è la stella più brillante, più alta e ultima di quelle che formano l'Orsa Minore, vicinissima al polo fino a sembrare immobile e conservare una posizione quasi invariabile per lunghe notti e per questo fatto è di molta utilità per orientarsi sulla carta del cielo e aiuta il navigante a dirigersi, quando non possiede la bussola.

    Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.

    Mare amaro.

    Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero ed unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d'acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell'anima benedetta di Maria, dal momento dell'Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.

    Signora o padrona.

    Maria è veramente, secondo il titolo datole in Francia, Nostra Signora. Signora vuoi dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.

    Discorso di san Bernardo.

    Preghiamo la Santissima Vergine, perché voglia realizzare per noi i diversi significati, che santi e dottori hanno dato al suo nome benedetto, riportando la conclusione della seconda omelia di san Bernardo sul Vangelo Missus est:

    "E il nome della Vergine era Maria. Diciamo qualche cosa di questo nome, che significa stella del mare. Si adatta perfettamente alla Madre di Dio, perché come l'astro emette il suo raggio, così la Vergine concepisce suo Figlio e il raggio non diminuisce lo splendore della stella e il Figlio non diminuisce la verginità della Madre. Nobile stella sorta da Giacobbe il cui raggio illumina il mondo, splendente nei cieli, penetra l'abisso, percorre la terra. Riscalda più che i corpi le anime, inaridisce il vizio, feconda la virtù. Sì, Maria è l'astro fulgente e senza uguali che era necessario sul mare immenso, che scintilla di meriti e rischiara coi suoi esempi la nostra vita.

    Chiunque tu sia che nel flusso e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo alla tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall'astro splendido, se non vuoi essere inghiottito dall'uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell'ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive della carne, scuotono la nave dell'anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l'enormità del delitto, vergognoso di te stesso, tremante all'avvicinarsi del terribile giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell'angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria.

    Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assicurarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, protetto da lei non avrai paura, guidato da lei non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva sicuro alla meta. Sperimenta così in te stesso il bene stabilito in questa parola il nome della Vergine era Maria".

    MESSA.

    EPISTOLA (Eccli 24,17-2l). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dan frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.

    Tutta la compiacenza del cielo, tutte le speranze della terra si fissano sulla culla in cui Maria dorme, mentre veglia per Dio il suo cuore (Ct 5,2). La Sapienza fa il proprio elogio (Eccli 24,1): per la beata figlia di Anna e di Gioacchino le preferenze del suo amore, manifestate all'origine del mondo sono ormai giustificate e per sempre sarà sua delizia essere con i figli degli uomini (Pr 8,31). La vigna eletta, la vigna del Pacifico è davanti a noi e annunzia con i suoi fiori profumati (Ct 8,11-12) il grappolo divino, il succo del quale, spremuto nel torchio, feconderà tutte le anime, inebrierà terra e cielo.

    VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazareth, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole, pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile; ché niente è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.

    Abbiamo qui la più solenne ambasciata di cui la storia angelica ed umana abbia conservato ricordo, e presenta in Maria ciò che il suo nome significa, la Padrona del mondo. L'interesse più alto che possa toccare l'umanità presente, passata o futura, le gerarchie celesti, Dio stesso è trattato tra l'Altissimo e la Vergine di Nazareth soli, come soli aventi titolo da una parte per proporlo e dall'altra per accettarlo. L'angelo non è che un messaggero e l'uomo è con lui nell'attesa. Maria contratta con il Creatore, in nome dell'uomo e dell'angelo, come in nome proprio, in nome del mondo intero, che rappresenta e che domina con la sua regalità.

  8. #8
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito 12 settembre 1683 - Battaglia di Vienna - una grande vittoria di Maria sull'Islam

    La battaglia di Vienna del 1683

    di Renato Cirelli


    Lo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento, il secolo terribile che aveva sconvolto e cambiato per sempre l’Europa, si presenta tutt’altro che pacifico. La Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), iniziata come guerra di religione, era continuata come conflitto fra la Casa regnante francese dei Borbone e gli Asburgo per togliere a questi ultimi l’egemonia sulla Germania, che derivava loro dall’autorità imperiale. Per raggiungere questo scopo il primo ministro francese Armand du Plessis, cardinale duca di Richelieu (1585-1642), inaugurando una politica fondata sul solo interesse nazionale a scapito degli interessi dell’Europa cattolica, si allea con i principi protestanti.

    I Trattati di Westfalia del 1648 sanciscono l’indebolimento definitivo del Sacro Romano Impero e sulla Germania, devastata e divisa fra cattolici e protestanti e frazionata politicamente, si stabilisce l’egemonia del re di Francia Luigi XIV (1638-1715). Il ruolo dominante raggiunto in Europa spinge il Re Sole ad aspirare alla stessa corona imperiale e, in questa prospettiva, egli non esita a cercare l’alleanza degli ottomani, indifferente a ogni ideale cristiano ed europeo. Sul finire del secolo l’Europa cristiana è prostrata e ripiegata su sé stessa fra divisioni religiose e lotte dinastiche, mentre la crisi economica e il calo demografico, conseguenti alla guerra, completano il quadro e la rendono oltremodo vulnerabile.

    L’offensiva turca

    L’impero ottomano, che aveva ormai conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1° agosto 1664 era stato fermato nella sua avanzata dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria.

    Poco dopo però, sotto l’energica guida del Gran Visir Kara Mustafà (1634-1683), l’offensiva turca riprende, incoraggiata incoscientemente da Luigi XIV nella sua spregiudicata politica anti-asburgica, e approfitta della debolezza in cui versano l’Europa e l’Impero.

    Solo la Repubblica di Venezia contende ai Turchi ogni isola dell’Egeo e ogni metro di Grecia e di Dalmazia combattendo orgogliosamente da sola la sua ultima e gloriosa guerra, che culmina con la caduta di Candia nel 1669, difesa eroicamente da Francesco Morosini il Peloponnesiaco (1618-1694).

    Dopo Creta, nel 1672 la Podolia — parte dell’odierna Ucraina — viene sottratta alla Polonia e nel gennaio del 1683, a Istanbul, vengono inastate le code di cavallo di battaglia in direzione dell’Ungheria e un immenso esercito si mette in marcia verso il cuore dell’Europa, sotto la guida di Kara Mustafà e del sultano Maometto IV (1642-1693), con l’intento di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna.

    Le poche forze imperiali — appoggiate da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) — tentano invano di resistere. Il grande condottiero al servizio degli Asburgo prende il comando benché ancora convalescente di una grave malattia che lo aveva portato sull’orlo della morte, dalla quale — si dice — l’abbiano salvato le preghiere di un padre cappuccino, il Beato Marco da Aviano (1631-1699). Il religioso italiano, inviato del Papa presso l’Imperatore e instancabile predicatore della crociata anti-turca, consiglia che tutte le insegne imperiali portino l’immagine della Madre di Dio. Da allora le bandiere militari austriache manterranno l’effigie della Madonna per due secoli e mezzo, fino a quando Adolf Hitler (1889-1945) le farà togliere.

    Le "campane dei turchi"

    L’8 luglio 1683 l’esercito ottomano muove dall’Ungheria verso Vienna, vi giunge il 13 luglio e la cinge d’assedio. Durante il percorso ha devastato le regioni attraversate, saccheggiato città e villaggi, distrutto chiese e conventi, massacrato e schiavizzato le popolazioni cristiane.

    L’imperatore Leopoldo I (1640-1705), dopo aver affidato il comando militare al conte Ernst Rüdiger von Starhemberg (1638-1701), decide di lasciare la città e raggiunge Linz per organizzare la resistenza della Germania contro il tremendo pericolo che la sovrasta.

    Nell’impero suonano a stormo le "campane dei turchi", com’era già accaduto nel 1664 e nel secolo precedente, e inizia la mobilitazione delle risorse militari imperiali, mentre l’imperatore tesse febbrilmente trattative per chiamare a raccolta tutti i principi, cattolici e protestanti, sabotato da Luigi XIV e da Federico Guglielmo di Brandeburgo (1620-1688), e chiede l’immediato intervento dell’esercito polacco, appellandosi al supremo interesse della salvezza della Cristianità.

    Papa Innocenzo XI

    In questo momento drammatico dà i suoi frutti la politica europea e orientale da anni promossa dalla Santa Sede, soprattutto per merito del cardinale Benedetto Odescalchi (1611-1689), eletto Papa con il nome di Innocenzo XI nel 1676, beatificato nel 1956 da Papa Pio XII (1939-1958).

    Convinto custode del grande spirito crociato, il Pontefice, che da cardinale governatore di Ferrara si era guadagnato il titolo di "padre dei poveri", ispira una politica lungimirante tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l’impero ottomano. Avvalendosi di abili e decisi esecutori come i nunzi Obizzo Pallavicini (1632-1700) e Francesco Buonvisi (1626-1700), il venerabile Marco da Aviano e altri, la diplomazia pontificia media e concilia i contrasti europei, pacifica la Polonia con l’Austria, favorisce l’avvicinamento con il Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difende perfino gli interessi dei protestanti ungheresi contro l’episcopato locale, perché tutte le divisioni della Cristianità dovevano venir meno davanti alla difesa dell’Europa dall’islam. E, nonostante gli insuccessi e le incomprensioni, nell’"anno dei Turchi" 1683 il Papa riesce a essere l’anima della grande coalizione cristiana, trova il denaro in tutta Europa per finanziare le truppe di grandi e di piccoli principi e paga personalmente un reparto di cosacchi dell’esercito della Polonia.

    L’assedio

    Intanto a Vienna, invasa dai profughi, si consuma la via crucis dell’assedio, che la città sopporta eroicamente. 6.000 soldati e 5.000 uomini della difesa civica si oppongono, tagliati fuori dal mondo, allo sterminato esercito ottomano, armato di 300 cannoni. Tutte le campane della città vengono messe a tacere fuorché quella di Santo Stefano, chiamata Angstern, "angoscia", che con i suoi incessanti rintocchi chiama a raccolta i difensori. Gli assalti ai bastioni e gli scontri a corpo a corpo sono quotidiani e ogni giorno può essere l’ultimo, mentre i soccorsi sono ancora lontani. Sollecitato dal Papa e dall’imperatore, alla testa di un esercito, muove a marce forzate verso la città assediata il re di Polonia Giovanni III Sobieski (1624-1696), che già due volte aveva salvato la Polonia dai turchi. Finalmente il 31 agosto si congiunge con il duca Carlo di Lorena, che gli cede il comando supremo, e, quando viene raggiunto da tutti i contingenti dell’impero, l’esercito cristiano si mette in marcia verso Vienna, dove la situazione è ormai drammatica. I turchi hanno aperto brecce nei bastioni e i difensori superstiti, dopo aver respinto diciotto attacchi ed effettuato ventiquattro sortite, sono allo stremo, mentre i giannizzeri attaccano, infiammmati dai loro predicatori, e i cavalieri tatari scorazzano per l’Austria e la Moravia. L’11 settembre Vienna vive con angoscia quella che sembra l’ultima notte e von Starhemberg invia a Carlo di Lorena l’ultimo disperato messaggio: "Non perdete più tempo, clementissimo Signore, non perdete più tempo".

    La Battaglia

    All’alba del 12 settembre 1683 il Beato Marco da Aviano, dopo aver celebrato la Messa servita dal re di Polonia, benedice l’esercito schierato, quindi, a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000 cristiani affrontano in battaglia campale 200.000 ottomani.

    Sono presenti con le loro truppe i principi del Baden e di Sassonia, i Wittelsbach di Baviera, i signori di Turingia e di Holstein, i polacchi e gli ungheresi, il generale italiano conte Enea Silvio Caprara (1631-1701), oltre al giovane principe Eugenio di Savoia (1663-1736), che riceve il battesimo di fuoco.

    La battaglia dura tutto il giorno e termina con una terribile carica all’arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provoca la rotta degli ottomani e la vittoria dell’esercito cristiano: questo subisce solo 2.000 perdite contro le oltre 20.000 dell’avversario. L’esercito ottomano fugge in disordine abbandonando tutto il bottino e le artiglierie e dopo aver massacrato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani. Il re di Polonia invia al Papa le bandiere catturate accompagnandole da queste parole: "Veni, vidi, Deus vicit". Ancor oggi, per decisione di Papa Innocenzo XI, il 12 settembre è dedicato al SS. Nome di Maria, in ricordo e in ringraziamento della vittoria.

    Il giorno seguente l’imperatore entra in Vienna, festante e liberata, alla testa dei principi dell’impero e delle truppe confederate e assiste al Te Deum di ringraziamento, officiato nella cattedrale di Santo Stefano dal vescovo di Vienna-Neustadt, poi cardinale, il conte Leopoldo Carlo Kollonic (1631-1707), anima spirituale della resistenza.

    Il riflusso dell'Islam

    La vittoria di Kalhenberg e la liberazione di Vienna sono il punto di partenza per la controffensiva condotta dagli Asburgo contro l’impero ottomano nell’Europa danubiana, che porta, negli anni seguenti, alla liberazione dell’Ungheria, della Transilvania e della Croazia, dando inoltre possibilità alla Dalmazia di restare veneziana. È il momento in cui maggiormente si palesa la grandezza della vocazione e della missione della Casa d’Austria per il riscatto e per la difesa dell’Europa sud-orientale. Per svolgerla, essa mobilita sotto le insegne imperiali le risorse di tedeschi, ungheresi, cèchi, croati, slovachi e italiani, associando veneziani e polacchi, costruendo quell’impero multietnico e multireligioso, che darà all’Europa Orientale stabilità e sicurezza fino al 1918.

    La grande alleanza, che riesce a prender vita all’ultimo momento grazie al Beato Papa Innocenzo XI, ricorda l’impresa e il miracolo realizzati un secolo prima grazie all’opera di Papa san Pio V (1504-1572) a Lepanto, il 7 ottobre 1571. Per la svolta impressa alla storia dell’Europa Orientale la battaglia di Vienna può essere paragonata alla vittoria di Poitiers del 732, quando Carlo Martello (688-741) ferma l’avanzata degli arabi. E l’alleanza che nel 1684 viene sancita con il nome di Lega Santa vede un accordo unico fra tedeschi e polacchi, fra impero e imperatore, fra cattolici e protestanti, animata e promossa dalla diplomazia e dallo spirito di sacrificio di un grande Papa, tutto teso al perseguimento dell’obiettivo della liberazione dell’Europa dai turchi.

    In quell’anno si realizza una fraternità d’armi cristiana che dà vita all’ultima grande crociata e che, dopo la vittoria e cessato il pericolo, è presto dimenticata; ma, dopo Vienna, in Europa le "campane dei turchi" tacciono per sempre.

    ------------------------------------------------------------------------------

    Per approfondire: vedi un quadro generale della situazione europea nel secolo XVI in AA.VV., Storia d’Europa, vol. IV: L’Età Moderna. Secoli XVI-XVIII, Einaudi, Torino l995; una storia della Casa d’Austria in Adam Wandruska, Gli Asburgo, trad. it., TEA, Milano l993; approfondimenti specifici in Ekkehard Eickhoff, Venezia, Vienna e i Turchi. Bufera nel Sud-est europeo. 1645-1700, trad. it., Rusconi, Milano l991; e in Jan Wladislaw Wos, La Polonia. Studi storici, introduzione di Paolo Bellini, Giardini, Pisa 1992, capitolo VII: Giovanni III Sobieski e la battaglia di Vienna (1683), pp. 153-177.

    FONTE

    Beato Innocenzo XI Odescalchi

    Beato Marco d'Aviano


  9. #9
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Padre Marco d'Aviano: La battaglia di Vienna e Loreto

    Padre Marco, al secolo Carlo Domenico Cristofori, nacque ad Aviano (Pordenone) nel 1631. Studiò da giovane presso i gesuiti. Nel 1648 entrò nell'ordine dei cappuccini e, ordinato sacerdote, si diede all'apostolato della parola e della penna, divenendo presto famoso. Nel 1680 fu inviato in Germania dove divenne confidente e consigliere di molti principi, tra i quali l'imperatore Leopoldo I d'Austria che lo chiamava suo angelo tutelare. Fu al suo fianco nel 1683 come protagonista durante l'assedio di Vienna. Morì in quella città nel 1699 e fu sepolto nella chiesa dei cappuccini.
    Il nome di Padre Marco torna ora alla ribalta, dopo lungo tempo di ingiustificato oblio. Viene considerato uno dei personaggi più importanti del suo tempo, soprattutto in riferimento al suo ruolo determinante, come cappellano generale, nella vittoriosa battaglia di Vienna dell'11 settembre 1683, definita da qualche storico "la madre di tutte le battaglie" perché ha chiuso il discorso militare con i turchi, desiderosi di occupare l'Europa, decretando il loro irreversibile declino militare ed economico.
    L'attenzione per il cappuccino oggi è considerevole. È noto il romanzo scritto da Carlo Sgorlon Marco d'Europa, che nel titolo già evidenzia la sua grandezza. Il romanzo viene ora riproposto tra gli Oscar Mondadori con un nuovo titolo: Il taumaturgo e l'imperatore. Recentemente, Giuseppe Baiocchi, giornalista della Rai, colpito della coincidenza dell'11 settembre, data della vittoria di Vienna del 1683 e data dell'attacco alle Torri gemelle del 2001, ha messo a frutto le sue conoscenze storiche e ha ricostruito le vicende di quella storica battaglia. Sulla base di tale ricostruzione, il regista Renzo Martinelli si è messo all'opera per realizzare una riproduzione cinematografica dell'evento e ha cominciato a girare il suo Marco d'Aviano. Il regista ha rilasciato questa dichiarazione al Corriere della Sera (12 febbraio 2002, p. 37): "Sarà una pellicola piena di effetti spettacolari, ma di grande portata storica. Mi proporrò di illustrare la personalità del frate predicatore anche per sottolineare la sua straordinaria attualità. Marco credeva fermamente alla necessità di affermare l'identità culturale dell'Occidente di fronte alla sfida dell'Islam".
    Il riconoscimento più alto al cappuccino di Aviano viene però dalla Chiesa. Infatti, il prossimo 27 aprile, Giovanni Paolo II lo proclamerà beato, riconoscendo in lui l'esercizio eroico delle virtù cristiane. Fu un taumaturgo pacifista e uno strenuo difensore della fede cristiana.
    Padre Marco ha legato il suo nome al santuario di Loreto, perché dopo la vittoriosa battaglia di Vienna, mentre il re polacco Giovanni Sobieski entrava trionfante a Vienna, lui lo accompagnava mostrando un'immagine della Madonna di Loreto, alla cui intercessione fu attribuita quella memorabile vittoria.
    Riproduciamo qui di seguito uno scritto di p. Arsenio d'Ascoli, già direttore della Congregazione Universale, apparso nel suo volume I papi e la Santa Casa (Loreto, 1969, pp. 54ss), nel quale sono descritti gli aspetti "lauretani" della battaglia di Vienna e il ruolo di padre Marco d'Aviano.

    Dopo un secolo dalla disfatta di Lepanto (1571) i turchi tentavano per terra di sommergere l'Europa e la cristianità. Maometto IV al principio del 1683 consegna a Kara Mustafà lo Stendardo di Maometto facendogli giurare di difenderlo fino alla morte. Il Gran Visir, orgoglioso della sua armata di 300 mila soldati, promette di abbattere Belgrado, Buda, Vienna, straripare in Italia, giungere fino a Roma e collocare sull'altare di S. Pietro il trogolo del suo cavallo.
    Nell'agosto del 1683 il Cappuccino P. Marco d'Aviano è nominato Cappellano Capo di tutte le armate cristiane. Egli rianima il popolo atterrito, convince Giovanni Sobieski ad accorrete con la sua armata di 40 mila uomini.
    L'immagine della Madonna è su ogni bandiera: Vienna aveva fiducia solo nel soccorso della Madonna. La città era assediata dal 14 luglio e la sua resa era questione di ore.
    Sul Kahlemberg, montagna che protegge la città dalla parte del nord, in una cappella, il P. Marco celebrò la Messa servita dal Sobieski dinanzi a tutta l'armata cristiana disposta a semicerchio. P. Marco promise la più strepitosa vittoria. Alla fine della Messa, come estatico, invece di dire: "Ite Missa est", gridò: "Joannes vinces", cioè: "Giovanni vincerai".
    La battaglia iniziò all'alba dell'11 settembre. Un sole splendido illuminava le due armate che stavano per decidere le sorti d'Europa. Le campane della città fin dal mattino suonavano a stormo, le donne e i bambini erano in chiesa a implorare aiuto da Maria. Prima di sera l'armata turca era in rotta, lo stendardo di Maometto nelle mani di Sobieski, la tenda del Gran Visir occupata.
    Il popolo era impaziente di contemplare il volto dell'eroe. Sobieski, preceduto dal grande Stendardo di Maometto, vestito di azzurro e di oro, montato sul cavallo del Gran Visir, il giorno seguente fece il suo ingresso solenne in città fra un delirio di popolo. Per ordine di Sobieski il corteo si diresse verso la chiesa della Madonna di Loreto in cui si venerava una celebre immagine della SS. Vergine. A Lei era dovuta la vittoria e ai suoi piedi tutto il popolo si prostrò riconoscente.
    Fu celebrata una S. Messa e Sobieski rimase sempre in ginocchio come assorto. Il predicatore salì il pulpito e fece un grande discorso di circostanza, applicando a Giovanni Sobieski il testo evangelico: "Fuit homo missus a Deo cui nomen erat Joannes" ("Ci fu un uomo inviato da Dio, il cui nome era Giovanni").
    La cerimonia proseguì grandiosa e solenne nella sua semplicità con particolari gustosi che mettono in rilievo la fede e la bonomia di Sobieski. L'assedio aveva disorganizzato molte cose e la Chiesa di Loreto non aveva più cantori. "Non importa" disse Sobieski, e con la sua voce potente intonò ai piedi dell'altare il "Te Deum", che il popolo proseguì ad una sola voce.
    L'organo e la musica non erano necessari: il coro della folla vi supplì con pietà, commozione, entusiasmo. Il clero sconcertato non sapeva come concludere, e sfogliava messali e rituali per cercare un versetto. Sobieski lo trasse d'imbarazzo: senza troppo badare alle rubriche, ne improvvisò uno e la sua voce sonora si innalzò ancora potente su la folla: "Non nobis, Domine, non nobis!" ("Non a noi, Signore, non a noi!"). I sacerdoti risposero piangendo: "Sed nomini tuo da gloriam" ("Ma al tuo nome dà gloria").
    Sobieski inviò subito un messaggio al B. Innocenzo XI per annunziargli la vittoria. I termini della missiva mostrano l'umiltà e la fede dell'eroe: "Venimus, vidimus, et Deus vicit" ("Siamo venuti, abbiamo veduto, e Dio ha vinto").
    Una solenne ambasciata portava al Papa il grande stendardo di Maometto IV, la tenda del Gran Visir e una bandiera cristiana riconquistata ai Turchi.
    Il B. Innocenzo XI, riconoscente alla Madonna di Loreto per la grande vittoria, inviò al Santuario la bandiera ritolta ai Turchi e la tenda. La bandiera si conserva ancora nella Sala del Tesoro. La tenda fu portata personalmente da Clementina, figlia di Sobieski, sposa a Giacomo II Re d'Inghilterra. Con la tenda fu confezionato un prezioso baldacchino che si usa solo nelle grandi solennità; una parte servì per un "apparato in quarto per pontificali".
    Anche il Papa, come Sobieski, attribuiva la vittoria alla Vergine. Il suo ex voto fu l'istituzione di una festa in onore del S. Nome di Maria. Il 25 novembre 1683 un atto della Congregazione dei Riti la estendeva a tutta la Chiesa e la fissava nella domenica fra l'ottava della Natività di Maria e S. Pio X l'ha fissata per il 12 settembre, giorno anniversario della vittoria.
    Dopo la grande battaglia di Vienna, sotto le macerie fu trovata una bella immagine della Madonna di Loreto, nei cui lati era scritto: "In hac imagine Mariae victor eris Joannes; In hac imagine Mariae vinces Joannes" ("In questa immagine di Maria sarai vincitore, o Giovanni; in questa immagine di Maria vincerai, o Giovanni"). Era certo un'immagine portata lì da S. Giovanni da Capistrano, più di 2 secoli prima, nelle lotte contro i Turchi in Ungheria e a Belgrado.
    Sobieski volle che P. Marco la portasse nell'ingresso trionfale a Vienna il giorno dopo la vittoria. La portò con sé inseguendo il nemico e con essa riportò splendide vittorie contro i Turchi. La fece poi collocare nella sua Cappella e ogni giorno faceva celebrare dinanzi a Lei la S. Messa e cantare le Litanie Lauretane.
    Nella Cappella Polacca a Loreto il prof. Gatti ha voluto ricordare questo episodio collocando nel quadro della parete di destra il P. Marco d'Aviano con il quadro della Madonna di Loreto in mano.
    Il B. Innocenzo XI mise l'impronta della S. Casa con l'iscrizione: "Santa Maria di Loreto, pregate per noi", negli "Agnus Dei" del primo e settimo anno del suo Pontificato.

    FONTE

  10. #10
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito In onorem di Giovanni (Jan) III Sobieski

    Józef Brandt (1841-1915), Giovanni Sobieski parte da Wilanowa, 1897, Muzeum Narodowe, Varsavia

    Henryk Rodakowski (1823 - 1894), Vienna richiede aiuto a Giovanni Sobieski, 1860, Muzeum Narodowe, Varsavia

    Wojciech Gerson, Giovanni Sobieski parte per la battaglia, 1882

    Jerzu Eleuter Siemiginowski, Giovanni III Sobieski col figlio Giacomo Luigi Enrico, 1690 circa, Palazzo reale, Wilanów

    Jerzy Siemiginowski-Eleuter, Giovanni III Sobieski, 1693 circa, Palazzo reale, Wilanów


    Henri Gascar, Giovanni III Sobieski e la sua famiglia, 1691


 

 
Pagina 1 di 4 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. 8 settembre - Natività della Beata Vergine Maria
    Di Augustinus nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 56
    Ultimo Messaggio: 03-10-19, 00:09
  2. SOLENNITÀ - 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria
    Di Colombo da Priverno nel forum Cattolici
    Risposte: 25
    Ultimo Messaggio: 03-10-19, 00:07
  3. 24 settembre - Beata Vergine Maria della Mercede
    Di Augustinus nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 18
    Ultimo Messaggio: 25-09-19, 00:48
  4. 8 settembre: la Rificolona; quando Firenze era cristiana onorava la Vergine Maria
    Di Sùrsum corda! (POL) nel forum Tradizione Cattolica
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 07-09-06, 19:48
  5. Natività della Beata Vergine Maria 8 settembre 2003
    Di ^asceta^ nel forum Tradizione Cattolica
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 08-09-03, 12:15

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito