Dalla lotta armata al cretinismo parlamentare
Gli ex tupamaros trotzkisti al governo in Uruguay con la "sinistra" borghese
Nelle elezioni del 31 ottobre scorso in Uruguay l'alleanza socialdemocratica Frente Amplio-Espacio Democratico ha ottenuto la maggioranza dei consensi e ha piazzato alla presidenza il proprio candidato, il socialista Tabaré Vazquez. Il Frente è riuscito per la prima volta in 170 anni di storia del paese a battere gli altri due partiti che finora si erano spartiti le poltrone governative: quello Colorado l'ultimo al governo, il cui candidato Guillermo Stirling ha ottenuto il 10% dei voti validi e è stato superato dal candidato del partito Blanco, José Larranaga, che ha raggiunto il 34% dei voti. Vazquez ha vinto al primo turno con quasi il 51% dei voti sostenuto da "comunisti", socialisti, socialdemocratici e dagli ex Tupamaros trotzkisti che entreranno nel governo formato dalla "sinistra" borghese.
La componente degli ex Tupamaros trotzkisti organizza una parte importante del Frente e il suo leader José Mujica è risultato il senatore eletto col maggior numero di preferenze; dalla guerriglia avventurista alla "ben meritata" poltrona parlamentare. La "trasformazione" di Mujica è certificata dalle sue dichiarazioni prima del voto quando aveva sostenuto la necessità di mettere mano dentro "i luoghi feudali" rappresentati dai ministeri che gestiscono la ricchezza del paese per renderli più moderni in nome di un "governo partecipativo che si basi sull'inclusione sociale". D'altra parte si è assunto il merito di aver tenute calme le masse popolari dopo la bancarotta del paese nel 2002, contemporanea alla crisi dell'Argentina. "La rivolta non c'è stata perché c'eravamo noi, la nostra battaglia era indirizzare politicamente la spinta della piazza per dare un'uscita politica a quella gente" ha affermato. Lavorando per imbrigliare la rabbia popolare e consegnare il futuro del paese nelle mani di quello che lui stesso definisce un caudillo.
Un imbroglio vero e proprio accreditato anche dai trotzkisti italiani del PRC come il responsabile esteri, Gennaro Migliore, che ha così commentato il risultato elettorale in Uruguay: "la vittoria di Tabaré Vazquez è una vittoria contro le politiche del Fondo Monetario Internazionale, le speculazioni finanziarie selvagge, le privatizzazioni".
Eppure bastava osservare che Vazquez aveva già indicato l'economista Danilo Astori come ministro dell'Economia, una indicazione che gli ha garantito la non belligeranza del Fondo Monetario. Ricambiata fin dalle prime dichiarazioni del vincitore quando ha affermato che manterrà tutti gli impegni di pagamento del debito estero per "non essere tagliati fuori dal mercato internazionale del credito" e che seguirà una politica di "austerità economica". Come Lula in Brasile. Già in campagna elettorale aveva garantito che non avrebbe nazionalizzato le industrie e le banche. A corollario registriamo che è un antiabortista convinto, dal seggio al senato si è opposto alla legge per la legalizzazione, e che nel 1973 aveva firmato la Dichiarazione di fede democratica imposta dalla dittatura fascista per "poter continuare a esercitare la professione di medico (sic!)".
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