Prendo spunto da un passaggio molto interessante del testo di Sandro Consolato uscito su ''Il gentil seme'', in cui si mette in luce che Carlo Magno rappresentava se stesso come il ''nuovo David'' e che l'unzione sacra regale, riconnettendosi al modello veterotestamentario, creava davvero una radice ''giudaico-cristiana'' [prima sostanzialmente assente, aggiungo io, se non per i pochi anni che separano la morte di Gesù dalla predicazione paolina].
Questa lettura è confermata in pieno da Dieter Hagermann che, nel suo ''Carlo Magno. Il signore dell'Occidente'', Einaudi, 2004, a p. LXIV scrive in relazione all'unzione di Pipino nel 754: ''questa pratica, sconosciuta ai re merovingi, era ispirata all'unzione dei re del Vecchio Testamento, in particolare di Davide e Salomone, non a caso scelti successivamente da Carlo Magno come modello di sovranità devota a Dio''. Altri riferimenti, ivi, pp. 324, 552 per Davide e pp. 195, 196, 267, 552 per Giosia, altro re d'Israele.
In pratica, il vero modello del ''regnum christianum'', che nasce con l'unzione regale E NON PRIMA, è il regno d'Israele, con riferimento fondamentale a 1 Samuele, il libro veterotestamentario che contiene la ''scena di fondazione'' del regno d'Israele, con l'unzione [con l'olio contenuto in un'ampolla], da parte del profeta Samuele, di Saul. E contiene, tale libro, anche il diritto sacerdotale a destituire i re [Samuele che unge Davide, dopo che Saul è caduto nel peccato], cosa che fece dire a Dante [''Monarchia'', III, 6, 2], che, proprio in riferimento al primo libro di Samuele, l'autorità spirituale, ossia il Papa, arrogandosi l'''autorità di conferire'', finiva per arrogarsi anche l'autorità di ''togliere e anche di trasferire lo scettro del potere temporale''.
In breve, credo sia più che opportuna una radicale critica dell'Impero carolingio...