Nel tempo in cui Alessandro Magno si era conquistato un grande imperoesteso più degli attuali Stati Uniti (Dalla Grecia ad oltre l'Indo) non si conosceva quasi niente del Nord.
Soltanto pochi anni dopo la morte del conquistatore (323 a.c.) un greco partì dalla libera città di Marsiglia (anche e in realtà sotto protezione romana) e partì per il Nord. Si chiamava Pitea di Marsiglia. Astronomo, navigatore e geografo fu il primo che stabilì con esattezza dove fosse il nord e inventò pure un metodo accurato per stabilire la posizione in mare e la latitudine con una meridiana calibrata.
Verso Thule?
Verso la fine del IV secolo a.c. Pitea salpò da Marsiglia in ricognizione per stabilire se la Britannia fosse un'isola o una penisola d qualche continente più a nord.
La prima volta che vide Albione (cioè proprio la Britannia) fu a Lands End (Belerium) in Cornovaglia dove da Lungo tempo i Fenici e i Cartaginesi godevano del monopolio nel commercio dello stagno e dell'ambra.
Di lì Pitea navigò intorno alla Britannia che descrisse di forma triangolare con tre lati ineguali. Calcolò in 4670 miglia il perimetro dell'isola con un errore di 900 miglia.
Visitò anche le popolazioni che riferisce come "selvagge" quelle interne (probabilmene i Pitti e gli Scoti dell'estremità nord) e "educati dai contatti con gli uomini" quelli a sud, avvezzi ormai da decenni a commerciare con i Fenici e i Cartaginesi.
Al di sopra della Britannia (probabilmente nel noto Pentland Firth a sud delle Orkney) Pitea riferisce che il mare arrivava all'altezza di 80 cubiti con una esagerazione di 36 metri.
Proseguì ancora verso nord per sei giorni fino a "Thule" dove "non c'è ne mare nè aria ma solo un miscuglio come il polmone di mare, in cui terra ed aria sono in sospensione; il polmone di mare lega tutto insieme... la notte il sole si ritira nel suo luogo di riposo per due o tre ore".
La relazione di Pitea circa "Thule" lascia adito a discussioni. Non sappiamo dove arrivò ne tanto meno cosa fosse il "polmone di mare". Uno branco di meduse? L'Aurora Boreale?
Dopo aver navigato a nord decise di navigare dentro il mar baltico dove scoprì l'isola di Abalus dove l'ambra era abbondante sulla spiaggia e gli abitanti la usavano come comustibile.
Questa non è difficile a creere nel baltico vista l'eccezzionale ricchezza d'ambra. Purtroppo l'originale racconto di Pitea è andato perduto e a noi resta solo qualche copia piena di errori di ortografia dei certosini medioevali.
Corsa all'Indo
Ma quando i romani si muovevano in prima persona, più che la voglia di scoprire come per i greci, c'era la voglia di arricchirsi. Ecco che Augusto, conquistato l'egitto, si trova di fronte l'oriente con tutte le meraviglie e i misteri che questo nasconde.
Qui sebbene i romani non si imbarcassero direttamente per l'oriente erano pronti a finanziare i soliti greci disposti a navigare per tutto il globo.
Questi uomini furono i primi a riportare informazioni autentiche circa l'India dopo che Megastene, uno Ionio, aveva condotto un'ambasceria ufficiale a Patna, nel basso Gange, nel 302 a.c.
Lo sfondamento delle rotte per l'India avenne però solo al tempo di Augusto Tiberio (14 - 27 d.c.) , quando comparve sulla scena il mercante greco Ippalo.
Con una grande conoscenza dei venti e della geografia Ippalò si staccò dalla costa araba e navigò in mare aperto. Facendo uso del monsone di Sud-Est, vento estivo prevalente nel mar arabico, sbarcò circa alle foci dell'Indo e al ritorno sfruttò il monsone di Nord-Est.
Dopo pochi anni le navi romane navigavano per l'alto oceani indiano su quello che poi venne chiamato "Il vento di Ippalo". Raggionsero Malabar nel basso gange e perfino l'Indocina.
Col regno di Adriano navi romane navigavano nel Bengala e nel 166 raggiungevano la cocincina.
Ne 185 ambasciatori romani si presentarono alla corte dell'Imperatore del Celeste Impero cinese in nome dell'Imperatore Marco Aurelio.
Poi la recessione ecoomica impedì a tutti, perfino allo stato, di finanziare spedizioni del genere. Ma fin sotto Commodo (180 - 192 d.c.) trovare navi romane nell'oceano indiano fino al siam era tutt'altro che improbabile.
L'Arabia Felix
Nel frattempo la penisola arabica rimaneva in gran parte sconosciuta. La principale iniziativa di scoperta e conquista risale al 25 a.c.
Un esercito composto da una legione più truppe ausiliarie (circa 10.000 uomini) al comando del Tribuno Elio Gallo partì per sottomettere la ricca regione dell'Arabia Felix sulle coste dello Yemen e le sua ricca capitale San'A.
Sei mesi più tardi, traditi da una guida che li condusse all'interno senza scorte di cibo e acqua, l'esercito stremato si ritirò.
L'Africa interna
Se le coste africane del mediterraneo erano conosciute da secoli e oramai tutte visitate, l'Africa sub saariana era ancora tutto un mistero e i suoi popoli erano tutti chiamati Etiopi.
Sempre nel 25 a.c. Il proconsolo della provincia di Cirenaica Petronio comandò una incursione contro la regina Candace d'Etiopia. Invece però di seguire la grande ansa de nilo a monte di Corosco egli prese una scorciatoia tagliando per 200 miglia attraverso il deserto di nubia per poi catturare e saccheggiare Napata, capitale dell'Impero Etiope e della regina Candace.
Le mitiche sorgenti del Nilo
Nerone (37 - 68 d.c.), amante della cultura e delle scoperte più di quanto ammetta la storiografia latina, inviò una piccola avanguardia alla scoperta delle sorgenti del nilo, in modo che una volta aperta la strada, potesse progettarne una in grande stile con lui al comando.
La spedizione raggiunse Meroe sul nilo bianco dove erano boschi, erba verde e tracce di elefanti e rinoceronti.
Risalirono ancora il corso del fiume fino ad una regione interamente coperta da paludi lo sfogo delle quali non era noto nemmeno agli abitanti della zona. Le piante erano abbarbicate nel terreno e perfino nell'acqua e non si poteva andare avanti. Essi avevano raggiunto l'altopiano prima del Ruanda che nessun occidentale avrebbe rivisto fino al XIX secolo inoltrato.
Incursione al lago Ciad
Nell'Africa settentrionale i margini coltivabili (molto più estesi degli attuali) erano sottoposti alle scorrerie dei predoni del deserto e il pattugliamento romano delle province era qualcosa di estremamente rischioso.
Nel 19 a.c. Cornelio Balbo, governatore della provincia dell'Africa Nova attraversò il deserto libico per occupare Yerna, la capitale di una di queste tribù nomadi, i Garamanti, nel Fezzan attuale. Più tardi un tribuno, Giulio Materno, preoccupato per le incursioni tornò a Yerna nel fezzan. Capito che le incorsioni non erano partite di qui continuò il suo viaggioper quattro mesi fino a "uscire dal deserto e trovarsi in una prateria, in ria ad un grande lago dove centinuaia di rinoceronti si ritrovavano (lago Ciad per accoppiamenti) e poi marciò ancora ad est (altopiano sudanese) per un mese per poi fare ritorno a Cartagine.
L'impervio Atlante
Nel 42 d.c. Svetonio Paolino, nel corso della conquista della Mauretania voluta dal Divo Claudio, dette la caccia ai ribello attraverso l'Atlante. Il futuro vincitore di Boadicea raggiunse il non precisato fiume ger dopo aver varcato l'Atlante per poi tornare indietro con molto legname odoroso (larice e ginepro probabilmente)
L'Irlanda
Non ho trovato molto su questo argomento. Da Tacito sappiamo come Agricola ostentasse l'ospitalità che dava a alcuni principi irlandesi scacciati dall'Isola. Essi speravano di farvi ritorno con i romani. Sappiamo che c'era un piano per l'invasione della Irlanda che permettesse di accerchiare gli scoti che al nord non si arrendevano e per tagliare i rifornimento che arrivavavno a loro dall'isola irlandese.
Ma di questo piano non abbiamo mai saputo di più se non accenni di Tacito.
Eravamo rimasti per secoli nella convinzione che i romani avesserp conquistato l'Isola di Mann potendo, con questa, controolare tutti i traffici nel tratto di mare tra irlanda e bretannia. Pensavamo che questo bastasse ai romani.
Eppure sono stati scoperti tre forti romani sulle coste orientali della Irlanda, all'altezza di Dublino risalenti al periodo tra Claudio stesso e Alessandro Severo. Non sappiamo se erano teste di ponte per una invasione o solo forti per un controllo preventivo di eventuali minacce o se fossero nati per la prima ragione e poi trasformati nella seconda.
Cert che con la crisi dell'impero la sicurezza di questi avanposti venne meno. AL tempo di Diocleziano erano goà stati evacuati.
In Inghilterra le cose andarono meglio. sebbeno non si riusci mai a conquistare l'inetra isola i Romani occuparono per lunghi periodi territori molto maggiori di quelli contenuti dal Vallo di Adriano o di Antinino Pio.
Ma torneò sull'argomento della Britannia Romana come voglio tornare su la conquista della Germania e l'attraversamento del reno, del weser e perfino dell'Elba.