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    Thumbs up 21 ottobre - Beato Carlo I d'Asburgo, re ed imperatore

    Carlo d'Asburgo, l'ultimo imperatore. Santo

    di Francesco Pappalardo


    Per chi crede che i re santi siano personaggi da Medioevo, cioè di un periodo storico non ben definito, lontano nel tempo e soprattutto irripetibile nella sua essenza, suonerà senz'altro sorprendente la beatificazione, il 3 ottobre prossimo, dell'imperatore Carlo, morto non nell'anno Mille ma nel 1922.

    Chi era costui? Carlo I d'Asburgo-Lorena, pronipote di Francesco Giuseppe (1830-1916), lui sì ben noto agli italiani, magari come Cecco Beppe, è stato l'ultimo sovrano dell'impero austro-ungarico, l'erede di una dinastia che ha guidato il Sacro Romano Impero per oltre cinquecento anni, l'ultimo imperatore europeo.

    Sulla figura di questo personaggio sorprendente è appena uscito il libro "Un cuore per la nuova Europa. Appunti per una biografia del beato Carlo d'Asburgo" (D'Ettoris Edizioni, Crotone 2004, pp. 224 con ill.), scritto a due mani da Oscar Sanguinetti e Ivo Musajo Somma, con un Invito alla lettura di don Luigi Negri, della Fraternità di Comunione e Liberazione, il quale colloca l'esperienza di santità di Carlo d'Asburgo nella grande tradizione cattolica europea, che ha avuto nell'impero asburgico la sua forma più significativa e di cui Carlo è figlio esemplare.

    Marco Invernizzi, storico del movimento cattolico italiano, nella Prefazione sottolinea che la beatificazione del sovrano tiene conto non solo del suo ruolo di marito e padre esemplare, di cristiano devoto in tutte le circostanze difficili della sua esistenza, ma anche del modo in cui ha esercitato le funzioni inerenti al suo rilevante ruolo pubblico. Invernizzi invita l'Italia che entra in Europa a guardare come a un modello all'«imperatore santo», fautore di un non facile federalismo e sostenitore di una politica dell'integrazione, realistica e anti-ideologica, che non fece in tempo a realizzare. Sanguinetti, direttore dell'Istituto Storico dell'Insorgenza e per l'Identità Nazionale (ISIIN), di Milano, spiega nella presentazione, intitolata appunto "Perché un libro su Carlo d'Asburgo", che è intenzione degli autori rinverdire la memoria del santo sovrano nell'anno della beatificazione e proporre una lettura semplice della sua vita.

    Il volume si compone di due saggi. Il primo, dello stesso Sanguinetti, "Immagini e momenti della vita del beato Carlo d'Asburgo", traccia un breve profilo biografico del protagonista, con l'intento di fare agiografia, ma agiografia «storica», cioè fondata non su leggende ma su fatti accertati e attinti dalle deposizioni rese dagli 86 testimoni ascoltati nelle udienze del processo di beatificazione. I testi delle deposizioni sono raccolti nei due volumi dal titolo "Positio super virtutibus", messi gentilmente a disposizione dall'avvocato Andrea Ambrosi di Roma, ultimo postulatore della causa di Carlo.

    Nel secondo saggio, "Il beato Carlo d'Asburgo nella «finis Austriae»", Musajo Somma, ricercatore universitario, specializzato in storia del Medioevo, offre una lettura critica -alla luce dei principali studi pubblicati, anche recentemente, in lingua italiana, inglese e tedesca- su Carlo e il suo tempo, inquadrandone la figura nel contesto europeo.

    Completano il volume un'intervista al postulatore Ambrosi su "L'iter verso la beatificazione e i suoi «nodi»", una cronologia, una bibliografia e un indice dei nomi, curati dall'ISIIN.

    La narrazione affronta sinteticamente i momenti principali della vita di Carlo: la formazione giovanile del futuro imperatore, nato nel 1887; la carriera militare, come per tutti i potenziali sovrani; il matrimonio, nel 1911, con la principessa italo-francese Zita Maria delle Grazie di Borbone-Parma, che gli darà otto figli; l'assassinio dello zio Francesco Ferdinando a Sarajevo nel luglio 1914, che modifica la linea di successione al trono facendo di Carlo l'erede designato; la partecipazione alla prima guerra mondiale su entrambi i fronti, orientale e occidentale; la morte dell'ottantaseienne Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916, e l'ascesa del giovane pronipote ai troni d'Austria, di Boemia e d'Ungheria. Il suo breve regno è segnato profondamente dalla guerra, che egli vive al fronte e nella capitale con un misto di abnegazione e ardimento, mitezza e sollecitudine per le truppe al fronte, le famiglie a casa e la popolazione civile.

    Contrario all'impiego di sottomarini su larga scala, perché non facevano distinzione fra militari e civili, porrà limitazioni alla guerra aerea e compirà ogni sforzo per bandire l'uso dei gas asfissianti.

    Questa idea - un po' medievale e molto cattolica - della guerra limitata, gli alienerà le simpatie dei comandi germanici, influenzati dai circoli militaristici e nazionalistici.

    Costoro vanificheranno i suoi ripetuti sforzi di pace nel 1917, che saranno osteggiati anche della massoneria, molto influente, soprattutto nei paesi latini, sui parlamenti e sui sovrani.

    La dinastia asburgica pagava in questo modo la sua opposizione alle logge, che cercavano di portare alle ultime conseguenze la traduzione politica dell'ideologia libertaria e ugualitaristica della Rivoluzione del 1789, trovando un ostacolo non solo nella Chiesa cattolica ma anche negli eredi del Sacro Romano Impero.

    Dopo la sconfitta, Carlo rifiuterà di abdicare e verrà allontanato da Vienna con la complicità delle potenze vincitrici; falliti due tentativi di restaurazione, subirà, fra gravi disagi, l'esilio finale nell'isola atlantica di Madera, dove si spegnerà il 1° aprile 1922, degno testimone di quelle radici cristiane europee che i suoi nemici di allora e di oggi si ostinano a voler recidere.

    Fonte: Il Domenicale, fasc. n. 34, 27.8.2004, p. 2

  2. #2
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    Beato Carlo d'Austria prega per noi.

  3. #3
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    Carlo d'Austria nacque il 17 agosto 1887 nel Castello di Persenbeug nella regione dell'Austria Inferiore. I suoi genitori erano l'Arciduca Otto e la Principessa Maria Giuseppina di Sassonia, figlia dell'ultimo Re di Sassonia. L'Imperatore Francesco Giuseppe I era prozio di Carlo.

    Carlo ricevette un'educazione espressamente cattolica e fin dalla fanciullezza venne accompagnato con la preghiera da un gruppo di persone, poiché una religiosa stigmatizzata gli aveva profetizzato grandi sofferenze e attacchi contro di lui. Da ciò ebbe origine, dopo la morte di Carlo, la «Lega di preghiera dell'Imperatore Carlo per la pace dei popoli», che nel 1963 divenne una comunità di preghiera ecclesialmente riconosciuta.

    Ben presto crebbe in Carlo un grande amore per la Santa Eucaristia e per il Cuore di Gesù. Tutte le decisioni importanti venivano da lui cercate nella preghiera.

    Il 21 ottobre 1911 sposò la Principessa Zita di Borbone-Parma. Nei dieci anni di vita matrimoniale felice ed esemplare la coppia ricevette il dono di otto figli. Sul letto di morte Carlo diceva ancora a Zita: «Ti amo senza fine!».

    Il 28 giugno 1914, in seguito all'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono, in un attentato, Carlo divenne l'erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico.

    Mentre imperversava la Prima Guerra Mondiale, con la morte dell'Imperatore Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916, Carlo divenne Imperatore d'Austria. Il 30 dicembre venne incoronato Re apostolico d'Ungheria.

    Anche questo compito venne visto da Carlo come una via per seguire Cristo: nell'amore per i popoli a lui affidati, nella cura per il loro bene e nel dono della sua vita per loro.

    Il dovere più sacro di un Re - l'impegno per la pace - fu posto da Carlo al centro delle sue preoccupazioni nel corso della terribile guerra. Unico fra tutti i responsabili politici, appoggiò gli sforzi per la pace di Benedetto XV.

    Per quanto riguarda la politica interna, pur in tempi estremamente difficili pose mano ad un'ampia ed esemplare legislazione sociale, ispirata all'insegnamento sociale cristiano.

    Il suo comportamento rese possibile al termine del conflitto una transizione a un nuovo ordine senza guerra civile. Tuttavia venne bandito dalla sua patria.

    Per desiderio del Papa, che temeva lo stabilirsi del potere comunista nella Mitteleuropa, Carlo cercò di ristabilire la sua autorità di governo in Ungheria. Ma due tentativi fallirono, poiché egli voleva in ogni caso evitare lo scoppio di una guerra civile.

    Carlo venne mandato in esilio nell'isola di Madeira. Poiché egli considerava il suo compito come un mandato di Dio, non poté abdicare alla sua carica.

    Ridotto in povertà, visse con la sua famiglia in una casa assai umida. Perciò si ammalò a morte, accettando la malattia come sacrificio per la pace e l'unità dei suoi popoli.

    Carlo sopportò la sua sofferenza senza lamenti, perdonò a tutti coloro che avevano mancato contro di lui e morì il 1 aprile 1922 con lo sguardo rivolto al Santissimo Sacramento. Come ricordò ancora sul letto di morte, il motto della sua vita fu: «Tutto il mio impegno è sempre, in tutte le cose, conoscere il più chiaramente possibile e seguire la volontà di Dio, e questo nel modo più perfetto».

  4. #4
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    Originally posted by Manuel
    Devi però ammettere che in ogni caso ha avuto la responsabilità come imperatore di ben tre anni di guerra, quelli che ci hanno visto coinvolti contro gli austriaci con la morte di un milione di uomini, poi è difficile comprendere.
    Quale italiano fiero di esserlo e grato ai Nonni che combatterono e morirono sul Grappa e ovunque per completare l'Unione Italiana, non ho ragione alcuna per dubitare della santità di Carlo I. Nemici dell'Italia non erano l'Imperatore e la Monarchia Austro-Ungherese. Basti considerare il non poco bene che operarono nel Lombardo-Veneto.
    Il Risorgimento e le guerre che esso comportò sono una tematica ben più complessa che l'evidente santità di Carlo I, cattolico eroico nel vivere la sua fede e sovrano ottimo dei popoli dell'Impero.
    ------------------------------------------

    .......Difficoltà soprattutto esterne alla Chiesa, invece, per la glorificazione di Carlo I, ultimo imperatore dell’impero austroungarico. Uomo sul quale si appuntarono gli odi convergenti sia della sinistra repubblicana e del liberalismo massonico sia del nazismo. Progressisti e reazionari marciarono uniti contro questo giovane sovrano e la sua memoria. In Hitler, l’avversione per l’ultimo Asburgo, raggiunse picchi patologici, da bava alla bocca.

    Per quanto riguarda l’Italia, bisogna ricordare che al rovesciamento di alleanze (dalla triplice con l’Austria e Germania, all’Intesa con Francia e Inghilterra) e all’intervento in guerra, nel 1915, parteciparono attivamente gli esponendi del radicalismo democratico e delle Logge. Agiva, in essi, il vecchio desiderio di spazzare via la monarchia austriaca, erede del Sacro Romano Impero, bastione del cattolicesimo, nutrita ancora di tradizioni Ancien Regime. Quell’impero andava distrutto e con esso gli asburgo «papisti».

    Quanto al nazional socialismo: non a caso l’austriaco Adolf si sottrasse alla chiamata alle armi del suo Paese, che detestava, e si arruolò volontario con le truppe bavaresi. Anche per lui, l’antica monarchia era esecrabile per la fede religiosa che onorava pubblicamente e per la tolleranza verso le otto nazionalità dell’Impero. L’avversione hitleriana ingigantì quando, nel 1916, alla morte di Francesco Giuseppe, salì al trono il giovane Carlo che era noto per il suo cattolicesimo militante e che si rese addirittura colpevole di ciò che per il militarismo tedesco era un tradimento abominevole. La proposta, cioè, di intavolare trattative con il nemico per giungere a una pace equa, senza vinti né vincitori. Se la Grande Guerra non terminò almeno un anno e mezzo prima, risparmiando all’Europa qualche milione di morti (e all’America l’intervento) lo si deve alla rabbiosa opposizione di sinistre e destre, unite, ai tentativi di pace di Carlo I. Il quale, d’accordo con il Papa nel considerare quella lotta una «inutile strage», fu oggetto d’odio di radicali e di nazionalisti, di liberali massoni e di fautori della guerra come igiene del mondo e come volontà di potenza.

    Personaggio ammirevole, quest’ultimo imperatore morto a 35 anni di stenti, relegato in un’isola dell’Atlantico. In lui, sembrano rivivere le virtù leggendarie dei re medievali. Mentre Cadorna (e, con lui, tutti gli altri Signori della Guerra) invasati dalla mistica dell’assalto in massa, siluravano i generali che non esibissero un alto numero di caduti, Carlo I destituiva i comandanti che registravano perdite troppo alte tra i loro soldati. Mentre i franco-inglesi e i tedeschi cercavano gas sempre più micidiali, il comandante supremo della Duplice Monarchia cedette all’ira, per la prima volta nella sua vita, quando seppe che le divisioni tedesche sfondarono a Caporetto con l’uso massiccio degli asfissianti. Al fronte, dicevano i generali, si mangiava assai meglio che al palazzo di Vienna, dove la famiglia imperiale campava con la tessera alimentare di operai e contadini. All’amore del popolo, faceva contrasto l’odio dei ricchi e dei privilegiati per la sua politica di giustizia sociale secondo gli insegnamenti della Chiesa.

    Figura poco studiata, questa di Carlo I, perché «politicamente scorretta» per gli ideologi del Novecento. Ma la Chiesa non lo ha dimenticato e, da oggi, lo prega sugli altari e lo propone come esempio ai governanti.

    Il corriere della sera
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  5. #5
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    Mi preme ricordare che il Beato Carlo d'Asburgo divenne Imperatore in piena I guerra mondiale, e dunque lui si trovò alle prese con un conflitto voluto da altri. In secondo luogo fu l’unico fra i belligeranti ad accogliere le iniziative di pace di papa Benedetto XV; del resto sin dall’inizio del suo governo era deciso a riportare la pace ai suoi popoli.
    Intraprese varie iniziative di pacificazione con le altre potenze, senza riuscire a prevalere però nella cerchia dei generali e statisti tedeschi; non andarono in porto nemmeno due tentativi di pace separata, a causa della fiera resistenza del governo italiano e che si seppero poi in giro.

  6. #6
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    Il Beato Carlo ha lottato per la pace anche durante la guerra.


    Ieri alla Messa di ringraziamento la Lettura è stata letta da SAIR l'Arciduca Karl, il nipote del Beato.

  7. #7
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    Non si ha motivo alcuno di dubitare della sua santità anche perchè Dio ha concesso un miracolo per sua intercessione (la guarigione di una suora negli anni '60).
    E dubitarne, sebbene non sia eresia, è quantomeno un peccato di superbia.

  8. #8
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    Fra i tanti - troppi forse - santi e beati di Giovanni Paolo II, un vescovo ortodosso si deve congratulare di questo più che di ogni altro.
    Il concetto sacro del potere regale che "tiene a freno l'avvento dell'anticristo" muore con la morte dei sovrani cristiani. Come la Chiesa ortodossa ha santificato lo zar Nicola II, questa beatificazione penso giovi al dialogo, più che mille incontri ecumenici.
    Peccato che quei circoli contro cui Carlo ha comattuto siano ora al centro del mondo, in oriente come in occidente.
    Leggo oggi sull'Espresso.Chiesa, l'articolo sul trionfo nihilistico con le leggi recentemente in cantiere in spagna e non solo: le nazioni cristiane, diciamocelo, non esistono più. La cristianità è finita. Ora resta il "piccolo gregge" il "santi resto d'Israele". Le manifestazioni scenografiche sono solo un abbaglio per non farcelo pensare, ma è così.
    Noi forse ancora no, ma la generazione dopo di noi sarà una nuova generazione cristiana che darà martiri. E' l'ora nostra ed il potere delle tenebre, dobbiamo affermare a somiglianza del Signore.
    E ripetere: Marhan-hatà - Vieni Signore!

  9. #9
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    Ci conceda il Signore di non temere mai fidando in Lui. "Altri nei carri, altri nei cavalli, noi nel nome del Signore nostro Dio siam forti".

  10. #10
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    Mi scuso per lo sbaglio...La lettura è stata letta da SAIR Arciduca Giorgio...

 

 
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