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Discussione: Il volto di Cristo

  1. #1
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    Predefinito Il volto di Cristo

    Dal sito http://www.figlididio.it/index.html

    http://www.figlididio.it/icone/index.html

    ICONE DI CRISTO

    La prima icona di Cristo è il Santo Volto Acheropita ("non fatto da mano d'uomo")
    L'origine di questa icona è legata alla storia di Abgar V Ukhama, principe di Osroene, piccolo stato fra il Tigri e l'Eufrate, la cui capitale era Edessa. Il re Abgar, lebbroso, inviò presso Cristo il suo archivista Hannan con una lettera, nella quale supplicava Cristo di venire a Edessa e di guarirlo. Hannan era pittore e, nel caso che Cristo avesse rifiutato di venire, Abgar gli raccomandò di fare il ritratto del Signore e di portarglielo.
    Hannan trovò Cristo attorniato da una grande folla; allora salì su un masso, da dove poteva vederlo meglio. Tentò di farne il ritratto, ma non vi riuscì "a causa della gloria indicibile del suo Volto". Vedendo che Hannan tentava inutilmente di fare il suo ritratto, Cristo chiese dell'acqua, si lavò, si asciugò il viso con un panno. E su quel panno rimasero impressi i suoi lineamenti. Consegnò il panno ad Hannan affinché lo portasse al re Abgar, e gli promise che, una volta terminata la sua missione, gli avrebbe inviato uno dei suoi discepoli. Quand'ebbe ricevuto il ritratto, Abgar guarì quasi completamente dalla sua malattia, ma gliene rimasero alcuni focolai sul viso.
    Dopo la Pentecoste, l'Apostolo San Taddeo, uno dei 70, venne a Edessa, completò la guarigione del re e lo convertì. Abgar fece subito rimuovere un idolo che si trovava sopra una delle porte della città, e vi pose la Santa Immagine. Ma il suo pronipote ritornò al paganesimo e volle distruggerla. Il vescovo della città la fece allora murare, dopo avervi posto dinanzi, all'interno della nicchia, una lampada accesa. Col tempo, il nascondiglio fu dimenticato. Fu riscoperto nel periodo in cui il re dei Persiani, Chosroes, assediava la città (544 o 545): la lampada era sempre accesa, e non soltanto l'immagine era intatta, ma si era pure impressa sul lato interno della tela che la schermava.
    In ricordo di tale evento noi abbiamo ora due tipi di icona del Santo Volto: uno in cui il Volto del Signore è rappresentato su un panno (Mandylion), l'altro con il Volto del Signore impresso sulla tela di protezione (Keramion). Tutto ciò che si sa di quest'icona sulla tela è che si trovava a Ierapoli (Mabbough) in Siria. L'imperatore Niceforo Foca (963- 969) l'avrebbe trasportata a Costantinopoli. Quanto agli autori antichi, fino al V secolo essi non fanno alcuna allusione all'immagine del Santo Volto, probabilmente perché era ancora murata e se ne era dimenticata l'esistenza.
    (È interessante notare che il regno di Edessa fu il primo stato del mondo a divenire cristiano, tra il 170 e il 214.)
    Gli imperatori bizantini Costantino Porfirogenito e Romano I acquistarono l'icona nel 944, e la fecero trasportare solennemente a Costantinopoli. Con il sacco di Costantinopoli (1204) le tracce dell'icona si perdono.
    Nel XV sec. nasce la leggenda di Santa Veronica, per opera dei francescani.
    La Festa del Santo Volto ricorre il 16 agosto. Le Letture Liturgiche, tutte chiaramente riferite al miracolo, vogliono mostrarci come Gesù sia stato un Personaggio storico concreto, non un ideale astratto.
    La tipologia del Santo Volto presenta fondamentali somiglianze con i tratti del volto dell'Uomo della Sindone di Torino. Su queste basi, si definisce il "Volto canonico" di Cristo, volto comune dell'umanità su cui si è fondata tutta l'iconografia del Volto di Cristo.
    I modelli canonici delle icone di Cristo sono fondamentalmente tre.


    Salvatore Acheropita (Mandylion del Re Abgar).

    È la più antica rappresentazione di Cristo e riproduce, secondo la tradizione, le sembianze reali di Gesù impresse sul "mandylion", fazzoletto di lino che sarebbe stato inviato da Cristo stesso al re Abgar.
    In questa icona è raffigurato il solo Volto di Cristo, sullo sfondo di un nimbo cruciforme simbolo del Suo Sacrificio. I capelli sono divisi simmetricamente e scendono sui due lati del capo ripartendosi in due ciuffi quasi all'altezza della lunga barba biforcata. La fronte è ampia, il naso lungo, gli occhi spalancati con le pupille asimmetriche, "aperti" in ogni direzione; la bocca piccola. Il tutto esprime una regale bellezza, quella del Dio-uomo venuto sulla terra per salvare l'umanità.
    È da rilevare la profonda somiglianza tra le diverse Immagini di questa icona con il Volto impresso sulla Sindone di Torino.


    Cristo Pantocrator

    Dopo la crisi iconoclasta, nel VII sec. il Cristo "in maestà" prende il nome di Pantocrator, "Colui che è Signore di tutte le cose, che tutto regge e sostiene". Il Salvatore dallo sguardo corrucciato, dopo l'iconoclasmo mostra uno sguardo più dolce, e diventa "l'amico degli uomini" dei Testi Liturgici, pur conservando tutta la sua fermezza.
    È rappresentato a mezzobusto, con un corpo possente, simbolo dell'immensa energia contenuta in Sé.
    Tiene il Libro, aperto o chiuso. Il Libro ha un valore simbolico molto profondo, in quanto in opposizione al rotolo sigillato, significa la Rivelazione di Dio avvenuta in Cristo: solo l'Agnello di Dio, il Verbo incarnato, fa passare il Libro dalla forma arrotolata alla forma quadrata, dispiegata e in estensione, perché solo Lui fa conoscere il senso della storia, manifestando la volontà salvifica del Padre. Il Libro diventa allora il Libro della Vita.
    I caratteri iconografici del Volto (lineamenti severi, espressione impassibile) suggeriscono che il Verbo Incarnato è l'immagine del Padre
    La mano benedicente con le tre dita unite è il simbolo della Trinità, mentre le altre due dita indicano le due nature del Cristo. Le due dita inoltre formano il monogramma greco di Cristo (IC XC). Il gesto delicatissimo di benedizione compensa l'espressione severa del Giudice, che ricorda il Dio dell'Antico Testamento.
    Veste una tunica (Kiton) rossa, come per gli imperatori, simbolo della Sua Signoria spirituale. Il mantello (Himation) verde-blu simboleggia invece l'umanità di Cristo che nasconde la gloria della Sua Divinità.
    Nelle braccia della croce del nimbo le lettere greche "Omicron" "Omega" "Ni" corrispondono alla rivelazione di Dio a Mosè "Io sono Colui che sono".
    Nelle icone destinate al culto domestico le sembianze di Cristo subirono nel tempo notevoli trasformazioni: i tratti si ammorbidirono, l'affermazione della Potenza fu addolcita dalla rivelazione della Misericordia. Alla Presenza di questa Potenza e di questa Misericordia l'antica preghiera, ripetuta in Oriente da mistici, monaci e pellegrini finché diventava un tutt'uno con il respiro e il flusso stesso della vita: la "preghiera del cuore" ("Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore"), è la teologia suprema.


    Cristo in Gloria

    Questa icona è chiamata anche "Salvatore tra le Potenze".
    La figura maestosa del Cristo, seduto su un trono sorretto dai Cherubini e circondato dai Serafini, rappresenta la Sua Signoria sull'universo. Vestito di abiti color porpora quasi completamente coperti da una fittissima rete di "assist" (tratteggi d'oro), che aggiunge maestosità alla solennità già imponente della figura, il Cristo appare come il Giudice dell'Ottavo Giorno, il Signore della Storia.
    È rappresentato avvolto da una triplice Gloria: la prima, a forma di losanga, è color rosso fuoco; la seconda è ovale, di colore verde, e contiene le figure alate di Cherubini e Serafini; la terza è un rettangolo rosso fuoco che nei quattro angoli racchiude i quattro esseri viventi della visione di Ezechiele.
    Quest'icona sembra sia stata destinata fin dall'inizio a occupare sull'iconostasi il posto centrale nell'ordine della "Deesis": verso il Cristo convergono, in attitudine d'oranti, tutte le altre figure in piedi e Lo supplicano (questo è, infatti, il senso del termine greco "deesis") di avere misericordia dell'umanità peccatrice.

  2. #2
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    Ed ecco la - pessima, a dir poco... - "ricostruzione" proposta anni addietro dalla Bbc...

    Dal sito http://www.repubblica.it/

    http://www.repubblica.it/online/cult.../immagine.html

    La Bbc ricostruisce al computer il viso di Gesù grazie al lavoro di un team di scienziati
    Capelli corti e pelle olivastra
    Il nuovo volto di Cristo




    LONDRA - Scordatevi le immagini classiche. Quel volto magro incorniciato da lunghi capelli. Scordatevi i tratti della Sacra Sindone. Il volto di Gesù è quello di un giovane mediorientale dal naso pronunciato, la pelle olivastra, la barba ordinata, i capelli corti e ricci. Almeno secondo la ricostruzione al computer ottenuta da un team internazionale di scienziati in base alle informazioni disponibili sugli ebrei del I secolo dopo Cristo.

    La ricostruzione del volto di Cristo, di cui tratta una nuova serie della Bbc (prodotta assieme a Discovery Channel e France 3), ha poco a che vedere con quelle proposte da pittori e scultori o dal cinema e dalla tv. "E' solo l'immagine di Cristo secondo la scienza e non vuole essere altro che questo. Non pretendiamo di essere in possesso della foto di Gesù - spiega Lorraine Heggessey, responsabile palinsesti della Bbc, presentando oggi il nuovo programma dal titolo "Il Figlio di Dio" - ma certamente è il volto più verosimile che si è potuto ricavare dai dati su quell'epoca e soprattutto dall'analisi di un teschio di un ebreo del primo secolo d.C.".

    Ma come è stata ricostruito il volto? I ricercatori hanno esaminato il teschio del primo secolo e gli affreschi raffiguranti Cristo che sono stati rinvenuti da alcuni archeologi in sinagoghe dell'Iraq settentrionale. Con in mano queste immagini hanno aggiunto al volto di Gesù i capelli ricci e la barba in ordine. Alla scelta del colore olivastro della pelle si è invece giunti in base a varie informazioni, incluse quelle sulle condizioni climatiche dell'epoca.

    L'immagine di Gesù proposta dalla Bbc ha ovviamente fatto discutere. Mentre è stato accolta con freddezza dal "Guardian", il quotidiano progressista di Londra: "In ogni epoca e in particolare nel Medioevo gli artisti "hanno preteso di offrire con immagini più o meno fotografiche non una semplice fantasia, ma un fedele ritratto di Cristo".

    (27 marzo 2001)

  3. #3
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    Salvatore Acheropita



    Cristo Pantocrator



    Cristo in Gloria

  4. #4
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    L'ultima volta che ho preso messa, veniva ancora detta in latino (e non erano tradizionalisti) per cui apparentemente non sarei intitolato a intervenire su argomenti sacri.
    Tuttavia si da il caso che - sia pure per lontani rami femminili - la mia famiglia sia imparentata con la Santa Caterina Benincasa da Siena e che da tale parentela provenga una preziosa reliquia appartenuta alla Santa.
    Sfortunatamente non si tratta di una Veronica Acheropita, ma solo di un frammento della "Vera Croce" incastonato in una piccola teca argentea, passato di mano in mano nei momenti del bisogno.
    Detto questo, penso di poter tranquillamente postare questa notizia relativa ad un altro Santo Volto Acheropita.


    Il Volto Santo Acheiropoietos di Manoppello



    Nel 574 un’icona “acheiropoietos” viene trasportata da Camulia in Cappadocia a Costantinopoli
    Rimase a Costantinopoli fino al 705, quando l’immagine di Camulia sparì dalla capitale dell’Impero.
    In una poesia di lode del poeta Teofilatto Simocatta, scritta per la vittoria delle truppe bizantine nella battaglia presso il fiume Arzamon (586), ottenuta per la presenza dell’immagine, la descrive come “non dipinta, non tessuta, ma prodotta con arte divina”. Giorgio Piside lo chiama “prototipo scritto da Dio”. Ancora dopo la sparizione dell’immagine, Teofane (758-818) afferma che nessuna mano avrebbe disegnato quest’immagine, ma “la Parola creativa e formante tutte le cose ha prodotta la forma” di questa figura divino-umana.
    Tutte queste descrizioni dei poeti e storiografi bizantini si possono giustificare solo per la presenza di un unico oggetto: il Volto Santo di Manoppello. Anch’esso, come prima impressione, sembra essere una pittura, ma quando si esamina meglio, si scarta subito questa ipotesi.
    Allora essa potrebbe essere stata prodotta con la tecnica della tessitura, ma anche questa tesi non regge. Così si comprende la descrizione “non dipinta, non tessuta” dei poeti bizantini. Per una immagine come quella di Manoppello, che è totalmente trasparente e sparisce quasi del tutto quando viene posta contro il cielo, si deve escludere qualsiasi tecnica conosciuta per la produzione di un’opera artistica.
    L’immagine di Camulia, la prima “acheiropoietos” non sarebbe solo sparita da Costantinopoli, ma si sarebbe incamminata, via mare, verso la vecchia capitale dell’Impero, Roma.
    La gente a Costantinopoli raccontava che il Patriarca Germano avrebbe affidato l’immagine di Cristo alle onde del mare agli inizi dell’iconoclastia ed essa sarebbe giunta a Roma nel tempo del Papa Gregorio II.

    A Roma si parla di una “Acheropsita” che il Papa Stefano II avrebbe portato in processione quando il re longobardo Aistulfo assedia la città nel 753. Questa “Acheropsita” è il Volto Santo della Cappella Sancta Sanctorum del Palazzo lateranense dei Papi. È una icona sul cui volto si trovava incollata una tela dipinta con il volto di Cristo. L’ipotesi più attendibile è che il primo velo incollato fu proprio il Volto Santo di Manoppello.

    Non si poteva escogitare un miglior nascondiglio per un’immagine su un velo che sovrapporla ad un’icona. Così l’imperatore bizantino non avrebbe potuto mai scoprire il furto della sua “acheiropoietos” ed essa poteva sempre essere venerata nella liturgia pontificia. Quando gli imperatori bizantini persero pian piano il loro potere e il loro influsso sull’Italia, il Velo poté essere staccato di nuovo dalla sua icona, essere sostituito da un velo dipinto e trasportato nella cappella in San Pietro che il Papa Giovanni VII aveva fatto erigere poco dopo che l’immagine di Camulia sparì da Costantinopoli. Il primo Papa che non dovette più temere il potere dell’imperatore bizantino fu Innocenzo III. Egli promosse per la prima volta il culto e la venerazione del velo con l’immagine di Cristo, e questa volta il Velo fu chiamato “Veronica”, la vera icona di Cristo. Il titolo “Volto Santo” rimase all’icona lateranense.
    (Padre Heinrich Pfeiffer)

  5. #5
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    In Origine Postato da pcosta
    Secondo il giornale tedesco "Die Welt", il Sacro Volto di Manoppello è autentico.



    BERLINO - Spunta una Sindone «bis». Almeno secondo quanto sostiene il «Die Welt», uno dei più diffusi giornali tedeschi, l'immagine del «Sacro Volto» di Gesù rappresentata su un tessuto conservato da oltre 400 anni nella chiesa dei Cappuccini di Manoppello (Pescara) è autentica. Non è stata dipinta o copiata da quella della Sacra Sindone di Torino, con la quale ha impressionanti rassomiglianze.

    A condurre l'inchiesta è stato Paul Badde, corrispondente in Italia del quotidiano, che ha pubblicato sul fatto un'intera pagina corredata di molte fotografie. Per accertarsi dell'autenticità del tessuto ha fatto arrivare a Roma dalla Sardegna Chiara Vigo, una delle ultime donne al mondo che sull'isola di Sant'Antioco ancora tesse l'antichissimo tessuto di bisso sul quale è impressa l'immagine di Cristo. Il bisso è stato ritrovato nelle tombe dei faraoni egiziani e di esso si parla anche in molti passi della Bibbia. Condotta l'esperta tessitrice davanti alla reliquia di 17x24 cm, custodita da Padre Germano, guardiano della chiesa dei Cappuccini, il giornalista tedesco ha registrato la meraviglia della donna nel constatare l'autenticità del tessuto. «Mio Dio, è davvero bisso, è impossibile! Il bisso non si lascia dipingere», ha esclamato stupita Chiara Vigo, confermando così la tesi secondo cui il velo è stato impresso con il sudore del volto di Cristo.

    Il Vangelo secondo Giovanni parla di due tessuti che furono deposti sul volto di Gesù: uno è ritenuto quello della Sindone conservata a Torino, l'altro potrebbe essere proprio quello di Manoppello. Anche due specialisti universitari come il professor Vittori dell'università di Bari ed il suo collega Fanti, dell'università di Bologna, hanno escluso che il «Sacro Volto» di Manoppello, davanti al quale una volta all'anno si inchinava l'imperatore di Bisanzio, sia stato dipinto sul tessuto di bisso. (23 settembre 2004)


  6. #6
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    Questa è la ricostruzione del volto di Gesù a 12 anni, realizzata dagli esperti dell’Uacv, l’Unità di polizia scientifica diretta dal Dott. Carlo Bui.

    Il punto di partenza per l’identikit, definito dall’Uacv "valido ma molto limitato per la carenza di informazioni al riguardo", è stato il volto dell’uomo della Sindone. Ci si è poi affidati alla Tac e ad altre strumentazioni tridimensionali. Se le proporzioni del volto sono sicuramente quelle, si resta nel campo della pura ipotesi per quanto riguarda la conformazione di alcune parti molli e delle cartilagini. Senza contare che nell’impronta della Sindone la bocca è coperta dalla barba.

    Questo volto, insomma, contiene senz'altro una buona dose di fantasia ma, a detta degli esperti dell’Uacv, è il migliore possibile sulla base dei dati a disposizione.


  7. #7
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    In Origine Postato da antonio
    quello della BBC e' realmente inverosimile.
    Che poi tutto questo almanaccare sul vero volto di Gesù è abbastanza strano, dal momento che ne esistono tante testimonianze sostanzialmente collimanti.
    Certo, per la Sindone si ipotizza la solita malizia clericale, ma l'iconografia ortodossa è anche più uniforme di quella latina.
    Piuttosto, per fare un esempio, ho dei dubbi sul vero volto di san Giovanni, che talvolta ha sembiante di fanciullo, talvolta di vecchio dalla lunga barba. Ma per Gesù, non vedo la ragione di tanto dubitare.

  8. #8
    suum cuique
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    L' operazione della BBC ha un chiaro intento dissacratore.
    Può il Figlio di Dio sembrare lo scemo del villaggio?
    Mala tempora currunt...

  9. #9
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    Le immagini tridimensionali del viso dell'Uomo della Sindone realizzate in passato sono state impiegate dallo scultore spagnolo Juàn Manuel Miñarro Lopez nel 2002 per creare, attraverso un metodo di sovrapposizione al computer, un identikit di come doveva essere quest’Uomo in vita.

    Il lavoro è stato preparato generando al computer il supporto osseo del ritratto. A questo scopo, Miñarro Lopez ha utilizzato un cranio tridimensionale (introdotto nel programma attraverso una foto digitale), che ha dovuto trasformare fino a farlo combaciare perfettamente con l'immagine in positivo della Sacra Sindone. Quindi è iniziata la ricerca della coincidenza dei punti di inserimento dei principali muscoli della mimica facciale con i corrispondenti punti ossei. E così le parti molli del viso hanno iniziato a depositarsi sugli spigoli delle ossa. Poi si è passati alla collocazione dei tratti somatici. Il modello in argilla, basato su questo cranio, è stato perfezionato generando al computer fotografie in negativo e in positivo del viso della Sindone, controllando la corrispondenza sulla base di meccanismi di sovrapposizione e di traslazione delle distinte sequenze di immagini sino a far combaciare perfettamente tutti i tratti. L'argilla ha permesso in qualsiasi momento la correzione e l'adattamento delle forme, sulla base delle sequenze di controllo. Il risultato di questo lavoro è stata la scultura-identikit del viso dell'Uomo della Sindone prima in argilla, poi in bronzo, così come doveva apparire una volta deposto nel Lenzuolo e una seconda scultura-identikit del viso dell'Uomo della Sindone come doveva apparire in vita, privo di lacerazioni contusioni e ferite. La somiglianza con il Gesù che conosciamo è sorprendente.




    Se poi aggiungiamo colore agli occhi, ai capelli e alla barba secondo le indicazioni bibliche del suo albero genealogico giudaico, otteniamo ciò che è forse la più realistica immagine di Gesù mai realizzata sinora.




    Liberamente tratto da un articolo di Adriano Forgione pubblicato su Hera n° 85 (febbraio 2007)

  10. #10
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    Quest'ultima ricostruzione mi sembra la più veritiera.
    Io ho visto esposta la Sindone,tuttavia conservo molti dubbi,ci vorrebbe qualcosa di più scientifico che una semplice somiglianza del viso.

 

 
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