Anno III, N. 11 - Maggio-Giugno 1997 Quaderni Padani - 3L’idea di una contrapposizione
di destra e sinistra (nell’alternanza
del potere) nasce dal parlamentarismo
inglese e i termini
derivano dalla disposizione dei
seggi al “lato destro” e al “lato
sinistro” rispetto allo scranno
della presidenza.
All’origine essa è servita a contraddistinguere
le forze politiche
conservatrici da quelle riformiste
assumendo nella contrapposizione
di classe la connotazione
di separazione socio-economica
fra forze borghesi e forze
popolari e socialiste.
Mediata dalla riproposizione
La divisione in destra e sinistra
è sempre stata in Italia
una grande mistificazione.
zione francese (di cui ha copiato anche la forma a
emiciclo), la suddivisione in destra e sinistra è
arrivata in Italia dove si è subito mostrata monca.
Lo stato italiano si è infatti formato con un’azione
rivoluzionaria (il radicale cambiamento della
situazione istituzionale preesistente) e antidemocratica
(l’espulsione dalla vita politica della fazione
perdente). Questo ha - di fatto - escluso dal
gioco il “partito” conservatore (anti-unitario, cattolico,
austriacante) ma anche tutte le altre forze
in qualche modo contrarie all’unità centralista
dello stato (federalisti, confederalisti). Nel parlamento
italiano si sono così venute a contrapporre
non la conservazione e la rivoluzione ma due fasi
diverse della rivoluzione, entrambe unitariste,
massoniche, anti-clericali e nemiche di ogni autonomia
e divise solo dal diverso approccio della
gestione economica della cosa pubblica o da un
diverso grado di fedeltà all’istituto monarchico.
Di fatto solo due gruppi di potere.
Nel tempo si è accentuata la caratterizzazione
sociale, con una destra “borghese”, massonica,
monarchica e imprenditorialista e una sinistra
socialista, repubblicana, operaista e (di rado) aperta
a qualche timida istanza federalista e autonomista.
Il ritorno sulla scena politica dei cattolici non
ha contribuito a fare chiarezza ma ha ulteriormente
complicato le cose creando la tripartizione di
forze (destra, centro e sinistra) tipica della vita
parlamentare italiana del ‘900.
Un ulteriore cospicuo apporto di confusione è
venuto con il fascismo: nato rivoluzionario (unitarista,
nazionalista, socialista e anticlericale) il
fascismo si è identificato con la “destra” all’inizio
per l’atto provocatorio di Mussolini che si era andato
a sedere nel posto più a destra dell’emiciclo
parlamentare, dove nessuno si era mai seduto e si
era mai voluto sedere. E’ pur vero che nel tempo
(e diventando regime) il fascismo ha mitigato parte
della sua carica rivoluzionaria assumendo curiose
connotazioni borghesi, industrialiste e clericali
ma è anche vero che non ha mai smesso del
tutto (li ha anzi esasperati) i suoi atteggiamenti
nazionalisti, iper-italianisti (nella politica culturale),
imperialisti (in politica estera) e statalisti
(in economia). La sua componente statalista e “sociale”
troverà un notevole rilancio con la Repub-
Non più destra-sinistra
ma Italia-Padania
L’idea di una contrapposizione
di destra e sinistra (nell’alternanza
del potere) nasce dal parlamentarismo
inglese e i termini
derivano dalla disposizione dei
seggi al “lato destro” e al “lato
sinistro” rispetto allo scranno
della presidenza.
All’origine essa è servita a contraddistinguere
le forze politiche
conservatrici da quelle riformiste
assumendo nella contrapposizione
di classe la connotazione
di separazione socio-economica
fra forze borghesi e forze
popolari e socialiste.
Mediata dalla riproposizione
nell’Assemblea nata dalla rivolu- La Camera dei Comuni del Parlamento britannico
La divisione in destra e sinistra
è sempre stata in Italia
una grande mistificazione.
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4 - Quaderni Padani Anno III, N. 11 - Maggio-Giugno 1997
blica Sociale. In ogni caso, la presenza di una destra
fascista ha fatto saltare tutte le vecchie immagini
di contrapposizione fra destra conservatrice
e sinistra rivoluzionaria sconvolgendo la geografia
(e il lessico) politico di questo paese fino a
oggi. La confusione è stata grande per tutto il secondo
dopoguerra: per “destra” si sono infatti intese
le forze politiche neo-fasciste (patriottiche,
cesariste ma anche stataliste e, in qualche misura,
socialisteggianti); per “sinistra” tutte le forze
marxiste, stataliste e internazionaliste; al “centro”
si sono collocati i cattolici, i liberali e i moderati
che all’estero compongono la “destra”.
In pratica, ci sono stati per decenni una estrema
destra e una estrema sinistra che hanno mostrato
notevoli elementi di comunanza e che si
sono contrapposte più fisicamente che ideologicamente
(con uno schema tribale derivato da un
passato di sanguinosi scontri militari), un partito
cattolico ricettacolo di tutto (destra, sinistra, conservatori,
rivoluzionari, centralisti, autonomisti,
liberisti e assistenzialisti) e un partito liberale che
avrebbe dovuto essere la vera destra liberista (anche
se larderellata di nazionalismo unitario e risorgimentalista)
e che è stato costretto - per ironia
della sorte - a sedere in parlamento fra i democristiani
e le sinistre e cioè a sinistra.
La stessa sinistra ha, nel suo complesso, ospitato
di tutto, ivi compresi il peggior centralismo e
timidi approcci autonomisti e federalisti.
Neppure il rimescolamento degli ultimi anni ha
portato chiarezza: a destra c’è un nuovo partito
che si dice liberista (e prende voti anche fra gli
autentici liberisti) ma che è in realtà il difensore
del peggior monopolismo, c’è un partito post-postfascista
che è nazionalista ma che ha anche ereditato
la più laida propensione democristiana per
l’assistenzialismo e che continua a soffrire di tutte
le contraddizioni originarie del fascismo da cui
nasce.
A sinistra c’è una variopinta accozzaglia di movimenti
che si ispirano a diverse miscele di statalismo
e di liberismo, che sono un po’ laici e un po’
cattolici, verdi e operaisti e che ogni tanto fanno
anche qualche maldestra (e falsa) affermazione di
autonomismo.
In realtà non esiste alcuna distinzione sostanziale
fra destra e sinistra (e anche quella formale
è imprecisa) e l’intero arco parlamentare si presenta
come una indistinta melassa di gruppi e
gruppuscoli di potere che si muovono alla giornata
senza schemi ideologici precisi e senza una
sicura differenziazione di tematiche socio-economiche
(con la sola eccezione della patetica coerenza
di Rifondazione). La prova di questo insensato
aggrovigliamento è data dal fatto che il 90%
delle leggi che sono passate nell’ultimo anno sono
state votate da entrambi gli schieramenti.
L’episodio più significativo è stata la quasi unanimità
sulla spedizione patriottico-mafiosa in Albania.
La sola chiara contrapposizione oggi possibile è
quella fra autonomisti e centralisti, che ha il suo
risvolto economico nella divisione fra liberisti e
assistenzialisti.
In quest’ottica l’unico elemento di chiarezza è
costituito dalla Lega dal momento che tutti gli
altri movimenti sedicenti autonomisti e federalisti
si sono intruppati con l’Ulivo o con il Polo e
che di fatto sostengono forze centraliste e assistenzialiste.
Nell’Ulivo c’è chi si dice federalista, chi si rifà a
Salvemini, ci sono movimenti che dicono di difendere
minoranze storiche (SVP, Union Valdotaine,
Partito Sardo d’Azione): tutta gente che per
potere o per convenienze economiche tiene bordone
al peggior centralismo e legittima il colonialismo
romano e la sua opera di sfruttamento
della Padania. Sono i poveri clientes di cui Roma
si serve da millenni per dividere e opprimere gettando
loro qualche briciola di libertà.
Nel Polo c’è chi si illude di poter esercitare una
politica liberista in uno stato centralista, che ritiene
(Miglio, Costa) di riuscire a ottenere riforme
federaliste da vecchi democristiani, da cricche
di potere legate a gruppi economici di ambigua
origine e dal partito dei meridionali, proteso
a conservare privilegi, prebende ed elargizioni per
il più ampio numero di elettori parassiti.
Tutti (sia nel Polo che nell’Ulivo) sono oggi nazionalisti,
tutti trasudano patriottismo da ogni
orifizio. La sinistra internazionalista e soviettista
è diventata iper-nazionalista, i cattolici sodomizzati
dal Risorgimento sono diventati risorgimentalisti
di ferro, la destra anti-unitaria si è ricongiunta
con la destra unitaria-da-sempre e intona
sguaiati canti patriottici.
Tutti sono unitaristi, statalisti: destra e sinistra
sono una cosa sola.
Contro di loro ci sono solo quelli che difendono
il diritto all’autodeterminazione e alle autonomie
locali e tutte le libertà individuali e comunitarie.
Lo schieramento delle forze politiche non vede
più destra contro sinistra ma lo stato contro gli
individui e le comunità organiche, Roma contro
Padania, Sardegna, Toscana e Tirolo. L’oppressione
contro le libertà.
Brenno
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LA LIBERA COMPAGNIA PADANA