Un breve excurs storico: nei tempi preistorici (anche più recenti) non vi è traccia nell'attuale Alto Adige di popolazioni anche vagamente riconducibili alle stirpi germaniche (con buona pace dei cultori delle braghe corte tirolesi); le statue-stele ritrovate in loco e assai simili a quelle delle Lunigiana, della Valcamonica e del mezzogiorno francese, indicano piuttosto la presenza di stirpi mediterranee.
I romani chiamarono Reti le popolazioni che vi trovarono (da Reita una loro divinità o da Reto il loro capo che avrebbe portato in questi monti le tribù etrusche sotto la pressione dei Galli).
Le iscrizioni retiche sono scritte in alfabeto etrusco e gli etruscologi identificano come "etrusco di Bolzano" un particolare alfabeto. Nella sua Naturalis Historia Plinio il Vecchio scriveva nel I secolo d.C . a proposito dei popoli che abitavano le Alpi: “Confinano con questi (cioè i Norici) i Reti e i Vindelici, tutti distribuiti in numerose città. I Galli ritengono i Reti discendenti degli Etruschi, respinti (sulle Alpi) sotto la guida di Reto”.
Sembra comunque che i reti fossero una popolazione composita, al loro fianco vivevano popolazioni celtiche, venetiche (il venetico è considerata la lingua antica più vicina al latino) e liguri.
Il dominio romano dell’Alto Adige inizia dal I secolo d. C.; è Druso a fondare Bolzano nel 15 a.c. il cui bimillenario della fondazione è stato incredibilmente ignorato dall’amministrazione della città con la scusa meschina che onorando la romanità si sarebbero offesi i tedeschi!!(che ai tempi dei romani NON c'erano in Alto Adige).
La regione rimase a far parte dell'Italia anche con Odoacre e con Teodorico. Nel VIII secolo, venne incorporata dai franchi nel Regno d'Italia.
I tedeschi hanno cominciato la loro penetrazione in queste zone dal medioevo, germanizzando dapprima la Pusteria e la zona di Merano e poi la maggior parte delle altre vallate a nord della stretta di Salorno.
Con il Medioevo prosegue la germanizzazione dell’Alto Adige a danno dell’elemento neolatino che comunque rimane forte in molte zone sino al cinquescento.
Chi comunque attesta l’italianità indiscutibile di quelle terre è il sommo poeta Dante Alighieri che nel canto XX dell’Inferno scrive i famosi versi (61-63)
Suso in Italia bella giace un laco
a piè dell'Alpe, che serra Lamagna
sovra Tiralli ed ha nome Benaco
Dove il poeta ha ben chiaro i confini dell’Italia posti sopra Castel Tirolo nel circondario di Merano (la targa che ne ricordava i versi è stata fatta vigliaccamente sparire dal luogo dove era murata).
Una ripresa dell’italianità si ha con la ripresa delle attività mercantili a Bolzano iniziata nel seicento e già nel 1609 i commercianti bolzanini chiedono al comune la nomina di un magistrato di nazionalità italiana per dirimere le controversie mercantili. La richiesta viene soddisfatta da Claudia de’ Medici reggente del Tirolo, e le scritture del Magistrato Mercantile sono redatte esclusivamente in italiano, salvo qualche inserto, sino al 1787 !
Bolzano divenne ufficialmente italiana sotto Napoleone: in italiano erano redatti tutti gli atti pubblici e la città e il suo circondario insieme a Dobbiaco vennero aggregati al Regno d’Italia.
Le aspirazioni di patrioti italiani sull’Alto Adige furono decise e ripetute (a dimostrazione che l’italianità di quelle terre non è un’invenzione recente creata dal fascismo): scriveva Mazzini nel 1866 “Nostro, se mai terra fu nostra, è il Trentino, nostro fino al di là di Brunopoli (oggi: Brunico), alla cinta delle Alpi Retiche”.
Nel 1938 Mussolini, d'accordo con Hitler, tentò una soluzione radicale della questione altoatesina, chiedendo ai cittadini di etnia tedesca di optare tra le due nazionalità: chi avesse rifiutato la cittadinanza italiana avrebbe dovuto trasferirsi nei territori del Reich.
La propaganda nazista inculcò nei cittadini di lingua tedesca l’errata convinzione che sarebbero stati deportati nel sud Italia se non avessero lasciato la propria terra per il Reich; si registrarono circa 150 mila opzioni per la nazionalità tedesca, a cui seguirono solo circa 60 mila emigrazioni effettive e definitive, chi partì comunque venne profumatamente risarcito e, una volta terminata la guerra, poté anche tornarsene (con gli aiuti economici del contribuente italiano mica dell’Austria of course!) in Alto Adige e riconquistare la cittadinanza italiana.
Nel dopoguerra l'Austria chiese l'annessione del territorio, che venne negata a fronte di una trattativa che sfociò negli accordi De Gasperi-Gruber, poi inseriti nel trattato di pace imposto dagli alleati all'Italia. Gli accordi riconoscevano diritti alla minoranza tedesca e la successiva istituzione della regione autonoma a statuto speciale Trentino-Alto Adige voleva essere una ulteriore garanzia per la pacifica convivenza tra le due etnie. Ma l'azione di gruppi estremisti che compirono attentati con danni e vittime contro la comunità italiana, costrinse a riesaminare la questione: nel 1961 Austria e Italia formarono una commissione di lavoro che elaborò una serie di proposte, tra cui l'autonomia della provincia di Bolzano e il bilinguismo nelle scuole; dando così un certo successo alle azioni terroristiche tirolesi.
E’ questo nuovo statuto che di fatto ha reso gli italiani cittadini di serie B e che sono la causa prima dell’abbandono di questa terra da parte di centinaia e centinaia di italiani che ogni anno “spariscono” perché costretti a dichiararsi appartenenti al gruppo linguistico tedesco per ricavarne vantaggi sociali od economici. Uno statuto che cozza contro molti articoli della Costituzione (ad es. l’art. 3 che garantisce l’uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di razza o religione mentre invece i tedeschi sono favoriti rispetto a italiani e ladini, o contro l’art. 16 poiché ogni azione giuridica e pratica viene messa in atto per impedire che italiani provenienti da altre province vengano a risiedere in Alto Adige in barba all’articolo “Ogni cittadino può soggiornare in qualsiasi parte del territorio nazionale” o l’articolo 48 sul diritto di voto che in Alto Adige è concesso solamente a chi ha maturato quattro anni di ininterrotta residenza).
Tra i pochi che ebbero il coraggio di denunciare le aberrazioni del nuovo statuto vi fu Giorgio Almirante che, il 16 gennaio 1971, pronunciò un discorso lucidamente profetico che rimase a lungo negli annali della storia parlamentare: “...una volta che la mannaia sarà caduta suoi nostri connazionali dell’Alto Adige, quando i lavoratori e i funzionari di lingua italiana sentiranno sulle loro carni e sulle carni dei loro familiari le conseguenze, a nostro avviso nefaste, di questo disegno di legge, allora si riscuoteranno...Ed allora voi vedrete giganteggiare la rappresentatività morale del MSI rispetto a tutta la collettività italiana dell’Alto Adige”.
" Italia qui giunse, vendicando il suo nome e diritto "
(Giosue Carducci)
Patrioti italiani sul monumento alla Vittoria di Bolzano
Link di approfondimento:
Frabo
Unitalia
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