Allarme rosso per il calcio italiano, sotto inchiesta e sempre più ad un passo dal fallimento: in Federcalcio sono preoccupati e stanno studiando, insieme con il governo e il Coni, ad un provvedimento anti-crac. In pratica: se fallisci, resti nella serie di appartenenza. Non come adesso che finisci nei dilettanti, o, ben che vada, in serie C-2 per titoli sportivi (vedi Fiorentina). "Il governo prepara una Prodi-bis per il calcio", scrivevamo su Spy Calcio il 19 febbraio scorso. "Bisogna salvare il calcio nelle grandi città perché quando un imprenditore fallisce, il club perde tutti i suoi asset (marchi, calciatori, ecc.). Non è giusto, è un'anomalia che va cancellata", ci spiegava Andrea Valentini, presidente del Credito Sportivo. Perfettamente d'accordo, Gianni Petrucci e Franco Carraro. Ok anche dal sottosgretario Pescante. Il mondo dello sport ci sta lavorando a pieno ritmo: potrebbe essere la soluzione per evitare fallimenti traumatici, tensioni sociali. Il club resterebbe in serie A (o in B) e toccherebbe ad un altro imprenditore rilevarlo, passando per il sindaco della città. Da definire aspetti importanti, comunque: che fare coi creditori? E il parco giocatori? Si svincolerebbero? Spiega ancora Valentini:"Si deve trovare il modo per trattenere i calciatori nel club che passa di mano in
questo modo nuovo. Una legge Prodi-bis per il calcio o, questo piano, deve tutelare i beni aziendali. Cosa sarebbe un club se perdesse Totti, Cassano o Vieri che sono i loro beni più cari?".

In Figc sono preoccupati, il clima del calcio ormai è avvelenato (qualche club che retrocede in serie B potrebbe rivolgersi addirittura al Tar del Lazio contro le società che hanno debiti fiscali). In difficoltà economiche ci sono non solo la Roma e la Lazio: in crisi anche il Parma (si cerca un compratore), l'Ancona (non paga gli stipendi da agosto), il Perugia (incasserà solo 2 milioni di diritti tv rispetto ai 7,3 dell'anno scorso: Gaucci ha messo in vendita il club), il Napoli (Naldi ha fatto il passo più lungo della gamba e non trova nessun aiuto), il Catania (il capitale del club di Gaucci è sceso, a causa delle perdite, sotto il limite legale: sarà necessaria una ricapitalizzazione). Ormai, il tempo stringe: entro fine mese i club devono risolvere il problema della licenza Uefa, per potersi iscrivere alle prossime Coppe europee. Roma, Lazio e Parma stanno facendo passi da gigante. Resta da definire il debito col fisco, oltre 250 milioni complessivi. Tutti e tre i club, dovrebbero puntare sul condono (c'è tempo sino a metà aprile), a meno che Tremonti conceda la rateizzazione decennale, la soluzione migliore per le società non solo di calcio. Un problema, serio, per la Roma è anche quello della certificazione del bilancio, una delle condizioni per poter partecipare alle prossime Coppe. Lo scorso 16 ottobre la Grant Thornton si era espressa così: "Non siamo in grado di esprimere un giudizio sul bilancio d'esercizio della A. S. Roma al 30 giugno 2003". Poi, le osservazioni. Piuttosto pesanti: si parla di una "significativa perdita", del continuare a "soffrire di una situazione di tensione finanziaria", ecc. Ora si cerca una società che certifichi il bilancio. Aspettando l'arrivo dei russi? Su quest'ipotesi sono sempre stato scettico, anche se la trattativa sembrava bene avviata, e la settimana scorsa forse mancava solo la firma di Sensi. Riprenderà? Improbabile: dicono che gli uomini di Mosca si siano spaventati - più che per la Guardia di Finanza - per i 600 milioni di buco della Roma 2000, la società di Sensi cui fa capo la Roma. Ipotesi molto probabile.

Berlusconi ha smentito di aver mai parlato con Putin per la cessione della Roma, e non aver mai ostacolato la trattativa. Secondo alcune ipotesi, provenienti dalla famiglia Sensi, il premier (e presidente del Milan) temeva che l'avvento dei russi, così ricchi, avrebbe reso la Roma in futuro ancora più forte di quella attuale. Di sicuro a Palazzo Chigi non vedevano di buon occhio l'arrivo di capitali stranieri, cioè della Nafta Moskva, interessata anche al petrolio. Di sicuro Sensi si è incontrato più volte nei giorni scorsi con Gianni Letta, plenipotenziario di Berlusconi. E di sicuro - e questa è notizia delle ultimissime ore - la famiglia Sensi ha preso contatto con Matteo Arpe, amministratore delegato non solo di Capitalia (con cui la Roma 2000 ha 150 milioni di debito) ma anche del Mediocredito Centrale, la banca d'affari al cui vertice c'è Franco Carraro. Il n.1 della Figc ha a cuore le sorti della Roma, e farà di tutto (in silenzio e con discrezion) per aiutare Sensi. In ambienti Figc la situazione del club giallorosso è, sì, giudicata "pesante", ma c'è anche la consapevolezza che "il patrimonio" di Sensi sia "sempre più che consistente". Anche perché ha immobili, non latte: terreni edificabili in tutta Italia, alberghi (ai quali però è affezionato), più la Italpetroli (compresa una piattaforma petrolifera davanti a Civitavecchia). Certo, ora sarà necessaria una ricapitalizzazione piuttosto robusta, da circa 150 milioni di euro: e sarà necessario, entro fine mese, costituire un consorzio di garanzia. Ecco, come si spiegano i contatti Sensi-Arpe."Questo significa - sostengono in ambienti bancari - che c'è un'alternativa in piedi...". Un'alternativa ai russi? Possibile, anche se siamo solo all'inizio della trattativa. Ma i tempi sono stretti: la famiglia Toti, ad esempio, ama la Roma e sta alla finestra (per ora). Non accetta cordate (per ora). Sta alla finestra anche Giovannino Malagò, giallorosso sfegatato: ai russi non ha mai creduto, forse perché sperava di fare (a giugno) il presidente di garanzia. Convinto che la soluzione migliore fosse davvero quella della Roma ai romani. Ma c'è ancora speranza per trovare una via d'uscita, e ora il futuro più che da Mosca passa da via Piemonte 51, la sede del Medio Credito Centrale. E si farà tutto con grande rispetto per un uomo come Sensi che mercoledì, dopo la partita di Uefa, ha detto: "Il mio fisico non ce la fa più, il mio fisico non ce la fa più".