Pagina 1 di 5 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 43
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Angry Velenoso attacco contro Bossi e la Lega Nord da parte dei libertari

    LETTERA DAL NORD. PARLANO QUELLI CHE DAVANO LA CACCIA AI DEMOCRISTIANI LADRONI

    Ingordi banchettavan gli sciacalli del regime
    Poi la Fininvest ritirò le querele alla Padania
    I rivoluzionari verdi raccontano la rivoluzione tradita: «La Lega non è morta ma è in coma profondo»

    Treviglio. Una sera di diciassette anni fa, a Treviglio, Leonardo Facco era in giro con tre amici, gli stessi con cui aveva messo su una band new wave dal nome "Frend", una storpiatura dell'inglese friends. Pioveva, e così i quattro ripararono nel centro civico culturale. Nella saletta c'era un incontro pubblico e le sedie occupate erano solo sei, tutti anziani. Con i "Frend" la platea quasi raddoppiò. Il signore che parlava era un tizio sui quaranta. Da qualche tempo girava clandestinamente la Lombardia per spiegare quattro parole d'ordine: basta Roma ladrona; basta tasse; più mercato meno Stato; federalismo o secessione; morte alla partitocrazia. Il tizio era Umberto Bossi e quella sera Leo Facco, musicista, anticomunista e libertario nel senso americano del termine, scoprì di avere trovato il suo partito, lui che aveva deciso di non andare mai a votare. Oggi Facco ha trentotto anni e si dichiara «il peggiore nemico della Lega perché la Lega rappresenta il peggio della Prima Repubblica». Facco vive a Treviglio, ventiseimila abitanti in provincia di Bergamo, ed è un giornalista che fa anche l'editore. Con la Leonardo Facco Editore ha fatto conoscere il giovanissimo pupillo di Sergio Ricossa, Alberto Mingardi, e pubblica Enclave rivista libertaria. Nel suo catalogo c'è un libretto che si intitola Elefanti al guinzaglio e in cui si dimostra, «dati alla mano, che solo privatizzando il regno animale, facendolo fruttare, trasformandolo in una risorsa, si può evitarne l'estinzione. Come è accaduto con gli elefanti dello Zimbabwe. Del resto, vi siete mai chiesti perché le galline non si sono estinte a differenza, ad esempio, dei bufali americani?». Il libertarianism di Facco ha una verità o una ricetta per tutto, e sempre con un marchio d'autore. Per esempio, il libro Elettrosmog/Un'emergenza creata ad arte ha la presentazione di Umberto Veronesi, ministro della Sanità nell'ultimo governo di Giuliano Amato. Oppure c'è Pensioni: un affare privato con la prefazione dell'economista Antonio Martino, oggi ministro della Difesa, in cui si ricorda che «il migliore esempio per rivoluzionare le pensioni arriva dal Cile dove, nel lontano 1980, Josè Pinera, ministro del governo presieduto dal generale Augusto Pinochet, portò a termine una riforma epocale».

    Uguali agli altri
    Come giornalista, Facco ha la presunzione di dire che sono «pochi i colleghi ad aver capito la Lega», ma solo perché quasi nessuno «ha vissuto sul territorio e si è messo a girare veramente per le sezioni, per i bar, per i paesi dell'arco pedemontano», arco che comprende Varese, Como, Brescia, Bergamo e Treviso e «dove oggi la Lega va sparendo; persino in Valle Seriana, nell'indomita Bergamasca, ha subito una cocente sconfitta». Guai però a sentenziare che la Lega sia morta. «Semmai è in coma profondo. Dal 1994 tutti hanno cominciato a dire, persino Vittorio Feltri, che la Lega fosse morta e invece i becchini rimanevano immancabilmente a bocca asciutta. Questo giochetto aiutava Bossi perché poi faceva il pieno di voti. No, la Lega non è morta, morirà quando finirà Bossi, anche se già oggi il livello di scannamento interno è impressionante». In coma profondo, sostiene Facco, «la Lega ci è finita perché è diventata un partito di potere. Un tempo la gente bussava alle sezioni della Lega perché trovava un difensore civico. Oggi Bossi lottizza come i socialisti, sta sempre a Roma, è diventato innocuo e non conta nulla. Così gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori che lavorano dodici ore al giorno, e lavorano nonostante lo Stato, scelgono direttamente Forza Italia, perché la vedono come una Lega in giacca e cravatta, oppure non votano più perché sono rimasti delusi e pensano "iè istess di öter", sono uguali agli altri». Facco stracciò la tessera della Lega nel 1996. «Capii che Bossi non aveva un progetto politico, ma aveva in testa solo il potere personale, basta vedere tutte le giravolte che ha fatto. Assistevo poi alle porcherie che in tanti facevano per candidarsi alla ricerca di uno sgabello. Attenzione, ritengo legittimo tutto questo, io non voglio forgiare l'uomo nuovo. Solo che non mi andava di essere preso per il culo».

    Sillogismo canaglia
    Nel 1993 Facco si candidò al Consiglio comunale di Treviglio e venne eletto con 130 voti nella lista della Lega. Erano i tempi in cui i leghisti organizzavano la caccia ai democristiani ladroni. Facco aveva però un amico dc che gli disse: «Guarda che questi (i leghisti, ndr) saranno la stessa cosa di quello che noi siamo oggi». La profezia si avverò quasi subito, come raccontano Ciro Paglia e Gennaro Sangiuliano nel loro Il Paradiso/Viaggio nel profondo Nord: nel giro di un anno, il 1993, Bossi cambiò due volte idea sulla Dc. Prima disse che era un partito di canaglie, poi una sera in pizzeria, a Varese, gonfiò il petto e proclamò: «Siamo noi la nuova Dc». Dimenticando però in seguito di completare il sillogismo.

    Il fosso da saltare
    Sostiene ancora Facco che la democristianizzazione di Bossi non spiega del tutto il coma profondo della Lega. «La Lega doveva essere un movimento rivoluzionario e liberista. Invece è diventata autarchica e protezionista senza capire che i piccoli imprenditori devono dire grazie alla globalizzazione». E la rivoluzione? «Tra il 1992 e il 1997 bisognava saltare il fosso. Conosco industriali anche importanti che erano pronti a sostenere questo passo. Lo strappo era possibile». Un'occasione propizia per fare la rivoluzione fu quando migliaia di leghisti si radunarono davanti al carcere di Modena, dove erano rinchiusi i Serenissimi protagonisti dell'assalto al Campanile di San Marco. Paolo Zanoni quel giorno era lì come camicia verde della Guardia nazionale padana: «I carabinieri ci chiesero aiuto per mantenere l'ordine pubblico. Roma non era in grado di fermarci, Roma vacillava. In quei lunghissimi momenti sarebbe bastato lasciar passare la gente, lasciare che si scagliasse con tutta la furia e la rabbia che aveva dentro contro quelle divise». Ma Bossi diede l'ordine alla Gnp di non far passare nessuno. Dice Facco: «Bossi non ha avuto i coglioni per fare la rivoluzione».

    Fininvest padana
    Nell'autunno del 1996 Gianluca Marchi era un giornalista disoccupato quando gli arrivò una telefonata per conto di Bossi. Dalla Lega avevano pensato a lui come il direttore di un quotidiano di commenti e opinioni, che non fosse necessariamente di partito. Dopo averci pensato a lungo, Marchi scrisse una lettera in cui spiegò che non era l'uomo adatto per quel progetto, che avrebbe potuto fare invece un giornale sul modello dell'Unità. La Lega cambiò idea e accettò il suggerimento di Marchi. Nacque la Padania. Il primo numero uscì l'otto gennaio 1997: ottantamila copie tirate ed esaurite già alle otto di mattina. Racconta Marchi: «Il progetto decollò solo grazie al know-how che ci mise a disposizione la Fininvest, grazie ad Aldo Brancher, oggi forzista di ferro. I migliori uomini di Berlusconi in fatto di media aiutarono la Padania a uscire». Eppure un anno prima, nel 1996, il Polo aveva perso le elezioni politiche perché la Lega se ne era andata per conto suo. Con Marchi direttore, la Padania fece poi la famosa campagna su Berlusconi mafioso e che causò in tutto 14 querele: 12 della Fininvest, una di Marcello Dell'Utri, una di Fedele Confalonieri. Le querele sono state poi ritirate in base all'accordo elettorale tra Berlusconi e Bossi alle ultime politiche. Marchi ricorda anche che allora la fortuna della Lega era quella di essere un partito monotematico: «Quando si parlava di pena di morte, c'era gente che scriveva dicendo: "Non dividetevi su questo, pensiamo al federalismo"». Per questo motivo fu creato il Parlamento padano: una volta realizzato il sogno autonomista ognuno sarebbe potuto tornare ai partiti di origine. Alle elezioni con le urne nei gazebo si presentò anche il Partito comunista padano, capeggiato da Matteo Salvini, oggi direttore di Radio Padania.

    La Camisa Verda
    Una volta sulla Padania c'era anche la voce del militante, in genere un corsivo in prima pagina firmato Camisa Verda. La Camisa Verda era Max Gnocchi. Max era un leghista duro e puro che quando ritornò dal viaggio di nozze scrisse nella sua rubrica: «Sceso dalla scaletta dell'aereo che mi riportava a casa, dopo poche ore sono quindi corso al congresso straordinario, per respirare aria di Lega dopo l'astinenza». Max ha 32 anni, abita a Gallarate e lavora nella pasticceria di famiglia dove si fanno degli amaretti morbidissimi che vengono venduti anche a New York, in uno degli store di Dean&De Luca. A Gallarate ha fatto il consigliere comunale per la Lega, ma oggi Max si è iscritto all'Udc «a causa del triplogiochismo di Bossi». Il suo sogno è quello di fare il leghista nell'Udc.

    Il banchetto degli sciacalli
    Dall'Inno della Lega Lombarda: «Ingordi banchettavan gli sciacalli/ sulle coscienze sporche del regime,/ ma quando maggio rinverdì le valli/ dal lungo sonno si svegliò il guerriero/ e tese la sua spada verso il cielo/ lo riconobbe il popolo lombardo/ che s'affrettò all'altare di Pontida».

    Da "Il Riformista"
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
    il merovingio
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Località
    Nel cuore profondo della Padania
    Messaggi
    8,652
     Likes dati
    28
     Like avuti
    56
    Mentioned
    3 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito

    Alcuni dati di fatto sono incontestabili.
    Nel 1997 la Lega raccoglieva secessionista una marea di voti, lo stato aveva paura. L'assalto al campanile di S.Marco a maggio avrebbe potuto essere la scintilla per fare divampare una rivoluzione.
    Perchè ci si è fermati?

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Leonardo Facco (editore)
    Alberto Mingardi (Centre for the New Europe)
    Carlo Stagnaro(Istituto Bruno Leoni),
    Sergio Ricossa (Università di Torino)
    ........eccoli i sedicenti padanisti, i leghisti anti-italiani che firmano manifesti contro la politica della Lega assieme a sinistri, forzaitalioti,rappresentanti dei poteri forti!


    http://www.politicaonline.net/forum/...light=mingardi
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Talking Gratta il libertario, scopri l'itagliano filo-yankee e forza-itaglia

    IT. POLITICA. LIBERTARIA
    Il Manifesto
    Questo gruppo si propone come luogo per discutere le idee liberiste e libertarie, la loro validita' teorica, la filosofia che sta alla base di esse e la loro applicabilita' pratica in generale e con specifico riferimento al nostro paese. Si trattera' sotto tale ottica sia di economia sia di ogni altro aspetto del rapporto stato-cittadino. Ci si propone di dare visibilita' alle tematiche liberiste e libertarie e di fornire un punto di contatto per tutti coloro che si identificano nell'area politica e culturale del liberismo e del libertarismo e che possono essere interessati a promuovere tali idee. Si potra' discutere nel gruppo di come partiti e movimenti recepiscono queste tematiche. In particolare si dedichera' attenzione alle politiche della Lista Pannella, dell'area liberale di Forza Italia e dei libertari padani, oltre che eventualmente ad esempi stranieri.

    http://www.angelfire.com/mi/Mingo/
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  6. #6
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  7. #7
    Iscritto
    Data Registrazione
    04 May 2002
    Messaggi
    822
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Caro wehrwolf,
    permettimi di non essere del tutto d'accordo con te su questo punto. Alcune idee dei cosiddetti libertari padani non sono da rigettare in toto. Per quanto riguarda Mingardi e Facco, si tratta di due persone in gamba che sostengono idee condivisibili su immigrazione,pressione fiscale, antistatalismo, anticentralismo.
    La loro "macchia" (indubbiamente grave agli occhi di noi etnonazionalisti) è quella di un'eccessiva impostazione individualista ed economicistica della vita. Ma non è mancato loro il coraggio, in diverse occasioni espresso pubblicamente bei loro scritti. Ricordo un articolo di Mingardi in difesa degli storici revisionisti, ad esempio, o gli scritti di Facco contro l'Europa tecnocratica e bancaria.
    Non facciamo l'errore di creare una lista di proscrizione di un ambiente che comunque è avversato dai cessi sociali e dal culturame di sinistra che rappresenta, questo sì, uno dei nemici principali della nostra visione del mondo.
    Criticarli, punto per punto, va bene. Trasformarli in mostri, no.
    Padania libera!

  8. #8
    Il Patriota
    Ospite

    Predefinito

    la camisa verde che entra nell'UDC....il Facco intellettualoide che dice che Bossi non ha i coglioni...il Marchi che scrive sul giornale monarchico Libero..e via abbaiando..sono costoro che dalla triste tribuna del riformista (giornale dalemiano) si permettono di dare lezioni ai patrioti padano-alpini??..costo che pensano solo alla p.iva...a idiozie come "privatizzare il regno animale" ...ma lasciamo perdere..la fortuna della lega è che se ne sono andati.....

  9. #9
    email non funzionante
    Data Registrazione
    11 Dec 2010
    Messaggi
    5,525
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In effetti o si è comunitari o si è liberal. Non basta sostenere le virtù delle piccole unità di vita collettiva per trovare punti di convergenza, se le unità collettive vengono poi continuamente sottoposte a critica onde fare emergere il singolo, l'individuo, l'atomo sociale libero di rescindere ogni legame con l'origine, di trascendere i valori condivisi, di perseguire idee anti-sociali, di disporre illimitatamente dei propri beni senza alcun limite politico, etnico, giuridico. Che sia necessario superare una concezione giacobina dello stato è chiaro, ma che non si debba scadere nel libero mercato tout-court è ancor più evidente, a meno che qualcuno non reputi l'identità una merce. Del resto, chi difende la globalizzazione non può che riconoscere la bontà dei processi di integrazione in quanto pre-condizioni dell'economia odierna, e anche se critica eventuali poteri politici sovra-nazionali è ben disposto a difendere i poteri economici o comunque a non rigettare i metodi finanziari, strategici e culturali attraverso cui costoro generano profitto.
    Difendere il tessuto etnico e culturale significa condannare il liberismo e regolamentare il mercato, creando un sistema misto dove i settori strategici vengano gestiti pubblicamente e sussidiariamente e dove il profitto privato non sia dissociato dal profitto sociale. Ad esempio, all'interno di una nazione i capitali che volessero ottenere profitto dalla distribuzione di beni di largo consumo dovrebbero avere il vincolo della produzione in loco di quegli stessi beni, mentre chi volesse produrre altrove per poi importare, distribuire e guadagnare, quantomeno dovrebbe essere soggetto a forti dazi e quindi forte tassazione. Addirittura si possono identificare merci di consumo tanto largo che il vincolo produttivo dovrebbe essere cantonale. Attraverso questo sistema è chiaro che la ricchezza si distribuirebbe con positive conseguenze sul tessuto sociale e con reali prospettive di crescita per aree tutt'ora soggette a emigrazione verso aree metropolitane, aree costrette a consumare beni prodotti altrove perchè nessuno trova conveniente creare in quei luoghi poli industriali. Ebbene: nessuna industria vuole aprire pastifici in taluni zone? Ecco che in quelle zone decollerebbe la produzione artigianale, piccole aziende locali che non dovrebbero subire la concorrenza di marchi più celebri, piccole aziende che soprattutto assumerebbero manodopera locale. E' chiaro che a questo principio si applica il principio di sussidiarietà, per cui per quanto riguarda altissimi investimenti tecnologici, ad esempio, il vincolo andrebbe trasposto agli spazi continentali, avendo sempre in vista criteri perequativi.
    Questo, a mio avviso, sarebbe un modello economico sano, equo e lontano da quelle nefandezze cui dobbiamo assistere oggi e che ci fanno gridare al protezionismo! Ebbene, il protezionismo è un principio doveroso, in barba a tutti coloro che tradiscono la funzione sociale dei capitali e danno vita a nuove forme di colonizzazione destinate a ritorcersi contro i nostri popoli!

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Thumbs up Ottimo ZENA!!!

    Originally posted by ZENA
    In effetti o si è comunitari o si è liberal. Non basta sostenere le virtù delle piccole unità di vita collettiva per trovare punti di convergenza, se le unità collettive vengono poi continuamente sottoposte a critica onde fare emergere il singolo, l'individuo, l'atomo sociale libero di rescindere ogni legame con l'origine, di trascendere i valori condivisi, di perseguire idee anti-sociali, di disporre illimitatamente dei propri beni senza alcun limite politico, etnico, giuridico. Che sia necessario superare una concezione giacobina dello stato è chiaro, ma che non si debba scadere nel libero mercato tout-court è ancor più evidente, a meno che qualcuno non reputi l'identità una merce. Del resto, chi difende la globalizzazione non può che riconoscere la bontà dei processi di integrazione in quanto pre-condizioni dell'economia odierna, e anche se critica eventuali poteri politici sovra-nazionali è ben disposto a difendere i poteri economici o comunque a non rigettare i metodi finanziari, strategici e culturali attraverso cui costoro generano profitto.
    Difendere il tessuto etnico e culturale significa condannare il liberismo e regolamentare il mercato, creando un sistema misto dove i settori strategici vengano gestiti pubblicamente e sussidiariamente e dove il profitto privato non sia dissociato dal profitto sociale. Ad esempio, all'interno di una nazione i capitali che volessero ottenere profitto dalla distribuzione di beni di largo consumo dovrebbero avere il vincolo della produzione in loco di quegli stessi beni, mentre chi volesse produrre altrove per poi importare, distribuire e guadagnare, quantomeno dovrebbe essere soggetto a forti dazi e quindi forte tassazione. Addirittura si possono identificare merci di consumo tanto largo che il vincolo produttivo dovrebbe essere cantonale. Attraverso questo sistema è chiaro che la ricchezza si distribuirebbe con positive conseguenze sul tessuto sociale e con reali prospettive di crescita per aree tutt'ora soggette a emigrazione verso aree metropolitane, aree costrette a consumare beni prodotti altrove perchè nessuno trova conveniente creare in quei luoghi poli industriali. Ebbene: nessuna industria vuole aprire pastifici in taluni zone? Ecco che in quelle zone decollerebbe la produzione artigianale, piccole aziende locali che non dovrebbero subire la concorrenza di marchi più celebri, piccole aziende che soprattutto assumerebbero manodopera locale. E' chiaro che a questo principio si applica il principio di sussidiarietà, per cui per quanto riguarda altissimi investimenti tecnologici, ad esempio, il vincolo andrebbe trasposto agli spazi continentali, avendo sempre in vista criteri perequativi.
    Questo, a mio avviso, sarebbe un modello economico sano, equo e lontano da quelle nefandezze cui dobbiamo assistere oggi e che ci fanno gridare al protezionismo! Ebbene, il protezionismo è un principio doveroso, in barba a tutti coloro che tradiscono la funzione sociale dei capitali e danno vita a nuove forme di colonizzazione destinate a ritorcersi contro i nostri popoli!
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 
Pagina 1 di 5 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Bossi e Lega Nord Contro Berluskaz E Cdl
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 20-02-06, 11:27
  2. Velenosi attacchi di gay e massoni contro Bossi e la Lega Nord!
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 24
    Ultimo Messaggio: 04-08-05, 17:27
  3. Il complotto dei libertari falsipadanisti contro la Lega Nord
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 10
    Ultimo Messaggio: 08-05-05, 12:28
  4. Risposte: 12
    Ultimo Messaggio: 17-04-05, 12:23
  5. Mingardi contro Bossi e la Lega Nord
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 02-11-02, 01:06

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito