Spinto da una discussione dipanatasi su di un altro forum, ho ritento opportuno aprire qui un 'thread' che tratti l'argomento dell'astinenza volontaria dai cibi animali nelle tradizioni spirituali. Avrò premura di aggiornare il tutto con una certa regolarità.
Inizio col postare qualcosa trovato in rete relativamente alle tradizioni spirituali vegetariane dell'India. Ma cercherò di postare anche materiale relativo alla tradizione classica, al pitagoreismo e all'orfismo, al cristianesimo delle orgini, all'ebraismo, al nazirismo, alle culture animiste, al jainismo e generalmente alle tante manifestazioni dello spirito che hanno trattato la questione cruciale dell'astinenza dal sangue.
Da: http://www.veganitalia.com/article.php?sid=149
Il ruolo degli animali nel pensiero induista
Gli esseri viventi, in qualsiasi corpo materiale si trovino, sono tutti di origine spirituale. Cadono in questo mondo fenomenico a causa dei loro desideri perversi e, secondo la natura di questi desideri, assumono diversi tipi di corpi.
I Veda dicono che ci sono 8.400.000 diverse classificazioni di "involucri" materiali, creati appositamente per soddisfare tutti i desideri materiali immaginabili. I corpi animali sono tra questi. All'interno c'è una scintilla di energia personale spirituale, che è l'individuo eterno. Dopo aver trascorso un certo periodo di tempo in quel corpo, quando questo per l'azione del Tempo (kala) diventa inutilizzabile, l'anima lo abbandona e ne assume un altro. Infatti l'anima spirituale è eterna, e la morte è un fenomeno che non lo riguarda. La morte è il momento in cui l'anima lascia un corpo per assumerne un altro.
Il "pensiero induista" sostiene l'esistenza dell'anima. Dunque gli animali hanno pari dignità rispetto alla vita di qualsiasi altra forma vivente. Gli animali sono sempre stati rispettati da tutte le scuole spiritualistiche indiane. L'uccisione di animali e il consumo di carne è una barbarie, inutile e anzi dannosa. Uccidere un uomo o uccidere un animale è lo stesso. Sempre di violenza inutile si tratta.
Gli animali sono esseri che hanno vita, che deve sempre essere rispettata. Questa è la visione filosofica delle scuole indiane.
[da Isvara.it]
Da: http://www.sfairos.it/parama2.htm#LA...NE%20BUDDHISTA
Vegetarianesimo e spiritualità
di Parama Karuna
- Il sanatana dharma
- La tradizione induista
- La tradizione buddhista
- La tradizione giainista
- La tradizione ebraica
- La tradizione cristiana
- La tradizione islamica
Tutte le religioni del mondo si basano sui principi universali di compassione, bontà, austerità, sincerità, pulizia, rettitudine, armonia e amore. Non c'è dunque da stupirsi se all'interno delle diverse tradizioni religiose esistono così tanti riferimenti incoraggianti al vegetarianesimo come scelta morale di vita.
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IL SANATANA DHARMA
In lingua sanscrita, sanatana dharma significa "l'eterna qualità inerente" e indica la natura permanente dell'essere, la sua tendenza spontanea e vera, e il suo dovere autentico. Il concetto di sanatana dharma si contrappone dunque al concetto di gruppo religioso, cioè dharma materiale e limitato, che può essere modificato per molti motivi (conversione, perdita di fede, eccetera). Nella Bhagavad gita, il testo sanscrito che espone la conoscenza del sanatana dharma, Krishna (il Signore Supremo) dice: sarva dharman parityajya mam ekam saranam vraja, aham tvam sarva papebhyo moksayisyami mah sucah, "Abbandona ogni genere di religiosità materiale e affidati completamente solo a Me; non temere, Io ti libererò da ogni male." E' quindi inesatto identificare il sanatana dharma, la naturale relazione di amore e servizio dell'anima individuale per il Signore Supremo, con qualche particolare religione o tradizione sociale o filosofica -- dharma materiali e temporanei, limitati al corpo materiale o all'appartenenza a un gruppo ben definito.
Tutte le religioni della storia, comprese quelle più diffuse ai nostri giorni, costituiscono una specie di "traduzione" di questo eterno e trascendentale sanatana dharma in un linguaggio specifico destinato a un gruppo particolare di persone distinto per livello di evoluzione, cultura, luogo e tempo; ogni religione si basa sui quattro principi fondamentali di austerità, compassione, pulizia e sincerità e ha lo scopo di collegare l'essere individuale con il Tutto Supremo, che deve essere servito con amore e dedizione.
La tradizione del sanatana dharma è stata trasmessa ininterrottamente da una catena di maestri spirituali che hanno predicato gli insegnamenti esposti così chiaramente da Sri Krishna nella Bhagavad gita. Per saperne di più invitiamo i nostri lettori a consultare la Bhagavad gita nella traduzione in italiano.
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, l'acharya fondatore dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna e grande maestro in questa catena di successione disciplica del sanatana dharma, era vegetariano dalla nascita, essendo nato e cresciuto in una famiglia di puri devoti del Signore, anzi, mangiava soltanto il cibo offerto al Signore Supremo, Sri Krishna. In effetti per diventare puri devoti del Signore, il semplice fatto di astenersi dal mangiare carne non è sufficiente. Bisogna seguire le istruzioni di Krishna nella Bhagavad-gita: "Tutto ciò che fai, mangi, sacrifichi e dai in carità, offrilo a Me. Se qualcuno Mi offre con amore e devozione un frutto, una foglia, un fiore o dell'acqua, Io accetto la sua offerta con piacere." Srila Prabhupada spiega nel commento a questo verso che Krishna non accetterà mai un'offerta di cibo non vegetariano.
Dati i limiti di spazio di questo libretto, rimandiamo il lettore interessato a consultare in questa stessa collana gli altri libretti "Il karma degli alimenti", con la spiegazione del meccanismo del karma e della reincarnazione e del collegamento tra modo di mangiare e risultati karmici, "Perché vegetariani", con la spiegazione delle motivazioni igieniche, mediche, ambientali, economiche e sociali della scelta vegetariana, e "Oltre il vegetarianesimo", con una raccolta di citazioni tratte dai testi fondamentali del sanatana dharma e una trattazione di alcuni punti di particolare interesse per gli spiritualisti, come: yoga e alimentazione, il cibo spirituale, come si prepara e si offre il cibo al Signore.
Ricorderemo qui soltanto brevemente i principali problemi di salute causati dal consumo di sostanze non vegetariane:
1) I batteri amici della normale flora intestinale, invece di agire come fermenti, provocano la putrefazione del bolo alimentare che è già in fase di decomposizione; ciò comporta l'infiltrazione di sostanze tossiche nei vasi sanguigni; ad esse si aggiungono le sostanze tossiche e i batteri estranei provenienti dalla decomposizione stessa dei tessuti, non eliminati sufficientemente con la cottura perché la carne è un buon isolante termico. Per eliminare queste tossine l'organismo dovrà spendere una maggiore quantità di energia, tolta a quella destinata ad alimentare altre funzioni vitali, tra cui l'attività del cervello.
2) La sintesi della vitamina B12 risulta ostacolata, con conseguente rischio di anemia; il fabbisogno di calcio aumenta, con conseguente rischio di decalcificazione (anche dentale) e osteoporosi.
3) Le tossine di origine animale hanno la tendenza ad impedire il metabolismo dei carboidrati, di qui il pericolo di diabete; l'eccesso di colesterolo animale e grassi saturi aumenta il rischio di arteriosclerosi e malattie cardiache.
4) Le sostanze non assimilabili prodotte durante la digestione della carne e le sostanze in putrefazione non espulse abbastanza velocemente dall'intestino e possono accumularsi e causare tumori anche maligni; la mancanza di fibre alimentari contenute nella carne provoca stitichezza e aumenta le probabilità di intossicazione, colite, diverticolite, infezioni intestinali e cancro.
5) I rifiuti provenienti dai vasi sanguigni dell'animale ucciso, soprattutto tracce di composti chimici iniettati precedentemente nell'animale sotto forma di antibiotici, vaccini, medicinali, le tracce di metalli pesanti, pesticidi e altri prodotti inquinanti accumulati nell'organismo dell'animale attraverso i mangimi, l'acqua e l'esposizione all'ambiente inquinato, oltre ai coloranti e conservanti aggiunti alla carne, entrano nell'organismo di chi mangia la carne e lo inquinano. Tutte queste sostanze sono accumulate dall'organismo animale e umano, specialmente nel fegato, nei reni e nelle cellule di grasso.
LA TRADIZIONE INDUISTA
Il Padma Purana (1.31.27) afferma: ahimsa paramo dharmo, "La non violenza è il più alto dovere." La dottrina dell'ahimsa, "non portare danno a nessun essere senziente" è stata esposta originariamente negli antichi libri sacri dell'India, i Veda, compilati migliaia di anni fa. Un altro concetto basilare della conoscenza vedica è riassunto negli aforismi aham brahmasmi ("io sono spirito, anima spirituale, e non il corpo materiale"), e tat tvam asi ("anche tu sei parte di quello stesso spirito universale e divino").
La tradizione vedica accetta ogni essere vivente come un'anima spirituale individuale e quindi sostiene che la non violenza costituisce la più alta forma di religione. Ogni anima nel mondo materiale sta compiendo un viaggio di evoluzione per giungere alla liberazione finale (moksha), perciò ostacolare tale evoluzione uccidendo un altro essere per un personale profitto personale è un grave peccato.
La Manu smriti (5.48-49), uno dei testi più antichi, afferma: "Non è possibile procurarsi la carne senza uccidere un essere vivente, e poiché l'uccisione di esseri viventi è contraria ai principi dell'ahimsa, bisogna asternersi dal consumare carne. Avendo ben considerato qual è l'origine dei cibi carnei e la crudeltà del macellare gli esseri incarnati, l'uomo deve astenersi completamente dal consumo di carne," e ancora (6.60): "Chi non uccide alcun essere vivente diventa degno della liberazione."
La Manu smriti suggerisce dei palliativi per soddisfare la propria golosità senza nuocere agli animali: "Se una persona ha un forte desiderio di mangiare carne, può modellare un animale fatto con farina o burro, ma non deve mai attentare alla vita di un essere vivente" (5.37.174)
I quattro Veda originali sono molto espliciti sul consumo di alimenti non vegetariani: "Chi persiste nel mangiare carne umana, carne di cavallo, di mucca o di altri animali nonostante si sia cercato di dissuaderlo con altri mezzi, deve essere ucciso" (Rig Veda, 10.87.16), "Non dovete usare il corpo che vi è stato dato da Dio per uccidere le creature di Dio, siano esse umane, animali o altro" (Yajur Veda, 12.32), "Quelle anime nobili che praticano la meditazione e altre discipline yoga, che sono sempre attente e benevole verso tutti gli esseri, che proteggono tutti gli animali, sono i veri spiritualisti" (Atharva Veda, 19.48.5).
Il significato del termine ahimsa è definito negli Yoga Sutra di Patanjali (2.30): "Ahimsa è non violenza, cioè non avere nessun sentimento negativo verso qualsiasi essere vivente, nessun desiderio di nuocere in nessun modo, in nessun momento. Questo è lo scopo che gli aspiranti allo yoga devono raggiungere."
I Veda affermano che il consumo di carne è un crimine, in cui ugualmente colpevoli sono coloro che permettono l'uccisione di animali, maneggiano gli animali stessi, acquistano, vendono, cucinano o servono la carne (Mahabharata, An. 115.40).
Anche nella tradizione induista c'è però spazio per aiutare la graduale evoluzione delle persone più degradate, che non riescono a fare a meno di mangiare carne. In alcune parti delle scritture vediche ci sono descrizioni di rituali specifici di sacrifici animali; era ammissibile soltanto sacrificare una capra una volta al mese, nella notte di luna nuova, davanti alla Divinità di madre Kali; il celebrante, prima di sacrificare l'animale, doveva pronunciare delle preghiere specifiche per diventare consapevole della gravità del suo atto, e la formula "mamsa", termine che nelle lingue indiane indica ancora oggi la carne animale. Questa formula sanscrita è composta da due pronomi, mam ("io") e sah ("lui" o "lei"); il significato è: "Ora io uccido questo animale, e accetto di essere ucciso da lui nel futuro per pagare il mio debito", come illustra il verso originale, mamsa sa bhakshayitamutra yasya mamsam ihadmy aham, etan mamsaya mamsatvam pravadanti manisinaha. Secondo il vocabolario sanscrito, il termine pasu-ghna ("uno che uccide il corpo") si può riferire sia a chi mangia carne che a chi commette assassinio o suicidio.
Le Scritture vediche e le Scritture specifiche del sanatana dharma, come la Bhagavad gita e il Bhagavata Purana (Srimad Bhagatavam) contengono moltissime istruzioni molto chiare sull'importanza del vegetarianesimo; consigliamo dunque al lettore di esaminarle leggendo il libretto "Oltre il vegetarianesimo".
LA TRADIZIONE BUDDHISTA
Le scritture vediche hanno profetizzato l'avvento di Buddha, definendolo un'incarnazione divina: tatah kalau sampravritte sammohaya sura-dvisam, buddho namnanjana-sutah kikatesu bhavisyati, "All'inizio dell'età di Kali, il Signore apparirà nella provincia di Gaya come Buddha, figlio di Anjana, per confondere gli esseri demoniaci che sono sempre invidiosi dei devoti di Dio" (Srimad Bhagavatam, 1.3.24). Nel XII secolo, il poeta Jayadeva Goswami, famoso maestro spirituale e studioso dei Veda, scriveva: nindasi yajna-vidher ahaha sruti-jatam, sadaya hridaya darsita-pasu-ghatam, kesava-dhrita buddha-sarira, jaya jagadisa hare, "Tutte le glorie al Signore Supremo! Mosso da profonda compassione alla vista dell'uccisione di animali compiuta in nome dei sacrifici vedici, a causa di una errata interpretazione delle scritture, Tu sei apparso nella forma di Buddha, l'Illuminato."
Il buddhismo moderno è costituito da una serie di scuole molto diverse, sviluppate dai seguaci di Siddhartha Gautama (563-483) applicando gli insegnamenti fondamentali del Buddha ("l'illuminato) a diversi contesti culturali e religiosi. Abbiamo così forme di buddhismo diverse come il Lamaismo (vajrayana) cioè il buddhismo tibetano, il buddhismo Zen, il buddhismo hinayana (che considera il Buddha come un grande maestro), il buddhismo mahayana (che adora il Buddha al livello di una divinità) e così via. I due pilastri fondamentali dell'insegnamento del Buddha sono però presenti in tutte le diverse scuole: maha-prajna (grande saggezza) e maha-karuna (grande compassione).
Nel Mahaparinirvana Sutra è detto: "Mangiare carne distrugge il seme della grande compassione."
Il buddhismo cominciò a diffondersi nel mondo grazie all'opera missionaria dell'imperatore indiano Ashoka (268-223 a.C.), che sconvolto dalla terribile battaglia di Dhauli, nell'antica Kalinga (nei pressi di Bhubaneswar, Orissa, India), decise di abbracciare la dottrina della non violenza predicata dal Buddha. Ashoka emanò dei famosi editti per proibire l'uccisione di animali nel suo impero.
La tradizione Mahayana, sostenuta anche da molti studiosi del sanatana dharma, offre parecchi testi e citazioni del Buddha a sostegno del vegetarianesimo, come il Lankavatara, il Surangama e il Brahmajala. Nel Lankavatara leggiamo: "Per mantenere la sua purezza, l'anima illuminata deve astenersi dal mangiare carne, nata dallo sperma e dal sangue. Chi segue la disciplina per raggiungere la compassione deve astenersi dal mangiare carne per non causare terrore agli altri esseri viventi. Non è ammissibile mangiare carne di animali uccisi da qualcun altro o uccisi per altri motivi. Il consumo di carne, in qualsiasi forma, è proibito una volta per tutte, senza eccezioni. Non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetto ora e non lo permetterò mai."
Il Surangama Sutra afferma: "La ragione per praticare la meditazione e cercare la perfezione mistica è quella di sfuggire alle sofferenze della vita. Dovremmo dunque infliggere tali sofferenze ad altri? Non riuscirete a sfuggire ai legami della vita materiale finché non avrete eliminato completamente ogni violenza dai vostri pensieri, tanto da inorridire all'idea della brutalità e dell'uccisione."
LA TRADIZIONE GIAINISTA
I giainisti sono probabilmente i vegetariani più stretti e coscienziosi dell'area culturale indiana; seguaci di una catena di maestri (tirthankara) che risale a Rishabha, i giainisti ebbero una grande diffusione a cominciare dai tempi di Mahavira, coetaneo del Buddha. Gli insegnamenti di Mahavira sono molto simili a quelli di Buddha, ma più radicali. Il termine "giainista" deriva da jina, conquistatore: lo scopo della vita spirituale è per loro quello di vincere la propria natura inferiore e purificarsi fino a raggiungere la perfezione. Per ottenere questo scopo, il primo e più importante precetto è quello della non violenza (Ahimsa), che definiscono "fratellanza universale": i giainisti si astengono persino dal lavorare la terra, fabbricare la seta e intraprendere attività commerciali di preparazione del cibo, sempre per evitare di danneggiare gli insetti, indossano spesso una garza davanti alla bocca, filtrano sempre accuratamente l'acqua, non mangiano radici o cibi avanzati, non mangiano dopo il tramonto per evitare che insetti alati attirati dall'illuminazione finiscano nel piatto e spesso vanno in giro con uno scopino speciale per allontanare eventuali formiche dal loro cammino prima di calpestarle inconsapevolmente. I monaci giainisti non indossano mai scarpe per evitare di usare cuoio e pelle. Fu un monaco giainista, Hiravijaya Suri, che convinse l'imperatore musulmano Akbar (1556-1605) a proibire l'uccisione di animali in certi giorni; Akbar stesso finì con il rinunciare alla caccia e diventare fondamentalmente vegetariano.
za del ventesimo secolo, Mohan Das Karamchand Gandhi (il Mahatma) era rigidamente vegetariano. Essendo i suoi genitori fedeli giainisti, non aveva mai mangiato carne, pesce o uova, ma sotto il governo britannico, quando gli antichi principi della cultura indiana venivano derisi come arretrati e incivili, Gandhi si lasciò convincere dai compagni di scuola ad assaggiare la carne, perché si diceva che ciò "avrebbe accresciuto la sua forza e il suo coraggio." L'esperienza fu per lui terribile, e lo convinse definitivamente della validità della scelta vegetariana: "Bisogna correggere la falsa credenza che la dieta vegetale ci renda deboli, passivi e abulici. Io davvero non credo che la carne sia assolutamente indispensabile, per nessun motivo." Gandhi scrisse cinque libri sul vegetarianesimo; in uno di essi, "Moral Basis of Vegetarianism", afferma: "Sono convinto che la carne non sia alimento adatto alla nostra specie, il nostro errore è di imitare gli animali inferiori, perché noi siamo superiori." Cosciente che i motivi morali costituiscono una spinta più forte di quelli esclusivamente igienici, scrisse: "Sento che il nostro progresso spirituale ci porterà inevitabilmente a smettere di uccidere gli altri animali per soddisfare esigenze materiali." Un'altra citazione famosa di Gandhi afferma: "La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono misurare dal modo in cui sono trattati i suoi animali."
LA TRADIZIONE EBRAICA
Nella Genesi (1:29) Dio dice: "Guarda, Io ti ho dato ogni erba con il suo seme, e su tutta la terra ogni albero con il suo frutto, che contiene il seme di ogni albero: questo sarà il tuo cibo." All'inizio della creazione, secondo quello che afferma la Bibbia, sembra che neppure gli animali si cibassero di carne (1:30): "E a ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo, a ogni essere che striscia sul suolo, dovunque ci sia una forma di vita, a tutti Io ho dato ogni erba per nutrirsi, e così sia." Sempre nella Genesi (9:4) troviamo un comandamento specifico contro il consumo di carne: "Ma non mangerai carne con la sua vita dentro, con il suo sangue... E sicuramente il sangue della tua vita richiederò: lo richiederò per mano di ogni bestia." Negli ultimi libri della Bibbia, anche i profeti condannano l'uso della carne. Isaia (1:5) afferma: "Dice il Signore: Mi avete sacrificato un gran numero di ovini e di bovini, ma a me non dà piacere il sangue dei manzi, degli agnelli o dei capretti; quando voi alzate le mani, io distolgo gli occhi da voi e quando pregate non vi ascolto, perché le vostre mani sono sporche di sangue". Secondo Isaia (66:3-4) è particolarmente grave uccidere le mucche e gli altri animali miti e generosi: "Colui che uccide un bue pecca come chi uccide un uomo, chi sacrifica un agnello è un assassino. Ho parlato, ma non mi hanno dato ascolto, hanno fatto ciò che è male ai miei occhi e hanno preferito ciò che mi dispiace." "Io vi destino alla spada, poiché avete preferito ciò che mi dispiace." (Isaia 61.12, 66.3) "Perché io amo e voglio la pietà e non i sacrifici, e la conoscenza di Dio anziché gli olocausti" (Osea 6.6)
"Io vi ho condotto in un paese che è un frutteto perché ne mangiaste i frutti e i buoni prodotti, ma quando voi vi siete entrati avete contaminato il mio paese e avete fatto della mia eredità un abominio. I depositari della legge non mi hanno conosciuto." (Geremia 2.7-8) "Per la malvagità degli abitanti, le bestie e gli uccelli sono sterminati." (Geremia, 12.4) "E farò mangiare la carne dei loro figlioli e la carne delle loro figliole e mangeranno la carne gli uni degli altri." (Geremia 19.9) "Si converta ciascuno di voi dalla sua via e dalla malvagità delle sue azioni. Non mi provocate con l'opera delle vostre mani." (Geremia, 25.5-6) "Fabbricate delle case e abitatele, piantate dei giardini e mangiatene i frutti, cercate il bene e non il male e pregate l'Eterno, abbiate pensieri di pace e non di male. Mi cercherete e mi troverete." (Geremia, 29.5, 11, 13). "Non essere crudele in alcun modo verso gli animali, perché soltanto gli empi lo sono" (Esodo, 23.12), "In verità io non parlai mai, né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto" (Geremia 7.22), "Nel giorno di sabato non farai alcun lavoro, né tu né i tuoi figli, né i tuoi schiavi né alcuno dei tuoi animali" (Deuteronomio, 5.13-14), "Il giusto si prende cura dei suoi animali, ma il cuore del malvagio non ha compassione" (Proverbi, 12.10), "Ecco gli animali che io ho creato al pari di te mangiano l'erba come il bue" (Giobbe 40.15, 19), "Sai cosa odia il Signore... mani che versano sangue innocente" (Proverbi, 6.16, 17), "Non essere tra quelli che si inebriano di vino né tra coloro che sono ghiotti di carne" (Proverbi 23.20), "La misericordia dell'uomo riguarda il prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente" (Sir. 18.12), "Mi glorificheranno gli animali selvatici, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto" (Isaia, 43.20), "In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo" (Osea 2.20), "Io stabilisco la mia alleanza con voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, animali domestici e selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca" (Genesi, 9.9, 16) Isaia profetizza un tempo benedetto, l'era messianica, in cui "il leone mangerà fieno accanto al bue e non ci sarà violenza o danno su tutto il mio monte santo." (11.8)
La tradizione racconta con quale criterio il Signore scelse Mosé per guidare il suo popolo. Un giorno, mentre Mosé stava conducendo al pascolo il gregge di Jethro durante i primi anni dopo la sua fuga dall'Egitto, un capretto corse via e si allontanò dagli altri animali. Mosé lo inseguì e vide che era scappato per andare a bere ad un'oasi lontana. Preoccupato che il capretto fosse stanco, se lo mise sulle spalle per tornare al gregge. Il Signore disse: "Tu sei compassionevole nel condurre i greggi che appartengono all'uomo; nello stesso modo io ti dico che tu diventerai il pastore del mio gregge, Israele." (Esodo, 2.2)
Nello stesso modo Dio scelse Davide come re di Israele perché si prendeva amorevolmente cura del suo gregge, favorendo gli animali più giovani. Rebecca fu giudicata adatta come moglie di Isacco proprio per la gentilezza che aveva mostrato verso gli animali offrendo dell'acqua ai cammelli assetati (Genesi, 24.11-20). Il patriarca Giacobbe scelse di viaggiare alla stessa velocità dei suoi greggi per potersene prendere cura senza spingerli in una marcia faticosa (Genesi, 33.12-14), e Noè si prendeva cura amorevolmente di tutti gli animali sull'arca, tanto da non poter prender sonno finché tutti non erano stati nutriti e accuditi.
Nel libro di Daniele, gli animali vengono invitati a lodare il proprio Creatore (Daniele 3.52-82). Talvolta il Signore si serve degli animali nei suoi piani di salvezza: nel caso dell'asina di Balaam, del pesce di Giona, dei corvi di Elia e via dicendo. Altre volte gli animali vengono presentati come esempi di comportamento: "Va' a vedere la formica, pigro, osserva i suoi costumi e diventa saggio" (Proverbi, 6.6). La Bibbia (Genesi, 1.21, 24) usa lo stesso termine nefesh chaya (anima vivente) per indicare sia gli animali che gli esseri umani, e afferma che "Il Signore è buono con tutti, e la sua gentilezza e la compassione sono su tutte le sue creature" (Salmi, 145.9).
"Il destino dei figli degli uomini è lo stesso di quello degli animali, perché sono destinati tutti alla stessa fine, poiché gli uni muoiono come gli altri. Sì, tutti hanno uno stesso respiro, uomini e animali. L'uomo non è dunque superiore all'animale, perché ogni corpo è vanità." (Ecclesiaste, 3.19)
Il Levitico afferma: "Questa è una legge perpetua per tutte le vostre generazioni, e in tutti i luoghi dove abiterete: non mangerete né grasso animale né sangue. Parla ai figli di Israele e di' loro: Non mangerete alcun grasso, né di bue, né di pecora, né di capra. Non mangerete affatto alcun sangue, né di uccelli, né di quadrupedi, in tutti i luoghi dove abiterete. Chiunque mangerà sangue di qualunque specie sarà sterminato di fra il suo popolo." (3.17, 7.23, 26, 27).
Il consumo di carne è sempre stato considerato dalla Bibbia e dalla tradizione ebraica come un peccato di gola. Quando gli israeliti erano vicino al Mishcon, il santuario, era loro proibito consumare carne (Orlah 2, Misnah 17). La legge ebraica è molto esplicita: secondo la legge della Torah è proibito far soffrire qualsiasi creatura viventi, anzi, è doveroso alleviare il dolore di qualsiasi creatura, anche se non ha padrone o se appartiene a un Gentile. E' proibito legare le zampe di un animale o di un uccello in modo da causare dolore, e quando un cavallo fa fatica a trascinare il suo carico a causa della pendenza o delle cattive condizioni della strada, bisogna aiutarlo, se un asino non riesce a proseguire sotto il suo carico, bisogna alleviarlo senza indugio (Esodo, 23.5). La caccia è proibita, e gli animali sperduti devono essere curati e riportati al proprietario (Deuteronomio, 22.1)
La Bibbia impone: "Non metterai la museruola al bue quando trebbia il grano" (Deuteronomio, 25.4) "Non aggiogherai il bue e l'asino insieme (cioè un animale più debole insieme a uno più forte" (Deuteronomio, 22.10). Inoltre non bisogna mettersi a mangiare o bere prima di aver provveduto al nutrimento dei propri animali. Secondo Rabbi Eleazer ha-Kapar, nessuno dovrebbe acquistare un animale se non ha la possibilità di nutrirlo adeguatamente. Gli animali devono essere lasciati riposare nel giorno di sabato. Secondo la tradizione ebraica, è uso benedire con un augurio chi indossa abiti nuovi; ma non chi indossa scarpe nuove di cuoio o abiti nuovi fatti di pelle o pelliccia. Un trattato medioevale, Sefer Chasidim, raccomanda: "Siate gentili e compassionevoli verso tutte le creature che il Signore ha creato in questo mondo. Non picchiate e non fate soffrire nessun animale, non tirate sassi a cani e gatti e non uccidete mosche e vespe."
In tutto l'antico testamento -- Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Ruth, Samuele I e II -- sono offerti continui insegnamenti alimentari. I cibi prescritti sono pane, pane azzimo, pane all'olio, verdura, latte e miele, manna, olive, capperi, cetrioli, meloni, lenticchie, aglio, cipolle, porri, erbe di prato, farro, frumento, orzo, avena, miglio, coriandolo, aneto, cumino, cannella, senape, melagrane, fichi, uva, uva secca, carrube, datteri, mandorle, pistacchi, noci, acqua, vino, acqua e aceto, succhi di frutta. La manna è la linfa del frassino, che è bianca e dolce. Non esiste alcuna benedizione (b'racha) da recitare sulla carne o il pesce, come invece è prevista per il pane, i dolci, il vino, la frutta e la verdura. La Bibbia riporta anche la storia di Daniele che, prigioniero in Babilonia, rifiutò di mangiare la carne offertagli dai carcerieri, preferendo nutrirsi di erbe, verdure, lenticchie e acqua; dopo diversi giorni le ottime condizioni di salute di Daniele e degli altri giovani ebrei che avevano condiviso la sua scelta convinse il re di Babilonia della validità dell'alimentazione vegetariana.
Il grande rabbi Hillel, vissuto ai tempi di Gesù, predicava: "Non fate alle altre cose ciò che non vorreste che loro facessero a voi." Molti commentatori della Torah hanno sostenuto il vegetarianesimo prescritto dall'inizio della Genesi (1.29): Rashi (1040-1105), Abraham Ibz Ezra (1092-1167), Maimonides (1135-1214), Nachmanides (1194-1270), Rabbi Joseph Albo (morto nel 1444), Rabbi Samson Raphael Hirsch (1808-1888), Moses Cassuto (1883-1951) e Nechama Leibowitz (nato nel 1905).
In realtà, il permesso temporaneo, dato da Dio agli esseri umani, di mangiare la carne di una ristretta varietà di animali, secondo un rituale ben preciso e complicato inteso a scoraggiarne il consumo, fu accordato soltanto perché gli esseri umani si erano degradati in modo eccessivo, tanto da prendere l'abitudine di mangiare pezzi del corpo di animali ancora vivi e berne il sangue. "E Dio vide che la terra era corrotta" (Genesi, 6.12), "Il Signore amplierà i vostri confini come vi ha promesso, e direte, io mangerò carne, perché il vostro spirito desidera mangiarne. Così potrete mangiare carne e qualsiasi cosa accenda la vostra cupidigia." (Deuteronomio 12.20)
Questa stessa abitudine era molto diffusa tra gli arabi del periodo anteriore a Maometto (il quale diede una proibizione sul consumo di sangue simile a quella della legge ebraica) ed è normale tuttora tra molte popolazioni africane. Infatti, l'uso di mangiare gli animali vivi staccando pezzi di carne e cauterizzando i moncherini, o prelevarne una certa quantità di sangue senza ucciderli, consente di avere carne e sangue freschi per lungo tempo senza troppa difficoltà o fatica. Ovviamente tale pratica non prende in alcuna considerazione la sofferenza, la disperazione e il terrore degli animali.
La tradizione ebraica racconta la storia del Rabbi Yehudi, il Principe, che incontrò un giorno un vitello che veniva trascinato al macello. L'animale, disperato, si rivolse al rabbi per chiedere soccorso, ma questi gli disse: "Non aggrapparti all'orlo della mia veste, perché sei stato creato per questo scopo." Subito dopo, il rabbi fu colpito da un tremendo mal di denti che durò tredici anni, dal quale fu guarito solo dopo che ebbe mostrato compassione a un verme impedendo a sua figlia di schiacciarlo.
Anche nei tempi moderni l'ebraismo ha molti illustri difensori del vegetarianesimo, tra cui Shmuel Yosef Agnon (Premio Nobel per la letteratura), Isaac Bashevis Singer (Premio Nobel per la letteratura), Rabbi Pinchas Peli, Solomon Efraim Lunchiz, Joseph Albo, Melech Ravitch, Rabbi Abraham Isaac Hacohen Kook (il primo rabbino del rinato popolo di Israele), Rabbi Harav David Cohen (il Nazireo), Rabbi Shear Yashuv Cohen, Aaron David Gordon, Rabbi Shlomo Goren, Alter Kacyzne, Franz Kafka, Leftwich, Chaim Zundel Maccoby (Kamenister Maggid), Isaac Leib Peretz, Melech Ravitch, Rabbi David Rosen (primo rabbino d'Irlanda), Rabbi Shlomo Riskin, Rabbi Joseph Rosenfeld, Rabbi Ben-Shemer, Rabbi Everett Gendler, S. Clayman, Jonathan Wolf, Leon Beer, Aviva Cantor, Rabbi Alfred Cohen, Irving Davidson, Jeanne Deutsch, Rabbi Chaim Feuerman, Emilio Fischman, Rabbi Stanley Fogel, Martin Garfinkle, Rabbi Everett Gendler, Dudley Giehl, Sally Gladstein, Rabbi Yaakov Goldberg, Hyman Goldkrantz, Robert Greenberg, Teddy Gross, Joseph Harris, Rabbi Fischel Hochbaum, Roberta Kalechofsky, Mel Kimmel, Zvi Kornblum, Deborah Korngold, dr. Freud Krause, Rabbi David Lazar, Rabbi Joseph Lazarus, Celia Lubianker, Yvette Mandel, Rabbi Jay Marcus, dr. Shoshana Margolin, Arlene McCarthy, Philip Pick, Vivian Pick, Murray Polner, prof. Margery Robinson, Rabbi H. Rose, Stanley Rubens, Rabbi Murray Schaum, Rabbi Gerry Serotta e innumerevoli altri.
LA TRADIZIONE CRISTIANA
Il cristianesimo ha una tradizione vegetariana ben definita, dai primi discepoli (Pietro e Matteo, Giovanni "fratello del Signore", Giacomo "fratello del Signore") a Clemente di Alessandria (150-210), Tertulliano (155-222), San Giovanni Crisostomo (IV secolo), San Basilio e San Benedetto (350 e 530), San Bruno e i suoi figli, San Enda, tutti i vescovi dal 300 al 500, Sant'Alberto e tutti i carmelitani, Santa Teresa d'Avila, i cistercensi trappisti dal mille in poi, i cartusiani, Tatian e i suoi seguaci, gli Aquarians, i Manichei, i Montanisti, gli Ebioniti, gli Apostolici, gli Albigesi, i Bogomili dal tredicesimo al quindicesimo secolo. Più recenti sono i Doukhobor, William Booth fondatore dell'Esercito della Salvezza, gli Avventisti del settimo giorno, i francescani, gli appartenenti all'ordine della Croce, alla Liberal Catholic Church, alla Edenite Society, alla Biogenic Society, alla tradizione Rosacrociana, al Movimento Gnostico Universale. Personaggi di grande rilievo nella cristianità moderna che furono accesi sostenitori del vegetarianesimo sono Ellen G. White (co-fondatrice della Chiesta Avventista del Settimo Giorno), John Wesley (fondatore dei Metodisti), Sylvester Graham (sacerdote Presbiteriano inventore dei cracker Graham), William Metcalfe (pastore della Chiesa cristiana biblica d'Inghilterra).
San Pio V condannò le corride considerandole spettacoli sanguinosi e vergognosi, più degni dei demoni che degli uomini, e Paolo VI non concesse alcuna udienza speciale ai toreri. Giovanni XXIII disse che se per realizzare un suo piano avesse dovuto uccidere una formica non lo avrebbe mai fatto. Anche Giovanni Paolo II ha affermato che l'uomo non deve mai maltrattare o torturare gli animali perché sono creature dotate di capacità di soffrire e di sensibilità; in una lettera dell'11 nov. 1981 scrive "La vostra opera ecologica e zoofila francescana è nobile, preziosa e meritoria, ed io la sosterrò". Nell'enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" (cap 34) afferma, "Non si può fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri viventi o inanimati -- animali, piante, elementi naturali -- come si vuole, a seconda della proprie esigenze economiche... Il dominio accordato dal Creatore all'uomo non è un potere assoluto... Nei confronti della natura visibile siamo sottoposti a leggi non solo biologiche ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire". Nel suo libro "Amore e responsabilità", edizioni Marietti, Torino 1980, si legge "Si esige che la persona umana e ragionevole non distrugga né sperperi le ricchezze naturali e ne usi con moderazione. In particolare, quando si tratta del suo atteggiamento verso gli animali, questi esseri dotati di sensibilità e capaci di soffrire, si esige dall'uomo che non li sottoponga a sevizie e non li torturi fisicamente quando li mette al proprio servizio. Abbiamo doveri morali verso il soggetto costituito da persona, ma li abbiamo anche verso gli esseri viventi capaci di soffrire."
In diverse lettere indirizzate ai francescani, Giovanni Paolo II scrive: "Chi lo ha compreso non può non guardare con riverente riconoscenza alle creature della terra e trattarle con la responsabile attenzione che gli impone un doveroso riguardo verso il Divino Donatore," (27/5/84) "San Francesco sta dinanzi a noi come esempio di inalterabile mitezza e sincero amore nei confronti degli esseri irragionevoli, che fanno parte del Creato. Egli guardava il Creato con gli occhi di chi sa riconoscere in esso l'opera meravigliosa della mano di Dio. La sua voce, il suo sguardo, le sue cure premurose, non solo verso gli uomini ma anche verso gli animali e la natura in genere sono un'eco fedele dell'amore con cui Dio ha pronunciato all'inizio il fiat che li ha fatti esistere. Ad un simile atteggiamento siamo chiamati anche noi. Creati a immagine di Dio, dobbiamo renderlo presente in mezzo alle creature come padroni e custodi intelligenti e nobili della natura e non come sfruttatori e distruttori senza alcun riguardo." (12/3/82). "Mi fa piacere incontrarmi con voi e volentieri esprimo il mio incoraggiamento per l'opera che prestate per la protezione degli animali, nostri fratelli più piccoli come li chiamava il Poverello di Assisi." (11/11/82)
Ricordiamo qui che Francesco d'Assisi scrisse il famoso "Cantico delle Creature", benediva e parlava agli animali (lupi, agnelli, pecore, lepri, conigli, pesci, colombe, rondini, cornacchie, gazze, falchi, tortore, allodole, cicale). Sant'Uberto era stato cacciatore, ma si dedicò completamente alla vita spirituale dopo aver avuto la visione di Cristo in un cervo che stava per uccidere.
Famosi vegetariani cattolici come padre Mariano da Torino, Bruna d'Aguì, Franco Libero Manco, don Mario Canciani, il quarto ordine francescano, e molti altri, stanno conducendo da molti anni una battaglia non violenta per aiutare i fedeli e le autorità ecclesiastiche a diventare consapevoli di questa importante verità.
Molti cristiani sono stati tratti in inganno da alcuni passi del Nuovo Testamento, dove si dice che Cristo mangiò carne o consigliò di mangiare carne. Dopo il Concilio di Nicea (325 d.C.) voluto e controllato da Costantino in cambio dell'apertura del potere politico al clero cristiano, il nuovo Testamento fu alterato dalle autorità ecclesiastiche di allora con lo scopo di stabilire la dottrina "ortodossa" ed eliminare la reincarnazione e il vegetarianesimo come pilastri della fede cristiana. I primi cristiani (i cristiani delle origini) erano infatti strettamente vegetariani: lo dimostrano le cronache del tempo. Nel 177, una donna di nome Biblis protestava contro le accuse rivolte ai cristiani (alcuni sostenevano che mangiavano i bambini) dicendo: "Questa gente non può consumare nemmeno il sangue di animali irrazionali, come potrebbe mangiare bambini?" Nel 1947 furono ritrovati i famosi Rotoli del Mar Morto, risalenti ai primi secoli dell'era cristiana, che testimoniano l'entità delle manipolazioni successive sui testi sacri originari. Un altro importante reperto è un manoscritto esseno ritrovato in un monastero buddhista tibetano, dove era stato nascosto per preservarlo dai corruttori. Questi documenti archeologici sono stati studiati da Martin Larson, Edmond B. Szekely, Millar Burrows, G.J. Ousley, John M. Allero e Frank J. Muccie, e sono stati definiti dalle gerarchie ecclesiastiche come "vangeli apocrifi".
Studi accurati sugli antichi manoscritti originali dei Vangeli, scritti in greco, hanno rivelato che le parole tradotte come carne sono in realtà "trophe", "phago" e "brome", che significano semplicemente "cibo" o "atto del mangiare" in senso lato. Ad esempio, in alcune edizioni del Vangelo di San Luca (8.55) si legge che Gesù resuscitò una donna dalla morte e "ordinò di darle della carne". La parola greca originaria tradotta con "carne" è in realtà phago, che significa semplicemente "da mangiare". Quindi Gesù ordinò semplicemente che alla donna resuscitata fosse dato del cibo. La parola greca usata per indicare la carne è "kreas", che non compare mai nei Vangeli in riferimento a Cristo. Le parole greche usate dai vangeli sono broma (cibo), brosimos (ciò che può essere mangiato), brosis (nutrimento o atto di mangiare), prosphagion (qualcosa da mangiare), trophe (nutrimento), phago (mangiare).
Per quanto riguarda il pesce, è interessante sapere che fin dai tempi dei Babilonesi, nella zona della Palestina era molto popolare un alimento preparato con delle alghe chiamate "pianta pesce". Queste alghe venivano fatte seccare, polverizzate in un mortaio e impastate per farne una specie di pane. Ai tempi di Gesù costituivano un cibo molto diffuso e apprezzato e ancora oggi viene raccomandato ai fedeli musulmani.
Neanche nel nuovo Testamento viene dunque consigliato di mangiare carne. Questo d'altronde coincide con la famosa profezia di Isaia sull'avvento di Gesù: "Una vergine concepirà e darà alla luce un figlio, e il suo nome sarà Emanuele ("Dio è con noi"). Burro e miele saranno il suo cibo, perché saprà rifiutare il male e scegliere il bene." Matteo (9.13 e 12.7) riporta due volte il comando di Gesù, già affermato dal profeta Osea: "Voglio misericordia e non sacrifici."
San Giovanni Battista, che faceva austerità nel deserto, mangiava carrube e miele. Alcune traduzioni de nuovo Testamento riportano l'errata dizione "locuste" a causa di una svista (le carrube sono chiamate anche "fagioli della locusta" perché molto apprezzate dagli insetti).
E' senz'altro più facile mangiare carrube, visto che nelle zone aride gli alberi di carrube crescono forti e rigogliosi, spesso spontanei e sono molto longevi, e le loro bacche sono facilmente reperibili, tanto che ancora oggi sono usate come mangime per i cavalli, pur essendo molto nutrienti. Il carrubo nell'antichità fu venerato nel mondo islamico e nella chiesa primitiva. In alcune zone d'Italia, le carrube sono chiamate "pane di San Giovanni". Alcuni commentatori della Bibbia sono dell'opinione che il "miele selvatico" mangiato da Giovanni sia stato lo sciroppo che si ottiene spremendo i frutti molto maturi del carrubo, che ha sapore di miele. Le locuste sono invece un po' più difficili da acchiappare, e soprattutto non sono mai state considerate un cibo dalla cultura ebraica, non essendo elencate tra gli animali "commestibili" nella Bibbia (Levitico), che è estremamente precisa su queste cose. Venticinque anni dopo la predicazione di Giovanni Battista, Flavio Giuseppe rimase per tre anni presso un solitario di nome Banno, che viveva nel deserto "con vestito ricavato dagli alberi e nutrendosi di cibo cresciuto spontaneamente".
Un gruppo di religiosi ebraici, gli Esseni, menzionati da Flavio Giuseppe (Guerra Giud. II, 119-161), Filone, Plinio, Epifanio e altri, erano strettamente vegetariani e non celebravano sacrifici animali, erano chiamati "meditativi", "terapeuti", "silenziosi". Da molti episodi risulta chiaro che Gesù e sua madre Maria appartenevano al gruppo degli Esseni. Gesù, in particolare, aveva fatto voto di Nazireato, che comporta l'astensione da bevande alcoliche e cibi non vegetariani, oltre all'uso di non tagliarsi mai né capelli né barba e di indossare abiti senza cuciture. Il vino bevuto dagli Esseni era una specie di mosto bollito o succo d'uva dolce. Il Vangelo Esseno della Pace afferma: "La carne dell'animale ucciso diventerà la sua tomba nel suo stesso corpo, perché in verità vi dico, chi uccide, uccide sé stesso, e chi mangia la carne di animali uccisi mangia il corpo della morte."
San Pietro, in una delle sue omelie, tuonava: "Il consumo innaturale di carne contamina quanto l'adorazione dei demoni che fanno i pagani, con i suoi sacrifici e i suoi festini impuri, che vedono gli uomini compagni di banchetto dei diavoli." San Tommaso (l'apostolo che andò a predicare in India, non Tommaso d'Aquino!) era anch'egli vegetariano.
Clemente di Alessandria, un padre della Chiesa, cita l'esempio dell'apostolo Matteo che "si cibava di semi, noci e vegetali, senza mangiare carne" e commenta: "Non vi è forse in una temperata semplicità una completa varietà salutare di cibi? Vegetali, radici, olive, erbe, latte, formaggio, frutta e noci. Non dobbiamo trasformare il nostro corpo in un cimitero di animali."
San Gerolamo, un altro padre dell'antica chiesa cristiana, che autorizzò la versione latina della Bibbia tuttora in uso, scrisse: "Cucinare vegetali, frutta e legumi è facile ed economico" e suggeriva questa dieta a chi voleva diventare saggio.
San Giovanni Cristostomo considerava il consumo di carne innaturale e crudele da parte dei Cristiani: "Ci comportiamo come lupi, come leopardi... anzi peggio di loro, perché la natura ha previsto che essi si nutrissero in quel modo, ma noi, ai quali Dio ha dato la parola e il senso della giustizia, siamo diventati peggio di belve feroci. Noi capi della cristianità dobbiamo praticare l'astinenza dalla carne degli animali per controllare il nostro corpo... il consumo innaturale della carne animale è una contaminazione."
San Benedetto, fondatore dell'ordine dei Benedettini, prescrisse ai suoi monaci una dieta essenzialmente vegetariana. Anche ai trappisti era vietato, fin dalla fondazione nel diciassettesimo secolo, mangiare carni e uova, e benché con il Concilio Vaticano nel 1960 il divieto sia stato tolto, ancora oggi molti frati trappisti si attengono alla regola originale.
"Colui che mangia di tutto non sprezzi colui che non mangia di tutto. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! Non disfare per un cibo l'opera di Dio. E' bene non mangiare carne né bere vino. L'intera creazione anela ansiosamente alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio. Anch'essa verrà affrancata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla libertà della gloria dei figli di Dio. " (Romani, 2, 3, 15, 18, 19, 20, 21)
Nel Concilio di Trullano, svoltosi a Costantinopoli nel 692, fu stabilita questa regola: "Le sacre scritture proibiscono il consumo di sangue animale. Un chierico che commette questo peccato sarà sconsacrato, un laico sarà scomunicato."
Tommaso d'Aquino (1125-1274), che i suoi biografi dicono famoso per essere un ghiottone (non l'unico nella Chiesa di quei tempi) elaborò la famosa dottrina secondo la quale gli animali non avevano anima -- e neppure le donne e i negri (sebbene in seguito, a causa di notevoli pressioni, dovette ammettere che donne e negri avevano sì un'anima, ma di livello inferiore).
LA TRADIZIONE ISLAMICA
L'Islam è forse la religione più giovane sul pianeta, ed è strettamente imparentata con ebraismo e cristianesimo; infatti i musulmani si considerano figli di Adamo, Noè ed Abramo (Ibrahim è un nome molto diffuso) in quanto discendenti di Ismaele fratello di Israele, e onorano tutti i profeti e grandi personaggi religiosi della storia ebraica (Mosé, Giuseppe ecc.) e anche Gesù come grandi profeti e santi inviati da Dio. Gli studiosi musulmani citano la Bibbia (Deuteronomio 18.17-18) dove il Signore preannuncia l'avvento di Maometto (sallallàhu alàihi ua sàllam): "Il Signore disse: io susciterò loro un profeta come te di mezzo ai loro fratelli e metterò le mie parole sulla sua bocca e annunzierà loro tutto ciò che gli avrò comandato; se uno non ascolterà le parole che egli dirà in nome mio, io stesso gliene chiederò conto." (abbiamo scelto di osservare la tradizione di rispetto e affetto secondo la quale ogni volta che viene nominato il profeta, il suo nome viene glorificato con la frase "che Iddio lo benedica e gli dia pace e gloria", riportata qui in arabo e più avanti tra parentesi come iniziali della frase araba, SAUS.)
Possiamo quindi concludere che tutte le istruzioni date da Dio nella Bibbia attraverso i profeti e da Gesù, a proposito della compassione e della gentilezza verso gli animali, siano valide anche per i musulmani, dato anche l'esempio personale del profeta stesso. Il Corano afferma: "Gli animali che vivono sulla terra e gli uccelli che volano nel cielo non sono veramente tali, sono persone come voi" (sura 6.38)
Secondo la tradizione islamica nessuna creatura può essere uccisa nella città santa della Mecca. I pellegrini devono fare particolare attenzione a non calpestare nemmeno un insetto: "vi è proibito cacciare e uccidere per tutto il tempo del pellegrinaggio; ricordate bene il vostro dovere verso Allah, al quale dovrete tornare" (Corano, sura 5.96)
Il profeta Maometto (SAUS) disse: "Chiunque è buono verso le creature di Dio è buono verso se stesso." Margoliuth, uno dei principali biografi di Maometto (SAUS), scrive: "La sua umanità si estendeva anche alle creature inferiori. Proibì l'uso del tiro al piccione e rimproverava coloro che maltrattavano i cammelli. Quando alcuni dei suoi seguaci diedero fuoco a un formicaio, li costrinse a spegnerlo."
Un giorno, Maometto (SAUS) raccontò ai suoi seguaci: "C'era in paese una prostituta; stava sulla porta in attesa di clienti e vide un cane che stava morendo di sete perché aveva attraversato il deserto. Impietosita entrò in casa, riempì la scarpa d'acqua e la portò al cane. Iddio perdonò tutti i suoi peccati per questo atto di amore verso l'animale."
Nelle Hadith arabe tradotte da M. Hafiz Syed, leggiamo: "Il profeta passò accanto a delle persone che tiravano frecce a un ariete, e li condannò dicendo: non fate del male agli animali. Un giorno alcune persone videro il profeta che asciugava il muso del suo cavallo con il proprio scialle; alle loro domande rispose: Stanotte Dio mi ha rimproverato per il modo in cui tratto il mio cavallo. Un giorno, un uomo aveva rubato delle uova da un nido; il profeta gli ordinò immediatamente di rimetterle dove le aveva trovate, e aggiunse: temete il Signore negli animali e cavalcateli quando sono in forze, ma lasciateli riposare quando sono stanchi. Un altro giorno, i suoi discepoli gli chiesero se ci fosse qualche ricompensa per chi trattava bene i propri animali e si preoccupava di dar loro da bere; il profeta rispose: ci sono ricompense per chi fa del bene a qualsiasi animale vivente."
Un pomeriggio, dopo essersi svegliato da un sonnellino, Maometto (SAUS) trovò un gattino malato che si era addormentato sul suo mantello. Per non disturbarlo, il profeta tagliò il lembo del mantello prima di alzarsi. I primi biografi indicano che preferiva cibi vegetariani, come il pane d'orzo, il latte allungato con l'acqua, lo yogurt con il burro o le noci, cetrioli e datteri, melagrane, uva, fichi o datteri schiacciati nell'acqua. Le sue abitudini alimentari erano estremamente modeste, come testimoniano stupiti i suoi contemporanei e biografi.
Altri biografi, come M. Hafiz Syed, sottolineano che Maometto (SAUS) ordinò a coloro che mangiavano carne di lavarsi la bocca prima di pregare; nell'ordine viene specificata la carne e non altri cibi. Come mai il profeta, così benevolo e misericordioso verso tutti gli esseri, non diede ordini più chiari e rigidi ai suoi seguaci contro il consumo di alimenti non vegetariani?
Maometto (SAUS) conosceva bene il suo popolo. Prima dell'avvento dell'Islam, gli arabi adoravano con un atteggiamento idolatrico una grande quantità di dei, demoni e spiriti, ai quali sacrificavano spesso e volentieri. Non avevano alcuna pietà o riguardo per gli animali, neppure per i cammelli che costituivano il maggiore sostegno della loro esistenza. Come abbiamo già detto più sopra, era uso normale tagliare con una lama rovente pezzi del corpo degli animali per mantenerli in vita più a lungo senza doverli uccidere per mangiarli. Inoltre, date le condizioni ambientali particolarmente difficili del deserto, carne e sangue erano gli alimenti principali del popolo. Lo stesso atteggiamento era diffuso nella società anche nei confronti degli altri esseri umani, e specialmente verso le donne, che erano considerate una merce di scambio e di consumo. Gli arabi potevano avere tutte le mogli che volevano e quando si stufavano potevano ucciderle o rivenderle senza nessuna restrizione (da qui la legge coranica che permette al marito di ripudiare la moglie con una semplice parola, ma non di ucciderla o rivenderla). Le relazioni sessuali tra madri e figli erano così normali che il Corano contiene delle proibizioni specifiche (sura 6, versi 19-24). Le figlie femmine non erano considerate degne di venire allevate, tanto che per la maggior parte le bambine venivano sepolte vive alla nascita, ma trattavano "molto rudemente" tutti i bambini in generale (la violenza sessuale sui bambini maschi e la diffusissima omosessualità sono tuttora un grave problema dei paesi musulmani). Un giorno un beduino vide il profeta comportarsi gentilmente con un bambino e lo rimproverò aspramente per il suo atteggiamento "poco virile". Maometto (SAUS) rispose: "Chi non ama i bambini non riceverà amore da Dio!"
Gli arabi si guadagnavano da vivere soprattutto con il commercio degli schiavi, le scorrerie e le rapine ai danni dei viaggiatori (oppure l'esazione di tasse e pagamenti per la "protezione" alle carovane). Poiché il succo di datteri fermenta facilmente, gli arabi amavano molto ubriacarsi. Possiamo dunque comprendere il valore degli insegnamenti di Maometto (SAUS), che a persone più evolute e di costumi più puri e religiosi potrebbero sembrare limitati.
Nonostante le condizioni morali disastrose del suo popolo, il profeta cercò di stabilire, con il suo esempio e con la predica, un modello di compassione e non violenza. Alcuni studiosi hanno mostrato che persino con la sua morte, Maometto (SAUS) volle sottolineare i danni del consumo di carne: una donna non musulmana aveva invitato a pranzo il profeta e alcuni suoi compagni e servì loro della carne avvelenata. Benché non fosse sua abitudine mangiare carne o cibi preparati da non-musulmani (il Corano contiene la proibizione di mangiare carne sulla quale non sia stato invocato il nome di Allah) Maometto (SAUS) mangiò, ordinando ai suoi compagni di non mangiare quella carne. Dopo due anni di grave malattia che lo costrinse a letto per tutto il tempo, il profeta morì, nel 632.
Il Corano raccomanda di mangiare cibi sani e non violenti: "Che l'uomo rifletta sul cibo che mangia, su come noi abbiamo fatto scendere la pioggia e fatto crescere il grano, la vite e le erbe, gli olivi e le palme e i giardini e i frutteti per il suo piacere e i pascoli per il piacere del suo bestiame. Anche nel bestiame c'è un segno per voi: vi abbiamo dato da bere ciò che è contenuto nel loro corpo, in mezzo al sangue e alla sporcizia -- il latte puro, dolce da bere. E il Signore ispira le api dicendo, costruite la vostra casa nelle montagne, negli alberi e nelle radici, poi nutritevi secondo il volere del vostro Dio. Così dal loro ventre esce un liquido di vari colori che è molto salutare per l'uomo. In verità, questi sono segni sui quali la gente deve riflettere." (Sura 16, versi 65-69) Uno dei pilastri dell'Islam è il digiuno, che deve servire ad allenare i fedeli al controllo dell'avidità. Gli altri sono la preghiera 5 volte al giorno, la fedeltà all'adorazione regolare a Dio e al rispetto per il profeta Maometto (SAUS) e la meditazione sui nomi e sulle qualità del Signore infinitamente misericordioso; la pratica della carità e dell'assistenza sociale attraverso il pagamento dell'imposta coranica e il pellegrinaggio alla Mecca (durante il quale, come abbiamo già detto, i fedeli devono esercitare estrema attenzione per non fare del male a nessuna creatura vivente).
Uno dei filosofi più brillanti dell'Islam, Al-Ghazzali (1058-1111) scrive nel suo libro Ihya Ulum ul-Din: "Mangiare la carne della mucca porta malattia (marz), il suo latte è salute (safa) e il suo burro chiarificato è medicina (dava). La compassione nel mangiare porta alla compassione nel vivere."
I mistici islamici, come i Sufi, considerano il vegetarianesimo come un alto ideale spirituale. Una santa sufi, Hazrat Rabia Basri, meditava in una foresta per non essere disturbata, e gli animali selvatici le si avvicinavano senza paura. Un giorno un altro sufi andò a trovarla e gli animali fuggirono terrorizzati. Sorpreso, l'uomo chiese come mai, e Rabia gli chiese cosa avesse mangiato quel giorno. Il sufi confessò di aver mangiato delle cipolle fritte in grasso animale. "Hai mangiato il loro grasso! Perché non dovrebbero fuggire al tuo arrivo?"
Un grande maestro sufi contemporaneo, Muhammad Rahim Bawa Muhaiyaddin, racconta nel libro "Il giardino segreto" la parabola del cacciatore che impara la compassione dal cerbiatto.
Nella tradizione islamica, quando un animale viene ucciso è necessario guardarlo negli occhi e recitare la preghiera conosciuta come kalimah, che esorta gli esseri umani a purificarsi dalle qualità inferiori e a sviluppare compassione. Il macellaio (sia chi uccide l'animale che chi lo tiene fermo) deve essere inoltre un fedele musulmano e osservare rigidamente le cinque preghiere quotidiane; tra un'uccisione e l'altra deve fare un bagno e purificarsi. Prima della macellazione, eseguita con un coltello estremamente affilato dalla lunghezza adeguata, l'animale deve essere nutrito e dissetato, e se durante il processo rigurgita o si lamenta la sua carne diventa inadatta al consumo (cioè il macellaio deve fare bene attenzione a trattare l'animale con la massima delicatezza possibile). La recitazione delle preghiere deve continuare dal primo istante fino a dopo la morte dell'animale per dissanguamento (sono necessari da 15 a 20 minuti per ciascun animale). Questa cerimonia della qurban è così complessa e lunga da scoraggiare la macellazione degli animali. "Allah disse: con questo qurban uccideranno molti meno animali, perché mentre prima ne uccidevano 1000 o 2000 in un giorno, ora potranno ucciderne solo dieci o quindici."
Il Corano stesso esalta la compassione e la misericordia in 113 dei 114 capitoli che lo compongono, con la frase di apertura Bismillahir-rahmanir-rahim, "Allah è misericordioso e compassionevole." Il nome con il quale il Signore viene definito più frequentemente è al-Raham, "infinitamente misericordioso", o anche Arham al-Rahimin "il più misericordioso tra i misericordiosi".