Risultati da 1 a 8 di 8
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    Predefinito Luino, gli assalti non fermano il rito: sgozzati 130 animali

    Animalisti contro islamici per il macello di montoni

    LUINO (Varese) - C’è un istante in cui il musulmano Rasciuk, barbetta rada e occhi infossati, si guarda intorno smarrito e a voce alta comincia a fare i conti: «Ma come? Io l’ho pagato 150 euro il mio montone... E adesso quelli vorrebbero impedirmi di ucciderlo, di mangiarlo?». Solo un istante, perché subito una voce autorevole lo riporta alla realtà: «Rasciuk, non è questo il punto: noi siamo qui per affermare il diritto di celebrare la Festa del Sacrificio, non pensare al prezzo del montone...». C’è un istante in cui l’animalista Donatella, jeans strappati e sguardo fiammeggiante, canta vittoria, come allo stadio: «Dai che ce l’abbiamo fatta: sono riusciti a portare al macello un solo montone, dai, che tra poco rinunciano...». Solo un istante, perché poi qualcuno le spiega che «non è questo il punto: non potremo impedire la strage perché la legge è dalla parte dei musulmani, ma almeno avremo gridato la nostra rabbia contro questi riti atroci...».
    Alla fine, nessuno dei due andrà a casa felice. Non Rasciuk, deluso e arrabbiato con quei 50 animalisti «che ci hanno rovinato la festa, insultando noi, i nostri figli, le nostre credenze». E nemmeno Donatella, impotente fino alle lacrime di fronte ai quei due camion rossi che tra mezzogiorno e l’una rovesciano nel macello comunale 130 montoni vivi: subito sgozzati, appesi a testa in giù, dissanguati a regola d’arte, come impone il rito islamico della Festa del Sacrificio, Aidh el Adha, omaggio al profeta Abramo, pronto a sacrificare a Dio il suo unico figlio Ismael.
    Luino, sponda del lago Maggiore. Domenica di sole. Domenica di incomunicabilità. Insulti. Spintoni. Sit-in. Animalisti che tentano di gettarsi sotto le ruote di un camion. Musulmani che lanciano anatemi. Bambini che guardano e non capiscono. Anziani che capiscono e smettono subito di guardare. Montoni sgozzati. Dotte dissertazioni sul «perfetto taglio alla gola». Radicalismi contro. Eccessi. Schegge di razzismo. Prove di dialogo senza speranza. Lacrime e olè.
    Avviene tutto in cinque ore, in una strada lunga e stretta, davanti al macello comunale. I primi ad arrivare sono gli animalisti, quelli dell’Oipa, della Lav, dell’Enpa. Sono una cinquantina, vengono da Lugano, Varese e dintorni. Alle 8 sono già lì. Sanno che non potranno vincere, non potranno impedire la macellazione dei montoni: «Siamo consapevoli - afferma il presidente del’Oipa, Massimo Comparotto - che la legge italiana prevede e autorizza questo genere di pratiche. Ma crediamo che attraverso la protesta e la mobilitazione si possa arrivare a modificare la normativa, evitando metodi di macellazione così cruenti...». Nel mirino c’è il decreto legge 333 del ’98 che consente, nel caso di macellazioni a scopo religioso, di uccidere l’animale senza prima stordirlo, come solitamente avviene.
    I primi musulmani si materializzano verso le otto e mezza. Gli uomini in avanscoperta. Donne e bambini arriveranno dopo. «Per noi questi giorni sono come la Pasqua per i cattolici, si sta con gli amici, si prega e si parla...»: sorride Jamel, 25 anni, meccanico. Poi si interrompe di colpo, si rabbuia. In fondo alla strada, è scattata l’offensiva degli animalisti: in una decina si buttano a corpo morto contro un camion che sta portando agnelli e montoni al macello. Intervengono le forze dell’ordine, il camion fa dietrofront. Poi vengono fermate alcune auto che trasportano animali vivi nel baule. Jamel e i suoi compagni esplodono: «No, così no! Noi siamo autorizzati a celebrare la festa. Lavoriamo, paghiamo le tasse, abbiamo i loro stessi diritti, questo è razzismo...». Il clima si fa teso. Qualcuno, tra i dimostranti, si fa scappare frasi pesanti: «Tornate a casa, marocchini... Non vogliamo il vostro Allah...». Sono pochi e isolati. Subito zittiti dalla maggioranza degli animalisti: «Smettetela, ma che dite? Qui non c’entrano religione e colore, è una questione di violenza inutile contro gli animali..».
    Passano le ore. Si arriva a un accordo: verbale e multa per chi viene sorpreso con montoni vivi nell’auto, in compenso via libera ai due camion che trasportano i 130 animali. La tregua regge fino a quando compare il primo dei furgoni. Gli animalisti cercano di bloccarlo. Le forze dell’ordine usano le maniere spicce. Il camion passa. I giovani gridano «assassini». I musulmani applaudono e fanno boccacce. Nella penombra del macello, sotto gli sguardi dei veterinari dell’Asl, il rito si compie: il marito uccide l’animale, moglie e figli assistono. Tantissimi i bambini, «perché così vuole la tradizione». I poliziotti allargano le braccia: «Interveniamo solo se un bimbo appare particolarmente impressionato...». Due giovani animaliste, testa tra le mani, singhiozzano in fondo alla strada.

    Francesco Alberti
    Corriere della Sera
    2 02 04

  2. #2
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    Predefinito «Obiezione di coscienza? No, rispettano la legge»

    LUINO (Varese) - Bianco è il colore della pace e bianco è anche il camice indossato da Alessandro De Bernardi, veterinario al quale è toccato in sorte il turno di ieri al macello di Luino. In una giornata in cui isterismi e intolleranza hanno spesso rischiato di prendere il sopravvento, De Bernardi ha sfidato anche i più esagitati cercando di spiegare quello che stava avvenendo dentro il macello, tentando di affermare, di fronte a posizioni tanto radicali, il primato della ragione. De Bernardi, forse per semplice curiosità, si è affacciato verso metà mattina sulla porta del macello, ma è stato subito preso di mira da alcuni animalisti che accusavano le autorità pubbliche di connivenza con il rito islamico. «Lei deve praticare l’obiezione di coscienza, impedire questo massacro», gli intima un attivista puntandogli il dito. «Spiacente - risponde pacato De Bernardi - ma la legge non me lo permette. L’obiezione è consentita solo ai medici. Anzi, se mi rifiutassi di compiere il mio lavoro commetterei un reato; quello che sta accadendo è in regola con la legge». La risposta non placa i contestatori: «Ma non si sente in colpa per l’uccisione degli animali? Sarebbe contento di morire con una coltellata alla gola?» gli gridano a brutto muso. Il veterinario non si scompone: «Personalmente mi auguro di morire nel sonno. Quanto alla sofferenza dell’animale non tutti gli esseri viventi hanno la medesima soglia del dolore, cambia col grado di evoluzione della specie. Quella di una ameba non è quella dell’uomo. Per la pecora fate voi...». Gli islamici sostengono che se il macellaio è abile e assesta il colpo con precisione l’animale praticamente non agonizza: è vero? «Direi di sì: con il taglio alla gola una pecora non sopravvive mai più di un minuto». E finché il camice bianco rimane a parlare sulla strada per un attimo i due gruppi contrapposti sembrano mescolarsi, quasi fraternizzare, discutendo animatamente ma senza mai trascendere. Ma poi i nervi prendono di nuovo il sopravvento.

    Claudio Del Frate
    Corriere della Sera
    2 02 04

  3. #3
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    Predefinito Pregiudizi e diritti

    Bene hanno fatto le autorità comunali e i responsabili dei mattatoi pubblici
    ad autorizzare la macellazione, secondo il rito islamico, nella giornata di
    domenica che ieri ha coinciso con l'Id al Adha, la Festa del Sacrificio. Da
    Roma a Luino, in provincia di Varese, si è assicurata a decine di migliaia
    di fedeli musulmani la macellazione di montoni tramite il taglio alla gola
    dell'animale vivo. Soltanto così, secondo la tradizione islamica, la carne
    diventa «halal», cioè lecita, adatta al consumo umano.
    Una pratica che l'islam ha ereditato e fatta propria dall'ebraismo. Uno dei
    cardini del cibo kosher, cioè puro, da un lato vieta di mangiare carne di
    maiale e di bere il sangue; dall'altro impone che gli animali possano essere
    mangiati solo dopo aver tolto tutto il sangue perché è considerato portatore
    di vita.
    Sta di fatto che da decenni le comunità ebraiche, sulla base dell'intesa
    stipulata con lo Stato italiano, praticano questo tipo di macellazione senza
    destare alcun clamore. All'interno dei mattatoi pubblici, alla presenza di
    veterinari qualificati e nel pieno rispetto delle norme igieniche come
    prevede la legge. In tutt'Italia è possibile acquistare la carne kosher
    ebraica. Lo facevano gli stessi musulmani prima che venissero autorizzati a
    macellarla in proprio. E a tutt'oggi alcune macellerie islamiche
    preferiscono rifornirsi da grossisti ebrei perché è più conveniente e la
    loro carne è migliore.
    Proprio nel nome della legge è doveroso esigere che i musulmani osservino i
    medesimi criteri nella macellazione. Sanzionando coloro che dovessero farlo
    privatamente, senza autorizzazione. Mettendo se stessi e la comunità di
    fronte al rischio di contaminazione da infezioni. Sottoponendo gli animali a
    ulteriori atrocità. Esibendo pubblicamente uno spettacolo incivile e
    oltraggioso della sensibilità pubblica. Perfino in Arabia Saudita, dove in
    questi giorni vengono macellati milioni di capi ovini e bovini, le autorità
    impongono che il tutto avvenga all'interno dei mattatoi pubblici.
    Allo stesso tempo è però doveroso che anche gli animalisti e i militanti
    politici che ieri hanno protestato contro la macellazione dei montoni
    operino nel rispetto della legge. Pur comprendendo le motivazioni etiche che
    sottostanno alla battaglia per la difesa degli animali.
    La legge è uguale per tutti. Non ci possono essere due pesi e due misure
    quando si tratta di musulmani. Nessuno ha mai protestato per la macellazione
    kosher che è identica a quella halal. Sarebbe deplorevole e grave se dietro
    alla battaglia contro la macellazione islamica si annidasse un malcelato
    pregiudizio o, peggio ancora, un'aperta ostilità. L'Italia del Terzo
    millennio che si coniugherà sempre più al plurale sul piano etnico,
    confessionale e culturale potrà assicurare la pacifica convivenza soltanto
    facendo riferimento alla legge. Non all'arbitrio, all'intolleranza e
    all'odio.

    Magdi Allam
    Corriere della Sera
    2 02 04

  4. #4
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    Predefinito Islam :animali storditi con scarica elettrica

    ISLAM: SGOZZAMENTO OVINI, IN TRENTINO COMPROMESSO SU RITO
    VETERINARIO OBIETTORE, ANIMALI STORDITI CON SCARICA ELETTRICA

    ANSA) - TRENTO, 2 FEB - Gli agnelli macellati in Trentino
    con il tradizionale rito islamico, prima di venir sgozzati
    saranno storditi elettricamente per evitarne la sofferenza.
    Il compromesso è stato raggiunto dopo le proteste degli
    animalisti e l' obiezione di coscienza di un veterinario
    contrario all' uccisione degli animali tramite il loro
    sgozzamento.
    La soluzione non trova del tutto soddisfatto l' Imam del
    Trentino, Oboulkheir Braigheche, a giudizio del quale 'la legge
    parla chiaro e noi abbiamo diritto al nostro rito', ma ha
    consentito a decine di cittadini di religione islamica di poter
    macellare gli agnelli nel macello di Pergine Valsugana, seguendo
    il rituale in ricordo del sacrificio di Abramo.
    L' operazione effettuata direttamente dai proprietari, dopo
    lo stordimento dell' animale, è costata tra gli 12 e 14 euro per
    ogni capo, in base al comune di provenienza.
    L' accordo raggiunto in extremis per la festa del Sacrificio
    a giudizio degli esperti trentini ha anche una valenza
    sanitaria, al di là dell' aspetto della sofferenza degli
    animali. 'Sinora la macellazione in occasione delle feste
    islamiche era avvenuta in gran parte in maniera clandestina,
    senza alcun controllo delle carni - spiega il veterinario
    Giovanni Monsorno - con rischi sanitari per la possibile
    diffusione di malattie a causa delle pelli e frattaglie
    abbandonate, destinate a diventare cibo per le volpi e
    potenziale causa di epidemie'. Con il compromesso - aggiunge l'
    altro veterinario Roberto Nava - 'siamo riusciti a migliorare le
    condizioni igieniche e se anche in futuro gli islamici
    accetteranno lo stordimento elettrico dell' animale la
    macellazione diventa identica alla nostra, con l' unica
    differenza della iugulazione fatta direttamente dal proprietario
    dell' animale'.
    Soddisfazione per la novità è stata espressa anche da Lorenzo
    Vescovi, il veterinario obiettore di coscienza che aveva fatto
    nascere il caso. 'E' un bel precedente - dichiara - e potremmo
    adottarlo anche per il futuro in quanto la bestia non soffre se
    prima viene stordita con le pinze elettriche. Dal punto di vista
    dell' animale è un bel passo avanti'.
    La macellazione degli ovini per il rito islamico proseguirà
    sino a domani, anche se la novità è contestata dall' Imam
    locale. 'C' è una legge ministeriale che permette la
    macellazione rituale - ha dichiarato Oboulkheir Braigheche al
    quotidiano L' Adige - e fin quando in Trentino non ne sarà
    adottata una differente noi ci appelleremo ad essa per far
    valere i nostri diritti di minoranza. Se ci voglio impedire di
    macellare gli ovini in macelli pubblici noi andremo altrove, non
    in Trentino'.
    Ma alle contestazioni del rappresentante religioso sembrano
    fare da contraltare le dichiarazioni più concilianti degli
    islamici che hanno macellato gli animali a Pergine Valsugana
    senza crearsi problemi per la piccola novità.


    DEC
    02-FEB-04 16:29

  5. #5
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    Predefinito Animalisti contro islamici «rissa» per sgozzamento di ovini durante un rito

    Urla e improperi. Poi la soluzione salomonica
    Animalisti contro islamici «rissa» per sgozzamento di ovini durante un rito


    TRENTO_ Quasi rissa, con urla, improperi reciproci e minacce tra animalisti in corteo contro gli islamici, ritenuti da loro «colpevoli» di macellare gli ovini secondo lo specifico rituale religioso che contraddistingue la festività del Sacrificio. Disordini nel Varesotto come in altre zone del nord Italia.
    Ma ora gli agnelli macellati in Trentino con il tradizionale rito islamico, prima di venir sgozzati saranno storditi elettricamente per evitarne la sofferenza.
    Il compromesso è stato raggiunto dopo le proteste degli animalisti e l'obiezione di coscienza di un veterinario contrario all'uccisione degli animali tramite il loro sgozzamento.
    La soluzione non trova del tutto soddisfatto l'Imam del Trentino, Oboulkheir Braigheche, a giudizio del quale «la legge parla chiaro e noi abbiamo diritto al nostro rito», ma ha consentito a decine di cittadini di religione islamica di poter macellare gli agnelli nel macello di Pergine Valsugana, seguendo il rituale in ricordo del sacrificio di Abramo.
    L'operazione effettuata direttamente dai proprietari, dopo lo stordimento dell' animale, costata tra i 12 e i 14 euro per ogni capo, in base al comune di provenienza.
    L'accordo raggiunto in extremis per la festa del Sacrificio a giudizio degli esperti trentini ha anche una valenza sanitaria, al di là dell' aspetto della sofferenza degli animali. «Sinora la macellazione in occasione delle feste islamiche era avvenuta in gran parte in maniera clandestina, senza alcun controllo delle carni - spiega il veterinario Giovanni Monsorno - con rischi sanitari per la possibile diffusione di malattie a causa delle pelli e frattaglie abbandonate, destinate a diventare cibo per le volpi e potenziale causa di epidemie».
    Con il compromesso - aggiunge l' altro veterinario Roberto Nava - «siamo riusciti a migliorare le condizioni igieniche e se anche in futuro gli islamici accetteranno lo stordimento elettrico dell' animale la macellazione diventa identica alla nostra, con l' unica differenza della iugulazione fatta direttamente dal proprietario dell'animale».
    Soddisfazione per la novità è stata espressa anche da Lorenzo Vescovi, il veterinario obiettore di coscienza che aveva fatto nascere il caso. «È un bel precedente - dichiara - e potremmo adottarlo anche per il futuro in quanto la bestia non soffre se prima viene stordita con le pinze elettriche. Dal punto di vista dell' animale un bel passo avanti».
    La macellazione degli ovini per il rito islamico proseguirà sino a domani, anche se la novità contestata dall' Imam locale. «C'è una legge ministeriale che permette la macellazione rituale - ha dichiarato Oboulkheir Braigheche al quotidiano L'Adige - e fin quando in Trentino non ne sarà adottata una differente noi ci appelleremo ad essa per far valere i nostri diritti di minoranza. Se ci voglio impedire di macellare gli ovini in macelli pubblici noi andremo altrove, non in Trentino».

    La Gazzetta del Sud
    3 01 04

  6. #6
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    Predefinito Altre notizie

    Agnelli macellati, ma col metodo «soft»
    Pergine, trovata una mediazione: prima storditi, poi sgozzati
    L´accordo ha permesso di salvaguardare il rituale islamico e la burocrazia
    Ogni proprietario ha potuto uccidere la sua pecora, come prevede il rito
    Il veterinario Monsorno
    «Molto collaborativi. Evitati così rischi sanitari e di igiene»
    www.ladige.it/articoloHtml.asp?IDNotizia=352209
    Di ALBERTO PICCIONI


    PERGINE - Domenica mattina, ore 8.00. Al macello arrivano i primi cittadini
    di religione islamica, pronti, come da accordi e da decreto legge 333/98, a
    macellare gli agnelli secondo il rituale, in ricordo del sacrificio di
    Abramo. «Non si può - spiega loro il veterinario presente in quel momento,
    Giovanni Monsorno - non è arrivata conferma dal Ministero della sanità a
    Roma che si possa procedere con la macellazione rituale. Un problema di
    tempi burocratici».
    La tensione a quel punto si è fatta sentire. Tanti si erano organizzati,
    convinti di poter macellare gli agnelli per poi andare a celebrare la festa
    del sacrificio. Di fronte ad una situazione che poteva degenerare Monsorno
    ha pensato bene di fare una proposta: stordiamo gli animali con la pinza
    elettrica e poi procediamo con la macellazione normale. L´unica differenza
    sarebbe stata concedere al proprietario di sgozzare personalmente l´animale
    del sacrificio. Raggiunto telefonicamente l´imam non si è opposto, anche se
    non ha esultato di gioia «Fate pure - ha risposto - non posso certo
    impedirlo, se i proprietari sono d´accordo».
    Per tutta la mattina c´è stato un via vai di agnelli che entravano con le
    loro zampe ed uscivano divisi e certificati dal punto di vista sanitario.
    Quel che si dice "un lavoro pulito". All´esterno i musulmani, uomini, donne
    e bambini, attendevano in un clima di festa i loro agnelli. All´interno
    l´attività ferveva. Una specie di catena di montaggio molto ben organizzata.
    Luca Bampi, concessionario del macello, era all´interno con altri tre
    impiegati. A fine ciclo i padroni degli agnelli passavano presso l´ufficio e
    pagavano, per ogni capo macellato, 10 euro, se residenti in uno dei 21
    comuni convenzionati con il macello pubblico. Altrimenti andava aggiunto un
    10%. Su tutte le tariffe gravano 1,80 euro di tassa per lo Stato.
    «Ci hanno dato una lezione - ha commentato Monsorno il veterinario che a suo
    tempo ha fortemente voluto la costruzione del macello pubblico perginese -
    lo stordimento della bestia non fa per loro nessun problema. Sono molto più
    elastici di noi. In questi giorni si era creato attorno a questa vicenda un
    clima di tensione e contrapposizione che di fronte all´atteggiamento degli
    interessati non può che svanire».
    In ogni caso secondo Monsorno tutta la vicenda, dalla obiezione di Lorenzo
    Vescovi in poi, è servita a far emergere un fenomeno che c´è sempre stato.
    La macellazione rituale è sempre avvenuta in occasione delle feste
    islamiche. Magari sotto i ponti, con rischi sanitari, possibile diffusione
    di malattie e nessun controllo sulle carni. «La mia preoccupazione è di tipo
    sanitario - conclude Monsorno - pelli di animali abbandonate, volpi che si
    cibano di frattaglie di agnelli lasciate nei boschi. Tutto questo potrebbe
    essere causa di epidemie, perché nessuno garantisce l´igiene e la qualità
    delle carni».
    «Siamo riusciti a farli uscire dalla clandestinità - dice Roberto Nava
    veterinario di turno e responsabile sanitario del macello nella giornata di
    domenica - se accetteranno anche in futuro lo stordimento elettrico la
    macellazione diventa uguale alla nostra, con l´unica differenza della
    iugulazione fatta dal proprietario della bestia. E´ un precedente che
    potrebbe diventare prassi». La macellazione potrà proseguire fino a martedì:
    ogni capofamiglia ha tempo tre giorni per il sacrificio.

    Così gli animali soffrono meno»
    Soddisfatto il veterinario «obiettore» e la Lav
    Le reazioni Giusi Ferrari
    «Pasqua, nuova mattanza in tavola»
    www.ladige.it/articoloHtml.asp?IDNotizia=352210


    «E´ proprio un bel precedente: potremmo adottarlo come sistema per il
    futuro - commenta così Lorenzo Vescovi il veterinario obiettore di
    coscienza, contro la macellazione rituale - la bestia non soffre se prima
    viene stordita con le pinze elettriche. Dal punto di vista dell´animale si
    fa un passo avanti». Sembra dunque soddisfatto Vescovi. Dopo aver sollevato
    il caso il veterinario - "privato cittadino" che però interviene "da un
    osservatorio privilegiato" quello di responsabile sanitario - ha ricevuto
    molte telefonate di solidarietà di gente comune, convinta della necessità di
    intervenire.
    «Sono contenta del compromesso - dice Giusi Ferrari referente trentina della
    Lega anti vivisezione che domenica mattina era al macello, "sostegno
    spirituale" dei lanosi erbivori - la macellazione rituale è nata proprio in
    funzione di fare soffrire di meno gli animali. Una procedura utile per non
    eccedere nella violenza. Ora però le cose sono cambiate e ci sono metodi che
    possono alleviare ulteriormente il dolore. E´ giusto che la comunità
    islamica prenda coscienza di questo e si adegui ai tempi. Noi della Lav
    siamo a favore di ogni culto religioso, non abbiamo preconcetti nei
    confronti di alcuno. E proprio a questo proposito dico a tutti i cristiani
    che si sta avvicinando la Pasqua, ed anche per loro questo significa la
    mattanza di chissà quanti agnelli per imbandire le tavole».
    Ferrari è non si limita a non mangiare la carne, ma ha eliminato dalla sua
    dieta anche uova e qualsiasi cibo che implichi violenza o morte. La salute?
    «Sto benissimo, piena di energia, faccio sport e danzo».
    A.Pi.

    L´imam: quel rito, un nostro diritto
    «La legge dà ragione a noi ma non ho potuto oppormi»
    «Si era creata una situazione drammatica, ma in futuro niente compromessi»
    Mohammed Arrech: «Se non mangio carne halal mi sento più cattivo...»
    www.ladige.it/articoloHtml.asp?IDNotizia=352211


    «La situazione era drammatica, per questo il veterinario locale ha cercato
    il compromesso, ed io non ho potuto oppormi». Non è per nulla soddisfatto di
    come siano andate le cose Aboulkheir Breigheche, guida delle comunità
    islamiche trentine. «C´è una legge ministeriale che permette la macellazione
    rituale e fin quando in Trentino non la cambierete noi ci appelleremo ad
    essa per fare valere i nostri diritti di minoranza». Secondo l´imam, dunque,
    la questione è stata gestita male, non capisce perché non ci fossero i
    permessi pronti. «Comunque in questi termini non accettiamo compromessi. Sia
    per motivi religiosi che scientifici. Il decreto legge 333/98 è frutto di
    una decisione sulla base di ricerche scientifiche dove è provato che le
    bestie non soffrono. Se ci vogliono impedire di farlo in macelli pubblici,
    noi andremo altrove con le nostre bestie, non in Trentino».
    Più concilianti le posizioni delle persone al macello di Pergine domenica
    mattina: «Gli anni passati andavamo a macellare altrove - dice Moussa
    Abderrahmaive, arrivato da Brescia per festeggiare con il fratello -
    quest´anno abbiamo saputo che si poteva fare nel macello pubblico, senza
    problemi, vicino. Va bene anche con lo stordimento, per noi non cambia».
    «Se mangio carne non halal, mi sento più cattivo - dice Mohammed Arrech in
    Italia dal 1981- è provato che la carne di animali non completamente
    dissanguati contiene delle sostanze che non fanno bene». Mohammed si
    definisce un pranoterapeuta (con le mani può impedire ad un pesce di avere
    cattivo odore), un "uomo spirituale", a cui dà fastidio solo l´idea della
    sofferenza degli animali. «Non possiamo però diventare tutti vegetariani, è
    la nostra natura, il nostro fisico che ci impone di essere anche carnivori».
    A.Pi.

  7. #7
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    Predefinito

    A questo indirizzo un resoconto e un po' di foto sul presidio contro la
    macellazione domenica 1 febbraio a Luino (VA)

    http://www.oipaitalia.com/appelli/luino.htm

  8. #8
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    Predefinito «Da sempre si sgozza ovunque»

    E´l´unico metodo noto per dissanguare le carni
    Giuseppe Pallante, responsabile del centro studi di zooantropologia, spazza via l´ipocrisia. «Macellare è questo: con o senza stordimento»
    «Se c´è l´obiezione, essa dovrebbe venir estesa in linea di principio alla decornazione, all´alimentazione spinta e a quella carenziale».

    Urta la sensibilità di molte persone sapere che gli animali da carne vengono sgozzati? Prima di scandalizzarsi della pratica che le stesse molte persone sembrano aver scoperto solo con il rito islamico del sacrificio, è bene spiegare che ciò accade da sempre e in ogni parte del mondo. Trentino compreso. A richiamare l´attenzione su questo fondamentale aspetto è il responsabile del centro studi di zooantropologia Giuseppe Pallante.
    «La polemica che è scoppiata rappresenta il classico esempio dell´uomo che punta l´indice verso la luna, con la gente che anziché girare lo sguardo verso il cielo, lo fissa sul dito - attacca -. Il verbo "sgozzare" evoca immagini sinistre. Fa paura. Ma attenzione: lo sgozzamento è essenziale anche nel modo occidentale di macellare gli animali da carne».
    A parlare è il tecnico e tecnica è la spiegazione. «Lo sgozzamento è un´azione naturale che consente il dissanguamento delle carni. Solo se l´animale è presente ciò può avvenire. I muscoli devono essere attivi, cuore compreso, altrimenti il sangue non fuoriesce. Questa da sempre è la condizio sine qua non per ottenere il dissanguamento delle carni. Se ciò non avviene si ha una conservazione pessima dei tagli e diventa impossibile, tanto per fare un esempio, produrre prosciutti e salumi».
    E la sofferenza degli animali? Pallante è contento che con lo stordimento si sia riusciti ad alleviarla probabilmente avvicinandola allo zero, però non accetta ipocrisie: «È un metodo più leggero ma deve essere chiaro che comunque nella fase successiva della macellazione ci dev´essere la presenza dell´animale almeno in termini nervosi».
    Il dottor Pallante commenta poi senza fini polemici la decisione del collega Vescovi di esercitare l´obiezione di coscienza in merito al sacrificio rituale, estendendone però conseguenzialmente i possibili ambiti.
    «Sul piano tecnico va rilevato che la discussione non può esaurirsi nell´atto finale della macellazione che rappresenta l´atto estremo della "carriera" animale ma esso va inquadrato dal momento della nascita a tutta la sua vita. Solo analizzando l´iter in vita dell´animale possiamo poi concludere della necessità o meno di adozioni rispettose di una giusta macellazione. Così capiamo che l´obiezione alla macellazione dovrebbe venire estesa in linea di principio a tutta una serie di pratiche. Focalizzando il tutto all´atto conclusivo della macellazione si corre il rischio di far passare in secondo piano gli altrettanto violenti "riti" in vita: dalla caudectomia alla decornazione, dall´alimentazione spinta a quella volutamente carenziale per favorire la colorazione "bianca" al vitello?»
    Il responsabile del centro studi di zooantropologia torna quindi alla festa del sacrificio, per rilevare un´anomalia vera: «Anzi due - precisa -. La legge italiana vieta di trasportare animali destinati al macello in macchina, così come il successivo trasporto delle carni. Eppure è successo come documentano le foto sul vostro giornale...».
    Giuseppe Pallante conclude con un rimando storico-culturale riferito alla figura del veterinario: «Nella società degli uomini allevatori-agricoltori con l´addomesticamento, la macellazione della carne era ritualizzata affinché gli dei acconsentissero a condividerla con loro; in un certo qual modo la "certificassero" proprio come oggi viene richiesta al medico veterinario che attraverso la "lettura" delle viscere ne garantisce il consumo alla collettività»

    L'Adige del 3/2/2004

 

 

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