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    Predefinito 31 gennaio - S. Giovanni Bosco sacerdote ed educatore

    Dal sito SANTI E BEATI:

    San Giovanni Bosco, Sacerdote

    31 gennaio - Memoria

    Castelnuovo d’Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888

    Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere. Sul modello di san Francesco di Sales il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. (Mess. Rom.)
    Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.

    Patronato: Educatori, Scolari, Giovani, Studenti, Editori

    Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico

    Martirologio Romano: Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.

    Martirologio tradizionale (31 gennaio): A Torino san Giovanni Bosco, Confessore, Fondatore della Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, insigne per lo zelo delle anime e la propagazione della fede, ascritto dal Papa Pio undecimo nei fasti dei Santi.

    Nato a Castelnuovo d'Asti il 16 Agosto 1815, fu dalla madre educato alla fede e alla pratica coerente del messaggio evangelico.
    A soli nove anni intuì da un sogno che avrebbe dovuto dedicarsi all'educazione della gioventù. Ancora ragazzo cominciò ad intrattenere i coetanei con giochi alternati alla preghiera e all'istruzione religiosa. Diventato sacerdote (1841) scelse come programma di vita: "Da mihi animas cetera tolle" (Gn 14,21) e iniziò il suo apostolato tra i giovani più poveri fondando l'Oratorio e mettendolo sotto la protezione di S. Francesco di Sales.
    Con il suo stile educativo e la sua prassi pastorale, basati sulla ragione, sulla religione e sull'amorevolezza (Sistema preventivo) portava gli adolescenti e i giovani alla riflessione, all'incontro con Cristo e con i fratelli, all'educazione della fede e alla sua celebrazione nei sacramenti, all'impegno apostolico e professionale.
    Tra i più bei frutti della sua pedagogia emerge S. Domenico Savio.
    Sorgente della sua infaticabile attività e dell'efficacia della sua azione, fu una costante "unione con Dio" e una fiducia illimitata in Maria Ausiliatrice che sentiva come ispiratrice e sostegno di tutta la sua opera.
    Ai suoi figli salesiani lasciò in eredità una forma di vita religiosa semplice, ma solidamente fondata sulle virtù cristiane e sintetizzate nel binomio "lavoro e temperanza".
    Tra i suoi giovani cercò i migliori collaboratori della sua opera, dando origine alla Società di S. Francesco di Sales; insieme a S. Maria Domenica Mazzarello fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; infine, con buoni e operosi laici, uomini e donne, creò i Cooperatori Salesiani per affiancare e sostenere la sua opera, anticipando così nuove forme di apostolato nella Chiesa.
    Nel Centenario della sua morte avvenuta il 31 Gennaio 1888, Giovanni Paolo II l'ha dichiarato e proclamato Padre e Maestro della gioventù, "stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali".

    Fonte: www.sdb.org

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    Sempre dallo stesso SITO altro profilo biografico:

    San Giovanni Bosco è indubbiamente il più celebre santo piemontese di tutti i tempi, nonché su scala mondiale il più famoso tra i santi dell’epoca contemporanea: la sua popolarità è infatti ormai giunta in tutti i continenti, ove si è diffusa la fiorente Famiglia Salesiana da lui fondata, portatrice del suo carisma e della sua operosità, che ad oggi è la congregazione religiosa più diffusa tra quelle di recente fondazione.
    Don Bosco fu l’allievo che diede maggior lustro al suo grande maestro di vita sacerdotale, nonché suo compaesano, San Giuseppe Cafasso: queste due perle di santità sbocciarono nel Convitto Ecclesiastico di San Francesco d’Assisi in Torino.
    Giovanni Bosco nacque presso Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco) in regione Becchi, il 16 agosto 1815, frutto del matrimonio tra Francesco e la Serva di Dio Margherita Occhiena. Cresciuto nella sua modesta famiglia, dalla santa madre fu educato alla fede ed alla pratica coerente del messaggio evangelico. A soli nove anni un sogno gli rivelò la sua futura missione volta all’educazione della gioventù. Ragazzo dinamico e concreto, fondò fra i coetanei la “società dell’allegria”, basata sulla “guerra al peccato”.
    Entrò poi nel seminario teologico di Chieri e ricevette l’ordinazione presbiterale nel 1841. Iniziò dunque il triennio di teologia morale pratica presso il suddetto convitto, alla scuola del teologo Luigi Guala e del santo Cafasso. Questo periodo si rivelò occasione propizia per porre solide basi alla sua futura opera educativa tra i giovani, grazie a tre provvidenziali fattori: l’incontro con un eccezionale educatore che capì le sue doti e stimolo le sue potenzialità, l’impatto con la situazione sociale torinese e la sua straordinaria genialità, volta a trovare risposte sempre nuove ai numerosi problemi sociali ed educativi sempre emergenti.
    Come succede abitualmente per ogni congregazione, anche la grande opera salesiana ebbe inizi alquanto modesti: l’8 dicembre 1841, dopo l’incontro con il giovane Bartolomeo Garelli, il giovane Don Bosco iniziò a radunare ragazzi e giovani presso il Convitto di San Francesco per il catechismo. Torino era a quel tempo una città in forte espansione su vari aspetti, a causa della forte immigrazione dalle campagne piemontesi, ed il mondo giovanile era in preda a gravi problematiche: analfabetismo, disoccupazione, degrado morale e mancata assistenza religiosa. Fu infatti un grande merito donboschiano l’intuizione del disagio sociale e spirituale insito negli adolescenti, che subivano il passaggio dal mondo agricolo a quello preindustriale, in cui si rivelava solitamente inadeguata la pastorale tradizionale.
    Strada facendo, Don Bosco capì con altri giovani sacerdoti che l’oratorio potesse costituire un’adeguata risposta a tale critica situazione. Il primo tentativo in tal senso fu compiuto dal vulcanico Don Giovanni Cocchi, che nel 1840 aveva aperto in zona Vanchiglia l’oratorio dell’Angelo Custode. Don Bosco intitolò invece il suo primo oratorio a San Francesco di Sales, ospite dell’Ospedaletto e del Rifugio della Serva di Dio Giulia Colbert, marchesa di Barolo, ove dal 1841 collaborò con il teologo Giovanni Battista Borel. Quattro anni dopo trasferì l’oratorio nella vicina Casa Pinardi, dalla quale si sviluppò poi la grandiosa struttura odierna di Valdocco, nome indelebilmente legato all’opera salesiana.
    Pietro Stella, suo miglior biografo, così descrisse il giovane sacerdote: “Prete simpatico e fattivo, bonario e popolano, all’occorrenza atleta e giocoliere, ma già allora noto come prete straordinario che ardiva fare profezie di morti che poi si avveravano, che aveva già un discreto alone di venerazione perché aveva in sé qualcosa di singolare da parte del Signore, che sapeva i segreti delle coscienze, alternava facezie e confidenze sconvolgenti e portava a sentire i problemi dell’anima e della salvezza eterna”.
    Spinto dal suo innato zelo pastorale, nel 1847 Don Bosco avviò l’oratorio di San Luigi presso la stazione ferroviaria di Porta Nuova. Nel frattempo il cosiddetto Risorgimento italiano, con le sue articolate vicende politiche, provocò anche un chiarimento nell’esperienza degli oratori torinesi, evidenziando due differenti linee seguite dai preti loro responsabili: quella apertamente politicizzata di cui era fautore Don Cocchi, che nel 1849 aveva tentato di coinvolgere i suoi giovani nella battaglia di Novara, e quella più religiosa invece sostenuta da Don Bosco, che prevalse quando nel 1952 l’arcivescovo mons. Luigi Fransoni lo nominò responsabile dell’Opera degli Oratori, affidando così alle sue cure anche quello dell’Angelo Custode.
    La principale preoccupazione di Don Bosco, concependo l’oratorio come luogo di formazione cristiana, era infatti sostanzialmente di tipo religioso-morale, volta a salvare le anime della gioventù. Il santo sacerdote però non si accontentò mai di accogliere quei ragazzi che spontaneamente si presentavano da lui, ma si organizzò al fine di raggiungerli ed incontrarli ove vivevano.
    Se la salvezza dell’anima era l’obiettivo finale, la formazione di “buoni cristiani ed onesti cittadini” era invece quello immediato, come Don Bosco soleva ripetere. In tale ottica concepì gli oratori quali luoghi di aggregazione, di ricreazione, di evangelizzazione, di catechesi e di promozione sociale, con l’istituzione di scuole professionali.
    L’amorevolezza costituì il supremo principio pedagogico adottato da Don Bosco, che faceva notare come nn bastasse però amare i giovani, ma occorreva che essi percepissero di essere amati. Ma della sua pedagogia un grande frutto fu il cosiddetto “metodo preventivo”, nonché l’invito alla vera felicità insito nel detto: “State allegri, ma non fate peccati”.
    Don Bosco, sempre attento ai segni dei tempi, individuò nei collegi un valido strumento educativo, in particolare dopo che nel 1849 furono regolamentati da un’opportuna legislazione: fu così che nel 1863 fu aperto un piccolo seminario presso Mirabello, nella diocesi di Casale Monferrato.
    Altra svolta decisiva nell’opera salesiana avvenne quando Don Bosco si sentì coinvolto dalla nuova sensibilità missionaria propugnata dal Concilio Ecumenico Vaticano I e, con sostenuto dal pontefice Beato Pio IX e da vari vescovi, nel 1875 inviò i suoi primi salesiani in America Latina, capeggiati dal Cardinale Giovanni Cagliero, con il principale compito di apostolato tra gli emigrati italiani. Ben presto però i missionari estesero la loro attività dedicandosi all’evangelizzazione delle popolazioni indigene, culminata con il battesimo conferito da Padre Domenico Milanesio al Venerabile Zeffirino Namuncurà, figlio dell’ultimo grande cacico delle tribù indios araucane.
    Uomo versatile e dotato di un’intelligenza eccezionale, con il suo fiuto imprenditoriale Don Bosco considerò la stampa un fondamentale strumento di divulgazione culturale, pedagogica e cristiana. Scrittore ed editore, tra le principali sue opere si annoverano la “Storia d’Italia”, “Il sistema metrico decimale” e la collana “Letture Cattoliche”. Non mancarono alcune biografie,tra le quali spicca quella del più bel frutto della sua pedagogia, il quindicenne San Domenico Savio, che aveva ben compreso la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Scrisse inoltre le vite di altri due ragazzi del suo oratorio, Francesco Besucco e Michele Magone, nonché quella di un suo indimenticabile compagno di scuola, Luigi Comollo.
    Pur essendo straordinariamente attivo, Don Bosco non avrebbe comunque potuto realizzare personalmente dal nulla tutta questa immane opera ed infatti sin dall’inizio godette del prezioso ausilio di numerosi sacerdoti e laici, uomini e donne. Al fine di garantire però una certa continuità e stabilità a ciò che aveva iniziato, fondò a Torino la Società di San Francesco di Sales (detti “Salesiani”), congregazione composta di sacerdoti, e nel 1872 a Mornese con Santa Maria Domenica Mazzarello le Figlie di Maria Ausiliatrice.
    L’opinione pubblica contemporanea apprezzò molto la preziosa opera di promozione sociale da lui svolta, anche se la stampa laica gli fu sempre avversa, tanto che alla sua morte la Gazzetta del Popolo si limitò a citarne cognome, nome ed età nell’elenco dei defunti, mentre la Gazzetta Piemontese (l’odierna “La Stampa”) gli riservò l’articolo redazionale dosando accuratamente meriti e demeriti del celebre sacerdote: “Il nome di Don Bosco è quello di un uomo superiore che lascia e suscita dietro di sé un vivo contrasto di apprezzamenti e opposti giudizi e quasi due opposte fame: quello di benefattore insigne, geniale, e quello di prete avveduto e procacciate”.
    Personalità forte ed intraprendente, bisognosa di particolare autonomia nella sua azione a tutto campo, non lasciava affatto indifferenti coloro che gli erano per svariati motivi a contatto. Ciò costituisce inoltre una spiegazione ai ripetuti scontri che ebbe con ben due arcivescovi torinesi: Ottaviano Riccardi di Netro e soprattutto Lorenzo Gastaldi. Lo apprezzò e lo appoggiò invece costantemente e senza riserve papa Pio IX, che con la sua potente intercessione permise all’opera salesiana di espandersi non solo a livello locale, sorte invece subita da numerosissime altre minute congregazioni.
    Giovanni Bosco morì in Torino il 31 gennaio 1888, giorno in cui è ricordato dal Martyrologium Romanum e la Chiesa latina ne celebra la Memoria liturgica. Alla guida della congregazione gli succedette il Beato Michele Rua, uno dei suoi primi fedeli discepoli. La sua salma fu in un primo tempo sepolta nella chiesa dell’istituto salesiano di Valsalice, per poi essere trasferita nella basilica di Maria Ausiliatrice, da lui fatta edificare. Il pontefice Pio XI, suo grande ammiratore, beatificò Don Bosco il 2 giugno 1929 e lo canonizzò il 1° aprile 1934. La città di Torino ha dedicato alla memoria del santo una strada, una scuola ed un grande ospedale. Nel centenario della morte, nel 1988 Giovanni Paolo II, recatosi in visita ai luoghi donboschiani, lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.
    La venerazione che Don Bosco ebbe, in vita ed in morte, per sua madre fu trasmessa alla congregazione, che negli anni ’90 del XX secolo ha pensato di introdurre finalmente la causa di beatificazione di Mamma Margherita. Merita infine ricordare infine ricordare la prolifica stirpe di santità generata da Don Bosco, tanto che allo stato attuale delle cause, la Famiglia Salesiana può contare ben 5 santi, 51 beati, 8 venerabili ed 88 servi di Dio.

    DALLE “LETTERE” DI SAN GIOVANNI BOSCO

    Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.
    Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
    Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
    Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne a ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi scandalo, e in molti la Santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti e umili di cuore (4r.Mt 11,29).
    Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, e allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
    In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall’altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
    Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
    Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù.

    NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO

    1° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco, per l'amore ardente che portasti a Gesù nel Santissimo Sacramento e per lo zelo con cui ne propagasti il culto, soprattutto con l'assistenza alla Santa Messa, con la Comunione frequente e con la visita quotidiana, ottienici di crescere sempre più nell'amore, nella pratica di queste sante devozioni e di terminare i nostri giorni rinvigoriti e confortati dal cibo celeste della Santa Eucaristia. Gloria al Padre...
    2° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco, per l'amore tenerissimo che portasti alla Vergine Ausiliatrice che fu sempre tua Madre e Maestra, ottienici una vera e costante devozione alla nostra dolcissima Mamma, affinché possiamo meritare la sua potentissima protezione durante la nostra vita e specialmente nell'ora della morte. Gloria al Padre...
    3° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco, per l'amore filiale che portasti alla Chiesa e al Papa, di cui prendesti costantemente le difese, ottienici di essere sempre degni figli della Chiesa Cattolica e di amare e venerare nel Sommo Pontefice l'infallibile vicario di Nostro Signore Gesù Cristo. Gloria al Padre...
    4° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco, per il grande amore con cui amasti la gioventù, della quale fosti Padre e Maestro e per gli eroici sacrifici che sostenesti per la sua salvezza, fa' che anche noi amiamo con amore santo e generoso questa parte eletta dei Cuore di Gesù e che in ogni giovane sappiamo vedere la persona adorabile del nostro Salvatore Divino. Gloria al Padre...
    5° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco che per continuare ad estendere sempre più il tuo santo apostolato fondasti la Società Salesiana e l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ottieni che i membri delle due Famiglie Religiose siano sempre pieni del tuo spirito e fedeli imitatori delle tue eroiche virtù. Gloria al Padre...
    6° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco che per ottenere nel mondo più abbondanti frutti di fede operosa e di tenerissima carità istituisti l'Unione dei Cooperatori Salesiani, ottieni che questi siano sempre modelli di virtù cristiane e sostenitori provvidenziali delle tue Opere. Gloria al Padre...
    7° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco che amasti con amore ineffabile tutte le anime e per salvarle mandasti i tuoi figli fino agli estremi confini della terra, fa' che anche noi pensiamo continuamente alla salvezza della nostra anima e cooperiamo per la salvezza di tanti nostri poveri fratelli. Gloria al Padre...
    8° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco che prediligesti con amore particolare la bella virtù della purezza e la inculcasti con l'esempio, la parola e gli scritti, fa' che anche noi, innamorati di così indispensabile virtù, la pratichiamo costantemente e la diffondiamo con tutte le nostre forze. Gloria al Padre...
    9° giorno - O glorioso San Giovanni Bosco che fosti sempre tanto compassionevole verso le sventure umane, guarda a noi tanto bisognosi dei tuo aiuto. Fa' scendere su di noi e sulle nostre famiglie le materne benedizioni di Maria Ausiliatrice; ottienici tutte le grazie spirituali e temporali che ci sono necessarie; intercedi per noi durante la nostra vita e nell'ora della morte, affinché possiamo giungere tutti in Paradiso e inneggiare in eterno alla Misericordia divina. Gloria al Padre...

    PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

    O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
    che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
    sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza dei prossimo;
    aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
    insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa;
    e implora da Dio per noi una buona morte,
    affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. Amen.

    ORAZIONE DAL MESSALE

    O Dio, che in san Giovanni Bosco
    hai dato alla tua Chiesa un padre e un maestro dei giovani,
    suscita anche in noi la stessa fiamma di carità
    a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
    e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Autore: Fabio Arduino

    Una delle ultime foto di S. Giovanni Bosco. Qui si vede accanto il suo primo successore alla guida dei Salesiani: il Beato Michele Rua





    Michele Schemboche, Don Bosco, Torino, 1880

    Michele Schemboche, Don Bosco, Torino, 1880


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    Una delle prime foto di don Bosco. Francesco Serra, Don Bosco tra i suoi giovani, Torino, 1861

    Francesco Serra, Ragazzi che si confessano da Don Bosco, Torino, 1861

    Bartolomeo Bellisio, Don Bosco col breviario, Torino, 1861

    Anonimo, Don Bosco nel suo studio, Torino, 1861

    Anonimo, Ritratto di Don Bosco con suo autografo, Torino, 1865-68

    Anonimo, Ritratto di Don Bosco, Torino, 1865-68

    Anonimo, Ritratto di Don Bosco con autografo, Torino, 1865-68

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    Anonimo, Don Bosco con i suoi ragazzi, epoca incerta

    Achille De Sanglau, Fotografia americana, Don Bosco con alcuni personaggi di incerta identificazione, Roma, 1867

    Achille De Sanglau, Fotografia americana, Don Bosco, Roma, 1867

    Michele Rondoni, Fotografia Alfieri, Don Bosco, Torino, 1868

    Anonimo, Don Bosco con un gruppo di giovani salesiani, Torino, 1870

    Giuseppe Della Valle, Don Bosco mentre legge, Roma, 1869 (?)

    Giuseppe Sartori, Fotografia Unione, Don Bosco, Torino, 1878

    Anonimo, Don Bosco con orchestra, Torino, 1870

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    Giuseppe Sartori, Fotografia Unione, Don Bosco, Torino, 1878

    Giuseppe Sartori, Fotografia Unione, Don Bosco al suo tavolo con Crocifisso e statua della Madonna, Torino, 1878

    Giuseppe Sartori, Fotografia Unione, Don Bosco mentre prega dinanzi al Crocifisso e statua della Madonna, Torino, 1878

    Michele Schemboche, Don Bosco con un gruppo di missionari, Torino, 1875

    Michele Schemboche, Don Bosco in preghiera, Torino, 1880

    Michele Rondoni, Fotografia Alfieri, Don Bosco con un gruppo di missionari, Torino, 1867

  5. #5
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    Anonimo, Don Bosco, Marsiglia, 1881

    E. Salanson, Ritratto di Don Bosco, 1883

    Anonimo, Ritratto di Don Bosco, 1885

    Anonimo, Don Bosco con un gruppo di missionari, Torino, 1877

    Gustavo Luzzati, Ritratto di Don Bosco, Genova, Sampierdarena, 16 marzo 1886

    Gustavo Luzzati, Profilo di Don Bosco, Genova, Sampierdarena, 16 marzo 1886

  6. #6
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    Gustavo Luzzati, Profilo di Don Bosco, Genova, Sampierdarena, 16 marzo 1886

    Anonimo, Don Bosco con un gruppo di sacerdoti, Torino, 1885

    Raimundo Fages Buxò, Don Bosco, Barcellona, 1886

    Jaquin Pascual, Fotografia Kimm, Don Bosco a VillaMartí-Codolar, Barcellona, 3 maggio 1886

    Carlo Felice Deasti, Don Bosco, Torino, 1887

    Carlo Felice Deasti, Don Bosco con un gruppo di missionari salesiani, Torino, 1887

  7. #7
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    Carlo Felice Deasti, Don Bosco defunto in abiti sacerdotali, Torino, 31 gennaio 1888

    Carlo Felice Deasti, Catafalco per Don Bosco defunto in abiti sacerdotali, Torino, 1° febbraio 1888

    Anonimo, Ritratto di Don Bosco, Varazze, 1871

    Giuseppe Rollini, Ritratto di Don Bosco in preghiera, Torino, 1880

    Anonimo, Don Bosco con i suoi alunni di Sarrià, epoca incerta, fotomontaggio

    Giuseppe Rollini, Ritratto di Don Bosco, Torino, 1888

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    Enrico Benzoni, Ritratto di Don Bosco, Istituto Salesiano, S. Benigno Canavese (TO), 1886

    Paolo Gaidano, Ritratto di Don Bosco in preghiera, Torino, 1889

    Angelo Enrie, Ritratto di Don Bosco circondato da angeli, Torino, 1928

    Mario Caffaro Rore, Ritratto di Don Bosco , Casa Generalizia, Roma, 1940

    Mario Caffaro Rore, Ritratto di Don Bosco, patrono della gioventù cattolica, Torino, 1941

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    Predefinito Dalle «Lettere di san Giovanni Bosco

    Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.

    Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.

    Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.

    Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne a ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi

    scandalo, e in molti la Santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti e umili di cuore (4r.Mt 11,29).

    Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, e allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.

    In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall’altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.

    Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.

    Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù.

    Serg Buczaccy, S. Giovanni Bosco protettore della gioventù polacca, 1997, Parrocchia Cristo Re, Wroclaw

    Serg Buczaccy, S. Giovanni Bosco, 1997

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    "Il Timone" a Radio Maria

    Don Bosco e la persecuzione risorgimentale

    di Gianpaolo Barra


    Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de "Il Timone", ha tenuto a Radio Maria giovedì 23 novembre 1999, durante la "Serata Sacerdotale", condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall' autore

    1. Continuiamo le nostre conversazioni sul tema delle persecuzioni che i cristiani hanno subito nel corso della ormai bimillenaria storia della Chiesa. Il nostro è un tentativo di leggere la storia, di conoscere quanto è accaduto m passato, nel passato lontano e in quello vicino, per trarne insegnamenti utili in primo luogo alla nostra vita di fede e poi per capire il significato dei fatti accaduti.
    2. Questo compito è importante, perchè viviamo in tempi caratterizzati dal regno quasi incontrastato della menzogna, dove si offende la Chiesa e si denigra la sua storia, e che vedono i cattolici incapaci di reagire adeguatamente.
    3. Anzi, tanto più cresce la calunnia contro la storia della Chiesa, tanto più viene chiesto al Papa, che è il Pastore della Chiesa universale, di scusarsi, di domandare perdono, perchè la Chiesa sarebbe colpevole di tutte, o quasi tutte le malefatte del passato.
    4 Questo è il clima che si respira oggi. Noi non ci lasciamo certo impressionare da questa calunniosa campagna propagandistica. Anzi, crediamo che verrà il tempo in cui qualcuno domanderà perdono alla Chiesa e ai cattolici per i torti, le umiliazioni e le persecuzioni che hanno subito nella loro storia.
    5. Vedete bene che il nostro è un intento anche un po' polemico - non lo si deve nascondere -, ma la polemica, quando è seria, e parte fondamentale dell'apologetica. E le nostre - lo sanno bene gli amici radioascoltatori - sono conversazioni di carattere apologetico.
    6. Questa sera parleremo di una persecuzione avvenuta in casa nostra, nella nostra Italia, persecuzione della quale poco si parla e ancor più poco si conosce. E` la persecuzione scatenata contro la Chiesa cattolica dai governi liberali e massonici che, nel secolo scorso, hanno fatto il Risorgimento.
    7. Studiamo il Risorgimento fin dalle scuole elementari. A scuola ci viene insegnato che, nel secolo scorso, i popoli italiani, divisi in tanti Stati, diedero vita ad un processo, sotto la guida del Regno piemontese, per liberarsi dall'occupazione straniera o dai sovrani reazionari e per conquistare l'unità della Penisola. Le famose "Guerre di indipendenza", ci viene detto, furono volute proprio per liberare l'Italia e per unificarla politicamente e geograficamente.
    8. Per verificare l'attendibilità di questa storia, ci faremo guidare da un libro documentatissimo della studiosa Angela Pellicciari, intitolato significativamente "Risorgimenlo da riscrivere", edito da Ares e da un altro bel libro del giornalista Antonio Socci, intitolato "La società dell'allegria" edito da Sugarco, dove si parla di don Bosco, personaggio straordinariamente importante per la storia del secolo scorso e del quale parleremo anche nel corso di questa conversazione.
    9. Sapete bene che la nostra Italia è l'unico Paese d'Europa che ha conquistato l'unità nazionale attraverso un duro contrasto con la propria Chiesa. Naturalmente, nel caso dell'Italia, si sta parlando della Chiesa cattolica.
    10. Perchè lo Stato sabaudo, il Regno sardo-piemontese che si dice costituzionale e liberale, che si è messo alla guida del processo che ha portato all'unità d'Italia, che ha combattuto contro lo straniero per la libertà, ha perseguitato duramente la Chiesa? Perchè, nel secolo scorso, ha voluto colpire il potere temporale del Romano Pontefice?
    11. Si può rispondere, seguendo il ragionamento della Pellicciari, che la persecuzione dei cattolici nell'Italia dell'Ottocento ha origini lontane. Parte dalla Roma descritta dall'eretico Martin Lutero, che ha dato inizio nel XVI secolo alla cosiddetta Riforma Protestante.
    12. Lutero definiva Roma, la città del Papa, come la "prostituta Babilonia". Da allora, tutta la stampa moderna di impronta protestante, illuminista e liberal-massonica, ripete in modo ossessivo una serie di ritornelli, una serie di leggende contro Roma che a furia di essere raccontate finiscono per convincere i più sprovveduti.
    13 Nasce cosi la leggenda della Roma cattolica, della città capitale della superstizione religiosa, della Roma papalina, dello Stato Pontificio dove, nel secolo scorso, regnava la barbarie e il potere del Papa veniva esercitato con la forza, per reprimere quel popolo che voleva liberarsi da un sovrano metà politico e meta religioso.
    14. Per unificare l'Italia sotto il Piemonte, bisognava mettere fine allo Stato della Chiesa, allo Stato Pontificio. Ma non era un'impresa facile - ricorda Angela Pellicciari - perchè lo Stato Pontificio esisteva da più di mille anni, era l'unico Stato al mondo nato grazie a donazioni e quindi non costituito con la forza, era il baluardo dei cristiani di tutto il mondo, e soprattutto era lo strumento che consentiva al Papa di essere libero di fronte al potere politico (ricordiamo che tutte le "chiese" protestanti, che hanno abbandonato Roma, anche in nome di una presunta ricerca di libertà, hanno finito miseramente per essere controllate dai poteri politici locali).
    15. A partire dal l848, il Parlamento piemontese dà il via ad una formidabile campagna di denigrazione della Chiesa cattolica, getta fango sui religiosi e sullo Stato Pontificio, accusato di essere male amministrato, sanguinario, retrogrado e nemico dell'unità d'Italia.
    16. Ora, che lo Stato Pontificio fosse, nel secolo scorso, il più arretrato degli Stati preunitari, insieme al Regno delle due Sicilie, dei Borboni, questo lo abbiamo sentito dire fin da quando frequentavamo le classi elementari.
    17. Qui sarebbe opportuno mettere mano ai documenti e studiare bene i dati. E qualche dubbio è più che lecito, visto che i documenti narrano, per fare un solo esempio, che lo Stato Pontificio, tanto denigrato, raggiunse il pareggio di bilancio nel 1859.
    18. Non abbiamo tempo per approfondire, ma le stesse cose potrebbero dirsi per il Regno delle due Sicilie. Antonio Socci ci ricorda che in quel Regno c'erano in proporzione meno poveri che a Parigi e a Londra. E ancora: erano in vigore le tasse più lievi di tutta l'Europa, la prima flotta italiana, una popolazione cresciuta di un terzo dal 1800 al 1860, un debito pubblico che era un quarto di quello dello Stato piemontese.
    19. Continua Antonio Socci: "E` sorprendente verificare che nei primi tre censimenti generali si ha nel Sud una percentuale di addetti nel settore industriale addirittura superiore a quella delle zone più avanzate del Nord (con un 17,4% contro un l4,8% della Lombardia" (p. l59).
    20. Tutti dati che ci fanno capire come la favola di un Sud che nel secolo scorso era rozzo e arretrato rispetto al Nord progressista e avanzato, la favola di un Sud borbonico che ha ricevuto dal Nord piemontese liberal-massonico il progresso e la civiltà sia sostanzialmente - appunto - solo una favola.
    21. Torniamo alla campagna di denigrazione nei confronti della Chiesa cattolica. Non è un caso se il primo Parlamento elettivo dello Stato piemontese, nel 1848, inizia i suoi lavori con una furibonda battaglia parlamentare contro gli Ordini religiosi, e specialmente contro i Gesuiti. La dura persecuzione contro la Chiesa dal Piemonte si estenderà man mano a tutti gli Stati italiani, quando questi cadranno uno dopo l'altro sotto il dominio della dinastia sabauda.
    22. I liberali, e naturalmente la Massoneria, identificano gli Ordini religiosi, che sono attivissimi in tutta Italia sia nella missione, sia nell'aiuto ai poveri e soprattutto nell'istruzione e nell'educazione, come i nemici del nuovo Stato. Liberali e massoni vogliono creare una nuova morale e una nuova Religione, vicina al Protestantesimo, a scapito della religione cattolica, professata da tutto il popolo.
    23. Per realizzare il compito di eliminare gradualmente il Cattolicesimo dalla testa e dal cuore del popolo italiano, obbiettivo primario della Massoneria, lo Stato piemontese trova aiuta nelle altre potenze internazionali, specialmente nell'Inghilterra protestante.
    24. E non è un caso che Garibaldi decise con i suoi Mille di sbarcare a Marsala, che allora era una sorta di feudo britannico. Sì, perchè dobbiamo sapere che fu il governo inglese, decisamente avverso alla Chiesa cattolica, a finanziare con una somma che oggi può essere stimata in molti milioni di dollari, la spedizione garibaldina (cfr. Vittorio Messori, Pensare la storia, pag. 260). E l'Inghilterra aveva come scopo colpire il papato nel suo centro temporale, cioè l'Italia, per dare vita ad uno Stato protestante e laico.
    25. E non è un caso che il 20 settembre 1870, giorno che vede i bersaglieri entrare da Porta Pia e che segna la fine dello Stato Pontificio preunitario, si vede anche un pastore protestante entrare a Roma con un carro carico di Bibbie protestanti, stampate dalla Società Biblica britannica. Il progetto di "de-cattolicizzare" l'Italia e di "protestantizzarla" muoveva passi molto concreti.
    26. Ora, noi non abbiamo il tempo di soffermarci sugli innumerevoli episodi di questa persecuzione. Molti fatti, molti dati, li potete trovare nei testi di Antonio Socci e di Angela Pellicciari che ho citato. Ma qui non possiamo dimenticare alcuni tra i primi provvedimenti presi contro la Chiesa.
    27. Dopo l'approvazione, nel 1850, delle leggi Siccardi (Siccardi era un ministro) con le quali si aboliva il foro ecclesiastico, veniva diminuito il numero delle feste religiose, si stabiliva l'obbligo agli ecclesiastici di chiedere l'autorizzazione per ricevere eredità e donazioni (questa norma andava a colpire un antichissimo costume dei credenti, grazie al quale la Chiesa aveva avuto i mezzi necessari per svolgere la sua missione senza farsi ricattare dal potere politico), con l'approvazione delle leggi Siccardi - dicevo - legge approvata l'8 aprile 1850 e sanzionata dal Re il giorno dopo, si scatena una feroce persecuzione.
    28. L'arcivescovo di Torino, monsignor Fransoni, viene arrestato, gli vengono sequestrati tutti i beni, poi viene esiliato e morirà lontano dalla sua città. Anche l'arcivescovo di Cagliari, monsignor Marangiu-Nurra viene arrestato e deportato. Il direttore del giornale cattolico L'Armonia viene arrestato e incarcerato per avere criticato le leggi Siccardi.
    29. Dunque, vedete bene che lo Stato liberal-massonico si vantava di combattere per la "liberta", arrestando vescovi, sacerdoti e laici che difendevano la Chiesa. Sarà opportuno ricordare tutte queste cose, specialmente quando gli eredi politici di quei signori ci vengono a dare lezioni di democrazia.
    30. Proseguiamo nelle nostre considerazioni. Teniamo ben presente che quando sui libri di testo scolastici si parla di Parlamento piemontese non si deve intendere una assemblea eletta dal popolo, espressione di una sovranità popolare, come avviene nelle democrazie moderne. Tutt'altro. Infatti, quando si vota il 27 aprile del 1848 per eleggere il primo Parlamento, su un totale di 4.904.059 abitanti, il diritto di voto viene dato solo a 83.369 elettori, pari all'1,70% della popolazione.
    31. Se poi teniamo presente che vanno a votare solo 53.924 cittadini, cioè poco più della meta degli aventi diritto, capite bene che le misure repressive contro la Chiesa cattolica vengono prese in un Parlamento che è tutto tranne che democratico, è tutto tranne che espressione della volontà popolare.
    32. La persecuzione contro la Chiesa viene dunque decisa, non dai popoli oppressi, ma da poche èlites liberal-massoniche. E queste èlites stabiliscono, tra le altre cose, anche la soppressione della Compagnia di Gesù, cioè dei Gesuiti, l'esproprio di tutti i suoi beni (compresi libri, arredi sacri e quadri) e decretano il domicilio coatto dei Padri, per evitare che abbiano contatti (allora si usava dire "per evitare che appestassero") con la popolazione.
    33. Contemporaneamente a Roma, il triumvirato capitanato da Mazzini decreta la fine del potere temporale dei papi nell'anno 1849. Il Papa Pio IX, costretto a fuggire a Gaeta, denuncia questa aggressione ricordando come sia impedita al Pontefice ogni comunicazione con il clero, con i vescovi e con i fedeli. Roma si riempie di personaggi strani: apostati, socialisti, eretici, pieni di odio verso la Chiesa. La grande borghesia liberale si impossessa dei beni, dei redditi e delle terre della Chiesa. Gli edifici ecclesiastici sono spogliati dei loro ornamenti e vengono adibiti ad altri usi. I preti e i religiosi vengono aggrediti, imprigionati e uccisi.
    34. Tutto questo, si badi bene, in nome della "libertà" dalla tirannia del Papa.
    35. L'anno 1855 vede un'altra tappa della persecuzione anticattolica. Il Re firma il decreto del Parlamento che sopprime gli Ordini contemplativi e gli Ordini mendicanti, cioè Francescani e Domenicani, con la motivazioni che questi Ordini religiosi sono ormai inutili, i loro membri non lavorano, non producono. Lo Stato risorgimentale può benissimo fare a meno di loro.
    36. Sono le stesse motivazioni che abbiamo sentito in questo secolo in molti paesi comunisti, motivazioni accampate per eliminare fisicamente la presenza dei cattolici.
    37. Torniamo alla persecuzione. Nel 1861 si possono contare ben 70 vescovi rimossi dalla loro sede o addirittura incarcerati, centinaia di preti in prigione, 12.000 religiosi e suore che vivevano nel Sud appena annesso al Piemonte sbattuti fuori dai conventi. Antonio Socci riferisce anche di 64 sacerdoti e 22 frati fucilati, perlopiù in Meridione. Dopo la presa di Roma, si registrano ben 89 sedi vescovili vacanti in tutta Italia. I vescovi nominati dal Papa non possono prendere possesso delle loro chiese perchè lo Stato unitario lo impedisce.
    38. A questo punto, per una lettura cattolica di quanto sopra descritto, mi pare opportuno ricordare la figura di un grande santo che ha vissuto di persona quella persecuzione: don Giovanni Bosco.
    39. Nel dicembre del 1854, mentre in Parlamento era in discussione la legge per la soppressione degli Ordini religiosi e l'incameramento dei loro beni, il nostro Don Bosco fa un sogno destinato a scatenare un vero terremoto nella famiglia reale. Un sogno così importante che don Bosco sente la necessità di informare immediatamente il Re.
    40. Invia una lettera al Re con la quale lo informa di aver sognato un bambino che gli affidava un messaggio. Il messaggio diceva: "Una grande notizia! Annuncia: gran funerale a corte".
    41. Un messaggio inquietante, capite bene, ma evidentemente urgente e grave, secondo il santo torinese.
    42. Alcuni giorni dopo, don Bosco invia un'altra lettera, visto l'atteggiamento non certo incoraggiante del Re dopo il primo avvertimento. Un altro sogno e di nuovo quel bambino che diceva: "Annunzia: non gran funerale a corte, ma grandi funerali a corte". E don Bosco invitava espressamente il Re a schivare i castighi di Dio, cosa possibile solo impedendo a qualunque costo l'approvazione di quella legge.
    43. Il Re, per la verità mal consigliato, non presta ascolto. E quanto aveva previsto don Bosco comincia inesorabilmente ad avverarsi.
    44. Il 5 gennaio 1855, mentre il disegno di legge è presentato ad uno dei rami del Parlamento, si diffonde la notizia di una improvvisa malattia che ha colpito Maria Teresa, la madre del Re Vittorio Emanuele II. E sette giorni dopo, a soli 54 anni di età, dunque ancor giovane, la Regina madre muore.

    Vincenzo Vela, Monumento funebre a Maria Teresa di Savoia, 1861, Santuario della Consolata, Torino

    45. I funerali sono previsti per il giorno 16 gennaio. Mentre sta tornando dal funerale, la moglie di Vittorio Emanuele II, Maria Adelaide, che ha partorito da appena otto giorni, subisce un improvviso e gravissimo attacco di metro-gastroenterite.
    46. Proprio quel giorno il Re riceve un'altra lettera di don Bosco, una lettera chiara. Ecco ciò che vi era scritto: "Persona illuminata ab alto [cioè dall'alto] ha detto: Apri l'occhio: è già morto uno. Se la legge passa, accadranno gravi disgrazie nella tua famiglia. Questo non è che il preludio dei mali. Erunt mala super mala in domo tua [saranno mali su mali in casa tua]. Se non recedi, aprirai un abisso che non potrai scandagliare".
    47. Ora, queste cose possono anche turbare qualcuno. E turbano anche quei cattolici che non sono più capaci di leggere la storia come la leggevano don Bosco e i cattolici dell'Ottocento. E quella lettura della storia dice che Dio è Re e Signore della storia e che l'uomo non può sfidarlo impunemente.
    48. Sarebbe opportuno ed estremamente utile riflettere e meditare su questo punto.
    49. Quattro giorni dopo quest'ultima lettera, la giovane moglie del Re, la regina Maria Adelaide, a soli 33 anni, muore. Era il 20 gennaio 1855.

    Antica stampa con ritratto della regina Maria Adelaide d'Austria Lorena, cugina e sposa di Vittorio Emanuele II. Figlia del vicerè Ranieri e di Elisabetta di Savoia-Carignano.

    Maria Adelaide convolò a nozze con Vittorio Emanuele il 12 aprile 1842 nella cappella del reale Castello di Stupinigi, in Torino


    50. Non è finita. Quella stessa sera del 20 gennaio, il fratello del Re, Ferdinando, duca di Genova, riceve il sacramento dei morenti e muore l'11 febbraio. Aveva anche lui, come la Regina, solo 33 anni.
    51. Nonostante questi avvertimenti, nonostante l'avverarsi di tutte le previsioni di don Bosco, il Re non si muove. La legge viene approvata il 2 marzo, con 117 voti a favore contro 36. In maggio la legge passa al Senato per la definitiva approvazione. Ma il giorno 17, a un passo dall'approvazione, si verifica una nuova sconcertante morte nella famiglia reale: muore il piccolo Vittorio Emanuele Leopoldo, il figlio più giovane del Re.
    52. Il Re firmò e con quella legge ben 334 case religiose venivano soppresse per un totale di 5456 religiosi (cfr. Renato Cirelli, La Questione romana, Mimep-Docete, p. 31). Era il 29 maggio del 1855. Da Roma arrivo la "scomunica maggiore" (che può essere annullata solo dal Papa) per tutti "gli autori, i fautori, gli esecutori della legge". La scomunica andava a colpire un Re che si diceva cattolico.
    53. Pio IX, nonostante le offese, le umiliazioni e le persecuzioni subite personalmente e dalla Chiesa di cui Lui era pastore, nel 1859, su richiesta di Vittorio Emanuele, accorderà il perdono pieno e senza condizioni al Re. Fatto, questo, che ci fa comprendere la grandezza di un Pontefice che la storiografia ha purtroppo denigrato.
    54. Sempre intorno a questa legge, Messori ci ricorda, nel suo bel libro "Pensare la storia" un altro fatto straordinario, che riguarda ancora don Bosco.
    55. Nel 1855, in piena lotta della Chiesa contro la legge Rattazzi, don Bosco pubblica un opuscolo. Dapprima, il governo liberale piemontese ne decide il sequestro, che poi non viene eseguito per paura di fare pubblicità al prete di Valdocco.
    56. In quell'opuscolo don Bosco ammoniva Vittorio Emanuele II, rifacendosi a qualcuno dei suoi sogni e alle sue abituali e straordinarie intuizioni, perchè non firmasse quella legge. Scriveva testualmente don Bosco: "la famiglia di chi ruba a Dio è tribolata e non giunge alla quarta generazione".
    57 Un avvertimento grave e inquietante, ma pur sempre una profezia che oggi è facilmente verificabile, solo facendo un po' di conti.
    58. Vittorio Emanuele II muore a soli 58 anni, a quanto pare di malaria, cioè di quella febbre presa proprio a Roma dove i suoi bersaglieri erano entrati otto anni prima.
    59. Il suo primo successore, Umberto I muore 56enne a Monza, sotto i colpi di pistola dell'anarchico Bresci.
    60. II secondo successore, Vittorio Emanuele III, scappa di notte, di nascosto, dal Quirinale, l'8 settembre del 1943 e tre anni dopo sarà costretto ad abdicare.
    61. Come non ricordare - a questo punto - l'enorme smacco per quel mondo laicista che aveva soppresso lo Stato Pontificio. Infatti, in quel tragico 8 settembre del 1943, il popolo romano, visto che il governo si era dissolto e dissolto era anche quello Stato che si era costituito con le cannonate di Porta Pia, si stringe di nuovo intorno al Papa Pio XII, ridandogli spontaneamente l'antica autorità. E quando i tedeschi lasciano la città, la popolazione di Roma si riversa in Piazza San Pietro per acclamare Pio Xll con il titolo di "difensore della città".
    62. Come non ricordare a chi si esercita nella denigrazione del Papa e della Chiesa che Pio XII era l'unico dei potenti che non aveva abbandonato Roma nel momento del pericolo. tutti gli altri erano scappati.
    63. Torniamo alla profezia di don Bosco. Il terzo successore, Umberto II, fu un re "provvisorio", per meno di un mese e, perduto il referendum popolare, deve accettare un esilio senza ritorno.
    64. Come si vede facilmente, alla quarta successione, alla "quarta generazione" come scriveva don Bosco, i Savoia non sono giunti.
    65. Che lezione possiamo trarre da questi fatti, lezione che risulti utile - come dicevo in apertura di conversazione - alla nostra fede?
    66. Propongo una riflessione. Possiamo ricordare che i cattolici alla don Bosco, che tutti i cattolici del secolo scorso, come i cattolici di sempre, leggevano la storia sub specie aeternitatis, cioè con gli occhi rivolti a Dio, con uno sguardo alla vita eterna.
    67. Per loro Dio era veramente il Signore della storia, della storia dei singoli e delle nazioni, il Signore dei sudditi ma anche dei Re. Per loro la Chiesa era veramente la Chiesa di Gesù Cristo e attaccare la Chiesa, perseguitarla, umiliarla, opprimerla, era lo stesso che perseguitare Gesù Cristo.
    68. E per quanto possa sembrare un po' duro, soprattutto in tempi di buonismo imperante, la storia insegna che offendere Dio non è un gesto che resta impunito, se ovviamente non ci si pente.
    69. Allora l'invito che emerge da questa conversazione è duplice. Da un lato: preghiamo per quelli che ancora oggi perseguitano la Chiesa, perché Dio usi loro misericordia; ma rallegriamoci per il dono della fede e per l'appartenenza alla Chiesa cattolica. Ce ne rallegriamo e non ci vergogniamo.
    70. Naturalmente, operiamo anche perché queste persecuzioni non si abbiano a ripetere.
    71. Questo è tutto. Ci risentiamo, a Dio piacendo, fra quindici giorni.

    Bibliografia

    Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere. Liberali e massoni contro la Chiesa, Ares, Milano 1998;
    Antonio Socci, La società dell'allegria. Il partito piemontese contro la Chiesa di don Bosco, Sugarco, Milano 1989;
    Vittorio Messori, Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno, Paoline, CiniseIlo B.mo (MI) 1990;
    Renato Cirelli, La Questione Romana. Il compimento dell'unificazione che ha diviso l'Italia, Mimep-Docete, Pessano (MI) 1997.

    Il Timone - n. 5 Gennaio/Febbraio 2000

    Fonte: Contro la leggenda nera

 

 
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