cari amici
di recente Renato Mannheimer, per giustificare in qualche modo i sondaggi che segnalano anche in Italia una chiara maggioranza di opinioni ‘avverse’ ad Israele e alla sua etnia, ha scritto sul Corriere della Sera quanto segue…
… l’antisemitismo può stimolare il giudizio negativo verso Israele [o viceversa] ma non lo spiega completamente. Agisce anche un altro fenomeno: l’ignoranza sulla reale natura e sulla storia delle ostilità tra israeliani e palestinesi. Soltanto un italiano su tre conosce le modalità di inizio del conflitto. Meno ancora sono coloro che sanno che lo stato palestinese non è per ora mai stato costituito. L’indice basato sulle risposte ad una pluralità di quesiti mostra come due terzi degli italiani [con una accentuazione al solito tra i più anziani, i meno scolarizzati e chi si dichiara ‘di destra’] non sanno nulla o quasi della storia del conflitto. Il che naturalmente non costituisce una colpa, dato che non si può essere informati di tutto. Ma proprio costoro, i meno informati, esprimono il loro giudizio verso lo stato ebraico [e verso gli ebrei in generale] in senso assai più critico degli altri. Insomma per buona parte l’orientamento negativo verso Israele non è formato sulla base di una valutazione della politica del suo governo [come potrebbe essere nei confronti di qualsiasi stato e ciò che di conseguenza non dovrebbe essere interpretato come espressione di antisemitismo] ma dipende principalmente da una errata o parziale conoscenza della dinamica del conflitto e/o dal pregiudizio antiebraico. I due fenomeni sono legati tra loro. La disinformazione sulla realtà degli avvenimenti e la conseguente maggiore disponibilità ad accettare le interpretazioni più semplicistiche appare anche dipendere dal sentimento antiebraico e a sua volta contribuisce a formarlo e a rafforzarlo. Per mutare una opinione tanto negativa e spesso poco fondata su Israele sarebbe dunque utile una maggiore diffusione delle conoscenze sulla sua storia…
... parole sacrosante queste, ragione per la quale mi riprometto, nei limiti della mia pochezza s’intende, di cercare di porre rimedio a ciò e contribuire ad un salutare ‘chiarimento di idee’ per chi conosce poco gli avvenimenti che hanno finito per creare nel Medio Oriente la situazione che tutti conosciamo. Quello che mi pare particolarmente importante e un obiettivo sicuramente ambizioso è consentire al lettore di stabilire con certezza la verità circa un contenzioso che è stato aperto nei giorni scorsi in seguito alla gita del nostro vice-presidente del consiglio a Gerusalemme. In parole povere se fenomeni come il ‘razzismo’ ovvero ‘emarginazione delle minoranze’ ovvero ‘xenofobia’ [tra questi naturalmente rientra anche il tanto demonizzato 'antisemitismo'... ] siano da considerare ‘male assoluto’ , condannabile sempre e comunque perciò senza appello, ovvero come ‘male relativo’, condannabile cioè solo in caso di ‘eccesso’ e viceversa assai auspicabile se assunto in quantità ‘strettamente indispensabile’ ad una pura e semplice autodifesa. Senza voler peccare di modestia sono certo che alla fine di questo mio lavoro il lettore ‘non prevenuto e non sprovveduto’ non avrà più il minimo dubbio su quale sia delle due opzioni quella ‘da sposare’ …
L’obiettivo che il sottoscritto di prefigge è la ricostruzione delle premesse storiche che hanno portato all’interminabile conflitto tra ebrei e palestinesi [o meglio più in generale tra ebrei ed arabi…] che tuttora costituisce ‘il più grave pericolo alla pace del mondo’. Diciamo che, non volendo andare troppo indietro nel tempo, l’inizio di questa serie di vicende può essere fatto risalire agli anni ’20, allorché la Palestina, allora sotto mandato della Gran Bretagna, cominciò ad essere interessata da forte immigrazione di ebrei sionisti, il cui scopo cioè era la ricostituzione di un ‘focolare ebraico’ in quella regione che 1900 anni prima era la loro patria. Naturalmente la scelta di una fonte storica il più possibile ‘attendibile’ su un argomento del genere costruisce un ‘imperativo inderogabile’ da parte mia al fine di mettermi al riparo da ‘certe critiche’ da parte di… sappiamo chi … L’autore perciò cui farò maggiormente riferimento [ma comunque non il solo] sarà Benny Morris, professore di storia all’Università ‘Ben Gurion’ di Haifa [sicuramente pertanto non solo ‘non antisemita’, ma neppure ‘non antisionista’ …], autore di un trattato sulle guerre arabo-israeliane dal titolo altamente significativo: Vittime [edito in Italia da Rizzoli]. Prima di incominciare la lettura del prossimo postato consiglio il gentile lettore di tornare sul mio thread Gli italiani hanno pagato già da tempo, signor Fini!... e leggere i post che riportano alcuni capitoli scritti da Lenny Brenner nel suo Zionism in the age of the dicators [http://www.politicaonline.net/forum/...&pagenumber=13].
Lì si fa cenno più volte alla ‘ribellione araba’ che scoppiò in Palestina nella seconda metà degli anni ’30, evento che probabilmente è oggi poco conosciuto ma che ebbe forti ripercussioni sui successivi eventi della seconda guerra mondiale. Da lì si può dire cominciano le vicende storiche che ancora attendono la conclusione… buona lettura!…
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Nobis ardua
Comandante CC Carlo Fecia di Cossato