da Il COrriere Della Sera di oggi:
Il viaggio in Israele importante per la «legittimazione»
Sondaggio: gli elettori di An si schierano con Fini
Le dichiarazioni sulle leggi razziali, sulla repubblica di Salò e sul fascismo sono state seguite dall'80% del «popolo di destra»
di RENATO MANNHEIMER
SONDAGGIO
Ecco cosa pensano gli elettori di An
Le dichiarazioni di Gianfranco Fini in Israele sulle leggi razziali, sulla Repubblica di Salò e sul fascismo sono state seguite, con diversi livelli di attenzione, dall'80 per cento degli elettori di Alleanza nazionale e da una quota poco minore (77 per cento) di tutto l'elettorato, particolarmente dai meno giovani, forse più interessati alle ricostruzioni e alle puntualizzazioni storiche.
Con quali esiti per l'opinione pubblica e per il seguito elettorale del partito? «Fini traditore d'Italia!» diceva lo striscione, issato (per caso, proprio davanti a me) da Forza Nuova sabato allo stadio di Torino.
Davvero Fini ha «tradito»? Per rispondere compiutamente occorre distinguere i votanti «potenziali», che, per ora, si limitano a «prendere in considerazione» - assieme ad altre alternative - An per il voto (in larga misura giovanissimi sotto i 30 anni che si «sentono» di centrodestra più che di destra), dai cosiddetti «sicuri», che già oggi sono intenzionati a votare Alleanza nazionale.
Questi ultimi, a loro volta, sono suddivisi tra chi si definisce di destra tout-court (poco meno del 40%, con una presenza relativamente maggiore di titoli di studio medio-bassi)
e chi invece si ritiene «di centrodestra» (44%,
la maggioranza relativa) o addirittura «di centro» (una minoranza consistente, quasi il 15%).
In tutte queste categorie, nessuna esclusa, così come nel complesso dell'elettorato, le esternazioni di Fini vengono approvate.
Esse sono considerate «opportune» da più del 70% dei votanti attuali per An e da una quota ancora maggiore (77%) dell'elettorato potenziale.
Non solo: per la maggioranza dell'elettorato nel suo insieme e, in misura ancora più elevata, di quello di An, le dichiarazioni di Fini costituiscono una vera e propria svolta per il partito e per la politica italiana.
Ma Fini è stato sincero?
secondo l'elettorato, sì.
Le dichiarazioni sono considerate «credibili» dalla maggioranza degli italiani e da grosso modo tre quarti dei votanti per An, in misura leggermente maggiore tra i «sicuri».
Tra i «potenziali» c'è più scetticismo - sia pure in un gruppo minoritario (tra il 20 e il 30%) - sulla credibilità.
E' forse questo il motivo per cui, proprio nell'elettorato potenziale, risulta un po' più consistente la minoranza che ritiene che le dichiarazioni di Fini non costituiscano «nessuna svolta» per il partito e/o per la politica italiana o rappresentino addirittura un evento negativo.
Al di là di questo, tuttavia, i risultati delle prime indagini di opinione suggeriscono come il viaggio in Israele debba essere considerato un successo, sia per Fini sia per le potenzialità di crescita di An.
Per ora, in misura più evidente per il primo che per le seconde.
Dopo il viaggio in Israele, buona parte dell'elettorato dichiara infatti di avere migliorato il suo giudizio sul segretario di An (che anche prima godeva di una popolarità consistente - oltre il 30% di giudizi positivi nella popolazione e il 70% nel suo partito - accresciutasi proprio nelle ultime settimane) e la maggioranza assoluta degli italiani lo considera «un grande statista».
Nel partito, i settori contrari risultano fortemente minoritari e non paiono costituire un vero pericolo sul piano dei consensi elettorali.
Come scrive Ignazi (autore dei più importanti studi su An pubblicati in Italia), le reazioni di parte del gruppo dirigente hanno probabilmente assai più il fine di «rinegoziare gli equilibri interni» che quello di dare sponda all'area nostalgica, peraltro assai limitata quantitativamente.
Anche per ciò che concerne la conquista dell'elettorato potenziale, la mossa di Fini pare poter generare esiti positivi. Benché, come si è visto, alla generale approvazione si accompagni in questo settore qualche dubbio residuo. Non tanto sull'opportunità e la condivisione delle dichiarazioni, quanto sulla credibilità di chi le ha pronunciate.
Si tratta, è bene ripeterlo, di una fascia minoritaria dell'elettorato potenziale. Che evidenzia però come il vero problema per il futuro di Fini e di An non stia tanto nella frangia «di destra» interna al partito (rilevante dal punto di vista mediatico, ma assai meno da quello elettorale), quanto nella necessità di proseguire quel processo di «legittimazione» indispensabile per la conquista dell’(assai più numeroso) elettorato potenziale.
1 dicembre 2003 -