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  1. #1
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    Predefinito Sulla vicenda delle scorie nucleari a Scanzano Jonico

    Un gran bell'articolo tratto da La Provincia su una questione assai dibattuta, a proposito della quale però si sentono solo due voci, una favorevole al governo e una che sostiene le ragioni della protesta.
    E' quindi utile ricordare che la soluzione ottimale sta altrove, nell' "aurea mediocritas" dei liberi accordi.

    I RISCHI DEL NUCLEARE IN OGNI REGIONE

    «Noi non siamo la pattumiera dell’Italia». Uno slogan secco, un messaggio chiaro, per esprimere l’indisponibilità del comune di Scanzano Jonico (Matera) ad accogliere il sito di stoccaggio delle scorie nucleari, previsto invece da un decreto del governo. Nessuno si è sottratto alla protesta: non il parroco don Filippo Montemurro, non il sindaco Mario Altieri, non i parlamentari della zona (di entrambi gli schieramenti), né il presidente della Regione, Filippo Bubbico. Il problema è di quelli seri e apparentemente insolubili. Da un lato v’è l’esigenza del governo di smaltire le scorie. Dall’altro v’è la pretesa delle comunità locali di decidere sull’uso del proprio territorio. In entrambe le posizioni v’è una goccia di ragione; ma ambedue annegano nel mare della “dialettica politica”. I soggetti con cui abbiamo a che fare sono enti pubblici, che non hanno autentici diritti e interessi. In questo senso, la domanda a cui dobbiamo rispondere è del tutto generale: quale dev’essere il criterio da adottare per decidere dove sistemare i rifiuti radioattivi (o qualunque genere di rifiuto), anche a prescindere dall’eventuale minaccia per la salute? Non può certo essere la sola “efficienza”; né, ovviamente, ci si può aspettare che qualcuno accolga a braccia aperte una discarica vicino a casa. L a chiave di volta, allora, consiste nell’agevolare un’autentica contrattazione. È chiaro che la presenza d’un sito di stoccaggio farà diminuire il valore d’un’area, non foss’altro per la diffidenza (che può certo essere immotivata) della maggior parte della gente verso certi materiali. Quindi, il governo dovrebbe in primo luogo tentare di quantificare il danno provocato, e secondariamente proporre ai residenti un accomodamento. Lo Stato dovrebbe dire al cittadino: «Io ti pago per tollerare le mie attività». E il cittadino dovrebbe essere libero di accettare o rifiutare l’offerta. La negoziazione potrebbe essere gestita dal comune; ma i proventi dovrebbero entrare nelle tasche dei residenti senza passare dall’ufficio del sindaco. Questo innescherebbe un circolo virtuoso, in grado di far emergere la soluzione più conveniente – che sarebbe quella di una zona dal basso valore immobiliare e scarsamente popolata. Solo così si potrebbero soddisfare entrambe le parti in causa. Questo ragionamento non ha nulla a che fare con l’improbabile pericolo rappresentato dalle scorie. Le accuse degli ambientalisti sono solo fantasmi agitati strumentalmente di fronte agli occhi del pubblico, allo scopo di acquisire maggiore popolarità (cioè potere) da spendere nel borsino della politica nazionale. N é, da questo punto di vista, appare sensata la proposta del ministro Giovanardi, secondo cui ogni regione dovrebbe ospitare una piccola discarica. La logica del “mal comune mezzo gaudio” tende a risolversi nel solo mal comune – cioè, a moltiplicare l’insoddisfazione, anziché trovare un aggiustamento valido per tutti. Per giunta, in questo modo non si fa altro che spostare il problema: che non è più un braccio di ferro tra il governo nazionale e la popolazione di un comune, ma viene spezzettato in venti prove di forza tra le amministrazioni regionali e altrettante località. Analogamente, bisogna respingere l’idea di Angelo Bonelli, coordinatore dell’esecutivo nazionale dei Verdi, secondo cui andrebbe individuato un solo sito a livello europeo. In altre parole, per uscire dal vicolo cieco è necessario prendere atto del fallimento dello statalismo. È al mercato che bisogna affidarsi, perché il mercato è un meraviglioso strumento che consente sempre, in presenza d’una domanda, di trovare un’offerta.Questo, naturalmente, implica pure accettare che il prezzo da pagare sia più alto (o magari più basso) di quanto preventivato.
    Ma ciò fa parte delle regole del gioco, ed è profondamente ingiusto cercare una scappatoia coercitiva per scaricare tutte le spese sulle spalle d’una comunità locale.
    Del resto, gli uomini politici hanno un’ottica talmente perversa da non prendere neppure in considerazione l’idea d’un libero contratto. In un’epoca di globalizzazione, poi, questo significa che non bisogna necessariamente scovare un sito all’interno dei confini italiani. Non è detto che non vi siano, in altre parti del mondo, popolazioni disposte ad accettare le strutture necessarie in cambio di denaro, che aprirebbe di fronte a loro nuove e inedite speranze. Per molta gente, la vita vicino a una discarica è preferibile alla morte in mezzo alla natura incontaminata, checché ne pensino gli impagabili ecologisti.
    Di sicuro bisogna avversare la volontà di potenza degli uomini
    di governo a tutti i livelli. Occorre cioè ristabilire il principio antico e giusto secondo cui ogni uomo è padrone a casa propria.


    Carlo Stagnaro

  2. #2
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    Predefinito ...la conferma di come stanno le cose

    Ieri, sul Corrierone, si poteva leggere il seguente articolo.
    Peccato per il finale così tremendamente allineato e antiscientifico, ma non si può avere tutto da un giornale così venduto, no?

    La prima città atomica: «Il plutonio ci ha salvati dalla povertà»

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - «Il plutonio ha salvato la nostra città», spiega l' ex disoccupato David Brannan, che con lo stipendio da operaio nella prima «città atomica» d' America si è comprato una moto da corsa Honda Goldwing. «È quasi una pacchia - gli fa eco Mel Vuk, preside della New Mexico State University -. La discarica di scorie nucleari ha rivoluzionato il panorama accademico di Carlsbad e oggi scienziati di primissimo ordine fanno a gara per insegnare da noi». L' entusiasmo, pressoché unanime, dei 27 mila abitanti di Carlsbad spiega come mai, dopo 25 anni di querele, studi e proteste ambientaliste (e ben 2 miliardi di dollari di spesa) il primo ed unico deposito sotterraneo di scorie radioattive degli Stati Uniti sia riuscito ad aprire i battenti in questa ventosa cittadina di colletti blu nel deserto del New Mexico, 250 chilometri a nord-est di El Paso. Con la crisi della locale industria dei fertilizzanti, incapace di competere a livello internazionale, la città rischiava il collasso economico. «Abbiamo deciso di reinventarci un futuro - spiega il sindaco Bon Forrest - mettendo a disposizione del ministero dell' Energia la nostra miniera di salgemma. E trasformandoci nel centro mondiale del know-how atomico». Da quand' è stato inaugurato, nel marzo 1999, il «Waste Isolation Pilot Plant» (WIPP) è il business primario della città: 1700 impiegati a tempo pieno, per non parlare poi dell' impatto sul terziario. «Ciò spiega come mai nessun politico locale di destra e di sinistra abbia mai osato attaccarlo», spiega il sindaco Bob Forrest. Forrest è tra i tanti iscritti al partito democratico pronti a difendere le «virtù» della discarica che, assicurano, ha già eliminato oltre 41 mila bidoni da 220 litri l' uno contenenti vestiti, tappeti ed utensili contaminati di plutonio: il combustibile dei reattori nucleari e ingrediente chiave delle armi atomiche. Compattate in immensi contenitori d' acciaio inossidabile stipati in mega-autocarri, queste «immondizie» partono ogni giorno da ben 23 siti militari del governo Usa - tra cui Los Alamos e Rocky Flats - per essere calate attraverso dei paranchi in appositi «letti» sotterranei, scavati nell' antica miniera di sale, a quasi mezzo miglio di profondità. «Abbiamo vinto la guerra fredda costruendo armi nucleari, ma non abbiamo mai ripulito i monumentali rifiuti di quella guerra - spiega l' ex ministro dell' Energia Bill Richardson, governatore del New Mexico - con la discarica di Carlsbad intendiamo onorare i nostri obblighi storici». Oggi, secondo le stime del governo Usa, ben 61 milioni di americani - ovvero un quarto della popolazione - vivono a 50 miglia da un deposito di scorie nucleari dell' esercito. Grazie a Carlsbad, entro il 2009 il numero scenderà sotto i 4 milioni. «Nei prossimi 30 anni - incalza Richardson - circa 175 mila metri cubi di scorie nucleari generate dall' alba dell' età atomica verranno seppellite a Carlsbad». Per Jesse Laman, che riceve 17 dollari e mezzo l' ora come saldatore di container contro i 15 guadagnati un tempo come meccanico in una fabbrica di fertilizzanti, il futuro è assicurato. «Il WIPP mi paga anche l' assistenza sanitaria e i contributi pensionistici», spiega. Ma per i suoi figli e i figli dei suoi figli, la prospettiva è meno rosea. «Non esiste ancora una tecnologia per rendere innocuo il plutonio - spiega l' ambientalista Robert Rosenfield - e nessuno può immaginare l' olocausto nucleare che potrebbe risultare dalla fuoriuscita accidentale di particelle radioattive a causa di un terremoto».

    Alessandra Farkas

  3. #3
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    Aggiungerei anche che la Honda Goldwing non è per nulla una moto da corsa !!!!!
    Comunque l'articolo non è male , tranne il finale ovviamente.

  4. #4
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    Predefinito

    quello del Governo e` stata una iniziativa infelice e spovveduta.
    la protesta popolare invece comprensibile, ma non bisognava assecondarla.
    non credo che si trovera` in questa vita una citta` disposta ad accettare le scorie nel proprio territorio.
    bisognava una volta deciso andare avanti, cercando di trovare dei risarcimenti adeguati ai residenti, e costruendo delle strutture che rappresentassero il massimo possibile della sicurezza.
    cosi` invece tra dodici mesi saremo alle solite: sara` indicato un sito con la conseguente puntuale ed isterica reazione dei residenti.

 

 

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