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  1. #1
    Forumista assiduo
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    Mazzini in Chiesa ... e nella vita di tutti i giorni

    [mid]http://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/Cugini di Campagna/Cugini_Di_Campagna_-_Un'altra_donna.mid[/mid]

    Qualche domenica fa entrando in una chiesa ho notato un cartello dove si leggeva: "chi arriva in ritardo a messa non rispetta Dio e il popolo". Non ho resistito, ed a penna ho aggiunto: "Giuseppe Mazzini".


    Mazziniani in SARDEGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=73060
    Associazione Mazziniana Italiana
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2011
    Bicentenario nascita Giuseppe Mazzini (1805-1872)
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=133506
    Mazziniani in PIEMONTE
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15575
    Mazziniani nel VENETO
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=4105
    Mazziniani in SICILIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=29799
    Il Risorgimento ..... e dintorni
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2302
    Mazziniani in EMILIA e ROMAGNA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11850
    Discussione su Mazzini e il Repubblicanesimo - consensi - immagine - visibilita'
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=21596
    Socialismo Mazziniano....per rafforzare il P.R.I ... dal Pensiero all'Azione ...
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5260
    Un 20 Settembre di 132 anni fa...."la breccia di Porta Pia"
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=25441
    Mazziniani nel LAZIO
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15218
    Mazziniani in Lombardia
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3144
    Mazziniani in Friuli e nella Venezia Giulia
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11489
    Mazzini e Garibaldi
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=27459
    Aurelio SAFFI...triunviro della Repubblica Romana ... con MAZZINI e ARMELLINI
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5485
    Influenza del Pensiero Mazziniano sull'Azionismo
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=62791
    Mazzini in Chiesa ... e nella vita di tutti i giorni
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=7109
    Chi onora Mazzini / Garibaldi / Oberdan etc etc ... in ricordo dei nostri Eroi
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=14893
    Pisa & Domus Mazziniana
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=111677
    Mazziniani in CALABRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=18657
    Itinerari storico turistici : Le colline del Risorgimento
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3072
    Il "fallimento" del Risorgimento....Montecitorio 14 novembre 2002
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=32035
    Garibaldi e Anita, benedette nozze
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=17719
    Mazzini batte Marx
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=5382
    Mazzini, osannato dai nemici della Chiesa
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=42789
    Mazziniani nelle MARCHE
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15577
    Mazziniani in UMBRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=145041
    Mazziniani in ABRUZZO
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=145000
    Mazziniani in TOSCANA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11487
    Divagazioni su Mazzini ...
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=43038
    Mazziniani in Campania
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15010
    Un pericoloso terrorista internazionale ... (Giuseppe Mazzini)
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=39360
    Mazziniani in LIGURIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=13432
    Il PENSIERO MAZZINIANO
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=16664
    Mazziniani nel MOLISE
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=129605
    Mazziniani in PUGLIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11493
    Mazziniani in Basilicata
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=51126

  2. #2
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    Predefinito

    Non era probabilmente quello il senso del buon Giuseppe, comunque la pubblicità è l'anima del commercio
    saluti
    echiesa

  3. #3
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    Predefinito strabilio

    Lepanto, ma sei un profanatore di chiese!<bgsound src="http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/BACH05.mid" autostart="true" hidden="true" loop="infinite">

  4. #4
    email non funzionante
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    Predefinito

    *************************************
    UMANESIMO
    *************************************
    di Carlo Cantimori

    Si è parlato e si parla comunemente di pensiero religioso
    di Mazzini, e ciò significa, parmi, il concetto suo di religione;
    si entrerebbe nella filosofia. Altri parlano della grande, arden-
    te fede di lui, e danno minor valore -quando non ne danno
    affatto -alla formulazione del contenuto di questa fede. Ciò
    mi ricorda un poco la distinzione tra la fede come vigore del-
    l'animo, la fede-energia di cui parla S. Paolo, e la fede che è
    dogma e contenuto di credenza: tra la fede che crede e la fede
    creduta.
    Se consideriamo quest'ultima in Mazzini, se ci fermiamo
    cioè al contenuto, troviamo che non ha nulla di rigido e di
    dogmatico; egli accetta i contenuti di tutte le fedi come mani-
    festazioni, legittime tutte quante non pretendano vivere oltre
    l' epoca storica che si espresse da esse, del sentimento religioso
    eterno nell'anima dell'uomo.
    Per uno dei residui di trascendenza che sopravvivono sen-
    za dubbio nel pensiero mazziniano, che si svolge nell'età della
    filosofia della storia, queste manifestazioni si ordinano in una
    serie progressiva a modo, direi, di cerchi concentrici, dei quali
    il più ampio contiene i minori, come sarà contenuto a sua vol-
    ta da uno maggiore, in una unità che si integra continuamente
    per nuovi elementi.
    In ciò consiste quella che il Lessing chiamava l' educazione
    del genere umano -idea che secondo il Flint soltanto in Maz-
    zini trova un completo sviluppo logico -e il Mazzini (che al
    Lessing si richiama) rivelazione continua di Dio all'umanità,
    secondo un disegno provvidenziale, di cui conosciamo pro-
    gressivamente le linee. E' un arricchimento continuo della e-
    sperienza religiosa del genere umano, la quale non si può
    chiudere mai entro i confini delle religioni che chiamiamo po-
    sitive. Da ciò il Mazzini giunge alla relatività dei contenuti in
    quanto sorgenti di idealità: parlando del Foscolo, avvertiva es-
    sere essenziale per l'educazione delle nuove generazioni non
    tanto le idee -ogni tempo ha le sue -quanto la costanza e lo
    spirito di sacrificio di chi le segue.
    Ecco la fede-energia considerata decisamente a se, prescin-
    dendo dal contenuto: «la essenza di ogni religione». Egli scri-
    ve, «sta nella potenza, ignota alla pura scienza, di costringere
    gli uomini a tradurre in fatti il pensiero, a armonizzare la vita
    pratica con il concetto morale».
    Come suscitare questa energia?
    Quando il Mazzini si pose questo problema scrivendo al
    Sismondi nell'832, costui fraintese e lo rimproverò di voler co-
    struire un Dio politico; rimprovero e fraintendimento che il
    De Santis fece suoi, e dei quali qualche traccia troviamo nel-
    l'Omodeo. A una religione-istituzione, piuttosto che alla reli-
    gione-spirito pensava, come è noto, il Saint Simon. Quanti
    studiosi del Mazzini si compiacquero della scoperta delle fon-
    ti sansimoniane del pensiero di lui, non si accorsero che di es-
    sa il merito spetterebbe al Sismondi, il quale ai sansimoniani
    allude chiaramente esaminando le idee del suo giovane corri-
    spondente, Il Mazzini rispose, come rispose con tranquilla e
    piacevole ironia a un giornale svizzero che lo accusava di es-
    sere un sansimoniano mascherato, e sin da allora mise in
    chiaro la natura e i limiti della sua ammirazione per i sansi-
    moniani, e i punti del suo dissenso, sui quali tornò più tardi.
    Non si tratta -e ormai tutti lo hanno riconosciuto -di cre-
    denze religiose professate dal Mazzini per calcolo politico. Ve-
    ramente l'Omodeo rimprovera questo al Gioberti, conceden-
    dogli una attenuante per la sansimoniana atmosfera del tem-
    po, in cui erano immersi, dice, il Gioberti e il Mazzini. Ma
    quest'ultimo è proprio nello spirito delle argomentazioni del-
    l'Omodeo quando rifiuta il sansimonianismo perche l'uomo
    non chiede che altri pensi per lui, ma che gli sia schiusa la via
    del pensiero. E rimase sempre contrario alle «aristocrazie de-
    gli intelletti» che si sobbarcano a pensare per gli altri, e contro
    le quali volgeva i suoi strali l' ottobre scorso Benedetto Croce,
    riferendosi fra gli altri al Rènan che si professava spiritual-
    mente affine al genuino Saint Simon.
    Poco prima di morire, come è noto, il Mazzini confutò su
    questo punto il Rènan.
    Il Gioberti, come celava dietro le lodi ai principi italiani lo
    scherno e il disprezzo (e ne toccarono anche a Carlo Alberto e
    a Vittorio Emanuele II), così celava sottintesi razionalisti e he-
    geliani in questo suo mettere la religione-spirito; ora invaso
    da un cerebrale furore teologico, ora ammiccando con astuzia
    e atteggiamento le labbra a quel sorriso dell'àugure che non
    sfiorò mai il volto del Mazzini.
    Quando i due si incontrarono a Parigi, alla vigilia del '48,
    l' abate minimizzò -dopo tutto ciò che aveva detto nel Primato
    -il loro dissenso in fatto di religione: «il mio cattolicismo è così
    elastico che potete metterci tutto quel che volete». Agli antipo-
    di, come si vede, della sincerità del Mazzini, questo celare,
    dietro la fede, per calcolo politico, un pensiero che la corrode.
    Questa fede-energia l' apostolo voleva dunque suscitare, e
    la suscitò con gli scritti e massime coll'esempio; pose il proble-
    ma della resurrezione integrale della nazione italiana, e de-
    dico’ la vita a tradurre in azione la soluzione cui era pervenu-
    to. L'azione, non la speculazione filosofica, l'azione con i suoi
    presupposti e le sue esigenze fu la sorgente della sua etica e,
    nelle difficoltà tremende, nel dubbio, nell'abbandono dei più,
    della sua religione. Con la passione dei profeti che la sua ani-
    ma giovinetta aveva frequentati leggendo la Bibbia, egli sentì
    come comandamento di Dio i propri ideali. Lo spirito attua la
    propria natura morale concorrendo a creare un nuovo mon-
    do; perciò egli scriveva: «la virtù è l'azione, la virtù è il sacrifi-
    cio, la virtù è prima di tutto costanza nell'azione e nel sacrifi-
    cio»,
    Il popolo, interprete di Dio sulla terra, non è una realtà
    empirica, quello che vediamo, affamato e abbrutito nella mi-
    seria e nell'ilotismo politico; ma quello che si leverà sublime,
    affratellato in una sola fede, in un solo patto di eguaglianza e
    di amore; perciò il Gentile, dando alla religione mazziniana la
    nota interpretazione immanentista, scrisse: «il popolo è... lo
    spirito, che dimostra la sua realtà realizzandosi e non presup-
    ponendosi... il popolo è lo stesso spirito umano nella sua con-
    cretezza storica».
    Eppure, fu ribattuto, il Mazzini diceva: «l'ideale è fuori di
    noi, supremo su tutti noi, non è creazione, è scoperta dell'intellet-
    to». E polemizzava con «gli apostoli del divino senza Dio»,
    parole chiare per chi conosca la storia della filosofia europea
    del secolo XIX.
    Una delle similitudini da lui spesso adoperate a indicare il
    fervore della vita spirituale che logora il corpo, era quella del-
    la lama affilata che taglia la guaina che la stringe. Credo che
    possa dirsi così anche dell'immanernza e della trascendernza
    nella sua concezione religiosa: la prima rode la seconda che
    formalmente la racchiude escludendo la rivelazione immedia-
    ta e definitiva, gli intermediari tra Dio e l'uomo, consacrando,
    nella Coscienza umana, l'eresia accanto alla fede, consideran-
    do l'umanità come il verbo vivente di Dio. E Dio vive nella
    grandezza dell'anima umana; di questa vita è vivo quello che
    Giuseppe Mazzini adorò coll'azione, pose a fondamento del
    proprio umanesimo: umanesimo sentii di dover chiamare la
    religione mazziniana, nel 1913, prima che altri adottasse que-
    sto termine ricco di significato.
    ************************************************** ********************

    Quando venivi, Apostolo sereno,
    a predicar la libertà nel mondo ,
    pochi, alla Fede che ti ardeva in seno,
    aprivan docilmente il cor profondo.

    Fuggiva il ricco e di paura pieno,
    s'ascondeva smarrito e tremebondo,
    mentre i re col capestro e col veleno
    t'inseguivan proscritto e vagabondo.

    Ora tu dormi e schizzan dal covaccio
    i conigli, giurando in sacramento
    d'averti dato, con la mente, il braccio;

    e poiche i morti non fan più spavento ,
    la stessa man che t' apprestava il laccio,
    porrà la prima pietra al monumento….

    Di Lorenzo Steccheti
    *******************************************

  5. #5
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    Predefinito

    GIOBERTI E MAZZINI

    di Giuseppe Macaggi

    Scritto in occasione del centenario della nascita di Mazzini

    Questi due nomi congiungeva il compianto amico mio Ni-
    cola Mameli, inaugurando l'università di Genova nel 1886 un
    busto al fratello di lui Goffredo. «Noi dobbiamo -così si espri-
    meva -circondare di una uguale venerazione il grande apo-
    stolo ligure e il filosofo piemontese, che in un volume imperi-
    turo convertiva la monarchia alla patria; poiche così Giuseppe
    Mazzini come Vmcenzo Gioberti crearono la coscienza nazio-
    naIe, l'uno parlando al popolo, l'altro ai re, l'uno accendendo
    nei petti degli Italiani la santa febbre della ribellione, l' altro e-
    ducandoli all'idea organica del nostro risorgimento».
    Torniamo un momento su questo parallelo.
    Vincenzo Gioberti fu il più grande pensatore della parte
    regia in Italia, come Giuseppe Mazzini della parte repubblica-
    na. il Gioberti dalla idoleggiata federazione di principi presie-
    duta dal Papa (per non dire del suo breve entusiasmo giova-
    nile repubblicano) passò alla concezione di una Italia unita
    con Roma capitale sotto il principato civile dei Savoia: dal Pri-
    mato al Rinnovamento. La repubblica italiana fu l'ideale costan-
    te del Mazzini dal forte di Savona a quello di Gaeta, dalla Gio-
    vine Italia alla Roma del popolo .
    Dei due profeti l'evento ha sinora dato ragione al profeta
    della monarchia. Al Campidoglio, strappato dalla reazione
    europea alla repubblica mazziniana e riconsegnato al pontefi-
    ce, ascese, con la caduta novissima del temporale, non la re-
    pubblica da tanti anni predicata dal Mazzini, bensì Vittorio E-
    manuele, il re preconizzato dall'abate Gioberti. L'unita italiana
    si attuò mercè l'egemonia piemontese. L'abate subalpino ave-
    va dunque letto nei destini d'Italia meglio che l'agitatore ge-
    novese.
    Fu così sinora.
    Eppure che cosa significava questa grande diversità fra il
    centenario del Gioberti, celebrato quattro anni fa in Torino
    tanto modestamente e senza partecipazione del popolo, a lu-
    me spento e il centenario mazziniano a cui partecipano tutte le
    forze vivre della Nazione? Donde avviene che il nome del filo-
    sofo idealista torinese è quasi dimenticato e le opere, pure de-
    gnissime d'essere studiate e il Rinnovamento stesso così pieno
    di nobili sensi, rimangono conoscenza dei soli dotti; mentre il
    nome dell'idealista genovese è sempre più chiaro nel mondo
    delle nazioni, e i suoi scritti sono sempre più conosciuti, stu-
    diati illustrati?
    Ciò significa che al pensiero, al sistema rappresentato e im-
    personato dal Gioberti, se fu assicurato il prossimo trionfo,
    non è serbata la vittoria definitiva dell'avvenire. L'avvenire è
    per l'ideale di Giuseppe Mazzini.
    L'accorgimento politico di Vmcenzo Gioberti lascia ormai
    freddi gli Italiani, come il suo ontologismo. Suscitano ammira-
    zione sempre maggiore la fede invitta di Giuseppe Mazzini, il
    carattere, la sua dottrina morale.
    Se oggi prevale presso i monarchici un eclettismo che li fa
    ammettere il Mazzini tra i fattori massimi dell'indipendenza
    nazionale, non così la intese Vmcenzo Gioberti. Questi, per u-
    na specie di gelosia intellettuale verso il genovese, concepì un
    odio veramente teologico contro quelli che prese a cchiamare
    per dileggio puritani, ed aveva salutati nel «'34 precursori del-
    la nuova legge politica; primi apostoli del rinnovato Evange-
    lio»; ed avventò ogni più atroce ingiuria contro il loro capo,
    Giuseppe Mazzini. Fa meraviglia rileggere oggi queste parole
    nel Rinnovamento civile d'Italia: «Uopo è che si sappia da tutti
    essere Giuseppe Mazzini il maggiore nemico d1ta1ia, maggio-
    re dello stesso austriaco, che, senza di lui, saria vinto, e per lui
    vincerà. Le angustie impotenti del suo intelletto non sono pur
    compensate dalle qualità dell'animo; essendo egli non men
    codardo che inetto saria sperabile per un uomo così volgare
    che la sua ricordanza seco perisse; ma il male fatto, che è im-
    mensa, gli assicura un tristo privilegio di fama, e il suo nome
    giungerà aborrito ed esecrato alla posterità».
    La posterità decreta l'immortalità a Giuseppe Mazzini, a
    Vmcenzo Gioberti -sentenza forse troppo severa -pressoche
    l'oblio. La stessa monarchia costituzionale dei Savoia, che il
    Gioberti deduceva direttamente e necessariamente dalla for-
    mola ideale della sua metafisica, ama in oggi essere giustifica-
    ta col positivismo e neomarxismo di uomini che già furono
    nelle file repubblicane.
    Quanto al giudizio del Gioberti sul Mazzini, è il giudizio
    sincero dei più autorevoli monarchici mentre egli visse: il Ca-
    vour l' avrebbe volentieri impiccato all’Acquasola. Post mortem
    lauda, postoche’ i morti giacciono.
    Ma se nella serenità della morte, che accolseli entrambi,
    potesse agli spiriti di Mazzini e del Gioberti calere nelle cose
    nostre, dovrebbero confessarsi l'un l'altro che la Roma allo-
    broga, se non è la terza Roma evocata dall'uno, non è neppu-
    re la nuova Roma vagheggiata dall'altro; che non ha dato pre-
    valenza agli ingegni, ne redento le plebi, ne ha affratellato le
    genti, il che fu il sogno d' entrambi. Re Vittorio, che vogliamo
    abbia letto intieramente (incredibile a dirsi) i due volumi del
    Rinnovamento e rilettone i due capitoli sull'egemonia piemon-
    tese deve avere saltato, proprio in questi, quanto vi sta scritto
    dell'assemblea o dieta universale da radunare in Roma per
    determinare la forma dell'unità e del reggimento, in altre pa-
    role la Costituente.
    Siamo dunque sperimentalisti anche noi. La prova del So-
    fisma giobertiano è compiuta. Rimane l'utopia di Giuseppe
    Mazzini. Per altre vie, per altri porti.
    (1905)

  6. #6
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    Predefinito

    "NON ERA L'ITALIA SUA "


    ...A Mazzini l'Italia presente non piaceva. Non era l'Ita-
    lia sua, quella grande, maestosa e felice Italia ch'egli aveva
    sognata.
    Come molti dei suoi antichi seguaci egli avrebbe potuto
    smettere certe sue convinzioni ed ascriversi al partito do-
    minante. Danari ed onori lo aspettavano in grande abbon-
    danza. Egli sarebbe divenuto il primo oratore della Came-
    ra ed il capo degli uomini di governo
    .
    Nessuno poteva
    contendere con lui in punto d'ingegno di cognizione e di
    fina diplomazia.
    Ma, uomo di carattere, non seppe accon-
    ciarsi con uomini e con imprese senza carattere di sorta.
    Amò meglio proseguire nella sua vita di proscritto, e
    quando lo nominarono deputato del Regno d'Italia respin-
    se con isdegno la nomina e l'approvazione fattane dalla
    Camera.
    In questi tempi d'ipocrisia il nome di Mazzini merita ri-
    spetto, almeno per la sincerità. Si può dire a sua lode ch'e-
    gli non mentì mai, ed è grandissima lode a giorni nostri
    quando è mestieri per trionfare mentir sempre.….

    da "L 'Unità Cattolica"

  8. #8
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    Predefinito riceviamo dall'Ing. Cesare Marchetti

    CONFERENZE DEL CONGRESSO EUCARISTICO.

    Ho assistito ieri sera 19/6 al Guglielmi alla conferenza di Francesco Gesualdi sulla “Globalizzazione e nuovi stili di vita”.
    Come cattolico liberale, devo confessare che sono rimasto alquanto perplesso da alcune posizioni ed affermazioni del relatore sulle questioni economiche.
    La concezione che egli ha mostrato di avere sull’Economia è alquanto astratta e volutamente superficiale, perché io non credo che egli ignori i grandi economisti liberali (e non) a partire da Adam Smith, Mill, Ricardo a Keynes, Marshall e tanti altri, per non citare Marx, le cui ben note teorie si sono mostrate poi fallaci alla prova dei fatti.
    Il relatore ha attaccato duramente il libero mercato, ha invitato alla disobbedienza civile contro l’attuale potere, colpevole di espandere il consumismo a favore delle Multinazionali ed a detrimento dei poveri del terzo mondo.
    Ora, intendiamoci, è giusto condannare le aberrazioni derivanti da un esagerato consumismo, è giusto prendersela con le Multinazionali, che sfruttano le risorse del pianeta ai propri fini lucrosi, ma nel sistema bisogna saper cogliere anche quello che vi è di buono.
    Innanzitutto bisogna convenire che il libero mercato è un eccellente strumento economico, naturalmente se svolto nell’ambito delle leggi democratiche e nel rispetto dei diritti umani; esso fa lievitare l’economia, dando uno sviluppo impareggiabile a tutte le componenti sociali. Al contrario le economie pianificate estendono il sottosviluppo.
    La globalizzazione avrà senza dubbio degli aspetti negativi, ma promuove il progresso tecnologico e di riflesso quello sociale in tutti i paesi del mondo.
    E’ vero che nel mondo c’è tanta ingiustizia e tanta miseria, ma la principale colpa di questo non ricade sulle nostre teste di consumatori irresponsabili, ma soprattutto sulle classi dirigenti dei paesi poveri, che si sono mostrate non in grado di promuovere lo sviluppo ed anche corrotte.
    E poi non è vero che la stragrande maggioranza degli italiani è fatta di consumatori folli, che sperperano e gozzovigliano; essa è fatta di gente, che dopo tanti anni di triboli, ha raggiunto quel benessere consono ad un paese civile.
    Non ho spazio per sviluppare questi temi molto importanti; vorrei solo invitare le autorità ecclesiastiche a dare voce anche ad esponenti liberaldemocratici nelle sue conferenze e poi vorrei dire che i richiami del Gesualdi si adattano di più ad una predicazione etica e religiosa diretta alle coscienze, che a degli studi economici.
    L’economia è una scienza, che non contempla nei suoi enunciati la condivisione; essa si basa soprattutto sulla volontà di ogni uomo di migliorare la propria condizione e prevede sì la solidarietà, ma dietro le leggi degli Stati.
    Se avessimo ritenuto buone le regole economiche dei poverelli di S. Francesco, oggi saremmo un popolo di morti di fame, tutti eguali e forse felici??.

    Ing. Cesare Marchetti Massa, 20/6/02
    -----------------------------------------------------------

  9. #9
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    Il tema o i temi affrontati sopra mi sembrano interessanti; mi auguro di iniziare una proficua discussione.

    Saluti

    Catone

  10. #10
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    Predefinito catone ben tornato

    Ma che fine avevi fatto? Saluti.

 

 
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