Nei 50 anni che hanno caratterizzato la nostra giovane Repubblica, si è delineato subito un rapporto di disistima e di avversione verso quel mondo fatto di regole e di stellette, quale è quello militare.
Storici e sociologi hanno giustamente risposto ai quesiti che sorgevano in merito, affermando che ciò era dovuto ai disastri creati da una filosofia rigida e militarista come il fascismo, ed anche da una massiccia campagna ideologica e sociologica di chi si era auto-proclamato vincitore di una guerra civile che, molti dichiarano persa proprio per il fatto che è esistita.
Mi riferisco, naturalmente, a quella giusta e indispensabile necessità, per all'ora, degli uomini di orientamento socialdemocratico di riportare il Paese nell'ambito dello Stato di Diritto, quindi disinvestendo sulla rigidità del mondo militare.
Questo però, ha permesso alle frange estremiste del pensiero comunista dei vari governi ombra, di puntare la pistola alla tempia (metaforicamente parlando...) di chi doveva amministrare "la cosa pubblica", obbligando a un impoverimento dell'orgoglio di patria fatto di un nazionalismo democratico che vedeva proprio nell'apparato militare il suo punto nevralgico. Questo sia per un diverso modo di vedere lo Stato, ma soprattutto perchè i militari erano visti come NATO, quindi come America, quindi come capitalismo.
Si è fatto di tutto per far odiare il mondo militare agli italiani, si è tentato di ridurli ai minimi termini, si è tentato di infangarli, non rendendosi conto che attaccare il mondo delle stellette era una forma masochistica di autolesionismo perchè, in realtà, si offendeva proprio quel SENSO DELLO STATO che molti pensavano di avere e che però, a mio modestissimo parere, è stato, invece, umiliato e disintegrato.
Oggi un "vecchietto livornese", seppur proveniente da quell'area socialdemocratica che ha commesso il grande errore, ha capito che è ora di RIABILITARE alla vita attiva del paese il mondo militare e chi indossa l'uniforme e, fortunatamente, gli italiani stanno capendo che essere militare non significa essere guerrafondaio ma significa difendere con la forza un'ideale di pace e di progresso democratico (difficilmente comprensibile nel nostro Paese per la forte presenza nelle nostre menti del ricordo straziante del secolo scorso) che può prendere un nome a proprio piacimento: ITALIA, OCCIDENTE, GERMANIA, STATO DI DIRITTO, CAPITALISMO, STATO SOCIALE, "DEMO-CRAZIA"...
Alla luce di questo discorso, spero il più lucido e apolemico possibile, rispondete al quesito del sondaggio (TOTALMENTE ANONIMO), grazie.