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Visualizza Risultati Sondaggio: Il Piano Air France era una svendita?

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39. Non puoi votare in questo sondaggio
  • 6 15.38%
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    31 79.49%
  • Non so, non sono informato

    2 5.13%
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Risultati da 1 a 10 di 83
  1. #1
    Amico del forum
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    Predefinito Voto agli stranieri


    [mid]http://xoomer.virgilio.it/francesco.rinaldi29/KAR_ITALIANE/A.Baroni/A._Baroni_-_Sei_tu_o_lei_quello_che_voglio.mid[/mid]

    Favorevoli o contrari a far votare
    gli stranieri residenti in Italia alle
    competizioni elettorali amministrative?

    ---------------

    Per altri sondaggi visita......:
    http://www.politicaonline.net/forum/...highlight=SNDG
    http://www.politicaonline.net/forum/...highlight=SNDG
    http://www.politicaonline.net/forum/...highlight=SNDG
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    I sondaggi on-line del nostro Forum Repubblicano non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti i forumisti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere agli amici di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.
    I sondaggi sono elencati in ordine di tempo ... i piu' recenti sono in basso.

  2. #2
    Amico del forum
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    Predefinito

    Io sono favorevole.

  3. #3
    Virtus Fortunae Victrix
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    Predefinito fermamente contrario.

    Il diritto di voto si prende con la cittadinanza.
    Ora la cittadinza italiana, fondata sullo jus sanguinis, non è nemmeno troppo difficile da acquisire. Uno può diventarlo anche senza essere mai stato in italia, senza parlare italiano o senza sapere chi era leonardo da vinci o dove sia roma.
    Quindi se uno gode della cittadinanza italiana per me è italiano senza considerare quale sia il colore della sua pelle o la forma dei suoi occhi.
    Se non lo è non lo è e non vota. Non è ingiustizia. Perchè... se io vado a lavorare (non dico a stare a lavorare) in russia mi danno il permesso di voto? No ed è giusto così. Altrimenti votano anche i turisti che hanno il permesso di soggiorno in Italia e ci stanno anni.
    Conoscevo una famiglia di americani che non aveva la cittadinanza italiana. E' stata qui anni e non ha votato. Ha fatto domanda per avere la cittadinanza? no. Non le interessava. Bene. Il diritto di voto si acquisisce con quella. La famiglia americana non votava. Era americana, si sentiva americana e voleva rimanerlo.
    C'è un articolo oggi sul La Voce Repubblicana. Dice: "Voto non può prescindere da cittadinanza". Io aggiungo "sacrosanto!".

  4. #4

  5. #5
    Amico del forum
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    Predefinito

    1-Non basta lavorare nel paese, ma bisogna avere la residenza, quindi non voterebbero i turisti o chi ha un ufficio in Italia;
    2-le elezioni amministrative sono ben altro rispetto alle politiche, non capisco perchè un cittadino, metti caso, Statunitense non debba poter votare per i propri amministratori, per i governanti della comunità in cui risiede;
    3-diverso è il discorso per le politiche, dove la cittadinanza a pieno titolo è, allo stato attuale, prerequisito fondamentale;
    4-ripeto: i cittadini UE, a quanto mi risulta, votano per le amministrazioni locali della comunità di residenza, non di dove sono cittadini.
    Saluti

  6. #6
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    ed io che venero il dubbio dico non so ...

  7. #7
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    Predefinito tratto da AFFARI ITALIANI 10 ottobre 2003

    La metamorfosi di An/ Da Fiuggi '95 ai popolari europei: ecco come Fini ha cambiato la destra italiana

    Da Fiuggi '95 alla proposta di dare il voto agli immigrati.

    Il lungo percorso di Gianfranco Fini sembra vicino alla meta, quella probabilmente già prefissata quasi nove anni fa e che avrà il suo epilogo nell'ingresso di Alleanza Nazionale nel Partito Popolare Europeo.
    Un ingresso che avrà un forte valore simbolico, togliendo al partito di via della Scrofa e al suo leader, tutte le ombre legate al suo passato, alla sua provenienza del vecchio Msi di Almirante e Rauti.
    An sta mutando pelle insieme al suo nocchiero, all'uomo che ha traghettato, partendo dal congresso di Fiuggi, la destra dall'opposizione, da un partito che navigava intorno al 4%, al Governo, ad una grande formazione politica che ha il 15%, un vicepremier, cinque ministri e tante poltrone importanti, tra cui spicca quella del governatore della Regione Lazio.
    Un viaggio lungo ma tutto sommato sereno, quello di An, al di là di qualche intoppo (come la debacle alle Europee del '99 quando Fini tentò un'improbabile alleanza con Mario Segni, uno scivolone da cui si rialzò, paradossalmente, rinvigorito), tranne che in questa sua parte conclusiva.

    L'evoluzione da partito di destra a formazione di centrodestra, più popolare, più moderata, più da Governo, sta incontrando più resistenze di quanto anche lo stesso Fini avesse previsto.
    Tagliare il cordone ombelicale con il passato targato Msi è relativamente semplice per i più giovani o per chi è approdato in An da altre esperienze politiche, come l'ala democristiana, meno per chi arriva dalla destra pura.
    Fini sapeva di incontrare questi problemi, queste resistenze, ma ha sempre tirato dritto per la sua strada.
    Anche martedì scorso, quando, senza consultare nessuno, ha fatto la sparata storica, proponendo di dare il voto agli immigrati e recidendo così un altro legame con il passato.
    "Il partito è il mio ultimo problema", ha tagliato corto Fini nel momento in cui qualcuno gli ha fatto notare che i suoi parlamentari potevano non gradire.
    E così è stato.
    I suoi colonnelli, i suoi più fidati luogotenenti, dopo un momento di imbarazzo, hanno deciso di seguirlo. Tutti o quasi.
    Solo Storace si è opposto apertamente, già qualche giorno prima, quando gli aveva urlato che era un oligarca e si era dimesso dal direttivo.
    Gli altri però gli stanno andando dietro: Gasparri, La Russa, Alemanno, Urso e Landolfi.
    Sono gli uomini che Fini ha portato al Governo, ad avere incarichi prestigiosi, quelli che forse avrebbero più da guadagnarci da questa attrazione di An verso il Ppe e da rimetterci in caso di percorso inverso, se An tornasse il partito di Destra di qualche anno fa.
    Il partito che in tanti, dentro alle stanze di via della Scrofa, sembrano rimpiangere.

    Quella parte di partito che è sconcertata e si interroga, mugugnando.
    Per la mancanza di dialogo, di comunicazione, per essersi trovati troppi in fretta a doversi spogliare degli abiti missini per indossare quelli moderati, che vengono richiesti a chi vuole avvicinarsi sempre di più al centro e quindi anche al governo, al potere.
    "An rischia di fare la fine del Psi di Craxi.
    Attenzione al leaderismo esasperato", è stato il grido dall'allarme lanciato da Franco Servello, missino storico.
    La squadra di governo, quella contro cui tante volte hanno puntato l'indice le due correnti minoritarie, ha però fatto muro intorno al capo.
    "Qui c'è dialogo, Fini è un amico e non un tiranno", hanno risposto praticamente all'unisono Gasparri, Urso, Landolfi e il neo capogruppo Anedda.

    Tutti con il leader, come ai tempi di Fiuggi.
    Anche allora la base mugugnava.
    Ma Fini andrà avanti per la sua strada, verso il Ppe,
    verso un ruolo nuovo, magari persino quello di successore di Berlusconi in un futuro che potrebbe non essere nemmeno tanto lontano...

  8. #8
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    Predefinito

    e io mi seguito a chiedere quando ritroveremo una stabilità politica...

  9. #9
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    Predefinito La Mossa Di Fini

    La mossa di FINI: attentato alla maggioranza o volontà di imporre un reimpasto di governo?

    Per valutare la portata della mossa di Fini occorrerà attendere gli sviluppi di questo momento politico assai complesso.
    Fini ha dichiarato che AN si appresta a presentare in parlamento una legge per dare il voto amministrativo agli immigrati regolarizzati; una legge invero che dovrebbe essere presentata dall’opposizione di Sinistra, più che da un partito di Destra, facente parte della coalizione di governo e poi il suo contenuto non è che possa essere così pacificamente accettato.
    Se si trattasse di un voto politico, io dico che i Repubblicani dovrebbero assolutamente opporsi all’estensione di un diritto attribuibile solo a chi è cittadino italiano ed allora il tutto rientrerebbe nella legge, che prevede la concessione di cittadinanza agli stranieri immigrati ed in una sua eventuale modifica.
    Trattandosi del voto amministrativo, rimane il dubbio della liceità o meno della sua concessione agli immigrati.
    Vorrei poi osservare che da un po’ di tempo a questa parte si riscontra una tendenza nella politica italiana di aprire indiscriminatamente a chiunque approdi ai nostri liti la casa dei diritti. Accettare il pluralismo etico e culturale va bene, però bisogna imporre il rispetto delle leggi dello Stato italiano e salvaguardare il nostro patrimonio civile, culturale ed anche religioso.
    Ma tornando alla mossa di Fini, io sono tra quelli che vedono in essa un carattere solo strumentale, cioè in essa probabilmente vi è l’intento di spezzare l’asse Lega-FI-Tremonti per dare maggior peso ad AN ed anche di seguito all’UDC in una compagine governativa, nella quale, diciamolo pure, Bossi fa il buono ed il cattivo tempo.
    Ma vi è anche chi vede nella mossa di Fini l’intento di aprire un nuovo scenario politico, che lanci AN verso il centro rappresentato dal Ppe con aperture anche verso la Sinistra moderata (Rutelli- Fassino); in questo caso il perdente sarebbe Berlusconi e vieppiù Bossi, che sarebbe (finalmente) messo ai margini della politica italiana.
    Questo vorrebbe dire anche il passaggio della guida del governo da Berlusconi ad un esponente di centro o addirittura allo stesso Fini. Il che poi non sarebbe un male, visto che il governo del Cavaliere non riesce a mantenere le sue promesse elettorali, ha perso anche l’appoggio della CISL e fino ad ora ha promulgato leggi atte a salvare il Premier, il suo potere economico ( vedi per ultima la legge Gasparri) ed il suo entourage.
    In questo momento politico a mio avviso il PRI deve molto riflettere, studiare le future mosse, non fare l’inserviente di Berlusconi e difendere le “Guasconate” di Bossi e tener presente che il suo posto è ora nel centro ed i suoi alleati naturali sono l’UDC ed anche un’AN, mondata da residui fascisti e spostata al centro.
    Su questo asse si può anche ritrovare una efficace collaborazione con le forze moderate della Sinistra.

  10. #10
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    Predefinito

    Vorrei poi osservare che da un po’ di tempo a questa parte si riscontra una tendenza nella politica italiana di aprire indiscriminatamente a chiunque approdi ai nostri liti la casa dei diritti. Accettare il pluralismo etico e culturale va bene, però bisogna imporre il rispetto delle leggi dello Stato italiano e salvaguardare il nostro patrimonio civile, culturale ed anche religioso.

    Posto che queste affermazioni non sono affatto in linea con i principi di un partito laico, aperto al confronto culturale e alla libertà religiosa, vorrei aggiungere una considerazione.

    La presenza di extracomunitari in Italia, vista con timore e ostracizzata, fino a qualche tempo fa, dall'intera destra e anche da qualche settore della sinistra, oggi è accettata con molta più convinzione. L'aggiunta di forza lavoro indispensabile, la maggiore capacità di integrazione, l'abitudine al contatto con i "diversi" hanno fatto leva sull'accoglienza dei lati positivi del fenomeno, equilibrando l'aspetto più deteriore, riscontrato nell'aumento e nell'imbarbarimento della criminalità.
    E' giusto porre la questione del diritto di voto in termini di legalità: la discriminante deve essere l'acquisizione della cittadinanza italiana. E' forse eccessivo, però, che per ottenere tale prerogativa debbano trascorrere 10 anni.
    A mio avviso, il senso della proposta di Fini si può accogliere proponendo una riduzione della soglia per la cittadinanza a 6-7 anni.

    Resta il fatto politico. Se Fini saprà andare fino in fondo alla questione, avremo un leader su posizioni moderate e ben più credibile rispetto al passato. Resterà da vedere la reazione dell'elettorato e soprattutto quella dell'intero suo partito.
    Se invece Fini cederà (come ha sempre fatto sinora) diventerà a tutti gli effetti un leader-fantoccio, incapace di imporre una propria linea. Un leader definitivamente umiliato che, senza mutande, si avvia verso il pensionamento politico.

 

 
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